Sei una donna benevola o… una donna gentile?
Se pensi che questi due aggettivi siano in pratica la stessa cosa, ripensaci! Benevolenza e gentilezza possono sembrare simili ma, sotto la superficie, questi due attributi sono completamente diversi. Questa diversità può fare davvero la differenza nelle tue relazioni, sia personali sia professionali; in effetti, per alcune di noi, sostituire la gentilezza con la benevolenza potrebbe essere la chiave tra la pace e la frustrazione a casa e al lavoro.
Ecco perché:
la benevolenza viene dalla fiducia, la gentilezza spesso deriva dalla paura.
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Una donna benevola parla di ciò che è vero con amore e convinzione. Una donna gentile parla di ciò che è piacevole per evitare di infastidire gli altri.
Che si tratti di indirizzare una persona nel tuo ministero che sta cronicamente fallendo o di un amico il cui punto cieco personale sta influenzando la vostra relazione, la benevolenza ha il coraggio di parlare per il bene supremo di qualcun altro. A volte, la cosa più cortese che si possa fare è dire a qualcuno quello che non vuole sentire, ma che ha bisogno di ascoltare. Infatti, Proverbi 27:6 dice: “Fedeli sono le ferite di un amico, ma ingannevoli sono i baci di un nemico”. Una verità dolorosa da parte di un amico sincero è degna di fiducia, ma i vuoti complimenti da parte di qualcuno con piani diversi dai nostri conducono nella direzione sbagliata. Parli in modo degno di fiducia? O ti ritrovi più interessata a evitare una conversazione spiacevole? Non è sempre facile da fare, ma la vera benevolenza non si accontenta di una gentilezza superficiale; la vera bontà si cura degli altri al punto di dire loro la verità con spirito di compassione.
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Una donna benevola affronta in modo diretto il conflitto. Una donna gentile lo schiva del tutto.
La benevolenza può gestire i conflitti in modo emotivamente sano. La gentilezza cerca di ignorare o minimizzare al fine di evitare una risposta negativa. Di conseguenza, mentre dall’esterno le nostre azioni potrebbero sembrare gentili, l’interno è semplicemente un aspetto gradevole alla gente. Nel suo libro Leading women who wound, Sue Edwards descrive con quanta facilità possiamo comportarci come se fossimo andate oltre e perdonato un’offesa ma, in realtà, stiamo solo evitando una dura conversazione: “Se desidero una vera risoluzione e una pace duratura, devo essere disposta a scavare in questioni difficili. Solo allora la risoluzione onesta può ripristinare la relazione e solo allora potrò incontrare il mio avversario al supermercato e non nascondermi in un’altra corsia”.
Ironia della sorte, è possibile essere gentile senza essere benevola, ed essere benevola senza necessariamente essere molto gentile! Potrebbe non essere piacevole far notare il bisogno di un cambiamento o una decisione con cui non sei d’accordo, ma ci vuole benignità per smettere di nascondere la polvere sotto il tappeto e lavorare per risolvere il problema e riparare la relazione.
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Una donna benevola soddisfa le aspettative di Dio. Una donna gentile soddisfa le aspettative delle altre persone.
Se ti sei mai sentita intrappolata nella “porta girevole” di vivere all’altezza delle aspettative degli altri, sai quanto può essere estenuante! Quando ci accontentiamo della gentilezza, le nostre decisioni sono basate su come le persone potrebbero percepirci. Filtriamo le nostre parole, azioni e persino le nostre convinzioni personali attraverso le lenti delle opinioni altrui. Nel suo libro, Loving kindness, Barry Corey descrive come la semplice gentilezza ci dissuade dall’adempiere le aspettative di Dio: “La gentilezza può essere piacevole, ma manca di convinzione. Non ha anima, la gentilezza spiega le vele ai venti culturali dominanti e vaga senza meta, senza battersi per niente ed innamorandosi di ogni cosa”. Quando perseguiamo la benevolenza, tuttavia, dirigiamo le nostre vite a riflettere Dio e a vivere per ciò che Egli si aspetta da noi. Michea 6:8 ci dice di cosa realmente si tratta: “O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?”. Amare e valorizzare la benevolenza è alla base dell’essere donna di Dio. Quando ci concentriamo sul diventare le donne che Dio ci ha creato per essere, realizziamo il Suo scopo per le nostre vite e facciamo quello che Lui, e non gli altri, si aspetta.
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Una donna benevola pone dei sani confini personali. Una donna gentile lascia che le persone la calpestino.
È divertente come una delle prime parole che impariamo a dire da bambini, “no!”, sia spesso quella più difficile da dire da adulti. Non vogliamo sembrare scortesi ed egoisti, quindi finiamo col dire “si!” a cose che non possiamo sostenere (vedi il punto n. 3!). È proprio qui che essere benevola invece di gentile può cambiarti la vita: ci permette di dire “no!” quando una richiesta o un’opportunità non si adatta ai nostri valori, alle nostre priorità o impegni…anche se ciò significa deludere gli altri.
Forse non puoi assumerti la responsabilità di un nuovo ministero perché comporterebbe spendere troppo tempo lontano dalla tua famiglia: potrebbe sembrare che tu non sia molto gentile, ma sei certamente benevola e premurosa nei confronti della tua famiglia. Forse, un tuo collega si sta prendendo il merito di un tuo lavoro e la cosa più cordiale da fare sarebbe non curarsene ma, invece, puoi condividere il tuo contributo in modo cortese, valorizzando la veridicità e l’eccellenza (inoltre aiuterai a impedire che questa cosa succeda a qualcun altro della tua squadra, anch’esso gentile!). Perseguire la benevolenza invece della gentilezza ci impedisce, inoltre, di provare un falso senso di colpa e di essere inutilmente dispiaciute.
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Una donna benevola investe in ciò che dà vita. Una donna gentile investe in ciò che risucchia vita.
Quando siamo motivate dall’amore di Dio per noi, abbiamo il potere di amare gli altri con benevolenza che crea vita, invece di gentilezza che la risucchia. Poiché la benevolenza è un frutto dello Spirito Santo (Galati 5:22-23), una donna benigna è centrata su Dio e guidata da Dio. I suoi atti di benevolenza scaturiscono da un cuore pieno dell’amore di Dio per gli altri (1 Corinzi 13:4) e vive la vita abbondante che Gesù è morto per darle (Giovanni 10:10). Quando ci accontentiamo della gentilezza non viviamo nell’amore di Dio ma nella paura, paura di deludere gli altri, paura di ciò che la gente pensa, paura della disapprovazione. Prima o poi, però, il peso di quella paura ci risucchierà.
Per una figlia di Dio, paura e amore sono completamente incompatibili. In 1 Giovanni 4:18 è scritto che nell’amore non c’è paura. Se viviamo nella fiducia dell’amore di Dio per noi, non saremo controllati da essa. Efesini 4:32 ci dice di essere benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri e di perdonarci a vicenda come Cristo ci ha perdonati. Filippesi 2:3 ci raccomanda di non fare nulla per rivalità o vanagloria ma, invece, stimare gli altri più di noi stessi. Tutto questo richiede molto di più di una gentilezza fine a se stessa, necessita di una tenace e coraggiosa benevolenza.
In conclusione: Gesù ci ha comandato di essere benevoli, non ha mai parlato di essere gentili. Non accontentarti di una vuota cordialità: sei stata chiamata per vivere e amare in modo più autentico di quello. Sii una donna coraggiosamente benevola.
Traduzione a cura di Jessica Sotera
Tematiche: Donne, Vita Cristiana
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