Essere “single” in Cristo vale molto di più che avere figli e figlie.
Così parla il SIGNORE:
«Rispettate il diritto e fate ciò che è giusto; poiché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per essere rivelata. 2 Beato l’uomo che fa così, il figlio dell’uomo che si attiene a questo, che osserva il sabato astenendosi dal profanarlo, che trattiene la mano dal fare qualsiasi male!» 3 Lo straniero che si è unito al SIGNORE non dica: «Certo, il SIGNORE mi escluderà dal suo popolo!» Né dica l’eunuco: «Ecco, io sono un albero secco!» 4 Infatti così parla il SIGNORE circa gli eunuchi che osserveranno i miei sabati, che sceglieranno ciò che a me piace e si atterranno al mio patto: 5 «Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più. 6 Anche gli stranieri che si saranno uniti al SIGNORE per servirlo, per amare il nome del SIGNORE, per essere suoi servi, tutti quelli che osserveranno il sabato astenendosi dal profanarlo e si atterranno al mio patto, 7 io li condurrò sul mio monte santo e li rallegrerò nella mia casa di preghiera; i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutti i popoli».
Isaia 56:1-7
Comincerò e concluderò con il punto principale che intendo enunciare e, nel mezzo, cercherò di fornire solide argomentazioni bibliche per sostenerlo.
Quello che principalmente intendo comunicare è che Dio promette a quanti di voi che rimangono single (ma che sono in Cristo) delle benedizioni ancora migliori di quelle che si hanno attraverso il matrimonio e l’avere dei figli e che Egli vi chiama a manifestare, per mezzo della vostra devozione e fedeltà a Cristo nella vostra condizione di single, le verità riguardanti Cristo e il Suo Regno che risplendono maggiormente quando si è celibi rispetto a quando si è sposati e si mette su famiglia.
Tali verità sono:
- Che la famiglia di Dio non si moltiplica attraverso la procreazione sessuale, ma per la rigenerazione mediante la fede in Cristo;*
- Che le relazioni in Cristo sono più durevoli e più preziose delle relazioni familiari (certo, è ovvio che le relazioni familiari possono essere meravigliose quando sono anche relazioni “in Cristo”, ma si sa, questo non è sempre il caso);
- Che il matrimonio è temporaneo; il suo fine è quello di rivelare la relazione che intercorre tra Cristo e la Chiesa e un giorno non ce ne sarà più bisogno poiché avrà esaurito tale scopo;
- Che i valori della vita si misurano in rapporto alla fedeltà a Cristo. Tutte le altre relazioni terrene derivano il loro significato da quest’ultima. Nessuna relazione familiare è definitiva, quella con Cristo invece lo è.
Per esprimermi più sinteticamente: Dio promette delle grandi benedizioni a quanti di voi che restano single e vi fornisce una chiamata straordinaria per la vostra vita.
Essere single in Cristo non è dunque un fallimento da parte di Dio nel darvi il Suo meglio, ma piuttosto un sentiero per esaltare Cristo ed essere fedeli nell’ubbidire al Suo Patto che molti sono chiamati a percorrere.
Benedizioni che hanno più valore di figli e figlie
Ora facciamo un passo indietro e torniamo alle Scritture. Tuttavia prima vorrei dare un giusto riconoscimento a Barry Danylak per le sue ricerche sul tema e per il suo articolo molto utile intitolato “A Biblical-Theological Perspective on Singleness” (Lett.: Una prospettiva biblica-teologica sull’essere single”).
Cominciamo da Isaia 56:4-5:
4 Infatti così parla il SIGNORE circa gli eunuchi che osserveranno i miei sabati, che sceglieranno ciò che a me piace e si atterranno al mio patto: 5 «Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più.
Dio promette di benedire gli eunuchi con benedizioni ben maggiori rispetto al generare figli e figlie. In altre parole, Dio promette a quanti di voi che sono ancora celibi delle benedizioni che sono ancora maggiori rispetto a quelle che si hanno con il matrimonio ed i figli.
Il grande sfondo della storia redentiva
Per comprendere meglio queste cose, abbiamo bisogno di inserirle in un quadro più grande. Nell’ordine creazionale voluto da Dio prima che il peccato entrasse nel mondo e nell’economia del Patto che Dio fece con il popolo Ebreo da Abraamo fino alla venuta di Cristo, “lo scopo primario di Dio era quello di formare il popolo del Patto attraverso il meccanismo della procreazione” **. Dio si stava impegnando ad essere fedele nel rispettare il Patto principalmente nei confronti di un popolo di una certa etnia. Per questo motivo essere sposati ed avere una discendenza rivestiva un’importanza primaria per conservare e trasmettere il proprio nome e la propria eredità e per fare in modo che il popolo del Patto venisse preservato.
