Sto imparando a vivere la mia malattia “sotto e oltre il sole”

 

 

Blaise Pascal dice che i nostri pensieri sono sempre tesi alla felicità futura e per questo non siamo mai felici nel presente (Pensieri,172)

Tutti mettiamo le nostre speranze di appagamento e felicità nel futuro e lo pianifichiamo in tal senso. Cosa facciamo il prossimo weekend? Quale sarà il prossimo progetto di lavoro, di chiesa, di famiglia? Per questo motivo, una minaccia reale ai nostri piani futuri, se pur non elaborati, è a dir poco destabilizzante.

Questa minaccia per me è arrivata con una brutta diagnosi. Una di quelle che stravolge la vita e che sai che, al meglio, sarà lunga e piuttosto dolorosa.

Credo che una chiave nel fare cordoglio sulle proprie sconfitte stia nello scoprire giorno per giorno come tessere questo dolore all’interno del nostro cammino cristiano.

Per altri questa minaccia potrebbe essere un grave problema finanziario, una guerra, una grande delusione oppure la perdita di un caro. Qualunque sia la causa, la minaccia innesca un profondo processo di cordoglio. Un cordoglio che concettualmente può sembrare difficile da conciliare con principi di base della fede cristiana: di essere sempre gioiosi, gettare le nostre ansie su Cristo, seguirlo in ogni circostanza e, soprattutto, pensare al suo ritorno e al nostro destino eterno dopo la morte.

Tutto questo mi ha portato a riflettere molto. A questo riguardo il Libro di Ecclesiaste mi è stato di grande aiuto. Sono credente da quando sono bambina, ciononostante non ho trovato molti predicatori che si siano accinti all’esposizione di questo libro. Ricordo moltissimi anni fa che, sotto richiesta di un ragazzo del gruppo dei giovani di chiesa, venne intrapreso uno studio sul libro. L’unica cosa che ricordo è di come rapidamente si sia arrivati alla conclusione: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti perché questo è tutto dell’uomo” (Ecclesiaste 12:15).

Eppure, nei primi 12 capitoli del libro, l’Ecclesiaste (detto anche Qohelet) medita su temi profondi della vita quotidiana, temi che producono un intenso dolore interiore per chi vi pone il pensiero. E sembra che lui tenga a sottolineare che non si può ignorare questo dolore. Ciò emerge già dai primi due capitoli che mettono in evidenza la vanità di tutto ciò che succede “sotto il sole”, ovvero nella nostra esistenza umana su questa terra.

L’Ecclesiaste fa presente l’inesorabilità del trascorrere del tempo e dei suoi cicli tutti uguali, la profonda consapevolezza della nostra mortalità e l’impossibilità di controllare gli eventi, nonostante le nostre buone intenzioni o l’aver applicato saggezza nelle nostre scelte. Le riflessioni su questi temi portano l’Ecclesiaste (1:18) a un profondo dolore: “dove c’è molta saggezza c’è molto affanno e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore.”

 

 

L’Ecclesiaste mi sta portando a interiorizzare tre lezioni.

1. Sto imparando a interiorizzare il mio cordoglio

Non è sbagliato fare cordoglio sulle proprie sconfitte, sulle debolezze umane, sulla propria mortalità e sul fatto che questa vita sotto il sole sembri non avere senso. L’Ecclesiaste spende quasi la totalità del libro sulla presa di coscienza di tali fallimenti. Credo che una chiave stia nello scoprire giorno per giorno come tessere questo dolore all’interno del nostro cammino cristiano, il quale è fatto comunque di gioia, speranza e pace in Gesù.

Trovo che l’Ecclesiaste fornisca delle indicazioni per fare questo, e queste mi stanno impartendo una seconda lezione:

 

2. Sto imparando a vivere guardando la fedeltà di dio nel presente e nel passato (“sotto il sole”)

7:14 è il versetto che ha avuto un ruolo determinante nella mia comprensione del pensiero dell’Ecclesiaste: “Nel giorno della prosperità godi il bene, e nel giorno dell’avversità rifletti. Dio ha fatto l’uno e l’altro, affinché l’uomo non scopra nulla di quello che sarà dopo di lui”. Sia il bene che il male che ci succedono sono sotto il controllo, anzi sono creati, da Dio proprio perché non diventiamo troppo sicuri nel fatto che le cose andranno bene comunque. Sia il bene che il male ci insegnano a dipendere giorno per giorno dalla misericordia di Dio e a prendere ogni cosa come un dono.

