Teologia e pastorato biblico
In che modo buttereste giù la descrizione del lavoro di un pastore? Dove andreste a cercare dei modelli? Forse chiedereste ad altre chiese locali la loro descrizione e fareste qualche piccolo aggiustamento per adattarla ai programmi della vostra chiesa.
Ovviamente stiamo dando per scontato che tutti sappiano già quale sia il compito di un pastore, ma in realtà come facciamo a sapere quale sia il suo ruolo fondamentale?
Senza dubbio dovremmo guardare alle Scritture, ma in che punto specifico? Potremmo cominciare con tutto ciò che è implicito nei requisiti di un anziano (1 Timoteo 3:1-7; Tito 1:5-10) per poi studiare con attenzione i comandamenti espliciti dati alle guide delle chiese. Tuttavia, se analizziamo in profondità questi comandamenti, vedremo che emerge un quadro interessante. Analizziamo Atti 20:28 e 1 Pietro 5:1-3, entrambi rivolti agli anziani delle chiese locali:
Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere [greco, poimainein] la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue (Atti 20:28)
Esorto gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sono anche partecipe della gloria che dev’essere rivelata: pascete [greco, poimainate] il gregge di Dio che è fra voi, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri, non per avidità di guadagno ma di buona volontà, e non come signoreggiando su coloro che vi sono affidati, ma essendo i modelli del gregge (1 Pietro 5:1-3)
In entrambi i passi, il compito principale dei pastori è riassunto nel verbo greco poimaino, il cui significato base è “prendersi cura”, come in Luca 17:7 e 1 Corinzi 9:7. Sia Paolo in Atti che Pietro in 1 Pietro riassumono il compito dei pastori con una parola: pascere.
In Efesini 4:11, Paolo li chiama “pastori e dottori”, dimostrando ancora una volta che l’idea di pascere è insita nel compito di un pastore: infatti, la parola italiana “pastore” viene dal latino pastor, che significa “pascere”, concetto quindi alla base del termine e delle descrizioni bibliche di tale figura.
A questo punto però come possiamo sapere cosa voglia dire pascere? Se abbiamo qualche vaga conoscenza delle pecore e dei loro bisogni, allora possiamo capirne in parte il senso. Le pecore hanno bisogno di nutrimento, cure, guida e protezione. Se traduciamo ciò in chiave spirituale, i pastori fanno tutto questo per i membri della loro chiesa.
Storia dei pastori nella Bibbia
Questa metafora assume un significato ancora più profondo se vediamo come si sviluppa all’interno delle Scritture. In effetti, i pastori possono imparare cosa significhi questo titolo studiando il modo in cui Dio stesso pasce il suo popolo.
Il Pastore Divino dell’Esodo
La storia comincia quando Dio conduce il popolo fuori dall’Egitto, li guida attraverso il deserto per quaranta anni e li porta sani e salvi nella loro terra [1]. Descrivendo il periodo dell’esodo e la permanenza nel deserto, il Salmo 77:20 dichiara: “Tu guidasti il tuo popolo come un gregge per mano di Mosè e di Aaronne”.
Come un pastore, Dio era personalmente presente (Esodo 33:15-16), proteggeva il popolo (Numeri 14:7-9; Deuteronomio 23:14), provvedeva cibo (Salmo 78:19; 105:40-41) e lo guariva (Esodo 15:26; Numeri 21:8-9).
Come un pastore, Dio conduceva il suo popolo a pascoli fertili: “Nella tua misericordia, hai guidato il popolo che hai riscattato; con la tua forza lo hai condotto verso la tua santa dimora” (Esodo 15:13). Con amore e dolcezza guidava il suo popolo:
Io li attiravo con corde di umana gentilezza, con legami d’amore; ero per loro come chi solleva il giogo dal loro collo, e mi piegavo per dar loro da mangiare (Osea 11:4)
In tutto ciò, Dio ebbe cura del suo popolo per mezzo di Mosè, la guida umana che aveva scelto per pascere Israele (Salmo 77:20). Mosè stesso chiese al Signore un successore, perché ” l’assemblea dell’Eterno non sia come un gregge senza pastore” (Numeri 27:17).