La creazione
Per questo motivo, in Genesi 1:28, la prima cosa che Dio dice ad Adamo ed Eva è: «Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela». E nel racconto di Genesi 2:18, quando la donna non era stata ancora creata, Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui».
Abraamo e Isacco
E quando Abraamo fu scelto per essere il padre del popolo di Dio, Dio lo condusse fuori e gli fece vedere le stelle e disse: “Tale sarà la tua discendenza” (Genesi 15:5). Quando Abraamo si rese conto di non potere avere figli a causa della sterilità di Sara sua moglie, disse: “Oh, possa almeno Ismaele vivere davanti a te!”. Ma Dio rispose: “No,.. Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio”.
In altre parole, la discendenza fisica contava veramente e sarebbe venuta nel modo voluto da Dio. Il Signore ribadisce la stessa cosa ad Isacco in Genesi 26:3: “Io sarò con te e ti benedirò, perché io darò a te e alla tua discendenza tutti questi paesi e manterrò il giuramento che feci ad Abraamo tuo padre”. Vediamo di nuovo qui come la discendenza biologica sia cruciale nell’economia del Patto.
Davide e Saul
Tali discendenze erano fondamentali non solo per la preservazione del Patto, ma anche per far sì che il nome di un individuo si potesse tramandare nel caso egli non avesse avuto figli. E’ per questo motivo che Saul chiese a Davide di giurargli di non eliminare la sua discendenza, per riguardo al suo nome. 1 Samuele 24:22: “Giurami dunque nel nome del SIGNORE che non distruggerai la mia discendenza dopo di me e che non estirperai il mio nome dalla casa di mio padre”.
Il Levirato e Ruth
Forse ricorderete l’elaborato sistema che regolava il matrimonio del Levirato, vale a dire, il matrimonio del cognato con la vedova del fratello defunto affinché il nome del fratello non andasse perduto. La legge diceva che il primo figlio nato da questa unione avrebbe portato il nome del fratello morto. Deuteronomio 25:6: “E il primogenito che lei partorirà porterà il nome del fratello defunto, affinché questo nome non sia estinto in Israele”.
Questo era una modalità veramente fuori dal comune per permettere la perpetuazione del nome attraverso il seme fisico. Un esempio famoso è costituito da Boaz il quale fu d’accordo nel sposare Ruth per preservare il nome del suocero di lei Elimelec e del marito Malon.
Boaz disse: “Ho pure acquistato Rut, la Moabita, moglie di Malon, perché sia mia moglie, per far rivivere il nome del defunto nella sua eredità, affinché il nome del defunto non si estingua tra i suoi fratelli e alla porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni” (Ruth 4:10).
La figlia di Iefte
Possiamo dunque comprendere quanto fossero importanti il matrimonio, la procreazione, il tramandare il proprio nome e la propria eredità in Israele. Non c’è da meravigliarsi quindi se la figlia di Iefte chiese due mesi di tempo non per lamentarsi di una morte imminente, ma per piangere il fatto che lei non avrebbe mai potuto sposarsi. Giudici 11:37-38: “Poi disse a suo padre: «Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, affinché vada su e giù per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne». Egli le rispose: «Va’!».
La profezia di Isaia: “Egli vedrà una discendenza”
Quanto detto finora è lo sfondo che rende Isaia 56:5 un sole luminoso di speranza per gli eunuchi e tutti gli altri che non si sposano e non hanno figli: “Infatti così parla il SIGNORE circa gli eunuchi che osserveranno i miei sabati, che sceglieranno ciò che a me piace e si atterranno al mio patto:«Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più”.
Così, pure senza sposarsi e senza avere figli, questi eunuchi che sono fedeli al Patto otterranno un nome ed una rinomanza che avrà ben più valore di quanto ne abbia generare figli e figlie.
Da dove viene questa promessa così straordinaria? Quale ne è il fondamento e verso cosa guarda? Facciamo un salto indietro in Isaia 53. Questo capitolo contiene una grande profezia sulle sofferenze di Cristo, il quale “è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità” (Isaia 53:5).
Leggendo questo capitolo, a volte capita di non prestare abbastanza attenzione alle parole del versetto 10: “Ma piacque al SIGNORE di stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani”.
Egli vedrà una discendenza. Si tratta dunque di una grande profezia: quando il Messia morirà quale “sacrificio per il peccato” e risusciterà dai morti “prolungherà i suoi giorni” e, attraverso una così grande opera salvifica, Egli genererà molti figli. Gesù: “vedrà una discendenza”.
