Pronti per il culto: cinque modi per essere davvero presenti durante l’adorazione

 

 

 

 

In diversi momenti della settimana mi alleno con un gruppo di uomini in un parco del centro. Un giorno mi sono lamentato con il mio compagno di allenamento perché non vedevo grandi risultati. Lui mi ha risposto: “Beh, è possibile che tu non veda molti risultati perché non ci hai messo molto impegno”.

Ahia. Aveva ragione!

Può succedere qualcosa di molto simile riguardo al modo in cui viviamo il culto comunitario, in chiesa. Riceviamo molto poco da esso perché, francamente, ci mettiamo davvero poco del nostro. Siamo fisicamente presenti, ma spiritualmente distaccati.

Il distacco nell’adorazione è stato, fin dall’inizio, un grande peccato del popolo di Dio. Attraverso il profeta Isaia, Dio disse: “Poiché questo popolo si avvicina a me solo con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me, e il loro timore di me è solo un comandamento insegnato da uomini” (Isaia 29:13). Settecento anni dopo, Cristo ribadì le stesse parole di Isaia: “Invano mi rendono un culto” (Matteo 15:9).

C’è, forse, un commento peggiore del sentirsi dire che è tutto fatto invano, considerando che viene da Colui che, in teoria, dovremmo adorare? Eppure, probabilmente questa vanità è colpa di ognuno di noi, molto più di quanto preferiremmo ammettere. È molto facile fare tutte le mosse proprie dell’adorazione senza, però, metterci il nostro cuore.

Ecco cinque regole che stimolano il coinvolgimento e che possono aiutarci a mettere più impegno nell’adorazione corporativa.

 

1 – Preparati in anticipo

La domenica è un giorno di riposo per i credenti, ma sono convinto che sia il giorno in cui Satana lavora di più. Se non riesce a creare qualche litigio in famiglia, almeno ti aiuterà a dimenticare dove hai lasciato le chiavi prima di uscire per andare in chiesa. Forse non riuscirà a tenerti fisicamente fuori dalla chiesa, ma farà del suo meglio per tenere il tuo cuore occupato altrove.

Non possiamo prevenire tutti i problemi, ma un po’ di preparazione fa molto. Dal punto di vista logistico, fa’ il possibile per ridurre al minimo i problemi: prepara in anticipo i vestiti e i soldi per l’offerta e fa’ colazione in modo che la pancia non si faccia sentire più del predicatore.

Più si cerca il Signore durante la settimana, più si capirà e si trarrà profitto dall’adorazione della domenica. Per questo motivo la chiesa che frequento mette a disposizione in anticipo il brano delle Scritture e i canti per la domenica. Ripassateli in modo da conoscerli bene e da essere pronti all’incontro con Dio prima di arrivare in chiesa. I nostri cuori si infiammano più facilmente nell’adorazione quando i carboni sono già caldi.

 

2 – Ricorda che Dio è l’oggetto della nostra adorazione

Diciamo che il motivo per cui ci riuniamo in adorazione è Dio, ma quante volte le nostre riflessioni dopo l’adorazione tradiscono la nostra vera mentalità? Mi è piaciuto il sermone? La musica era del genere che preferisco?  C’era qualcuno che mi ha fatto piacere vedere? Queste domande, comuni alla maggior parte di noi, riflettono l’osservazione di Martin Lutero secondo cui l’uomo è “curvo su se stesso”.

Quando siamo così ricurvi su noi stessi da pensare che ciò che conta di più sia la nostra esperienza, ci perdiamo la benedizione di lasciarci meravigliare da Colui che è infinitamente più grande di noi. Quando rendiamo l’adorazione una cosa che riguarda la nostra esperienza piuttosto che la gloria di Dio, ci mettiamo al posto di Dio, come se il suo unico ruolo fosse quello di intrattenerci.

Dobbiamo ricordare che è Dio l’oggetto [il soggetto] della nostra adorazione. Egli guarda, al di là dell’aspetto esteriore, al cuore (1 Samuele 16:7).

 

3 – Non sei uno spettatore, partecipa

Cosa succede ogni sabato d’autunno negli stadi di football universitario di tutto il Paese? Come qualcuno ha detto, 80.000 persone che hanno un disperato bisogno di fare esercizio fisico stanno a guardare 22 persone che hanno un disperato bisogno di riposare.

Le chiese tendono a replicare questo stesso approccio. Prima della Riforma, il culto era vicario: una congregazione si riuniva per guardare il clero fare il lavoro spirituale. Anche oggi, tuttavia, molte chiese sono tornate a quel modello: ci si presenta semplicemente per guardare un gruppo di lode o ascoltare un predicatore.

