Perchè il cristiano deve applicarsi alla lettura
Quando verrai porta il mantello che ho lasciato a Troade presso Carpo e i libri, soprattutto le pergamene ( 2 Tim. 4:13 ).
Paolo si trova in carcere e nel giro di poco tempo perderà la vita su istigazione dell’imperatore romano Nerone. Ciononostante dalla prigione invita Timoteo a portare con sé libri e pergamene. E’ una scena estremamente interessante. Ecco un grande uomo, ripieno dello Spirito di Dio, la cui vita fruttuosa si erge pressoché ineguagliata nella storia del genere umano. Presto lascerà questo mondo e andrà a stare con Cristo. Eppure, nella sua cella desiderava con forza qualcosa che Timoteo può portare – libri e pergamene.
Non possiamo sapere con esattezza quali fossero questi libri e pergamene. Potrebbero, naturalmente, essere state le Scritture dell’Antico Testamento. Teniamo presente che le Scritture del Nuovo Testamento cominciavano appena a vedere la luce in questo particolare momento come raccolta di libri. Di sicuro non sono ancora state messe insieme a formare un Nuovo Testamento compiuto. Perciò, con ogni probabilità, questi libri e pergamene includono le Scritture dell’Antico Testamento. Comunque, Paolo era un lettore avido e uno studente infaticabile. E’ probabile che fra questi libri e pergamene ce ne fossero altri, forse commentari alla Scrittura o addirittura libri secolari di autori Greci del mondo pagano. Si sa che in due o tre occasioni Paolo dà prova di avere dimestichezza con la letteratura pagana greca. Evidentemente non ne disprezzava il meglio.
A questo punto potremmo porre una domanda al nostro testo. Se fosse la Bibbia dell’Antico Testamento che Paolo stava chiedendo, la mia domanda potrebbe essere la seguente: ” Perché ne aveva bisogno?” Aveva una memoria eccellente. Aveva studiato le Scritture dall’infanzia e deve essere stato in grado di citare l’Antico Testamento quasi a memoria. Alcune persone hanno realizzato qualcosa di simile. Per quale ragione, quindi, avrebbe avuto bisogno delle Scritture, se le aveva impresse nella propria mente?
D’altronde, se non era la Bibbia dell’Antico Testamento che chiedeva, ma altri libri, ci si potrebbe chiedere per quale motivo li desiderasse tanto. Egli era, in fin dei conti, vicinissimo alla morte e alla gloria. Presto avrebbe visto il volto del suo Salvatore e ricevuto onori immortali da Cristo. Di certo non penseresti che ad un uomo del genere interessino scritti che non siano divini, spirituali e ispirati. Ma qualsiasi cosa desiderasse e di qualsiasi cosa avesse bisogno, egli chiedeva questi libri. Perciò dobbiamo domandarci: “Perché?”
Lasciatemi suggerire tre ragioni.
Innanzitutto, suggerirei che se un uomo è stato un lettore una volta, lo sarà sempre. E per un lettore, una cella diventa una seconda casa quando ci sono dei libri. Un piccolo ripiano di libri familiari è come un capannello di amici intimi. Che gioia sarebbe stata per l’apostolo Paolo in carcere a Roma rivedere questi vecchi “compagni ” accanto a lui!
E poi, la seconda ragione, non importa quanto maturo sia un cristiano nella conoscenza, grazia, sapienza ed esperienza; in questa vita non è ancora giunto alla perfezione. L’apostolo procedeva senza tregua verso quella perfezione che per lui rappresentava l’obiettivo da raggiungere.
Proprio mentre l’ombra dell’eternità scendeva su di lui, si preoccupava che i suoi ultimi giorni fossero anche giorni di apprendimento e di progressi. Evidentemente c’erano ancora cose che doveva imparare ed era umile abbastanza da esprimere la volontà di apprendere attraverso i libri.
Permettetemi di darvi una terza ragione. Suggerirei che l’apostolo inserisca queste parole per amore di Timoteo, come per dirgli: “Timoteo, devi essere un lettore. Tu prenderai in mano il lavoro che io sto lasciando”.
