Una tomba per seppellire il dubbio. Come la Pasqua risponde alle nostre domande
Sono un pastore e a volte ho a che fare con il dubbio.
Ho dubitato dell’efficacia della preghiera. Ho lottato con il problema del male, soprattutto alla luce di disastri naturali, malattie infantili terminali e cento altri orrori. Ho lottato con il destino di coloro che non ascoltano mai il Vangelo. Nessuna di queste domande è comoda o facile per me.
Se un cristiano mi avesse detto che non ha mai avuto a che fare con i dubbi, non gli avrei creduto. O almeno avrei concluso rispettosamente che stava negando la realtà, che mancava di consapevolezza di sé o che non era una persona che pensava seriamente.
Una caratteristica unica della vita nell’Occidente moderno, osserva il filosofo Charles Taylor, è l’esperienza di un’esistenza “sottoposta a pressioni incrociate”. La plausibilità della fede è diventata contestabile, implicitamente e costantemente. Questo è un nuovo sviluppo nella storia umana. In epoca premoderna, era “impossibile non credere”. L’Illuminismo ha poi reso “possibile non credere”. Ora è sempre più “impossibile credere”, o almeno credere in un mondo che alimenti la fede.
Sconcertati e terrorizzati
Da persone moderne e sofisticate, a volte possiamo lusingarci e pensare: ho un’istruzione universitaria; vivo in un’era scientifica; non credo nelle resurrezioni , come se gli uomini e le donne del primo secolo fossero degli idioti in cerca di miracoli ovunque. È vero che se potessi tornare indietro nel tempo al primo secolo, avresti difficoltà a trovare degli atei e praticamente tutti quelli che incontreresti sarebbero dei soprannaturalisti, credendo in qualche tipo di Dio o di dei, ma questo non significa che gli antichi fossero creduloni.
Quando Gesù compiva miracoli, le persone erano spesso più sconcertate che impressionate: la reazione non era tanto “Fallo di nuovo!” quanto piuttosto “Chi sei?”.
Considera poi il concepimento verginale: un’idea del genere era tanto incredibile allora quanto lo è oggi. Le persone del primo secolo sapevano come venivano concepiti i bambini. Come ho sentito dire una volta a qualcuno, quando Giuseppe scopre che Maria è incinta, non si mette a cantare “It’s beginning to look a lot like Christmas”. No, dà per scontato quello che farebbe chiunque di noi e decide di divorziare da lei.
Lo stesso vale per la tomba vuota. Nonostante le ripetute predizioni di Gesù, nessun testimone oculare esclama “Ah, terzo giorno, certo!”, ma la reazione è la stessa che avremmo noi: confusione e terrore assoluto (Matteo 28:8; Marco 16:8; Luca 24:9-11, 36-41; Giovanni 20:11-13). Presumono che il suo corpo sia stato rubato; presumono che sia un fantasma; presumono qualsiasi cosa tranne: “È tornato”. Tommaso non riesce nemmeno a crederci dopo che tutti i suoi amici più fidati lo hanno guardato negli occhi e gliel’hanno detto!
Anche il Grande Mandato è dato a chi dubita: “Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono” (Matteo 28:16-17). Normalmente utilizziamo una connotazione trionfante nella scena; in realtà, alcuni di questi ragazzi sono ancora barcollanti, ancora in difficoltà, ancora alle prese con il fatto che il loro intero mondo è stato capovolto.
Nessun canone per una singola resurrezione
Vale anche la pena notare che gli ebrei del primo secolo, sebbene culturalmente disposti a credere in Dio, erano contrari a credere che qualcuno potesse essere resuscitato nel mezzo della storia. Ecco perché, quando Gesù dice a Marta che Lazzaro risorgerà, tutto ciò che può fare è sospirare: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno” (Giovanni 11:24); come la maggior parte degli ebrei, lei crede in una risurrezione generale alla fine della storia (vedi Daniele 12:2), ma non ha una norma per una singola resurrezione nel mezzo della storia. Nessuno ci credeva. Nemmeno il credente più convinto avrebbe immaginato che un uomo potesse essere resuscitato prima della fine dei tempi.
