Perché Joni Eareckson Tada loda Dio anche se non l’ha guarita

 

 

Ho sempre fatto sport. Ho collezionato medaglie di nuoto, colpito palle da tennis con il mio rovescio spettacolare e sono stata nominata “atleta dell’anno” alle superiori. Insomma avevo trovato la mia nicchia: ero un’atleta e ciò definiva chi ero, persino la laurea specialistica che avrei scelto.

 

Ma l’atletica può spingere una persona oltre il limite. Solo un mese dopo essermi diplomata, mi sono rotta il collo mentre cercavo di fare un tuffo carpiato da un gommone nelle acque poco profonde di Chesapeake Bay. Credevo che mi sarei potuta aprire in tempo dalla posizione carpiata, ma quando la mia testa colpì il fondo sabbioso, le mie braccia e le mie gambe si afflosciarono. Mentre trascinavano il mio corpo paralizzato a riva, continuavo a pensare “Che tuffo stupido; perchè l’ho fatto?”.  Mesi dopo, quando la paralisi iniziò a diventare permanente, sentii che la mia vita era finita.

 

Ero una cristiana, ma  la vita in Cristo non era la mia identità.  Capivo di essere una nuova creatura con un nuovo cuore, almeno in teoria, ma non vivevo in quel modo. Fu dopo il mio incidente che mi tuffai nella Bibbia in cerca di aiuto sperando che Gesù mi ridonasse tutto quello che avevo perso. Io rivolevo il mio corpo, ne avevo bisogno.

 

Alla ricerca della guarigione

Ricercai nella Parola di Dio qualche riferimento a Gesù che guariva dei paralitici. Un brano attirò la mia attenzione: Luca 5.

 

Degli uomini portarono un uomo paralizzato su un materasso cercando di farlo entrare in casa per stenderlo di fronte a Gesù. Quando non riuscirono a trovare il modo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono con il suo materasso attraverso le tegole nel mezzo della folla, proprio di fronte a Gesù. … Allora, egli disse all’uomo paralizzato “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua. E subito egli si alzò in loro presenza, prese il suo giaciglio e se ne andò a casa sua, glorificando Dio”.

 

Questo è tutto quello che avevo letto. Ignoravo i versetti  facenti parti dell’ellissi (vv. 20-24) in cui Gesù insegna che perdonare il peccato è molto più difficile di guarire qualcuno. Non mi interessava quell’insegnamento. Non mi importava il perdono dei peccati, volevo solo la guarigione. Per quello che mi riguardava, se mi comportavo bene e mi tenevo fuori dai guai, Gesù non avrebbe avuto alcun motivo per non guarirmi.

 

E così facevo il giro delle riunioni di guarigione, seguivo l’ordine delle Scritture per la guarigione fisica, gli anziani pregavano e mi ungevano con l’olio e io confessavo più peccati di quanti ne potessi ricordare. Ma dopo due incontri tenuti dalla guaritrice Kathryn Kuhlman (la Benny Hinn di quei tempi), piombai nella disperazione. Le mie braccia e le mie gambe restavano immobili. Dio non sapeva che mi sentivo persa senza gli arti funzionanti? Non capiva che dentro ero ancora una forte atleta? Certamente sapeva che io ero la candidata meno qualificata per godermi la vita in carrozzella.

 

Dopo il terzo incontro di guarigione, mia sorella mi riportò a casa nella nostra fattoria nel Maryland. Per tutto il tragitto continuai a ripetere furiosamente ‘Che tipo di Salvatore, che tipo di soccorritore o guaritore rifiuterebbe la preghiera di una paralitica? Soprattutto di una paralitica che proclama Cristo come suo Salvatore?’ Mi sentivo confusa e totalmente persa. Una mattina mi svegliai presto, mi guardai intorno nella stanza buia e decisi di non alzarmi. ‘Se non posso essere guarita, pensai, allora non lo farò. … Non ho intenzione di vivere così!’ Restai a letto quel giorno. E il seguente. E la settimana seguente.

 

La disperazione era claustrofobica e alla fine piansi:  “Non posso vivere così. Sono persa. Dio mostrami come vivere.” Fu la mia prima supplica di aiuto. Poi arrivarono le belle giornate quando mia sorella mi alzò dal letto, mise una Bibbia su un leggio sistemando lì davanti la mia carrozzella. Giravo le pagine con un bastoncino in bocca cercando di trovare un senso al tutto.