Dunque il Signore, il divino Re della creazione, è anche il pastore del suo popolo, per mezzo di un pastore umano da lui nominato.
Davide, il Re-Pastore
Centinaia di anni dopo, lo schema si ripete durante il regno di Davide e con la sua dinastia. Il Signore prese Davide dal suo gregge e lo rese pastore d’Israele (2 Samuele 5:1-3; 7:8). Il salmista dichiara:
E scelse Davide, suo servo, e lo prese dagli ovili di pecore. Lo portò via dalle pecore che allattavano, per pascere Giacobbe suo popolo, e Israele sua eredità. Ed egli li fece pascere secondo l’integrità del suo cuore e li guidò con la destrezza delle sue mani (Salmo 78:70-72)
Proprio come Davide allevò teneramente il gregge sotto le sue cure, allo stesso modo guidò Israele in modo responsabile e compassionevole, con integrità e saggezza.
Tuttavia, Dio stesso rimase il vero pastore d’Israele. Il popolo affermò: “Poiché egli è il nostro DIO, e noi siamo il popolo del suo pascolo e il gregge di cui egli si prende cura” (Salmo 95:7). Davide, il pastore nominato da Dio, proclamò la sua fiducia nella provvidenza, nella protezione e nella guida di Dio mediante la sublime poesia del Salmo 23.
Purtroppo non tutti i re-pastori d’Israele guidarono il popolo nei verdeggianti pascoli dell’ubbidienza alla Parola di Dio. Invece, la maggior parte lo condusse nella terra arida e desolata dell’idolatria e dell’ingiustizia. Così Dio punì il suo gregge per il suo peccato disperdendolo tra le nazioni (Levitico 26:33; Deuteronomio 4:27; 28:64; 1 Re 14:15).
Nuovi pastori nel nuovo esodo
Lo stesso Dio che disperse il suo popolo promise di riunirlo di nuovo. In Geremia 23:1-2, il Signore pronuncia un giudizio contro i re malvagi d’Israele, i pastori che distrussero e dispersero il gregge di Dio. Non erano riusciti a curare e proteggere il popolo e così Dio li avrebbe giudicati; inoltre nei vv. 3-4, Dio dichiara:
“Ma radunerò il resto delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho disperse e le ricondurrò ai loro pascoli, e saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò su di esse pastori che le pascoleranno, e non avranno più paura né spavento; non ne mancherà neppure una”, dice l’Eterno.
Il Signore ristabilirà le sorti del suo popolo e ci saranno pastori che se ne prenderanno cura, provvederanno a lui e lo proteggeranno. In che modo serviranno il popolo? Il passo parallelo in Geremia 3:15 dice: “Vi darò quindi pastori secondo il mio cuore, che vi pasceranno con conoscenza e con sapienza”. Le guide del popolo riunito di Dio lo guideranno nutrendolo con la sapienza e la conoscenza delle vie di Dio e della sua Parola.
Inoltre, Dio susciterà un re supremo, erede di Davide, che assicurerà la salvezza di tutto il popolo:
“Ecco, i giorni vengono”, dice l’Eterno, “nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da re, prospererà, ed eserciterà il giudizio e la giustizia nel paese. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele dimorerà al sicuro. Questo sarà il nome con cui sarà chiamato: «L’Eterno nostra giustizia»” (Geremia 23:5-6)
Questo nuovo esodo del popolo di Dio nella sua terra metterà in ombra persino la liberazione potente dall’Egitto operata in passato da Dio e sarà l’impresa per la quale il popolo ricorderà per sempre il Signore (vv. 7-8).
Così Dio riunirà il suo popolo come un pastore fedele e susciterà tanti pastori fedeli che si prendano cura del suo gregge. Tuttavia un re-pastore in particolare salverà il popolo e assicurerà la sua prosperità sotto il governo divino.
