Come posso essere in disaccordo con mio marito pur rimanendo sottomessa?

 

La domanda di oggi ci è stata fatta da un’ascoltatrice di nome Mary e riguarda il matrimonio.

 

“Buongiorno, pastore John! So che una moglie dovrebbe essere sottomessa al proprio marito, perciò ultimamente mi sto sforzando di tenere a freno la mia lingua e di seguire le decisioni di mio marito anche quando non sono d’accordo con lui.

Recentemente mio marito ha comprato una macchina nuova.

Il mio istinto mi diceva che non era una scelta saggia.

Ho fatto un commento in proposito, ma vedevo che aveva già preso la sua decisione, perciò ho lasciato stare.

Ora abbiamo capito che il mio istinto aveva ragione; comprare una macchina non è stato saggio e adesso lo sappiamo entrambi.

Ora mi sento in colpa per non aver provato a convincerlo in precedenza.

Ho sbagliato nel non esprimere la mia opinione?

Vorrei che parlasse delle preoccupazioni di una moglie in disaccordo con il proprio marito ma che vuole anche essergli sottomessa”.

 

Di fronte a una richiesta come questa, credo sia cruciale fare un passo indietro e tornare alla prima domanda: ho sbagliato a non esprimere la mia opinione quando mio marito stava per fare una scelta insensata?

La domanda è questa e ci arriverò tra poco.

Facciamo un passo indietro e guardiamo alla domanda nel suo contesto parlando di tre fatti più generici.

Quando si parla della complementarità tra uomo e donna, della mascolinità e della femminilità, della sessualità, delle relazioni e dei ruoli, preferisco sempre guardare queste cose nel loro contesto biblico, poiché da esso emerge uno spirito che è sempre più importante dell’elenco di cose da fare e da non fare.

Il primo fatto che dovremmo tenere a mente è che tutte le donne e tutti gli uomini, tutti i mariti e tutte le mogli sono peccatori decaduti, egoisti e stolti.

Quando questa natura carnale non viene messa a morte dallo Spirito, gli uomini e le donne sono stolti (Romani 8:13).

Credo sia utile e appropriato ricordare che gli uomini e le donne sono peccatori allo stesso livello, ugualmente corrotti e ugualmente inclini all’egoismo e alla stoltezza.

Ora, esistono sicuramente diversi modi in cui gli uomini esprimono la loro peccaminosità.

Ad esempio, bisognerebbe riflettere a fondo per capire perché il 93% dei carcerati americani è composto da uomini; tanto per capirci, gli uomini sono 156.000, mentre le donne 11.000.

Questo non è dovuto al fatto che gli uomini siano più peccatori delle donne, bensì ad un maggior livello di peccaminosità specificamente e tipicamente maschile sulla quale alcuni dovrebbero riflettere bene.

Anche le donne esprimono la loro peccaminosità in modi diversi, tuttavia l’egoismo e la stoltezza non badano alla sessualità, il che significa che la domanda di questa donna non è insolita.

Oserei dire che questa è una battaglia quotidiana che interessa quasi tutti i matrimoni, ad esempio, alcuni mariti stoltamente non cercano, non concedono o non gradiscono la saggezza delle loro mogli, mentre alcune mogli stoltamente non fanno tesoro dei saggi consigli dei loro mariti riguardo ad alcuni dei loro modi di fare.

Il secondo fatto più generico alla luce del quale bisogna considerare la domanda è la larghezza e la profondità dell’insegnamento biblico riguardo alla sottomissione.

La Bibbia descrive i buoni figli come sottomessi ai loro genitori (Efesini 6:1; Colossesi 3:20), i buoni cittadini come sottomessi al loro governo (Romani 13:1; Tito 3:1; 1 Pietro 2:13), i buoni membri di chiesa come sottomessi ai loro leader (Ebrei 13:17), i buoni servi come sottomessi ai loro padroni (Efesini 6:5; Colossesi 3:22; 1 Pietro 2:18) e le buone mogli come sottomesse ai loro mariti (Efesini 5:22-24; Colossesi 3:18; 1 Pietro 3:1).

Affinché però non pensiamo che la cosa finisca qui e che sia sufficiente comprendere ogni ruolo e quello che ciascuno deve fare nel proprio ruolo, Gesù ha detto: “Chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro servo” (Matteo 20:26).

Chiunque voglia essere grande deve essere servo di tutti, perciò aggiungiamo anche questo al mix della sottomissione.

Gesù ha anche detto:

“Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano. Se qualcuno ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; e a chi ti toglie il mantello, non impedire di prenderti anche la tunica”. (Luca 6:28-29)

Paolo ha detto: “Con umiltà, ciascuno di voi stimi gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri”. (Filippesi 2:3-4)

In alte parole, l’umiltà, la servitù e la sottomissione non sono cose marginali nel Nuovo Testamento, proprio per niente; sono pervasive e fondamentali.

Come dice Paolo in Filippesi 2:5-8, sono il sentimento di Cristo.

Credo che il Nuovo Testamento metta così tanta enfasi su queste cose perché Dio vuole che Cristo sia esaltato, solitamente e normalmente (ho scelto queste parole con attenzione), tramite atteggiamenti e azioni che mostrino agli altri che ci sentiamo talmente appagati e sicuri in Cristo da non aver bisogno di cercare vendetta, di dominare sugli altri o di esaltare noi stessi.

Ecco cosa c’è dietro a questo tema.

La nostra sicurezza, il nostro appagamento e la nostra identità stanno nell’essere dei figli di Dio comprati con il sangue e che erediteranno l’universo.

Questo porta una grande libertà in tutte le relazioni.

