Qual è il lavoro del pastore?

Un ruolo cruciale

 

I conduttori ricoprono un ruolo fondamentale in ogni chiesa, e ci riferiamo a loro come pastori e anziani perché questo è ciò che fa la Bibbia (cfr. Atti 20:17,28; Tito 1:5,7; 1 Pietro 5:1-2).

La tua abilità nello svolgere il tuo lavoro come membro della chiesa dipende dalla capacità dei pastori e degli anziani di svolgere il loro. Il tuo lavoro è quello di essere un sacerdote-re. Gesù ti ha affidato il compito di vigilare sui fatti e sulle persone che si occupano del vangelo e di estendere la notizia del vangelo sulla terra facendo discepoli.

 

Ma qual è il lavoro del pastore?

 

Nell’emergere dal COVID-19, per le chiese è più importante che mai poter rispondere a questa domanda a causa dell’impatto che le quarantene dovute al Coronavirus hanno avuto sulla fiducia al loro interno: fiducia tra i membri e verso i conduttori. Ci occuperemo di questo più avanti, ma parte della ricostruzione della fiducia si basa proprio sul conoscere esattamente quale sia il lavoro di un pastore.

Una breve descrizione di questo potrebbe essere che il suo lavoro è equipaggiarti perché tu possa fare il tuo.

 

Apprendiamo questo in Efesini 4:11-16. L’apostolo Paolo ci dice che Gesù ha dato alla sua chiesa alcuni doni, tra cui i pastori (v. 11). Poi aggiunge il perché ci abbia fatto questo dono: “…per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo” (v. 12). Il lavoro del pastore quindi è preparare i santi a svolgere il loro. Ci insegnano come “evangelizzarci” l’un l’altro, a questo scopo:

“Ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa in colui che è il capo, cioè Cristo. Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore nella misura di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore” (vv. 15-16).

Quindi ogni parte del corpo ha del lavoro da svolgere. Tutti partecipiamo nel progetto di costruire il corpo nell’amore. E i pastori ci insegnano e ci preparano a questo scopo.

I culti settimanali, quindi, sono un tempo di formazione per il nostro lavoro. Permettono a chi svolge il ruolo di pastore di equipaggiare chi svolge il ruolo di membro affinché conosca più profondamente il vangelo, viva nel vangelo, protegga la testimonianza dell’evangelo della chiesa, si condivida il vangelo nelle vite dei credenti e di coloro che ancora non lo sono.

Se Gesù affida ai membri il compito di crescere e incoraggiarsi l’un l’altro nell’evangelo, ai pastori affida il compito di insegnar loro a fare questo. Se i pastori non svolgono bene il loro lavoro, nemmeno i santi saranno in grado di farlo.

 

LAVORO DEGLI ANZIANI + LAVORO DEI CREDENTI = PROGRAMMA DI DISCEPOLATO DI GESÙ

 

Quando metti insieme il lavoro degli anziani e quello dei credenti cosa ottieni? Il programma di discepolato di Gesù.

Non è un programma che puoi acquistare in una libreria cristiana, un pacchetto che arriva con il libro per l’insegnante, quello per lo studente, e i poster da appendere sui muri della classe della scuola domenicale. Si trova in Efesini 4.

 

Fornire strumenti insegnando

 

Il ministero che porta a fornire strumenti spirituali per un anziano o un pastore si basa sul suo insegnamento e sulla sua vita. Troviamo la formula nelle istruzioni che Paolo dà a Timoteo: “Abbi cura di te stesso e dell’insegnamento, persevera in queste cose perché, facendo questo, salverai te stesso e coloro che ti ascoltano” (1 Tim. 4:16).

 

Prendiamone uno alla volta.

Uno dei tratti principali che distinguono un anziano dai credenti è che sia “atto ad insegnare” (1 Tim. 3:2).  Ciò non significa che un anziano debba salire sul pulpito, stare di fronte a migliaia di persone e intrattenerli con la sua saggezza e ironia. Significa che se hai difficoltà a comprendere la Bibbia o ad affrontare una situazione difficile nella tua vita, sai che puoi fermarti a casa sua a chiedere aiuto e ti verrà data una risposta biblica. Sei fiducioso che, quando apre la Bibbia, non dice cose insensate, ma provvede per te una fedele interpretazione. Insegna “cose che siano conformi alla sana dottrina” (Tito 2:1).

