Spurgeon ruppe con i suoi eroi puritani sulla celebrazione del Natale

 

 

Il Natale è un momento di festa, per ricordare il grande dono del figlio di Dio, per mostrare preoccupazione per i poveri e per gioire nel Signore.

 

 

La domenica mattina del 23 dicembre 1860, Charles Spurgeon predicò un sermone tratto da Giobbe 1:4-5 e intitolato ” A Merry Christmas (Un buon Natale)”.

 

I suoi figli erano soliti andare gli uni dagli altri e a turno organizzavano una festa; e mandavano a chiamare le loro tre sorelle perché venissero a mangiare e a bere con loro. Quando i giorni della festa terminavano, Giobbe li faceva venire per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva un olocausto per ciascuno di essi, perché diceva: «Può darsi che i miei figli abbiano peccato e abbiano rinnegato Dio in cuor loro». Giobbe faceva sempre così.
(Giobbe 1:4-5)

Il testo sembra sorprendente per un sermone di Natale, ma Spurgeon lo applicò abilmente alla celebrazione in corso.

 

Un puritano degli ultimi giorni

Spurgeon era un amante dei grandi Puritani di un tempo. Nacque, crebbe e visse fino all’età di 19 anni nell’Inghilterra rurale a nord di Londra, in zone in cui i puritani avevano camminato, avevano insegnato ed erano morti. È stato introdotto ai Puritani attraverso la biblioteca del nonno a Stambourne. Lì ebbe il suo primo incontro con il Pellegrinaggio di Bunyan. Suo nonno (un pastore) fu probabilmente la più importante influenza iniziale di Spurgeon. Viveva, predicava e aveva persino l’aspetto di un puritano. Quando Spurgeon morì, nel gennaio del 1892, aveva circa 12.000 libri nella sua biblioteca, la metà dei quali erano libri di o sui Puritani. Tutto questo per dire che le credenziali puritane di Spurgeon erano solide.

Tuttavia, egli ruppe con i suoi amati puritani sul tema del Natale. Molti puritani consideravano il Natale una celebrazione papista che non doveva essere accolta dalle persone pie nelle loro case. All’epoca di Cromwell, il banditore della città girava per il villaggio denunciando il Natale. Esortavano gli abitanti del villaggio a non banchettare per celebrare il Natale. Spurgeon immaginava i cittadini che ridevano e respingevano l’esortazione del banditore mentre si dirigevano verso le loro case per preparare le tavole per un periodo di festa.

Spurgeon vede nel brano di Giobbe una famiglia che si riunisce per banchettare senza che Giobbe o altri la condannino. Il banchetto era sancito da Dio ed era una cosa buona per una famiglia, indicava l’unità e la salute della famiglia e rifletteva il loro ringraziamento a Dio. Giobbe, a differenza del banditore puritano, non denunciò la festa.

Spurgeon si rendeva conto che ogni cosa buona poteva avere un esito negativo, compresa la festa. Riconosceva i pericoli della festa e dell’allegria. Il bere poteva trasformarsi in ubriachezza, il banchettare in golosità, la conversazione devota in maldicenza, pettegolezzo e altri tipi di discorsi malsani. Il peccato potrebbe usurpare un banchetto di per sé buono anche nelle case più pie. Ecco perché Giobbe non solo approvava i loro festeggiamenti, ma faceva anche dei sacrifici in favore dei suoi figli: “Può darsi che i miei figli abbiano peccato”. Non che abbiano peccato, ma nel caso in cui avessero peccato—e Giobbe, l’uomo più giusto della terra, si preoccupava della devozione della sua famiglia.

 

 

Un tempo per suonare la campana della gioia

Spurgeon vedeva la festa della famiglia di Giobbe come un “tempo di festa”, un tempo per “suonare la campana della gioia”. Prendendo spunto dal loro esempio, ha detto che tutti i cristiani hanno la possibilità di festeggiare.

“Ora, voi anime che vorreste negare ai vostri simili ogni sorta di gioia, venite ad ascoltare la campana gioiosa di questo testo, che dà la possibilità soprattutto ai giusti di riunirsi nelle loro case, di mangiare e di bere e di lodare il loro Dio”.

Spurgeon osservava la sua congregazione; non è difficile immaginare il sorriso che gli si stendeva sul volto quando disse: “Vi riunirete martedì prossimo [giorno di Natale], e farete festa, e gioirete, e ognuno di voi, per quanto Dio vi ha dato, sforzatevi di rallegrare la vostra famiglia”.

E poi con uno slancio di incoraggiamento, ha dichiarato: “Non è sbagliato [festeggiare, banchettare nel periodo natalizio] avete il diritto di farlo”.

