Ritieni la tua chiesa come vera “casa”?

 

Alcuni anni fa, una coppia sposata lasciò una chiesa in cerca di predicazioni domenicali che avrebbero richiamato maggiormente l’attenzione del loro figlio adolescente annoiato e indifferente. Purtroppo, si è rivelato un errore pazzesco. Il problema non era la predicazione, ma i genitori. Frequentavano sporadicamente, avevano rifiutato di aderire alla comunione e sembravano più felici quando il loro livello d’impegno calava. Ciò di cui il figlio aveva bisogno non era una predicazione piacevole, ma dei genitori consacrati — genitori che mostrassero un amore convinto per una chiesa locale (predicazione imperfetta e tutto il resto). Non sorprende che la predicazione nella nuova chiesa non abbia acceso un fuoco spirituale e che la famiglia presto abbia lasciato quella nuova chiesa con lo stesso vecchio problema. Il figlio, ormai ventenne, non ha più frequentato la chiesa.

In netto contrasto, di recente ho parlato con una famiglia che frequenta una chiesa in cui la domenica mattina c’era una frequenza media di 40-50 persone. I genitori sono membri da 17 anni. Uno dei fattori che inizialmente li ha attratti è stata la chiara opportunità di contribuire ed è esattamente ciò che hanno fatto da quando sono arrivati. Attualmente conducono il canto e lavorano con i bambini ed il marito è un anziano. Sebbene abbiano sempre lottato in ogni modo per la mancanza di un gruppo giovani e la scarsità di bambini dell’età dei loro figli, i loro ragazzi ora partecipano al ministero e sono amici di numerosi adulti nella congregazione (alcuni dei quali ne sono diventati mentori). Queste relazioni intergenerazionali sono state fonte di gioia sia per i genitori che per i loro figli.

Perché i giovani lasciano la chiesa in massa? Ci sono sicuramente molte ragioni e non esiste una strategia unica e sicura per trattenerli. Un fattore determinante dimostrato dalla ricerca, è che la maggior parte dei bambini che escono da una chiesa non hanno amicizie strette o relazioni di tutoraggio con gli adulti nella chiesa, mentre i bambini che rimangono hanno molte più probabilità di avere tali amicizie. Se ne deduce, quindi ,che le relazioni intergenerazionali sono importanti.

Questo è solo uno dei tanti motivi per cui il libro “Si sente come a casa: riscoprire la Chiesa come famiglia ti cambia Tutto” di Lee Eclov è una lettura importante e attuale. È un invito radicato nella Bibbia e scritto in maniera accattivante per vedere la propria chiesa locale principalmente come una famiglia, ma è anche una guida pratica per aiutarti a farla sentire e a farla funzionare sempre più in quel modo. Eclov ha servito nel ministero pastorale per oltre 40 anni, il che significa che conosce gli aspetti anche non piacevoli della comunità cristiana. Non c’è ingenuità qui, ma, accanto a una sana dose di realismo, c’è un affetto genuino e contagioso per la chiesa locale. Eclov scrive come un padre entusiasta esortando i suoi figli ad apprezzare ciò che lui apprezza. Il libro è pieno zeppo di storie, alcune divertenti ed altre profondamente commoventi.

 

Chiesa = Casa

Il libro è diviso in due parti: la prima parte esamina il piano biblico per la creazione della “casa di Dio”, la famiglia di Dio, appunto la chiesa. Attingendo principalmente dal libro di Ruth nell’Antico Testamento e dal libro di Filemone nel Nuovo Testamento, Eclov chiede di intrattenere relazioni familiari oneste e amorevoli all’interno della chiesa. Sostiene che concepire la chiesa principalmente come casa piuttosto che come una organizzazione ha un profondo effetto sui membri e sui responsabili della chiesa. Quando la chiesa è una casa,i nomi contano più dei numeri.

