Tre domande sulla creazione: chi, come e perché?

 

 

Il nostro Dio Creatore

Quando si considera la creazione dell’universo, ci sono tre domande principali che possiamo porci: Chi? Come? E perché? Di queste tre domande, la prima è la più importante. Ed è anche la più ovvia. Secondo la Bibbia, Dio è il Creatore di tutte le cose visibili e invisibili.

 

Non possiamo sopravvalutare l’importanza che la Bibbia attribuisce alla rivelazione di Dio come Creatore. “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Genesi 1:1). Leggendo in italiano, potremmo dire che l’aseità è la prima connotazione di Dio che incontriamo. In principio, prima di tutto e indipendentemente da tutto, c’era Dio. Nell’ebraico originale, tuttavia, il verbo bara (“creare”) precede la parola Elohim (“Dio”). Questa non è una costruzione grammaticale insolita per l’ebraico, ma significa che anche prima che ci venga presentata la parola per Dio, sappiamo che è un creatore.

 

Il nostro Dio è colui attraverso il quale tutte le cose sono venute all’esistenza. È il creatore del cielo e della terra. La Bibbia ci ricorda ripetutamente che il Dio di Israele non è una divinità territoriale. Come confessarono le persone ai tempi di Neemia, “Tu, tu solo sei il Signore! Tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutto il loro esercito, la terra e tutto ciò che è sopra di essa, i mari e tutto ciò che è in essi, e tu fai vivere tutte queste cose, e l’esercito dei cieli ti adora” (Neemia 9:6). C’è un solo Creatore, e quindi c’è un solo Dio. “Infatti così parla il Signore che ha creato i cieli, il Dio che ha formato la terra, l’ha fatta, l’ha stabilita, non l’ha creata perché rimanesse deserta, ma l’ha formata perché fosse abitata: «Io sono il Signore, e non ce n’è alcun altro, che ha formato la terra e l’ha fatta»” (Isaia 45:18).

 

Quando Paolo predicò ai Gentili, sottolineò che avrebbero dovuto abbandonare i loro idoli e rivolgersi  “al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi” (Atti 14:15). Come Creatore di tutte le cose, Dio non ha bisogno di nulla dalle sue creature. Notoriamente, Paolo spiegò agli Ateniesi che “il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo; e non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa” (Atti 17:24-25).

 

Dio ci dà la risposta a una delle domande più durature: da dove è venuto il cosmo? L’universo è il risultato di un libero agente personale o l’universo si è in qualche modo creato da sé? Il racconto biblico insegna che la creazione è distinta da Dio (i due non sono la stessa cosa) e allo stesso tempo che la creazione dipende interamente da Dio. Egli è prima di tutte le cose e da lui dipendono tutte le cose. Come abbiamo visto prima, non c’è mai stato un momento in cui Dio non c’era, ma c’è stato un momento in cui la materia non c’era. Come esclama il salmista, “Signore, tu sei stato la nostra dimora in tutte le generazioni. «Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e l’universo, anzi, da eternità in eternità, tu sei Dio» (Salmi 90:2).

 

Giorni della creazione

Delle tre domande: chi? come? e perché? la domanda sul come è quella su cui è sorta la controversia più grande. Al centro della domanda sul come c’è il dibattito sui giorni della creazione. Tra gli evangelici, si riscontrano tipicamente quattro approcci.

 

(1) I sei giorni della creazione sono normali giorni di ventiquattro ore. Questa visione di solito significa (ma non deve necessariamente essere così) una credenza in una terra giovane (per esempio, vecchia di migliaia di anni invece che di miliardi di anni).

(2) La visione Giorno-Era sostiene che i giorni della creazione rappresentano una durata di tempo non specificata e che un “giorno” nel calcolo di Dio può riferirsi a un lungo periodo di tempo (Isaia 11:10-11; 2 Pietro 3:8).

(3) La Framework Interpretation resa popolare da Meredith Kline sostiene che i primi tre giorni rappresentano i regni della creazione, governati dai re della creazione dei giorni dal quarto al sesto. I giorni, quindi, dovrebbero essere letti per argomento, non in sequenza. Basandosi su Genesi 2:5 (“il Signore Dio non aveva fatto piovere”), Kline sostiene che Dio supervisionò la creazione per mezzo della provvidenza ordinaria.

(4) L’approccio analogico comprende i giorni più in generale come giorni di lavoro divini. Mentre gli eventi registrati possono essere ampiamente consecutivi, la durata del tempo è irrilevante per lo scopo del racconto della Genesi. I giorni sono giorni divisi da Dio o giorni cosmici straordinari. La nostra settimana umana è copiata da questa settimana della creazione, ma “copia” deve essere considerata analogicamente, non letteralmente.

 

Ci sono ragioni plausibili per ogni visione, e si annoverano sostenitori riformati ortodossi per ciascuna di esse, ma personalmente trovo la visione delle ventiquattro ore più convincente.

 

Innanzitutto, ci sono diverse indicazioni che la parola ebraica yom è usata in Genesi 1 nel senso primario di un giorno di ventiquattro ore: i riferimenti a mattina e sera, i cicli di oscurità e luce, il fatto che abbiamo ancora sette giorni nella nostra settimana. Ancora più importante, il ripetersi di “giorni, anni, segni e stagioni” suggerisce che abbiamo a che fare con normali demarcazioni del calendario.

 

In secondo luogo, ci sono buone spiegazioni per l’apparizione del sole il quarto giorno. Per esempio, l’universo potrebbe essere stato illuminato dalla speciale presenza soprannaturale di Dio. In alternativa, si può sostenere che il sole era già stato creato (Gen. 1:1), ma non separato fino al quarto giorno. La luce non è stata creata il quarto giorno; piuttosto, la luce maggiore e quella minore sono state separate (Gen. 1:14).