Guardando a Giobbe, Spurgeon ha esortato: “Fare festa non è una cosa sbagliata, altrimenti Giobbe l’avrebbe proibita ai suoi figli”. Ha poi giustificato i banchetti guardando ad Abramo, Sansone, Davide, Ezechia, Giosia, altri re “che davano ad ogni uomo una pagnotta di pane, un bel pezzo di carne e un boccale di vino”. Quegli uomini “rallegravano i loro cuori e facevano festa davanti a Dio”.

Nell’Antico Testamento si comandava di festeggiare, con varie feste imposte a Israele. E, sebbene le vecchie feste siano passate Gesù ha festeggiato e celebrato. Il suo primo miracolo avvenne a un matrimonio. Spurgeon chiese: “Pensate che sia andato lì e non abbia mangiato e bevuto? Non fu forse detto di lui: «Ecco un uomo ubriaco e un bevitore di vino, amico dei pubblicani e dei peccatori?»”. Naturalmente, come proclamò Spurgeon, Gesù non era un ubriacone o un bevitore di vino, ma “venne mangiando e bevendo”, per demolire il farisaismo che dice “ciò che entra in un uomo lo contamina”.

Spurgeon credeva “che al banchetto delle nozze, egli [Gesù] si unì agli invitati” nel bere e nel banchettare e probabilmente sembrava,

“il più gioioso tra gli invitati, il più felice perché era il protagonista della festa e perché vedeva nelle nozze il tipo del proprio matrimonio, delle proprie nozze divine con la Chiesa, che è «la sposa, la moglie dell’Agnello»”.

 

Liberi di celebrare l’incarnazione di Cristo

Celebrare il Natale non è sbagliato. Avete il diritto di farlo. Preparate la tavola, addobbate le sale, alzate il volume della musica, aprite le bottiglie di Welch (per i miei colleghi battisti), condividete i regalie ballate, se ne avete voglia; è tempo di suonare la campana della gioia.

 

Il peccato però è sempre ” nascosto dietro la porta”. Spurgeon ha detto che “Giobbe temeva solo che da una cosa giusta si ricavasse una cosa sbagliata”. Per questo Giobbe offrì dei sacrifici, nel caso in cui i suoi figli avessero peccato nel bel mezzo della loro giusta celebrazione, ma Giobbe “non lo condannò affatto [il banchetto]”.

Combattete le tentazioni che certamente busseranno alla vostra porta. Non permettete al peccato di rovinare la vostra festa e di rimpiangere le parole dette o non dette, gli atteggiamenti incontrollati, la scontrosità e i discorsi sgradevoli che smorzano l’allegria di celebrare Dio per i suoi buoni doni, soprattutto l’incarnazione di suo Figlio.

Spurgeon rifletteva,

“Dio ha certamente provveduto in questo mondo alla festa per gli uomini. Non ha dato solo il pane asciutto per mangiare e conservare il corpo e l’anima, perché i raccolti pullulano di abbondanza e spesso i granai sono pieni fino a scoppiare. O Signore, non hai dato solo pane quotidiano e acqua per l’umanità, ma hai riempito la terra di abbondanza, e ci hai dato latte e miele; e oltre a questo hai riempito gli alberi di frutti e hai dato agli uomini delle prelibatezze. Certo, non sei un tiranno; non distribuisci con mano misera quella carità magra e scarna che alcuni vorrebbero elargire ai poveri, ma elargisci con liberalità, e non disprezzi! E a quale scopo viene dato? Per marcire, per ammuffire, per essere calpestato, per essere rovinato? No, ma perché gli uomini possano avere più che a sufficienza, perché possano avere tutto ciò che desiderano, e possano gioire davanti al loro Dio, e possano nutrire gli affamati, perché questa è una parte essenziale e necessaria di ogni vera festa”.

Il Natale è un momento di festa, per ricordare il grande dono del Figlio di Dio, per mostrare attenzione per i poveri e per gioire nel Signore. È un momento per “suonare la campana della gioia” mentre adoriamo Dio per la sua generosa bontà.

 

(Citazioni dal sermone di Spurgeon “A Merry Christmas” tenuto il 23 dicembre 1860).

 

 

Traduzione di Andrea Lavagna

 

Tematiche: Natale cristiano, Vita Cristiana

Ray Rhodes Jr.

Ray Rhodes Jr.

(DMin, SBTS) è il pastore fondatore della Grace Community Church di Dawsonville, Georgia.
È autore di Yours, Till Heaven; The Untold Love Story of Charles and Susie Spurgeon e Susie: The Life and Legacy of Susannah Spurgeon, entrambi della Moody Publishers. Seguite Ray su Facebook, Twitter e Instagram.

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