In altre parole, il nuovo popolo che Dio chiamerà a Sè attraverso il Messia non sarà formato da procreazione fisica ma per mezzo dell’espiazione compiuta da Cristo. Questo è il motivo per il quale il capitolo seguente (Isaia 54) comincia così: “Esulta, o sterile, tu che non partorivi! Da’ in grida di gioia e rallegrati, tu che non provavi doglie di parto! Poiché i figli dell’abbandonata saranno più numerosi dei figli di colei che ha marito», dice il SIGNORE”. Ed è anche per questo stesso motivo che il nostro testo (Isaia 56:5) afferma che le persone non sposate, che però osservano il Patto avranno, “un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie…[e] un nome eterno, che non perirà più”. Nel vero popolo di Dio formato da Gesù Cristo luoghi, nomi, progenie ed eredità non derivano dal matrimonio e dalla procreazione.
Gesù, Paolo e Pietro
Passando ora al Nuovo Testamento, osserviamo che Gesù chiarisce che il Suo popolo – il vero popolo di Dio – sarà formato non per procreazione fisica ma da una rigenerazione spirituale.
È per questo che dice a Nicodemo: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio» (Giovanni 3:3).
E Paolo dice in Galati 3 sia agli Ebrei sia ai Gentili “Riconoscete dunque che quanti hanno fede sono figli d’Abraamo… perché siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù” (Galati 3:7, 26). Detto in altri termini, non è la discendenza fisica da Abraamo che fa di te un membro del popolo del Patto, bensì la fede in Cristo.
Infatti Pietro dice che la nostra eredità non deriva dal matrimonio e dalla nostra discendenza, ma dall’opera di Cristo e dalla nuova nascita: “Nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi” (1 Pietro 1:3-4).
Gesù, Paolo e Pietro concordano nel dire che i figli che sono nati nella casa di Dio ricevono la loro eredità spirituale non attraverso il matrimonio e la procreazione, ma per fede e rigenerazione.
Il che significa che le persone celibi in Cristo non hanno nessun svantaggio nel generare figlioli per Dio, anzi, per certi versi sono avvantaggiati. L’apostolo Paolo era celibe, ciononostante scrive ai credenti di Corinto: “Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, non avete però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù, mediante il vangelo” (1 Corinzi 4:15). Paolo fu un buon padre, eppure non fu mai sposato.
Lo stesso vale per le donne nubili in Cristo. Paolo scrive così in 1 Tess. 2:7: “Siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini”. Così sarà detto anche di molte donne nubili in Cristo: “Ella fu una buona madre, anche se non fu mai sposata”.
Relazioni radicalmente trasformate
Fate molta attenzione a non minimizzare quanto ho appena enunciato e cercate di immaginare quanto sia radicale tutto questo.
Non sto affatto facendo del sentimentalismo sul celibato per fare sentire bene le persone non sposate. Piuttosto sto sottolineando la natura temporale e secondaria del matrimonio e della famiglia rispetto alla condizione primaria ed eterna della chiesa. Il matrimonio e la famiglia sono limitati a questo tempo; la chiesa è per sempre. Sto dichiarando la rivoluzionaria verità biblica che appartenere ad una famiglia umana non è segno di benedizione eterna, ma fare parte della famiglia di Dio significa invece essere eternamente benedetti. Le relazioni familiari sono temporanee; le relazioni spirituali in Cristo sono eterne. Il matrimonio è un’istituzione temporanea, è la seguente condizione che invece è eterna: “Alla risurrezione”, disse Gesù, “non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli” (Matteo 22:30). E quando sua madre e i suoi fratelli vollero vederlo, Gesù disse: “Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?» E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!» (Matteo 12:48-49).
Gesù stava rimescolando completamente le carte! Certo, Egli amava sua madre e i suoi fratelli, ma queste non erano in fondo che relazioni naturali e temporanee. Non era venuto nel mondo per focalizzarsi su di esse. Piuttosto, Egli venne nel mondo per trarre fuori dalle famiglie della terra un popolo per Sé, per farne una nuova famiglia dove anche le persone non sposate sono membri a tutti gli effetti e con gli stessi diritti degli altri, che portano frutto per Dio e che divengono padri e madri in un modo eterno.
«Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti!», gridò una donna a Gesù. Ma Egli le rispose: «Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!» (Luca 11:27-28). “Madre” di Dio è dunque il credente ubbidiente – sposato o celibe che sia! Respira profondamente e comincia a mettere ordine nel tuo modo di pensare. «In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor mio e per amor del vangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna» (Marco 10:29-30).
Single o sposati che voi siate, desiderate avere figli, madri, fratelli, sorelle, campi? Allora rinunciate al primato delle relazioni naturali e seguite Cristo nella comunione spirituale con il popolo di Dio.
