Quattro buoni motivi per ripristinare l’adorazione di Dio in famiglia

 

Quali sono dei motivi convincenti per ripristinare il culto di famiglia nelle nostre chiese?
Anzi, perché ripristinarlo?

 

1. Siamo amministratori dei doni di Dio.

Il salmista insegna che i figli sono letteralmente doni del Signore (Salmo 127:3). Ciò spiega perché Dio condannò il popolo a Gerusalemme ai tempi di Ezechiele, per aver sacrificato i figli agli idoli. In quel modo, infatti, avevano distrutto una sua proprietà preziosa.

Prendesti inoltre i tuoi figli e le tue figlie, che mi avevi partoriti, e li offristi loro in sacrificio, perché li divorassero. Non bastavano dunque le tue prostituzioni, perché tu avessi anche a scannare i miei figli, e a darli loro facendoli passare per il fuoco?
Ezechiele 16:20-21

Non dimenticate questa importante verità: i nostri figli appartengono a Dio e noi siamo stati incaricati da lui di prenderci cura di queste anime eterne. Saremo quindi responsabili di ciò che facciamo con i figli che ha posto nelle nostre mani. Ciò significa che dobbiamo usare ogni mezzo che Dio ci ha dato per comunicare a loro l’Evangelo del nostro Signore Gesù Cristo. Questi sforzi saranno sempre accompagnati da un senso di responsabilità spirituale nel trasmettere la fede alla prossima generazione (Salmo 78:1-8; Romani 14:7). Il professor Neil Postman ha colto benissimo questo concetto quando dice: I figli sono dei messaggi viventi che mandiamo a un tempo che non vedremo.5

Il desiderio del nostro cuore per i nostri figli dev’essere come quello di Paolo per i Galati, che chiamò “figli miei, per i quali sono di nuovo in doglie, finché Cristo sia formato in voi”.

Solo Dio può darci questo incarico per un breve tempo, aspettandosi che ci prenderemo buona cura di questi preziosi piccoli doni, allevandoli in un contesto di ispirazione evangelica affinché conoscano Dio e lo facciano conoscere anche a generazioni non ancora nate (Salmo 22:30). Dio vuole quindi che propaghiamo il suo regno di generazione in generazione, principalmente mediante delle famiglie a lui devote (Malachia 2:15). Il desiderio del nostro cuore per i nostri figli dev’essere come quello di Paolo per i Galati, che chiamò figli miei, per i quali sono di nuovo in doglie, finché Cristo sia formato in voi (Galati 4:19). Paolo parla qui di persone che facevano parte della comunità dei credenti e che ascoltavano regolarmente la Parola. Dobbiamo essere come Paolo, impegnati al punto da sentirci in doglie finché non vedremo Cristo formato nei nostri figli.

Se Cristo è la nostra vita, cercheremo, in ogni respiro che Dio ci dà, di far conoscere Cristo ai nostri figli con le azioni oltre che con le parole (Atti 13:36; Salmi 78:1-8; Malachia 2:15). Le Scritture sono chiare: non dobbiamo vivere solo per noi stessi (Romani 14:7-9), ma anche per le generazioni future (Salmi 102:18).

 

2. Dio ha messo ogni vostro figlio nella vostra famiglia per un suo piano sovrano.

Dobbiamo riconoscere la mano di Dio sui nostri figli. È lui che li ha messi nelle nostre famiglie di credenti. Infatti, anche se si tratta di una famiglia dove un coniuge è «sotto un giogo che non è per» lui o lei, cioè dove solo uno dei genitori è un credente, la benedizione di Dio rimane comunque su di essa. 1 Corinzi 7:12-14 spiega:

Ma agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha una moglie non credente ed ella acconsente ad abitare con lui, non la mandi via; e la donna che ha un marito non credente, s’egli consente ad abitare con lei, non mandi via il marito; perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre ora sono santi.

I vostri figli non possono “assorbire” la salvezza per osmosi, né ereditarla geneticamente. Sono invece contenitori di un influsso santificante celeste perché si trovano nella sfera d’influenza dell’Evangelo. Dato che Dio, per sua grazia sovrana e per il suo piano provvidenziale, ha posto alcuni ragazzi in famiglie dove l’Evangelo viene insegnato e vissuto, ogni genitore credente può sperare che Dio intenda salvarli (Giovanni 5:34; 2 Pietro 3:15).

