Prefazione alla serie
Riappropriarsi del Vangelo
Il Vangelo di Gesù Cristo è il dono più prezioso dato alla chiesa e al singolo credente. Non si tratta di un messaggio fra i tanti, ma è il messaggio che sovrasta ogni altro. È la potenza di Dio per la salvezza ed è la più eccelsa rivelazione dell’infinitamente varia sapienza di Dio diretta agli uomini e agli angeli (Rom 1:16; Ef 3:10). È per tale motivo che l’apostolo Paolo collocava il Vangelo al primo posto nella sua predicazione, sforzandosi di proclamarlo con chiarezza e pronunciando addirittura una maledizione su quanti ne pervertivano la verità (1 Cor 15:3; Col 4:4; Gal 1:8–9).
Ogni generazione di credenti è ambasciatrice del messaggio e, per la potenza dello Spirito Santo, Dio ci ingiunge di custodire il tesoro che ci ha affidato (2 Tim 1:14). Per dimostrarci ambasciatori coscienziosi, dobbiamo immergerci nello studio del Vangelo, adoperarci senza posa per coglierne le verità e vincolarci a difenderne i contenuti (1 Tim 4:15). Così facendo, salveremo noi stessi e quanti ci ascoltano (1 Tim 4:16).
Essere ambasciatore del Vangelo mi ha spinto a scrivere queste pagine. Non sono particolarmente versato nella scrittura, e di sicuro non manca abbondanza di letteratura al riguardo, ma ho deciso di riproporre in forma organica questa raccolta di sermoni per lo stesso motivo per cui li avevo fatti: compiere il mio dovere. Al pari di Geremia, se non proclamo questo messaggio, “…c’è nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzo di contenerlo, ma non posso” (Ger 20:9). Per dirla con l’apostolo Paolo, “guai a me, se non evangelizzo!” (1 Cor 9:16).
Com’è noto, il termine Vangelo deriva dal greco euanghélion ed è tradotto con “lieto annuncio”. In un certo senso, ogni pagina della Scrittura contiene il Vangelo, ma, per altri versi, il riferimento è a un messaggio specifico: la salvezza portata a compimento in favore di un popolo caduto, grazie alla vita, alla morte, alla risurrezione e all’ascensione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
In accordo con il volere del Padre, il Figlio eterno, che è uguale al Padre e ne rappresenta perfettamente la natura, ha lasciato volontariamente la gloria dei cieli, è stato concepito dallo Spirito Santo nel grembo di una vergine ed è venuto al mondo come il Dio-uomo: Gesù di Nazaret (At 2:23; Eb 1:3; Filip 2:6–7; Lc 1:35). Come uomo, Gesù è vissuto in ubbidienza perfetta alla legge di Dio (Eb 4:15). Nella pienezza dei tempi, gli uomini lo hanno rifiutato e crocifisso. Alla croce, Egli si è fatto carico del peccato dell’uomo, ha subìto l’ira divina ed è morto al posto dell’uomo (1 Pt 2:24; 3:18; Is 53:10). Il terzo giorno, Dio lo ha risuscitato dai morti. Tale risurrezione è l’attestazione divina che il Padre ha gradito la morte del Figlio come sacrificio per il peccato. Gesù ha scontato la pena della disubbidienza dell’uomo, ha soddisfatto le esigenze della giustizia e ha conciliato l’ira di Dio (Lc 24:6; Rom 1:4; Rom 4:25). Quaranta giorni dopo la Sua risurrezione, il Figlio di Dio è asceso al cielo, si è seduto alla destra del Padre e ha ricevuto gloria, onore e dominio su tutto (Eb 1:3; Mt 28:18; Dan 7:13–14). Lì, alla presenza del Padre, Egli rappresenta il suo popolo e intercede per i Suoi (Lc 24:51; Filip 2:9–11; Eb 1:3; Eb 7:25). Quanti riconoscono la propria condizione iniqua e disperata e si affidano a Cristo, ottengono da Dio il perdono pieno, la giustificazione e la riconciliazione (Mc 1:15; Rom 10:9; Filip 3:3). Questo è il Vangelo di Dio e di suo Figlio, Gesù Cristo.
Uno dei crimini peggiori commessi oggi dai credenti è quello di trascurare il Vangelo, e da qui scaturiscono tutte le nostre patologie spirituali. Il mondo non è tanto indurito nei confronti del Vangelo, quanto piuttosto ignorante del suo messaggio. Infatti, molti di coloro che lo proclamano ne ignorano le verità basilari. I temi di fondo, quelli che sono al “cuore” del Vangelo – cioè, la giustizia di Dio, la corruzione radicale dell’uomo, la soddisfazione mediante il sacrificio, la natura della vera conversione e le basi scritturali della certezza della salvezza – risultano assenti in troppi pulpiti. Le chiese riducono il messaggio del Vangelo a qualche affermazione tratta dai “simboli della fede”, insegnano che la conversione non è che una mera decisione personale e sentenziano la certezza di salvezza su chiunque reciti la preghiera del peccatore.
