È domenica sera, dopo una giornata di lode e adorazione con il popolo di Dio. Il culto musicale è una parte davvero importante della nostra vita comunitaria insieme. Ma non credo che abbiamo mai approfondito il testo di una canzone in una delle nostre domande del podcast. Lo facciamo allora oggi.
“Ciao, pastore John! Il mio nome è Samuel e sono un giovane responsabile della musica nella mia chiesa.
Il gruppo di adorazione della mia chiesa ha un problema di tipo dottrinale con una nuova canzone: “What A Beautiful Name”. Una canzone ampiamente acclamata a motivo della sua orchestrazione e della riflessione che porta sulla gloria di Dio e sulla regalità di Cristo.
Tuttavia, il mio team di adorazione trova discutibile il testo della seconda strofa:
“Non volevi il paradiso senza di noi / Così Gesù, hai fatto scendere il cielo”.
Il nostro dubbio è questo, l’affermazione: ‘Non volevi il paradiso senza di noi’ non implica forse un’affermazione tipica di un vangelo antropocentrico ?”
L’affermazione non è necessariamente falsa, ma le implicazioni potrebbero essere devianti.
Questa è la nostra paura. Inoltre, la parola “così” è usata come congiunzione, a significare che l’ affermazione successiva “hai fatto scendere il cielo” sia legata alla prima; cioè di non volere il paradiso senza di noi.
Proprio come la parola “quindi”, la parola “così” implica che il cielo è stato abbassato come conseguenza del fatto che Dio non volesse il paradiso senza di noi.
Credi che questi testi siano biblicamente validi?”


 

Permettetemi un’introduzione generale e poi di entrare nello specifico successivamente perché amo questo argomento e il fatto che qualcuno se ne preoccupi.
La prima cosa che voglio fare è lodare Dio perché un gruppo di adorazione si confronta con problemi di verità bibliche nei testi delle canzoni.
Questa è davvero una buona notizia.
È un buon segno, e spero che tutti i responsabili della lode nelle chiese che sentono questo podcast, siano incoraggiati a fare lo stesso.
Uno dei motivi per cui questa è davvero una buona notizia è che una comunità impara la teologia non solo con la predicazione che ascolta, ma anche con i canti che la canalizzano fino nelle profondità dell’anima.
Storicamente, gli innari della chiesa, insieme alla predicazione, sono stati uno dei mezzi d’insegnamento più potenti della chiesa.
Posso immaginare che in alcune chiese, i canti siano davvero decisivi nel determinare il modo in cui la verità biblica viene trasmessa e accolta, perché la predicazione spesso è alquanto carente quando si tratta di insegnamento dottrinale.
Naturalmente, anche le canzoni possono essere molto carenti.
Puoi cantare canzoni molto superficiali ma che ripetono anche grandi frasi come “il suo nome è grandioso”.
È vero, ma il testo dice perché il suo nome è grandioso o perché la croce sia il fondamento della sua grandezza?
Dico amen al confrontarsi con questi problemi dottrinali e raccomando a ogni gruppo di adorazione di essere vigile sui testi che la propria chiesa canta.

La seconda cosa che vorrei dire è che gli ultimi trent’anni, forse quarant’anni, sono stati un periodo incredibilmente fruttuoso per scrivere nuovi testi e nuova musica per la chiesa.
Questa è una grande cosa.
Questo è un grande segno di vita. Il salmista dice cinque volte: “Cantate al Signore un canto nuovo” (Salmo 33:3; 96:1; 98:1; 144:9; 149:1).
Gesù disse, per equilibrare le cose, “Perciò ogni scriba (si potrebbe dire ogni responsabile della musica) ammaestrato per il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e vecchie” (Matteo 13:52).
Ciò significa che dati i sostanziosi, ricchi, profondi, vecchi inni che parlano di verità dottrinali nutrienti, e date le molte nuove canzoni degli ultimi trent’anni che sono dottrinalmente solide, che esaltano Cristo, ricche di vangelo e incentrate su Dio, non c’è motivo per nessuna chiesa di cantare canzoni fuorvianti o addirittura dottrinalmente discutibili.
Non è come se qualsiasi gruppo di lode che ha accesso a Internet sia costretto in un angolo, non sapendo cosa cantare o addirittura dovendo per forza cantare qualcosa di dottrinalmente sbagliato.
Perché ci sono centinaia di gloriose, ricche, belle canzoni sia contemporanee sia vecchie.
La mia prima risposta a Samuel è questa: usa il vecchio e il nuovo, il fondamento solido e il bello, usali.
Voi siete insegnanti nella Chiesa. Lascia che questo concetto si radichi.
Giacomo dice:
“Fratelli miei, non siate in molti a far da “responsabili della lode” (poiché siete insegnanti) sapendo che ne subiremo un più severo giudizio (Giacomo 3:1).
Non lasciate che molti tra voi diventino responsabili della lode perché, in quanto insegnanti, sarete giudicati più severamente.
Subito dopo il pastore vengono i responsabili della lode, che scelgono quale insegnamento viene trasmesso mentre le persone aprono i loro cuori cantando e assimilano tutte queste verità (o non-verità) che i responsabili della lode hanno proiettato sullo schermo di fronte a loro.