Paolo continua poi, dicendo, in 1 Corinzi 7:16: “Perché, tu, moglie, che sai se salverai tuo marito? E tu, marito, che sai se salverai tua moglie?” In altre parole, se il vostro coniuge non credente acconsente a vivere con voi, non mandatelo via, ma siate grati di avere l’opportunità di influenzarlo. E se un coniuge credente può influenzare un coniuge non credente, certamente un genitore credente può, anche da solo, influenzare i suoi figli.

Timoteo è un buon esempio. Leggiamo infatti in Atti 16:1 che crebbe in una famiglia di questo genere, con un padre greco non credente, eppure sua madre e sua nonna gli insegnarono bene le Scritture che gli impartirono la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù (2 Timoteo 3:15). Timoteo divenne un grande ministro dell’Evangelo, usato da Dio nonostante il fatto che il padre non credeva. Non dobbiamo semplicemente riconoscere la sovrana opera di Dio nelle nostre famiglie, ma anche usare ogni mezzo stabilito da Dio per cercare di instaurare e coltivare continuamente nelle nostre abitazioni il culto quotidiano di Dio. È un ideale che Dio ci comanda di mettere in atto. Dice infatti, in Ecclesiaste 12:1: “Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza”. Come si può conoscere il proprio Creatore nei giorni della giovinezza se i genitori non gli presentano ogni giorno Cristo? Dio vuole che i genitori usino ogni mezzo a loro disposizione per insegnare ai figli finché sono giovani, malleabili e naturalmente influenzati dai loro insegnamenti, soprattutto a causa dei sentimenti naturali che provano verso di loro.

 

3. Il culto di famiglia ci prepara al culto pubblico.

Il culto di famiglia non è però un esercizio isolato. Dobbiamo vederlo come una parte essenziale di un triplice approccio all’adorazione di Dio: mediante il culto privato, di famiglia e pubblico. Solo il nostro culto privato, che è l’inizio e il fondamento di tutto ciò che facciamo come credenti, ci preparerà sufficientemente per influenzare la famiglia che ci ha così generosamente dato.

La nostra vita dev’essere un esempio pio, coerente e amorevole per i nostri figli, piena di gioia e di lode a Dio e tesa a introdurre Dio, la sua Parola e la sua lode nelle nostre abitazioni. Dobbiamo sforzarci di riflettere su Dio, parlare della sua gloria e lodarlo. Se queste cose diventano un’abitudine a casa, sarà più facile per la famiglia entrare nella casa di Dio nel giorno del Signore pronta a offrirgli un culto fervente in spirito e in verità (Giovanni 4:19-24).

Avranno già adorato Dio per abitudine gli altri sei giorni, nel culto sia privato che di famiglia, e il culto pubblico seguirà naturalmente. I bambini che crescono in una famiglia di questo genere sapranno che il culto non è un’attività che si accende e si spegne, ma comprende tutta la vita (Deuteronomio 6:6-9).

Vivranno l’inizio e/o il culmine delle attività spirituali di ogni giorno nel culto di famiglia, che comprende lode, preghiera e la Parola. In una famiglia che adora Dio e gli porta frutto, impareranno già presto che il giorno del Signore è un giorno beato, il culmine di tutte le attività della settimana: l’adorazione di Dio in ogni aspetto della vita!
La mancanza di vigore di molte chiese odierne può essere attribuita direttamente al gran numero di famiglie che frequentano quelle chiese vivendo un cristianesimo che si limita alla domenica mattina.

È un ovvio risultato della continua mancanza di adorazione di Dio in privato. Le statistiche rivelano che solo l’undici percento di tutti i cristiani professanti in America leggono parte della Bibbia ogni giorno. Se così pochi passano del tempo in solitudine con Dio, non deve sorprenderci il fatto che il culto abitudinario di famiglia è praticamente inesistente.

Se i padri di famiglia riconoscono ogni giorno la presenza di Dio e amano sempre più Cristo, lo dimostreranno nella loro attività pastorale sulla famiglia. Il culto pubblico il giorno del Signore sarà quindi trasformato dalla loro vitalità.

 

4. Il declino spirituale della nostra nazione.

Ascoltate la sfida di Giosuè alla nazione di Israele:

Dunque temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà; togliete via gli dèi ai quali i vostri padri servirono di là dal fiume e in Egitto, e servite il Signore. E se vi sembra sbagliato servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri servirono di là dal fiume o gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore.
Giosuè 24:14-15

 

Concordo con l’individuo che disse: “La chiesa e la nazione seguono la direzione in cui va la famiglia”. Molti anni fa, in Groenlandia, c’era un’usanza interessante. Ogni volta che uno straniero bussava a una porta, chi era in casa gli chiedeva: “Chi è?” E lo straniero rispondeva: “Dio è a casa vostra?” Se la risposta era affermativa, entrava in casa6.