Isaia 40:11 ci dà un’ulteriore immagine del nuovo esodo e del momento in cui Dio riunirà personalmente le sue pecore:
Egli pascolerà il suo gregge come un pastore; radunerà gli agnelli col suo braccio e li porterà sul suo seno, e guiderà con dolcezza e cura le pecore che hanno i piccoli.
Ezechiele 34 traccia un quadro più dettagliato dell’opera di Dio come pastore che salverà il suo popolo. I pastori d’Israele hanno preferito saziare se stessi piuttosto che le pecore e non hanno guarito gli ammalati e cercato chi si era smarrito, così il gregge è stato disperso (vv. 1-6). Per questo Dio giudicherà questi pastori malvagi e salverà personalmente le sue pecore (vv. 7-10). Dio stesso le cercherà, le salverà, le riunirà nel loro paese, le nutrirà e darà loro riposo (vv. 11-14). “«Io stesso pascerò le mie pecore e le farò riposare», dice il Signore, l’Eterno, « Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, fortificherò la malata ma distruggerò la grassa e la forte; le pascerò con giustizia»” (vv. 15-16).
Tuttavia Dio promette anche: “Stabilirò su di esse un solo pastore che le pascolerà, il mio servo Davide. Egli le pascolerà e sarà il loro pastore” (v. 23). Così Dio stesso sarà il loro pastore, ma lo sarà anche il suo “servo Davide” e quando Dio tonerà a pascere il popolo, avranno pace, benedizioni, sicurezza, abbondanza, libertà, onori e la vera conoscenza di Dio (vv. 25-31).
Gesù, il Buon Pastore
Chi è questo pastore che Dio stabilirà sul suo popolo? Gesù, il buon pastore, che ebbe compassione per le folle perché erano stanche e disperse, pecore senza pastore (Matteo 9:36). Gesù è il buon pastore venuto per dare vita abbondante al gregge di Dio (Giovanni 10:10), che dà la sua vita per le pecore (v. 11, 15), che le conosce (v. 14) e che le riunirà tutte in un unico gregge (v. 16).
La metafora del popolo come gregge era nata per descrivere Israele nel deserto: affamato, assetato, bruciato dal sole, non ancora veramente a casa. Se traduciamo tutto ciò in chiave spirituale, ciò vale anche per la chiesa di oggi: come Israele nel deserto, non siamo ancora entrati nel riposo di Dio (Ebrei 4:11) e non siamo minacciati solo dalla fame e dalle difficoltà, ma anche dall’opposizione e dalla persecuzione.
Ora siamo deboli ed erranti, oppressi dalle difficoltà, ma in Apocalisse, Giovanni ci dà un assaggio del nostro destino finale:
Essi non avranno più fame né sete, non li colpirà più né il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascolerà e li guiderà alle vive fonti delle acque; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi (Apocalisse 7:16-17)
Il Signore Gesù è il nostro pastore ed è un buon pastore. Ben presto sarà veramente il nostro pastore e non avremo mai più fame né soffriremo più.
Pascere come il sommo Pastore
Che insegnamenti possono trarre da tutto ciò i pastori di chiesa? Le famose parole che Gesù rivolse a Pietro ci indicano la giusta direzione. Per tre volte Gesù chiese a Pietro se lo amasse; per tre volte Pietro rispose “Sì”; per tre volte Gesù gli comandò di pascere le sue pecore (Giovanni 21:15-17). In questo passo, il Vangelo di Giovanni usa due diverse parole greche per parlare di “pascere”, ma significano la stessa cosa; entrambe si riferiscono alla cura onnicomprensiva che i pastori hanno per le pecore: sfamare, curare, guidare, proteggere. Questa è esattamente la stessa cura che i pastori devono avere per il popolo di Dio.