I discepoli non erano diversi, ma dopo la morte di Gesù accadde qualcosa che li cambiò completamente. Accadde qualcosa che li tirò fuori dai nascondigli in cui erano fuggiti in preda a una paura senza speranza (Marco 14:50). Qualcosa li spinse a iniziare a insistere pubblicamente, a rischio della loro vita, che il Falegname era (meraviglia delle meraviglie) vivo! Quando arrivarono gli attacchi, qualcosa li spinse a continuare a predicare con maggiore audacia, persino rallegrandosi di essere stati considerati degni di subire disonore per il suo nome (Atti 5:41).
Nessun canone per un Dio-Uomo
Ricorda, inoltre, che mentre gli ebrei del primo secolo erano (a differenza di molte persone moderne) disposti a credere in Dio, era impensabile adorare un uomo come Dio. Ecco perché i farisei accusarono ripetutamente Gesù di bestemmia: stava rivendicando per sé le prerogative esclusive di Dio. Non c’è da stupirsi che “tennero consiglio con gli erodiani contro di lui, su come farlo morire” (Marco 3:6).
Quindi, alcuni popoli antichi erano semplicemente inclini a credere in un dio sotto ogni roccia? Certo, se erano politeisti, ma non ebrei. Erano radicalmente diversi dai loro vicini romani. Per dirla senza mezzi termini: un moderno laico di Manhattan ha molte più probabilità di iniziare a credere in un Dio di quanto un ebreo del primo secolo non credesse in un Dio-uomo.
Nessun canone per un Messia morto
In sintesi, le argomentazioni sulla “plausibilità” della fede sono valide in entrambi i sensi.
Da un lato, la fede in una divinità trascendente è più contestata, più combattuta, più difficile che mai. Non è che gli antichi credenti non abbiano mai combattuto contro un serio dubbio (vedi i Salmi); è che il dubbio assume una certa forma e consistenza quando, per la prima volta nella storia, la vita sembra spiegabile senza Dio. Questa è la carta da parati culturale, in gran parte inosservata, ma presente ovunque, del nostro mondo PIÙ STRANO (occidentale, istruito, industrializzato, ricco, democratico, ex cristiano, romantico). Quindi, non dovremmo sorprenderci se i nostri dubbi hanno una certa galleggiabilità, se superarli può sembrare come cercare di tenere sott’acqua una palla da spiaggia.
D’altro canto, è ingenuo, se non un po’ altezzoso, supporre che le persone prescientifiche si siano svegliate cercando cose stravaganti in cui credere. Certo, la fede in Dio era più intuitiva allora, ma nessuno trovava facile immaginare una vergine che rimaneva incinta o un cadavere che si alzava. Soprattutto un cadavere messianico: sarebbe stato un ossimoro, e offensivo. Nessun ebreo credeva che il Messia di Dio potesse morire. (Come avrebbe potuto? Il Messia siede sul trono di Davide per sempre). Quindi, la vista del “potente” Gesù inchiodato a una croce romana, che soffoca fino alla morte come un debole e patetico schiavo, era la prova conclusiva che il gioco era finito: solo un altro impostore, non Emmanuele.
Se i discepoli non avevano una categoria per un Messia morto, di certo non avevano una categoria per uno risorto. Di nuovo, teologicamente parlando, nessun ebreo potrebbe immaginare una resurrezione individuale nel mezzo della storia. E soprattutto, nessuno sarebbe mai disposto a guardare un bracciante galileo da un oscuro angolo sperduto dell’impero romano e adorarlo come Yahweh, il Signore del cielo e della terra.
Ma è esattamente ciò che è successo.
Impensabilmente plausibile
Possiamo pensare a un miracolo come alla spiegazione meno probabile per un evento. E lo è, per gli eventi ordinari.
Gli eventi della domenica di Pasqua però non erano ordinari, per niente. Di nuovo, guarda la reazione dei discepoli! Non si augurarono una buona Pasqua. Erano sbalorditi, terrorizzati. Non avevano un canone naturale per la resurrezione, e così anche noi, tuttavia, non ho mai sentito una spiegazione più plausibile per la trasformazione improvvisa dei discepoli e la nascita della rivoluzione di Gesù.
Tutto ciò (tra le altre cose) mi porta a tirare un sospiro di sollievo: credo che l’impensabile sia accaduto dopo tutto.
Per continuare a meditare su come Dio conduce ogni circostanza, oltre i nostri dubbi, consigliamo La Mano di Dio, di Alistair Begg, Ed. Coram Deo.
Tematiche: Fede, Pasqua, Risurrezione
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