 

Mi fermo a contare i doni, le benedizioni e quanto il Signore abbia operato nella mia vita, e quella delle persone intorno a me, anche durante questa vicenda. Fin qui il SIGNORE ci ha soccorsi, davvero!

Al riguardo Gesù ci insegna ampiamente nel Sermone sul monte di non essere “in ansia per il domani [il futuro], perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Matteo 6:34). Questo diventa più facile quando riflettiamo sulla fedeltà di Dio mostrataci nel passato. Durante questa mia disavventura ho avuto modo di meditare sulla storia del profeta Samuele e del popolo di Israele. In una fase della loro storia gli Israeliti avevano subito due sconfitte contro i Filistei che li opprimevano e avevano anche perso la preziosa Arca del patto. In tali battaglie gli Israeliti avevano confidato non nel Signore ma piuttosto nelle proprie forze.

Poi Dio, nella sua grande misericordia, fa ricondurre l’Arca al suo popolo e gli dà una terza possibilità per tornare a confidare in lui e solo in lui, ed essere liberato dall’oppressione dei vicini Filistei. Mentre il profeta Samuele intercede per il popolo, Dio in modo miracoloso mette in rotta i Filistei che vengono sconfitti da Israele.

Come segno di riconoscimento, Samuele pone una pietra presso il luogo dove questo avviene, chiamandola Eben-Ezer (lett. pietra del soccorso) e dice: “Fin qui il SIGNORE ci ha soccorsi” (1 Samuele 7:12).

Questa storia, in questo frangente, è diventata molto significativa per me. In ogni fase affrontata finora, quando la testa comincia ad andare molto veloce verso possibili scenari futuri, cerco di prendermi un secondo e ripetermi: “Eben-Ezer” Silvia! E mi fermo a contare i doni, le benedizioni e quanto il Signore abbia operato nella mia vita, e quella delle persone intorno a me, anche durante questa vicenda. Fin qui il SIGNORE ci ha soccorsi, davvero!

 

3. Sto imparando a reimpostare le mie speranze e progetti in fase eterna (“oltre il sole”)

Ecclesiaste 3:11 “Dio ha fatto ogni cosa bella a suo tempo: Egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità”.

Chi vive nella consapevolezza dell’incertezza del futuro non può che apprezzare la profondità delle parole della Lettera di Giacomo che ci incoraggia, sì, a pianificare il nostro futuro ma a farlo con pesata “leggerezza”, sapendo che il nostro futuro è nelle mani di Dio. Giacomo 4:15 “Dovreste dire : ‘Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest’altro’.”

 

Di fronte agli spaventi e tristezze legate alle incertezze del futuro, ci incoraggia la consapevolezza di essere ancorati alla speranza viva, grazie alla via aperta da Gesù con il suo sacrificio e risurrezione.

 

Infatti, la vera speranza riguarda il futuro eterno, il cui concetto fondamentale è insito nella nostra natura come dice l’Ecclesiaste, e va oltre il futuro terreno incerto. Nella sua Prima Lettera, l’apostolo Pietro dice qualcosa di preciso riguardo al nostro futuro certo, chiamandola “una eredità incorruttibile”. Tale eredità è nostra perché Dio ci ha fatto nascere di nuovo, ed essa ci è certa perché Gesù Cristo è risorto dai morti. In 1 Pietro 1:3-4 l’apostolo scrive: “3 Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, 4 per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile.”

Le parole di Pietro erano sicuramente incoraggianti ai primi lettori della sua lettera, ma non dovrebbero essere di meno per noi. Di fronte agli spaventi e tristezze legate alle incertezze del futuro, ci incoraggia la consapevolezza di essere ancorati alla speranza viva, grazie alla via aperta da Gesù con il suo sacrificio e risurrezione.

 

Posso negare che in questo cammino di fede per me ci siano spaventi e tristezza?

No, ci sono e come. Ma prendo atto che colui che ha vinto la morte è lì per essere la mia vera Pietra del soccorso e che ci ha promesso che non ci abbandonerà : “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età Presente” Matteo 28: 20.

 

 

Tematiche: Malattia, Sofferenza, Speranza

Silvia Lagomarsino

Silvia Lagomarsino

 

È infermiera di Area critica e insegna la Bibbia alle donne presso la Chiesa Evangelica Riformata “l’Isolotto” di Firenze, dove suo marito Pietro Ciavarella è pastore. Pietro e Silvia hanno due figli adulti.

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