Il risultato di tale riduzionismo è di ampia portata. Intanto, contribuisce a indurire i cuori dei non credenti. Pochi degli odierni “convertiti” si uniscono alla comunione di una chiesa, e quanti lo fanno si perdono di frequente, o mantengono abitudini carnali nella propria vita. Milioni di persone camminano per le strade e siedono nelle chiese senza aver avuto un reale cambiamento interiore operato dal vero Vangelo di Gesù Cristo, eppure sono certe della propria salvezza, perché, a un dato momento, hanno alzato la mano in una riunione evangelistica, oppure hanno recitato una preghiera apposita. Tale senso si sicurezza erroneo forma una barriera imponente che spesso isola queste persone dall’ascolto del Vangelo autentico.
In secondo luogo, un Vangelo in forma ridotta snatura la chiesa da un corpo spirituale di credenti rigenerati a un insieme di persone carnali, che professano di conoscere Dio ma lo disconoscono con le loro azioni (Tit 1:16). Con la predicazione del Vangelo autentico, le persone vengono in chiese prive di intrattenimento, attività speciali o promesse di benefici ulteriori rispetto a quelli offerti dal Vangelo, ma capaci di suscitare un desiderio per Cristo, una fame per la verità biblica, una comunione sentita e un’opportunità di ministero. Quando una chiesa proclama un Vangelo minore, si riempie di persone carnali, ben poco interessate alle realtà divine, e farsi carico di queste situazioni diventa gravoso per la chiesa del Signore (1 Cor 2:14). La chiesa finisce quindi per sottacere le esigenze radicali del Vangelo, sostituendole con una moralità transitoria, mentre la devozione autentica a Cristo cede il passo ad attività finalizzate a soddisfare i capricci dei vari membri. La comunità diventa ostaggio dell’attivismo, anziché incentrarsi su Gesù, e filtra o riconfeziona astutamente la verità in modo da non offendere la maggioranza carnale. Le grandi verità della Scrittura e del Cristianesimo ortodosso sono accantonate, mentre il pragmatismo (cioè, l’insieme dei fattori di mantenimento e di crescita) diventa la regola imperante.
Come terza conseguenza, il Vangelo ridotto sminuisce l’evangelizzazione e le missioni a poco più di un’iniziativa umanistica, condotta attraverso strategie di marketing ben ponderate e basate sullo studio accorto delle più recenti tendenze culturali. Dopo aver osservato per anni l’impotenza di un Vangelo non scritturale, molti evangelici appaiono persuasi dell’inefficacia del Vangelo e del fatto che l’uomo è divenuto troppo complesso per essere salvato e trasformato da un messaggio così semplice e scandaloso. L’enfasi ora si è spostata sulla comprensione della nostra cultura decadente e delle sue relative mode passeggere, anziché sulla comprensione e la proclamazione dell’unico messaggio in grado di salvarla. Il risultato è una rimodulazione continua del Vangelo per adattarlo a ciò che la cultura reputa pertinente. Abbiamo dimenticato che il Vangelo autentico è sempre pertinente a ogni cultura, perché si tratta della Parola eterna di Dio rivolta all’uomo.
In quarto luogo, un Vangelo ridotto arreca disonore al nome di Dio. Attraverso la proclamazione di un Vangelo minore, le persone carnali e non convertite si uniscono alla comunione della chiesa e, grazie alla negligenza pressoché totale della disciplina biblica di chiesa, si permette loro di rimanere senza correzione né riprensione. La purezza e reputazione della chiesa ne soffre il danno, incoraggiando i non credenti a bestemmiare il nome di Dio (Rom 2:24). In definitiva, Dio non è glorificato, la chiesa non è edificata, il membro di chiesa non convertito resta perduto, e la chiesa perde ogni influenza nei confronti di un mondo incredulo.
Non si addice ai ministri della fede o ai credenti in generale di osservare inerti una situazione in cui il “vangelo della gloria del beato Dio” è rimpiazzato da un altro Vangelo (1 Timo 1:11). In forza di quanto ci è stato affidato, abbiamo il dovere di riappropriarci l’unico Vangelo autentico e di proclamarlo con franchezza a tutti. Prestiamo ascolto alle parole di Charles Haddon Spurgeon:
Di recente mi sento in dovere di riconsiderare a più riprese le verità elementari del Vangelo. In tempi sereni possiamo prenderci la libertà di fare escursioni in ambiti stimolanti alla periferia della verità; ora, però, dobbiamo restare a casa e difendere i cuori e le famiglie della chiesa circa i primi elementi della fede. Ai nostri giorni, sono sorti all’interno della chiesa stessa uomini che espongono realtà perverse. Molti ci indispongono con le loro filosofie e interpretazioni inedite, con le quali negano le dottrine che professano di insegnare e minano la fede che si sono impegnati a preservare. È quindi opportuno che quanti di noi sanno in che cosa credono e non usano un linguaggio equivoco, prendano posizione a difesa della Parola della vita, proclamando senza riserve le verità fondanti del Vangelo di Gesù Cristo(Charles H. Spurgeon, The Metropolitan Tabernacle Pulpit).
Questa serie di pubblicazioni, benché non costituisca una presentazione interamente sistematica del Vangelo, ne affronta comunque molti elementi essenziali, con particolare riguardo a quelli maggiormente trascurati nel Cristianesimo contemporaneo. L’auspicio è che queste riflessioni possano aiutare a riappropriarsi il Vangelo in tutta la sua bellezza, scandalosità e potenza salvifica. Prego che tale riappropriazione riesca a trasformare la vostra vita, a fortificare la vostra proclamazione e a portare tutta la gloria a Dio.
Vostro fratello,
Paul David Washer