I pastori devono sfamare il popolo con la Parola, esortandolo secondo la sana dottrina (Tito 1:9-10), annunciandogli tutto il consiglio di Dio (Atti 20:27). I pastori devono proteggere il popolo dalla falsa dottrina e da coloro che vogliono sviarlo (Atti 20:29-31); devono guidare dando il buon esempio (Ebrei 13:7), preparandoli per il ministero (Efesini 4:12) e dirigendo con saggezza gli affari della chiesa (1 Timoteo 5:17). I pastori devono prendersi cura del popolo offrendogli teneramente tutto l’aiuto, il consiglio e l’incoraggiamento di cui ha bisogno.
In poche parole, i pastori si interessano e hanno a cuore il popolo. Non solo questo, ma se ne prendono cura: lo conoscono, lo cercano, danno alle persone ciò che più necessita la loro anima, anche quando loro stesse non sanno o non desiderano ciò di cui hanno più bisogno.
In tutto questo, i pastori devono essere l’immagine di Dio Padre. Paolo esorta così le guide di chiesa: “Ora, fratelli, vi esortiamo ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli e ad essere pazienti verso tutti” (1 Tessalonicesi 5:14). Quel tipo di cura personale è esattamente ciò che Dio promette al suo popolo quando si impegna a cercare la pecora perduta, a ricondurre la smarrita, a fasciare la ferita e a pascerle tutte con giustizia (Ezechiele 34:16).
I pastori sono immagine del nostro Signore Gesù Cristo, che ha pasciuto il popolo di Dio prima di chiunque altro, che continua a pascerlo per mezzo del ministero di ogni pastore e che lo pascerà quando ogni ministero pastorale terminerà. Ecco perché Pietro chiama Gesù “sommo pastore” (1 Pietro 5:4). Gesù è l’erede di Davide che Dio si è suscitato; è l’unico vero Pastore-Re del popolo di Dio, ma il suo ministero non esclude il contributo dei pastori umani, anzi li equipaggia e fortifica.
Pastori, avete mai pensato che il vostro stesso ministero nella vostra chiesa locale contribuisce all’adempimento della profezia? Ricordate che Dio ha promesso di costituire molti pastori sul suo popolo quando stabilirà il suo sommo pastore su di loro (Geremia 23:4-5). Questi pastori pasceranno il popolo di Dio con conoscenza e con sapienza (Geremia 3:15).
In quale misura le vostre priorità di ministero coincidono con quelle del divino pastore? Quanto conoscete veramente i bisogni spirituali delle vostre pecore? Quanto tempo ed energie dedicate alla cura di ciascuno di questi bisogni? Siete più interessati a quante nuove pecore entrano nell’ovile o a capire se le loro anime soffrono o prosperano?
Siete attenti alle minacce rivolte alla solidità della fede del vostro gregge? O lasciate che le vostre pecore cadano preda dei falsi insegnanti perché non le equipaggiate con un chiaro insegnamento della dottrina biblica?
Sapete quali delle vostre pecore stanno prosperando e quali invece sono malnutrite? Quali sono spiritualmente forti e quali sono malate? Quali sono al sicuro nell’ovile e quali invece vagano nel deserto?
Se volete rinfrescarvi la memoria su quale sia il lavoro di un pastore, esaminate il modo in cui Dio si è preso cura del suo popolo in tutte le Scritture. Meravigliatevi della sua cura amorevole e della sua protezione potente; imparate dalla sua attenzione paziente per ognuno dei bisogni delle persone. Stupitevi della profondità della compassione di Dio, del fatto che colui che tiene nelle sue mani le galassie si piega e raccoglie quelle pecore che sono troppo debole per camminare. Pregate che, con la sua grazia e la potenza del suo Spirito, Dio possa rendervi pastori secondo il suo cuore.
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[1] In questa parte ho preso spunto dall’esegesi di Timothy S. Laniak, Shepherds after My Own Heart_ Pastoral Traditions and Leadership in the Bible, New Studies in Biblical Theology 20, Downers Grove, IL, InterVarsity Press, 2006.
(Traduzione a cura di Cristina Baccella)
Tematiche: Chiesa, Crescita spirituale, Pastorato, Teologia, Vita Cristiana
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