 

Trovare una profonda guarigione

Ho imparato che il centro del piano di Cristo è salvarci dal peccato. I nostri mali, sofferenze fisiche e le relazioni spezzate non sono il suo scopo – si interessa molto a queste cose, ma esse sono sintomi di un grande problema in questo mondo decaduto. Lo scopo di Dio non è farci sentire a nostro agio. Lui vuole insegnarci ad odiare le nostre trasgressioni mentre aumenta l’amore che proviamo per Lui.

 

Rilessi così Luca 5 in cui Gesù guarì l’uomo paralitico calato dai suoi amici dal tetto. Questa volta, studiai i versetti che avevo ignorato:

 

Quando Gesù vide la loro fede, disse: “Amico, i tuoi peccati sono stati perdonati.” I Farisei e  i dottori della legge cominciarono a ragionare, dicendo: «Chi è costui che bestemmia? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?» Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Che cosa pensate nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: “I tuoi peccati ti sono perdonati”, oppure dire: “Àlzati e cammina”? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra il potere di perdonare i peccati, io ti dico», disse all’uomo paralizzato, «Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». (Luca 5: 20-24).

 

Gesù poteva guarire il paralitico perchè, e solo perchè, aveva l’autorità come Figlio di Dio di perdonare il peccato. Questo era ciò che voleva far capire ai Farisei. Per Lui, guarire delle gambe malate non avrebbe richiesto più fatica del far muovere la luna e le stelle; per Gesù è il risultato dell’opera delle sue mani (Salmo 8: 6). Ma quando si trattò di perdonare il peccato, non fu facile per il nostro Salvatore. La nostra redenzione richiese sangue e lotta per la salvezza (Isa. 63: 5).

 

Lo scopo di Dio non è farci sentire a nostro agio. Lui vuole insegnarci ad odiare le nostre trasgressioni mentre aumenta l’amore che proviamo per Lui.

 

Scoppiai in lacrime quando iniziai a vedere quanto fosse atroce il mio peccato. La guarigione fisica impallidiva in confronto al numero delle mie trasgressioni accumulate sul mio Signore. Così, negli ultimi 50 anni sulla mia carrozzella, sono morta ogni giorno a me stessa e resuscitata con Gesù, morta a me stessa e resuscitata con Gesù, morta a me stessa e resuscitata con Gesù. Il mio scopo è mortificare i miei desideri carnali per ritrovare me stessa in Cristo. Dio ha risposto alla mia preghiera, mettendo a fuoco le cose oscure nel mio cuore, cose dalle quali avevo bisogno di guarire.

 

Dio guarisce miracolosamente? Certo che lo fa. Ma in questo mondo decaduto, è ancora l’eccezione, non la regola. Una risposta negativa alla mia richiesta di una guarigione fisica miracolosa ha significato una purificazione continua dal peccato, un amore per chi è perduto, una compassione più grande, una speranza senza fine, un appetito per la grazia, un aumento della fede, un desiderio felice del paradiso, un desiderio di servire, un piacere nella preghiera e una fame per la Sua Parola. Sia benedetta la mia carrozzella, la mia severa insegnante!

 

Il tutto sia a lode della guarigione più profonda in Cristo.

 

 

 

Nota dell’editore: 

Questo è un estratto adattato tratto da Lost and Found: How Jesus Helped Us Discover Our True Selves (The Gospel Coalition, 2019), Collin Hansen.

 

 

Traduzione a cura di Francesca Farolfi.

 

 

Tematiche: Guarigione, Sovranità di Dio

Joni Eareckson Tada

Joni Eareckson Tada

E’ un’autrice e una portavoce internazionale per le persone con disabilità. Un incidente durante un tuffo nel 1967 lasciò Joni una quadriplegica. Dopo anni di riabilitazione, rinacque con nuove capacità ed una nuova determinazione di aiutare gli altri. Il suo ministero, Joni and Friends, fornisce programmi per famiglie con bisogni speciali, e anche corsi per le chiese nel mondo. Joni ha scritto 45 libri.

© TheGospelCoalition.org, © Coram Deo

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