 

In terzo luogo i giorni, così intesi, consentono al mondo di essere relativamente giovane, il che significa che la morte nel mondo animale non doveva necessariamente esistere prima della Caduta.

 

In quarto luogo, Dio avrebbe potuto creare il mondo già con un aspetto specifico “adulto”, compiuto. Proprio come Adamo nel suo primo giorno non sembrava un neonato, così l’universo, sebbene creato in sei giorni normali, può sembrare molto più vecchio.

 

Quinto, questa visione dei giorni della creazione fu confermata dai primi commentatori (Basilio, Ambrogio), dagli scolastici medievali (Lombardo, Tommaso d’Aquino), dai magistrali riformatori (Lutero, Calvino, Beza), dai puritani (Perkins, Owen, Edwards), ed era l’unica visione dei teologi di Westminster.

 

Sesto, Dio non si è semplicemente adeguato all’uomo nel modo in cui ha spiegato l’opera, ma si rivela nel modo in cui l’ha effettivamente realizzata. Come disse Calvino, Mosè non parlò di sei giorni “al solo scopo di trasmettere istruzioni. Concludiamo piuttosto che Dio stesso prese lo spazio di sei giorni, allo scopo di adattare le sue opere alla capacità degli uomini”.[1]

 

Il fine per cui Dio ha creato il mondo

Non guardiamo l’universo nel modo giusto se non vediamo nella creazione una gloriosa ragione per lodare il Dio vivente.

 

“Tutta la terra tema il Signore”, ci dice il salmista, “davanti a lui abbiano timore tutti gli abitanti del mondo!” E perché? “Poiché egli parlò, e la cosa fu; egli comandò, e la cosa apparve” (Salmi 33:8-9). Allo stesso modo, il Salmo 148 invita i cieli e le altezze, gli angeli del Signore e le sue schiere, il sole, la luna e le stelle splendenti, i cieli più alti e le acque sopra i cieli a lodare il nome del Signore. La ragione? “perché egli comandò, e furono create. Egli le ha stabilite in eterno; ha dato loro una legge che non sarà trasgredita” (Sal. 148:5–6). In breve, Dio ci ha formati e ci ha creati; ci ha creati per la sua gloria (Isaia 43:7).

 

Per usare il linguaggio del famoso trattato di Jonathan Edwards, la gloria divina è “il fine per cui Dio ha creato il mondo”. Non dobbiamo mai supporre che Dio abbia creato il cosmo per mancanza, perché voleva una relazione o qualcuno da amare. Dio non ha creato il mondo perché aveva sete. Piuttosto, Dio ha creato il mondo perché è nella natura di una fontana traboccare. La creazione è la sovrabbondanza di bontà divina, bellezza, misericordia, amore, saggezza, potere, sovranità, autosufficienza, auto esistenza, giustizia, santità, fedeltà e libertà.

 

Edwards pone la questione in modo meraviglioso. Dovremmo rallentare e leggerlo attentamente:

 

Poiché c’è un’infinita pienezza di tutto il bene possibile in Dio, una pienezza di ogni perfezione, di ogni eccellenza e bellezza e di infinita felicità, e poiché questa pienezza è capace di comunicazione o emanazione ad extra, così sembra una cosa amabile e preziosa in sé che questa infinita fontana di bene debba emettere abbondanti flussi. . . . Sembra quindi ragionevole supporre che il fine ultimo di Dio fosse che ci potesse essere un’emanazione gloriosa e abbondante della sua infinita pienezza di bene ad extra; e che la disposizione a comunicare sé stesso, o a diffondere la sua stessa pienezza, fosse ciò che lo spinse a creare il mondo.[2]

 

Per dirla in modo molto meno elegante, possiamo dire che la creazione fu la decisione di Dio di rendere pubblica la propria gloria. Dal livello microscopico a quello cosmico, abbiamo motivo di lodare Dio. Basta considerare che secondo alcune stime scientifiche ci sono più stelle nell’universo di quanti granelli di sabbia ci siano sulla terra. La Via Lattea ha da 150 a 200 miliardi di stelle e la nostra galassia è solo una delle centinaia di miliardi di galassie. A seconda delle ipotesi di stima che vuoi seguire, ci sono più di 100 miliardi di trilioni di stelle. Pensa al numero uno seguito da ventitré zeri. È più o meno il numero di stelle che ci sono nell’universo. Il numero sfida la comprensione umana. E il Salmo 147:4 dice: “Egli conta il numero delle stelle, le chiama tutte per nome”.

 

Ogni buona teologia inizia dall’inizio. Non c’è cristianesimo senza la dottrina della creazione. “Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistettero e furono create” (Apocalisse 4:11).

 

 

Questo articolo è adattato da Daily Doctrine: A One-Year Guide to Systematic Theology di Kevin DeYoung.

 

 

Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Crossway

[1] Calvin, John. Calvin’s Commentaries 22 vols. Grand Rapids, MI: Baker, 1974, 1:78

[2] Edwards, Jonathan, Ethical Writings. A cura di Paul Ramsey e John E. Smith. Vol. 8.

 

 

Tematiche: Bibbia, Creazionismo biblico, Sovranità di Dio

Kevin DeYoung

Kevin DeYoung

Kevin è pastore della Christ Covenant Church a Matthews, Carolina del Nord (Stati Uniti). È professore di teologia sistematica al Reformed Theological Seminary ed è il presidente del Comitato di The Gospel Coalition. Lui e sua moglie Trisha hanno sei bambini.

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