 

Una domenica pomeriggio, leggi le tre lettere di Paolo ai due pastori, Timoteo e Tito, e sottolinea tutti i riferimenti all’insegnamento. Sì, la tua mano potrebbe stancarsi.

Per citarne solo uno: Paolo dice nella Seconda Lettera a Timoteo che quest’ultimo si deve attenere al modello delle sane parole che ha udito da Paolo (2 Tim. 1:13). Ciò che ha udito da Paolo lo deve poi affidare a uomini fedeli che saranno in grado di insegnarle ad altri (2:2). Deve essere diligente nell’insegnare correttamente la parola di verità (v. 15). Deve evitare discorsi vani, che deviano dalla verità (vv. 16, 18). E deve insegnare ed istruire solo come Dio vuole, sapendo che il ravvedimento porterà alla conoscenza della verità (vv. 24-25). Paolo conclude ordinando a Timoteo di persistere nel predicare la parola, correggendo, riprendendo, e incoraggiando con grande pazienza (4:2).

 

Il ritratto di Paolo per Timoteo e Tito è quello di un lavoro lento, paziente, quotidiano, nel cercare di far crescere i credenti nella santificazione.

Un anziano non forza ma insegna, perché un atto forzato di santificazione non è per niente santificazione. Un atto di fede è scelto volontariamente da un cuore rigenerato nel Nuovo Patto. 

 

OGNI PARTE DEL CORPO HA DEL LAVORO DA FARE.

TUTTI PARTECIPIAMO AL PROGETTO DI COSTRUIRE IL CORPO NELL’AMORE. 

 

Quando gli anziani insegnano, la congregazione comincia a servire e a compiere buone azioni. Una meravigliosa immagine di questo modello ci è presentata in Atti 16, quando Paolo e i suoi compagni si presentano per la prima volta a Filippi. Paolo insegna ad un gruppo di donne, inclusa una di nome Lidia. “E il Signore aprì il suo cuore per dare ascolto alle cose dette da Paolo” (v.14). Lui la battezza. Poi lei dice a Paolo e ai suoi compagni: “Se mi avete giudicata esser fedele al Signore, entrate in casa mia e fermatevi”. Luca, che sta scrivendo, conclude: “E ci costrinse ad accettare” (v.15). Quindi Paolo predica, Lidia è salvata, e si mette immediatamente all’opera esercitando l’ospitalità!

 

Fornire strumenti dando l’esempio

 

Gli anziani non insegnano soltanto. Devono anche essere di esempio per il gregge che è stato loro affidato. “Esorto gli anziani che sono fra voi” insegna Pietro “pascete il gregge di Dio che è fra voi” (1 Pietro 5:1-2). Come lo possono fare, Pietro? “Essendo i modelli” risponde (v.3).

 

Un anziano lavora chiamando le persone ad imitarlo. Così insegna Paolo ai Corinzi: “Vi esorto, dunque, a divenire miei imitatori. Per questa ragione vi ho mandato Timoteo, che è mio figlio diletto e fedele nel Signore, che vi ricorderà quali sono le mie vie in Cristo e come insegno dappertutto e in ogni chiesa” (1 Cor. 4:16-17).

A volte i cristiani sono sorpresi quando cercano la descrizione del lavoro dell’anziano nella Bibbia, perché scoprono che gli autori sono più sistematici nel descriverne il carattere (1 Tim. 3:2-7; Tito 1:6-9).

È interessante anche notare che queste descrizioni contengono attributi che dovrebbero appartenere ad ogni cristiano: essere sobrio, capace di autocontrollo, rispettabile, ospitale, non dedito a molto vino, non violento ma gentile, non contenzioso, non amante del denaro, e così via. Non dovrebbero essere cose a cui aspira ogni cristiano? Le uniche eccezioni sono “atto ad insegnare” (1 Tim. 3:2) e “non sia un neoconvertito” (v. 6).