Investiamo nell’alta priorità di amarci l’un l’altro come modello per poi amare i perduti. Assumiamoci l’inefficiente responsabilità di prenderci cura degli individui, impariamo a lasciare le 99 per cercare una pecora smarrita, adoriamo in modo diverso quando adoriamo come famiglia ed anche i responsabili guideranno il loro gregge meglio come genitori che come amministratori. (21)

Concepire la chiesa principalmente come casa piuttosto che come organizzazione ha un profondo effetto sui membri e sui responsabili della chiesa.

 

Questo tipo di stretto coinvolgimento personale porta inevitabilmente a situazioni e relazioni difficili, poiché i peccatori e i deboli imparano a convivere (proprio come accade all’interno delle famiglie biologiche). Eclov è piacevolmente sincero riguardo alle sue debolezze, carenze e lotte per vivere all’interno della famiglia cristiana.

 

Rendi la tua chiesa una casa

La seconda parte esplora il modo in cui vari aspetti del ministero della chiesa rendono la chiesa una dimora per coloro che sono parte di essa. Vedersi e ascoltarsi durante il canto riunito, l’intenso socializzare tra i credenti più giovani e meno giovani, l’opportunità continua per le persone di condividere le proprie storie, la preghiera di gruppo, la condivisione della Cena del Signore e una predicazione piena di grazia: questi sono tutti mezzi che una chiesa ha per essere una famiglia. Lo stesso vale per l’impegno di accogliere e amare gli ospiti, che comprende pratiche come apprendere i nomi dei nuovi arrivati, invitarli nelle nostre case e aiutarli a crescere e legarsi con i loro fratelli spirituali.

Eclov chiama i pastori alla “piccola opera”, il lavoro inefficiente, di pregare e amare gli individui nella chiesa uno per uno e di seguire coloro che si allontanano. Chiama anche i laici ad essere famiglia l’uno per l’altro, in piccoli gruppi e in relazioni di tutoraggio. È importante sottolineare che la chiesa che vive come una vera famiglia non si chiude all’evangelizzazione, ma la facilita e la accresce. Alle persone solitarie del nostro mondo viene offerta una casa, un posto a cui appartenere: scorgono così un’immagine e sperimentano un assaggio della famiglia eterna di Dio, che si riunirà nella nuova creazione. Per i cristiani, l’esperienza di chiesa come famiglia ci porta a desiderare con nostalgia una casa eterna che non abbiamo ancora visitato.

 

Per i cristiani, la nostra esperienza di chiesa come famiglia

ci porta a desiderare con nostalgia una casa eterna che non abbiamo ancora visitato.

 

Mi piace questo libro non perché apre nuove basi bibliche o teologiche nel vedere la chiesa come famiglia, né perché è un manuale rivoluzionario sulla pratica della chiesa, né perché mi ha mostrato infinite cose che non ho mai visto prima nella Bibbia o in altri libri. Mi piace perché è un invito pratico, ben ragionato e generoso a prendere Dio nella Sua parola e a vedere e vivere la chiesa come una famiglia. Mi piace perché istruisce e allo stesso tempo ispira. Aumenta il mio desiderio di sperimentare la mia chiesa come famiglia e di condurre gli altri in questa stessa esperienza.

In un giorno in cui la chiesa è spesso concepita principalmente come un’organizzazione da gestire, dove i pastori sono professionisti, dove le generazioni più giovani non si sentono legate alla chiesa e spesso se ne vanno, dove molti senza Cristo desiderano ardentemente l’autenticità e le relazioni genuine, un libro del genere è un regalo particolare.

 

 

 

Tematiche: Chiesa, Comunione, Vita Cristiana

Stephen Witmer

Stephen Witmer 

 

E’ pastore alla Pepperell Christian Fellowship a Pepperell, Massachusetts ed insegna Nuovo Testamento al Gordon-Conwell Theological Seminary. È autore di Eternity Changes Everything e un corso di studio di 12 settimane sull’Apocalisse. Insieme a sua moglie Emma hanno tre figli.

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