Eppure non siamo chiamati a essere spettatori, ma a partecipare. Quando ci riuniamo nel culto d’adorazione, ci andiamo per adorare e dovremmo essere pienamente impegnati – cuore, anima, mente e forza – nel lodare il Dio vivente.

Cosa fa, quindi, uno che partecipante al culto?

Combatte la distrazione: che la potenziale distrazione sia la pancia che brontola, il vestito totalmente fuori moda che indossa la donna davanti a voi o l’uomo che canta stonato dietro di voi, adora Dio offrendo a Lui la tua completa attenzione.

Canta di cuore: Dio ha creato la tua voce ed è contento quando il tuo cuore trabocca attraverso di essa, anche se il suono non è dei migliori. Un giorno saremo tutti in grado di ascoltarci l’un l’altro con le stesse orecchie santificate con cui oggi Dio riceve le nostre lodi. Nel frattempo, ricorda che l’unica cosa che può rendere la nostra voce accettabile a Dio è ciò che Gesù ha fatto per noi.

Partecipa al sermone: non essere passivo, mentre la Parola viene predicata. Io presto maggiore attenzione se leggo il brano in anticipo, tengo la Bibbia aperta per tutto il tempo e prendo appunti. Forse tu farai cose diverse, ma il risultato deve essere lo stesso: quando il seme della Parola viene gettato, trova un terreno morbido in un cuore pronto e ricettivo.

Porta il sermone con te: quando esci dalle porte della chiesa, il tuo lavoro non è certo finito. Matthew Henry parla con grande saggezza: “Pensiamo forse che quando il sermone è finito, la cura sia finita? No, allora inizia la più grande delle cure”.

Proprio come il mio compagno di allenamento mi ha sfidato a investire di più nell’allenamento per vedere risultati migliori, dovremmo chiederci onestamente: “Vengo per partecipare al culto o mi considero uno spettatore, che sta a guardare mentre gli altri fanno tutto il lavoro?”.

 

4 – Sii un instancabile incoraggiatore

Ebrei 10:25 è spesso usato come promemoria della necessità del culto corporativo, ed è giusto, ma spesso trascuriamo il versetto 24: “Consideriamo gli uni gli altri, per incitarci ad amore e a buone opere”. Uno dei motivi principali per cui ci riuniamo è quello di incoraggiarci.

Cosa significa incoraggiarsi a vicenda? Significa prendersi cura intenzionalmente delle anime degli altri e indirizzarsi reciprocamente a Gesù. Il ministero dell’incoraggiamento è un ministero poco conosciuto, ma come pastore non riesco a pensare a un dono più grande che esorterei i miei collaboratori a coltivare e a diffondere nella chiesa.

 

5 – Cerca di interagire con chi è in visita

La maggior parte di noi sa quanto possa essere intimidatorio visitare una nuova chiesa e il calore delle persone può fare la differenza. Abbiamo avuto molti ospiti nel corso degli anni e l’osservazione più comune che fanno riguarda sempre il calore con cui vengono accolti.

A meno che non siate uno di quei pochi a cui riesce facile conoscere nuove persone, interagire con chi è in visita può essere difficile. L’incertezza e l’insicurezza la fanno da padrone: L’ho già incontrato? Penserà che sono strano se vado a fare conversazione? Non lasciate che le insicurezze vi impediscano di fare ciò che Dio vuole e di cui quei visitatori hanno bisogno. Andate, presentatevi (anche se vi siete già incontrati e avete dimenticato i loro nomi). Chiedete a qualcuno che è solo di sedersi con voi. Presentate un visitatore a qualcun altro.

Potreste anche decidere di aggiungere uno o due posti in più al tavolo del pranzo, in modo da poter invitare gli ospiti. Indipendentemente dalle carenze della vostra chiesa, se date da mangiare alle persone, continueranno a tornare. Il buon cibo copre una moltitudine di debolezze.

Mi rendo conto che tutto questo può essere pesante, soprattutto se il vostro modello è stato quello di partecipare al culto in modo distaccato. Le vecchie abitudini sono dure a morire, ma ricordate, Gesù è venuto per questo. Come disse alla Samaritana, in Giovanni 4:23, il Padre cerca adoratori. Gesù non è venuto solo per darci la vita eterna, ma anche per darci il suo Spirito, che ci stimola dall’interno a rendere al Padre un culto che gli piaccia.

Quello che il Padre cerca, lo Spirito lo renderà possibile alla gloria del Figlio. E allora, questa domenica, andiamo ad adorare Dio.

 

 

Tematiche: culto, Vita Cristiana

Alex Mark

Alex Mark

MDiv, Reformed Theological Seminary, Charlotte

Dal 2013 è pastore senior della First Scots Presbyterian Church (PCA) a Beaufort, Carolina del Sud. Alex e sua moglie Stefany hanno tre figli: Joshua, Charlie e Samuel.

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