Ci si potrebbe chiedere perché Paolo non richieda, beh, qualcosa di più straordinario dagli anziani, come “una documentata esperienza nel condurre grandi organizzazioni”, di aver “fondato non meno di  sette orfanotrofi”, o di aver “condotto una campagna di risveglio spirituale che ha portato alla conversione di centinaia di persone”. Il motivo, credo, ci riporta all’idea dell’anziano che debba essere un esempio. Oltre che essere atto ad insegnare, la sua vita dev’essere qualcosa che gli altri cristiani possano imitare.

Gli anziani non costituiscono una “classe” separata di cristiani, come la suddivisione tra aristocratici e gente comune, o come tra i sacerdoti medievali e i laici. Fondamentalmente, un anziano è un cristiano e un membro di una chiesa che è stato scelto da Dio perché il suo carattere è esemplare ed è atto ad insegnare. 

 

La differenza tra un anziano e un membro, sebbene designata formalmente da un titolo, è prevalentemente una differenza di maturità, non di classe.

Come un genitore con un bambino, l’anziano richiama costantemente i membri verso e dentro la maturità. È un ministero distinto, certamente. E non ogni cristiano maturo può essere qualificato a diventarlo. Tuttavia il punto che rimane fermo è che l’anziano si sforza di duplicare se stesso, nell’insegnare e al contempo nell’imitare Cristo (cfr. 1 Cor.4:16; 11:1).

Parlando figurativamente, lui mostra come si usa il martello e la sega, poi mette gli attrezzi in mano ai fedeli. Suona una scala al pianoforte o fa vedere i suoi palleggi con la palla, poi chiede agli altri di ripetere ciò che lui ha fatto.

 

Essere pastore/anziano, si potrebbe dire, rende la vita un esercizio di mostra-e-spiega.  Vi ricordate di cosa si tratta, vero? Porti un gioco in classe, spieghi ai tuoi compagni cos’è e glielo fai vedere. Puoi anche farglielo provare e vedere se lo sanno usare.

Così è la vita di un pastore o di un anziano. Dice alla sua chiesa: ”Lasciate che vi insegni la via della croce. Guardate me che la percorro. Ecco come si affrontano le sofferenze. Ecco come si amano i bambini. Ecco come si parla del vangelo. Ecco cosa sono la generosità e la giustizia. Lasciate che vi mostri come essere coraggiosi nella verità e teneri verso il cuore rotto”.

 

Qual è il nostro lavoro come membri nei confronti dei nostri anziani? L’autore della lettera agli Ebrei lo espone brevemente: “Ricordatevi dei vostri conduttori, che vi hanno annunziato la parola di Dio e, considerando il risultato della loro condotta, imitate la loro fede”. (13:7).

 

Questo articolo è stato adattato dal libro Riscoprire la chiesa: perché il corpo di Cristo è essenziale di Collin Hansen e Jonathan Leeman.

 

 

Traduzione a cura di Alessia Pescarmona

 

Tematiche: Chiesa, Pastorato, Predicazione, Vita Cristiana

Jonathan Leeman

Jonathan Leeman 

 

Jonathan Leeman è il capo redattore del ministero di 9Marks. Ha conseguito un master in scienze politiche. Dopo la chiamata al ministero, Jonathan ha ottenuto un Master of Divinity e un dottorato in teologia, lavorando come pastore ad interim.

Oggi è il curatore dei libri di 9Marks e del 9Marks Journal, ed è co-conduttore di Pastors Talk.  Ha scritto per diverse pubblicazioni ed è autore o curatore di numerosi libri.

Jonathan vive con sua moglie e le quattro figlie vicino a Washington, DC e serve come anziano presso la Chiesa Battista Cheverly. Insegna come docente a contratto presso il Midwestern Baptist Theological Seminary, il Southern Baptist Theological Seminary e il Reformed Theological Seminary.

E’ autore di numerosi libri, tra cui “Essere un membro di Chiesa (Coram Deo, 2020), “La disciplina di Chiesa(Coram Deo, 2020) e Riscoprire la Chiesa (Coram Deo, 2021).

© crossway.org, © Coram Deo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.