Ora, in merito al testo specifico di cui Samuel è preoccupato.
C’è un filo conduttore comune nell’insegnamento trasmesso da alcune canzoni oggi che mi sembra manchi dell’importanza della passione di Dio per la sua stessa gloria sopra ogni cosa.
Permettetemi di ripeterlo.
C’è un filo conduttore comune nell’insegnamento trasmesso da alcune canzoni oggi, che mi sembra manchi dell’importanza della passione di Dio per la sua stessa gloria sopra ogni cosa.
La mia sensazione è che fino a quando una comunità non sarà devastata dall’oltraggio e dall’orrore del proprio peccato percependolo come condizione umiliante e sminuente per la gloria di Dio, unitamente ad una maestosa visione della gloria, della giustizia, della santità e dell’ira di Dio,
fino a quando queste due componenti non saranno insegnate e sentite nel profondo, la realtà della grazia e della misericordia di Dio non saranno correttamente conosciute e amate dalla comunità.
Mi interessa davvero, quindi, cosa cantiamo quando ci riferiamo alla grazia di Dio.
Mi sembra che ci sia una tendenza, o una direzione comune nelle canzoni, che portano a presumere che i dolori, la vergogna e le difficoltà nella vita delle persone, siano uno sfondo sufficiente (uno sfondo pessimo) per far conoscere la superiorità dei misteri della gloria del Vangelo su tali circostanze negative.
Non credo che sia il metodo giusto.
Non credo che i dolori e la vergogna delle persone, senza che venga loro insegnato qual è la loro vera condizione (di peccatori), siano sufficienti per aiutarli a comprendere la grazia di Dio.
Infatti, le persone finiranno per avere un concetto distorto della grazia se non viene insegnata loro sullo sfondo della cattiva notizia biblica (il peccato) piuttosto che sullo sfondo delle cattive notizie che le riguardano (i problemi della vita) e che le persone si convincono essere la vera cattiva notizia.
Non è la cattiva notizia.
Il Nuovo Testamento presuppone che alle persone debba essere insegnato qual è la loro reale, terribile condizione sotto il potere del peccato prima che la grazia possa davvero essere la realtà che esalta il Dio della grazia come in effetti è.
Vedo questo insegnamento in Efesini 2:1–10 ed Efesini 1:4–6, per esempio.
Samuel ha ragione quando dice che la questione non è se un’affermazione in una canzone sia letteralmente vera di per sé, ma quale effetto abbia sulle persone.
Cioè, come si adatta alla loro visione di Dio?
Può darsi che la stessa verità venga cantata una volta in un certo tipo di contesto, e non sia cantata un’altra volta in un altro tipo di contesto perché la tendenza e il tono di quel contesto nel loro insieme, potrebbero essere fuorvianti.
Questo confermerà l’errore nei cuori delle persone.

Non sono favorevole al testo che cita Samuel.
Si inserisce troppo facilmente in una teologia di un Dio che ha creato l’umanità perché si sentiva solo, e l’ha poi salvata per lo stesso motivo.
Non può essere felice senza di noi.
Per certo, dovremmo cantare l’incredibile gioia che prova Dio in noi come Suoi figli, testimoniato dal padre nella parabola del figliol prodigo che organizza una festa quando suo figlio torna a casa (Luca 15:11–32); testimoniato in Sofonia 3:17, dove Dio canta sul suo popolo.
Ciò che è così sorprendente è che Dio non è infelice e solo senza di noi; non è motivato a cantare di noi perché abbiamo appena compensato alcune misere mancanze che Dio ha mentre ora, finalmente, la sua divinità indebolita è rafforzata dalla nostra presenza, e può finalmente essere felice.
Questa non è l’immagine di Dio descritta nella Bibbia!
La gioia di Dio per noi è il traboccare della sua pienezza, non la compensazione della sua vacuità.
La canzone aiuta le persone a provare quella meraviglia? Questa è la domanda.

Ecco un altro testo popolare che abbiamo cantato in Asia di recente.
Vorrei che non cantassero un testo come questo, eppure è molto popolare.
” Come una rosa calpestata a terra / Hai raccolto la caduta / E pensato a me / Sopra tutto. ” (trad. letterale tratta dalla canzone Above All di Michael W Smith).
Non è vero. Non è utile. Francamente non sono nemmeno sicuro di cosa significhi.
Sopra tutto cosa? Sopra tutte le altre persone che ha salvato? No, non può essere quello.
Sopra tutta la sua gloria? No, non la sua gloria. Sopra tutto cosa?
Era una bella canzone prima che arrivasse a quella riga del testo.
Egli ci ha salvati proprio perché potessimo vedere e assaporare la sua gloria come tesoro supremo dell’universo sopra ogni cosa.
Non sono sicuro di ciò che i testi stanno cercando di comunicare, ma in ogni caso non lo comunicano alla maggior parte delle persone.

La mia conclusione è che Dio è stato all’opera nella storia ed è stato all’opera meravigliosamente negli ultimi trent’anni, per produrre centinaia e centinaia di canzoni solide, ricche di vangelo, dottrinalmente fedeli, che esaltano Cristo, e innalzano Dio – così tante che non dobbiamo per forza usare quelle che ci appaiono teologicamente distorte e che possono fuorviare la nostra comunità.

 

Tematiche: Adorazione, Cantare, Chiedi al pastore John, culto, Domande dei lettori al pastore John Piper, Lode, Musica, podcast


© Desiring God

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.

John Piper

John Piper

È il fondatore di Desiring God, per il quale ricopre anche il ministero di insegnante, inoltre, è il rettore del Bethlehem College & Seminary. Ha servito per trentatré anni come pastore presso la chiesa battista Bethlehem Baptist Church di Minneapolis, in Minnesota e ha scritto più di cinquanta libri, tra cui e Non sprecare la tua vita (Ed Coram Deo), Rischiare è giusto (Ed Coram Deo), Coronavirus e Cristo (Ed Coram Deo), Stupefatto da Dio (Ed Coram Deo) e Desiderare Dio.