Chi può capire, capisca
Che diremo dunque tenuto conto di questa grande visione biblica della natura secondaria e temporale del matrimonio e della procreazione? Diremo quanto hanno detto Gesù e Paolo. Gesù disse in Matteo 19:12: “Poiché vi sono degli eunuchi che sono tali dalla nascita; vi sono degli eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi da sé a motivo del regno dei cieli. Chi può capire, capisca». Non dobbiamo prendere le parole di Cristo “si sono fatti eunuchi da sé” nel senso letterale (rendersi sterili fisicamente) come non prendiamo alla lettera le parole “cavalo (l’occhio destro) e gettalo via da te”. Il loro significato è invece che Gesù approva il fatto che alcuni dei suoi seguaci rinuncino al matrimonio e all’attività sessuale per servire nel regno di Dio. “Chi può capire, capisca”.
Questa è la scelta che Paolo fece per se stesso e che incoraggiò a prendere in considerazione anche ad altri. “Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch’io… Vorrei che foste senza preoccupazioni. Chi non è sposato si dà pensiero delle cose del Signore, di come potrebbe piacere al Signore; ma colui che è sposato si dà pensiero delle cose del mondo, come potrebbe piacere alla moglie… Dico questo nel vostro interesse… affinché possiate consacrarvi al Signore senza distrazioni” (1 Corinzi 7:8, 32-33,35). In altre parole, alcuni sono chiamati ad essere “eunuchi” per il regno di Cristo. Paolo afferma che ognuno ha ricevuto il suo dono da parte di Dio: “L’uno in un modo, l’altro in un altro” (1 Corinzi 7:7). Vale a dire: chi può capire, capisca.
Benedizioni migliori
Ora concludiamo da dove abbiamo cominciato tenendo bene a mente tutte queste Scritture. Dio promette a quanti di voi che restano single delle benedizioni che sono migliori delle benedizioni che si hanno con il matrimonio e i figli.
Ma qualcuno potrebbe chiedersi: non sarebbe meglio averle entrambe queste benedizioni? Ci sono due risposte a questa domanda. La prima è che un giorno scoprirete, e sarebbe meglio scoprirlo adesso, che le benedizioni di essere con Cristo nel cielo sono ben più superiori alle benedizioni del matrimonio e di allevare dei figli. La seconda risposta è che sia il matrimonio che il celibato presentano delle prove e opportunità peculiari per la nostra santificazione. Ci saranno delle ricompense se le superiamo, ma non dipenderanno dal fatto se siamo stati sposati o meno, ma da come abbiamo risposto a quelle cose e come le abbiamo superate. Voglio ribadire nuovamente a tutti i single in Cristo: Dio vi promette delle benedizioni nell’età futura che sopravanzano le benedizioni del matrimonio e dei figli.
Mostrare le glorie di Cristo in un modo speciale
E con questa promessa c’è pure una chiamata ed una responsabilità particolare. Non è una chiamata a prolungare un’adolescenza spensierata fino ai trent’anni. Piuttosto, è una chiamata a fare quello che solo i celibi e le nubili in Cristo possono fare in questo mondo, vale a dire mostrare attraverso la vostra personale consacrazione a Cristo le verità concernenti Lui ed il suo Regno. Esse risplendono maggiormente e con più forza nel celibato piuttosto che nel matrimonio. Fintanto che rimarrai single, questa è la tua chiamata: vivere così intensamente per Cristo in modo tale da fare comprendere al mondo e alla chiesa che la famiglia di Dio cresce non in virtù della procreazione fisica bensì per rigenerazione mediante la fede in Cristo; che le relazioni in Cristo sono più durevoli e preziose delle relazioni familiari; che il matrimonio è una condizione temporanea, il cui scopo finale è quello di sfociare nella relazione di cui esso non è altro che un’immagine, cioè quella di Cristo e la chiesa. Quando questa realtà sarà finalmente svelata, non ci sarà più bisogno dell’immagine che essa rappresenta.
Inoltre, sei chiamato a mostrare che è la fedeltà a Cristo che definisce il vero valore e il vero significato della vita e che tutte le altre relazioni derivano il loro significato da questa relazione. Nessuna relazione familiare è definitiva: quella con Cristo invece lo è.
A Lui sia la Gloria, sia in una vita vissuta per Lui nel matrimonio, sia in una vita vissuta per Lui nel celibato. Amen.
* Ho preso qui in prestito una frase di Barry Danylak tratta dal suo studio inedito “A Biblical- Theological Perspective on Singleness”
** Danylak, p.9
Tematiche: Famiglia, L'amore di Dio, Matrimonio, Teologia, Vita Cristiana
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