Sono insoddisfatto del modo in cui curiamo la chiesa… per il momento – ma stiamo facendo progressi (2° parte)
Questo è il secondo di due articoli. Puoi leggere il primo qui.
Nel corso degli ultimi quattro anni, Dio ha portato molte benedizioni e incoraggiamenti alla chiesa di cui parla l’articolo, per mezzo delle convinzioni e delle decisioni di cui Bob scrive in questo e altri articoli. Leggete e siate edificati, ma soprattutto traetene insegnamento!
Un anno e mezzo fa ho scritto un articolo dal titolo simile parlando del mio progetto di aumentare la qualità e l’intenzionalità della cura pastorale che gli anziani della mia chiesa offrono ai membri. Ero convinto del nostro bisogno di essere maggiormente coinvolti nelle vite del nostro gregge se davvero volevamo poter dire di vegliare sulle loro anime (Ebrei 13:17).
Nel libro The Shepherd Leader, Tim Witmer parla di macro-cura (predicazione, insegnamento, direzione) e micro-cura (conversazioni, discepolato personale, preghiera personale, ecc…) della chiesa. Credo che stessimo lavorando bene sulla macro-cura, ma che dovessimo fare più attenzione alla micro-cura pastorale nei confronti del nostro gregge. Per questo, nel primo articolo ho elencato una serie di passi che volevamo compiere e avevo promesso un aggiornamento sulla situazione.
I risultati sono stati incredibili! C’è stato un aumento del 600% nella frequenza e dell’ 850% nelle offerte. Otto nuove chiese sono state fondate, 57 giovani sono entrati in seminario e abbiamo 2 milioni di persone che hanno cominciato a seguirci su Twitter!
Okay, non è vero… Com’è andata veramente?
Tre passi pratici
Il progetto prevedeva tre elementi fondamentali, seguiti da alcuni passi pratici:
- Rivedere con gli anziani quale sia la natura essenziale della chiesa e quanto siamo responsabili di prenderci cura di ogni membro.
- Stabilire una chiara visione per un ministero che includa la cura di ogni singolo membro del gregge.
- Creare un piano di cura pastorale che, piuttosto che reagire ai problemi, sia animato dal desiderio di stabilire relazioni.
L’obiettivo di questo ultimo passo era creare un piano per la cura di ogni membro del gregge così da sapere come poter pregare, incoraggiare, esortare ciascuno e informare tutti dei ministeri, delle risorse o di altre persone che potevano aiutarli (o che loro potevano aiutare). Gli anziani hanno abbracciato i primi due punti e si sono prefissati di lavorare sul terzo. Ecco cosa abbiamo fatto.
Curare mediante relazioni, non reazioni
Prima di tutto, abbiamo chiesto a ogni anziano di contattare cinque membri al mese. La nostra chiesa conta poco più di 1000 membri. Non li abbiamo divisi in base a chi conoscevamo già, ma era possibile poi fare degli aggiustamenti in base a proposte o considerazioni che sorgevano man mano.
All’inizio abbiamo tutti cercato di contattare telefonicamente i membri che ci erano stati assegnati. Ogni anziano si è presentato e ha spiegato che preghiamo regolarmente per ogni membro della chiesa e che vorremmo sapere per cosa desidera che preghiamo per lui. Chi ha effettivamente risposto al telefono sembrava per lo più apprezzare molto il gesto. In alcuni casi, l’anziano ha chiamato al momento giusto ed è stato in grado di aiutare a risolvere un bisogno urgente. In altri casi, i membri sono stati colti alla sprovvista e non avevano nulla da dire al momento, anche se alcuni hanno richiamato più tardi. Nel complesso, forse il 40-50% dei membri non ha risposto al telefono o non ha richiamato.
Benefici tangibili
Anche se il contatto non è stato completo, è stato comunque prezioso. Uno dei benefici tangibili è stata la crescita nel rapporto tra i pastori e le pecore. Un pastore che non odori come le sue pecore non è un vero pastore… evidentemente non passa abbastanza tempo con loro. Tutti noi abbiamo imparato molto sulle sfide quotidiane che certi membri affrontano e su come una singola telefonata possa aprire la porta a molte altre conversazioni.
Un altro beneficio è stato lo scoprire che alcune persone conoscono ben poco i vari ministeri della chiesa. Ciò ci ha costretto a essere più intenzionali e attenti nei nostri discorsi.
Inoltre, la chiesa si è resa conto che ogni membro ha la responsabilità di pregare per ognuno e di prendersi cura l’uno dell’altro. Dato che gli anziani hanno dato il buon esempio, ho l’opportunità di chiamare i membri a fare altrettanto. Incoraggio tutti a pregare l’uno per l’altro quando ci incontriamo, specialmente di domenica. Vedere membri che si siedono dopo il culto o si raggruppano in un angolo e pregano insieme è molto incoraggiante.
Un altro beneficio per gli anziani è stato quello di ricordarsi costantemente che la nostra chiesa non è un insieme di ministeri da amministrare, ma un gregge da nutrire, guidare e servire.
Benefici intangibili
Sembra che ci siano anche dei benefici intangibili. Di recente mia moglie ha sentito un membro chiedere a un altro: “Hai già ricevuto la telefonata dal tuo anziano?”. La domanda era stata posta in buona fede ed esprimeva la gratitudine per la cura ricevuta. Sapere di essere un gregge ben definito, conosciuto e curato dai pastori è di grande conforto per la chiesa.
Pur non potendo vantare statistiche, posso dire che la chiesa sembra essere in salute. I membri sembrano avere veramente fiducia nella guida degli anziani; ascolto le domande che sono poste durante le riunioni dei membri e cerco di captare in questo modo il grado di fiducia nutrita nelle guide. Sembra che la chiesa sia in pace con gli anziani e le altre guide e che gli sforzi operati per la cura di ogni membro abbiano contribuito.
E ora?
Quest’anno stiamo cercando di approfondire le nostre conversazioni e di accrescere la partecipazione di tutti i membri. Abbiamo modificato leggermente il nostro sistema: all’inizio dell’anno abbiamo assegnato a ogni anziano un gruppo di persone da contattare e curare. Ognuno sta cercando opportunità di stabilire contatti non solo in un mese specifico, ma in ogni momento dell’anno. In questo modo, anche se facciamo il bilancio della situazione ogni mese, siamo all’opera e in guardia tutto l’anno.
La nostra rubrica è stata aggiornata, così da renderne l’uso più agevole. Possiamo contattare le persone per email o messaggi, oltre che personalmente o per telefono. Preferiamo incontrarle faccia o faccia o parlare al telefono, ma anche una sola email di risposta è un buon risultato. Non chiediamo solamente: “Come posso pregare per te?”; a questo punto chiediamo anche: “Quali sono alcuni degli obiettivi spirituali che ti sei posto per cui possiamo incoraggiarti?”. Questa domanda ci permette di fare breccia nei cuori delle persone.
Non siamo ancora totalmente soddisfatti del nostro operato, ma siamo grati dei progressi che stiamo facendo. Quando leggo Ebrei 13:17 mi sento ancora mancante, ma gli anziani si sono messi in gioco e la chiesa ne sta beneficiando.
(Traduzione a cura di Cristina Baccella)
Puoi leggere la prima parte dell’articolo al seguente link:
Sono insoddisfatto del modo in cui curiamo la chiesa… per il momento (parte 1)
Photo by Sandy Millar on Unsplash
Tematiche: Chiesa, Crescita spirituale, Discepolato, Pastorato
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