Questo fatto più generico ha almeno due effetti sui due modi di esistere chiamati mascolinità e femminilità.

Il primo effetto è quello di farci ricordare che la ragione alla base dell’umiltà, dell’essere servi gli uni degli altri e della sottomissione è di mostrare la signoria universale di Gesù Cristo sul suo popolo, in ogni momento e in tutti i modi, affinché ogni dimensione del nostro comportamento relazionale rifletta la sua gloria e la sua sufficienza, rivelando la nostra dipendenza da lui. Questa è la ragione che sta alla base di ogni relazione.

L’altro effetto è quello di farci ricordare che essere servi gli uni degli altri, l’umiltà e la sottomissione di tutti i cristiani non annullano le differenze create da Dio tra uomini e donne, anzi ci fanno viaggiare alla ricerca dei modi speciali e particolari in cui la leadership di un uomo mostra la sua umiltà e l’essere servo e dei modi particolari in cui la donna risponde a tale leadership: umilmente, sommessamente e ubbidientemente.

Ecco il terzo fatto che dobbiamo tenere a mente: il matrimonio ha lo scopo di essere una rappresentazione teatrale della relazione che sussiste fra Cristo e la Chiesa in forma di patto. Questo è lo scopo principale che Dio ha inteso per il matrimonio; in esso il marito riceve la battuta d’entrata principalmente da Cristo, mentre la moglie la riceve principalmente dalla Chiesa, come dice Paolo in Efesini 5.

Questa parabola di Cristo e della Chiesa non perde significato nonostante il fatto che i mariti, a differenza di Cristo, siano peccatori, egoisti, limitati e stolti.

Cristo non è niente di tutto ciò.

Perciò, proprio come la mascolinità e la femminilità mantengono la loro importanza per il modo in cui esprimono l’umiltà e la servitù, così anche Cristo e la Chiesa rimangono importanti modelli di matrimonio, nonostante il fatto che il marito sia significativamente diverso da Cristo sotto diversi aspetti.

Ora, questi sono i tre fatti più generici che credo dovremmo tenere a mente e meditare quando facciamo una domanda come quella postaci da questa moglie.

Quello che Mary ha chiesto è: ho sbagliato a non esprimere la mia opinione quando mio marito stava per prendere una decisione che ritenevo insensata, o perlomeno a non aver insistito di più?

Nel suo caso specifico, la mia risposta è: non lo so.

Credo che una breve spiegazione del motivo per cui non lo so la aiuterà a rispondersi da sola biblicamente.

Il motivo per cui non lo so non è perché sia sempre giusto o sempre sbagliato per una donna condividere la sua saggezza con il proprio marito riguardo alle decisioni che egli sta per prendere.

Infatti non è sempre sbagliato e non è sempre giusto.

Non è sempre sbagliato perché, persino nella relazione tra Cristo e la Chiesa, noi (la Chiesa) facciamo conoscere a Cristo la nostra volontà e i nostri desideri.

In preghiera diciamo ciò che riteniamo saggio.

La preghiera è questo: dire a Dio quello che vorremmo che egli facesse.

Dal momento che Cristo, essendo perfetto, non ha bisogno dei nostri consigli né delle nostre preghiere per sapere come governare il mondo, eppure le gradisce, non sarà tanto più giusto per una moglie far sapere al marito le sue richieste riguardo a quello che succederà nel loro matrimonio?

Ci sono molte altre ragioni per cui non è sempre sbagliato per una moglie esprimere le sue preoccupazioni e la sua saggezza riguardo alle decisioni che il marito sta per prendere, tuttavia credo anche che non sia sempre giusto, in quanto dipende, in parte, dai tempi, dall’atteggiamento, dal tono di voce, dalla scelta delle parole, nonché dalla stupidità cronica del marito o dall’assillo cronico della moglie.

In questo caso ci sono moltissime cose che non so, ma che dovrei sapere, per dire se è stato giusto parlare una volta sola oppure se sarebbe stato meglio insistere.

Dovrei sapere molte più cose per dire se Mary ha fatto bene così o se avrebbe dovuto fare di più.

In generale, direi che in un matrimonio biblico sano, il marito di solito cerca e gradisce la saggezza della moglie, mentre la moglie ha abbastanza maturità, sapienza e grazia da esprimere la sua saggezza senza disonorare il marito o trasmettere l’idea che egli sia un leader di famiglia indegno.

Quello che spero risulti ovvio in tutto ciò è che la mascolinità e la femminilità biblici nel rapporto matrimoniale non consistono in un mero elenco di cose da dire e da non dire, cose da fare e da non fare, bensì in una disposizione e in un atteggiamento biblicamente informati e modellati dallo Spirito che riflettono la chiamata dell’uomo ad essere il leader della famiglia e la chiamata della donna a sostenere gioiosamente la chiamata dell’uomo, affiancandolo con i suoi doni femminili unici e indispensabili.

 

 

 

Tematiche: Chiedi al pastore John, Matrimonio, Moglie, podcast, Vita Cristiana


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John Piper

John Piper

È il fondatore di Desiring God, per il quale ricopre anche il ministero di insegnante, inoltre, è il rettore del Bethlehem College & Seminary. Ha servito per trentatré anni come pastore presso la chiesa battista Bethlehem Baptist Church di Minneapolis, in Minnesota e ha scritto più di cinquanta libri, tra cui e Non sprecare la tua vita (Ed Coram Deo), Rischiare è giusto (Ed Coram Deo), Coronavirus e Cristo (Ed Coram Deo), Stupefatto da Dio (Ed Coram Deo) e Desiderare Dio.