Se qualcuno venisse a casa vostra oggi e vi facesse la stessa domanda, che cosa direste? Dio è a casa vostra? È la vita e il respiro della vostra famiglia? È prezioso, o almeno sta diventando prezioso, per ognuno di voi? Il nome di Gesù Cristo è esaltato?

Perché la nostra nazione è così empia? Perché la maggior parte delle chiese odierne sono prese da una tale apatia spirituale? Perché le case di tanti cristiani professanti sono solo gusci di formalità in una tale disunità spirituale? La Bibbia ci insegna che uno dei motivi principali di questo doloroso declino è il fatto che le nostre chiese sono in genere prive di uomini che hanno deciso, come Giosuè, di guidare le loro famiglie ogni giorno nell’adorazione del Dio vivente.

Paolo disse agli uomini della chiesa di Corinto di comportarsi virilmente (1 Corinzi 16:13). Oggi il concetto di virilità è stato ridefinito in maniera carnale. La Bibbia però descrive il vero capofamiglia come una persona che conduce i familiari nel culto quotidiano del Dio vivente (Efesini 6:4). Se non sapete bene come farlo, desiderate per lo meno imparare? Il benessere eterno delle anime che vivono sotto il vostro tetto vi stimola al dovere?

Le Scritture insegnano che la chiesa è la chiave nel determinare se gli uomini agiscono da veri uomini. Quando la chiesa è davvero la chiesa, guidata da uomini spiritualmente forti che producono altri uomini di simile tempra, possiamo aspettarci che essa farà da lievito a tutta la cristianità.

Perché oggi Dio giudica la nostra nazione? Alcune famiglie nelle nostre chiese hanno seguito le vie idolatre del mondo e hanno abbandonato il culto quotidiano del Dio vivente nelle loro famiglie, e la chiesa è diventata quindi come il mondo. Leggiamo in Salmi 79:6-7:

Riversa l’ira tua sulle nazioni che non ti conoscono e sui regni che non invocano il tuo nome…

Perché?
…poiché hanno divorato Giacobbe, e hanno desolato la sua dimora.

Dio dice che le nazioni sono fatte di famiglie. Quando le nazioni sono punite da Dio, si può giustamente dedurre che la diffusa negligenza di adorare il Dio vivente come famiglie ne sia la causa! L’ira ricade quindi sulle famiglie di una nazione. Infatti, questa negligenza spirituale delle anime che fanno parte di ogni famiglia è pari alla distruzione e devastazione di una nazione!

Quest’ira è anche il risultato del peccato dell’egoismo. Leggiamo in Romani 14:7-9:

Poiché nessuno di noi vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso; perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; sia dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore. Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore dei morti e dei viventi.

Perché morì Gesù? Per produrre un popolo che gli fosse devoto, che vivesse non solo per se stesso, ma per servire gli altri, soprattutto comprendendo il suo ruolo nello svolgimento del piano redentivo di Dio. Quando insegnate ai vostri figli a conoscere Dio, non dimenticatevi che un giorno saranno genitori, e insegneranno ai loro figli (i vostri nipoti) che a loro volta insegneranno ai vostri pronipoti! Dio non giudica solo noi oggi, ma giudicherà anche loro un giorno.

 

 

Questo articolo è un estratto del libro “Adorare Dio in famiglia” (Ed. Coram Deo)

Adorare Dio in famiglia

 

Tematiche: Adorazione, Famiglia, I nostri libri

Jerry Marcellino 

Jerry Marcellino 

 

E’ pastore della chiesa Audubon Drive Bible Church dal 1993 (audubonchurch.org). Nato a Los Angeles ma di chiare origini italiane. Il padre è un celebre musicista e produttore. Jerry è autore di libri, articoli e conferenziere internazionale. Ha un peso per la formazione e per coloro che non credono. È uno dei fondatori della FIRE Fellowship, network di chiese, pastori e membri di chiesa accomunati da una medesima visione di fede e di vita e di Coram Deo Italia.
È sposato con Dawn e hanno 7 gli. Jerry è autore del libro “Adorare Dio in famiglia” ed. Coram Deo.

© Coram Deo

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