Tecnicamente, Timoteo era ciò che noi chiamiamo evangelista. Un evangelista nell’accezione del Nuovo Testamento è ciò che noi definiremmo “aiuto apostolico”. Non possedeva un’ispirazione assoluta e divina come gli apostoli. Ogni qualvolta gli apostoli aprivano bocca con autorità per predicare, ciò che pronunciavano era infallibile e trasmetteva la Parola di Dio vera e propria. Ma Timoteo non aveva quel dono. Il suo lavoro consisteva nel consolidare le Chiese di Cristo ed era essenziale che, tra le altre responsabilità di cui Timoteo si sarebbe fatto carico, ci fosse anche la lettura dei libri migliori.
Perciò non credo di forzare il significato del passo se vi dico che la dottrina racchiusa in queste parole è senza dubbio questa: un cristiano, uomo o donna che sia, deve essere un lettore, per tutta la vita. Noi dobbiamo essere lettori fino all’ultimo giorno.
Non esiste libro lontanamente comparabile alla Bibbia. Perciò è molto importante che nel trattare di libri diciamo prima qualcosa sul modo di leggere la Bibbia col più grande profitto. Quando leggiamo la Parola di Dio, credo che dovremmo cercare di impararla a memoria e di impararla a memoria bene. Non possiamo conoscere mai abbastanza la Bibbia.
Non sappiamo niente in confronto ad alcuni dei nostri antenati nella fede. Avrete sentito parlare dei Valdesi. Erano gli evangelici del medioevo. Vivevano nell’Italia settentrionale tra valli e pendici sperdute e inaccessibili. Custodirono la Parola di Dio nella sua integrità e purezza per secoli. I loro ministri dovevano imparare il Nuovo Testamento più o meno a memoria prima di iniziare il ministero, e spesso conoscevano anche i Salmi. Noi conosciamo pochissimo la nostra Bibbia in confronto a loro. Ci si sente veramente mortificati in paragone a loro. I Valdesi sono per noi un modello da imitare per imparare la nostra Bibbia. Non è sufficiente limitarsi a leggerla. Dobbiamo imbibirci di essa fino a che, come John Bunyan, il nostro stesso sangue non diventi “biblico” e la mente di Cristo pervada tutta quanta la concezione che abbiamo delle cose. Si diventa giudice di ogni cosa per mezzo di questo libro. Questo è il modo in cui noi dobbiamo usare la Bibbia.
Allora, leggete la Bibbia in modo tale da rendere salda la vostra teologia. Ciò che manca a molti lettori della Bibbia del mondo odierno è la comprensione della teologia della Bibbia, e ciò significa una perdita incalcolabile. Cos’è la teologia della Bibbia? E’ la quintessenza di tutti i suoi insegnamenti. Ponete la Bibbia nel crogiolo, riscaldatela, distillatene l’essenza, e ciò che otterrete sarà ciò che il mondo ha imparato a chiamare “Calvinismo”.
Il criterio della teologia della Bibbia è il criterio della grazia che si conserva gelosamente per noi nella “Confessione e Catechismo” di Westminster, e in dichiarazioni simili di dottrina e credo religiosi. Dobbiamo capirlo e non togliercelo più dalla mente.
Mi perdonerete di essere un poco provinciale se affermo che c’è una sola cosa molto buona nelle Highlands scozzesi che potremmo esportare ai cristiani di tutto il mondo. Dopo i servizi serali e gli incontri di preghiera, in una sera della settimana e nel giorno del Signore, ci si riunisce spesso nella casa del’uno o dell’altro credente per parlare della Parola di Dio. Uno, diciamo, porrà le domande, e un altro risponderà spontaneamente; poi altri saranno invogliati a parlare delle loro personali esperienze su argomenti relativi al testo della Scrittura in discussione.
Dio non ci ha creati per essere sciocchi. Cominciamo con la mente. La vera religione comincia con la mente, e quello è ciò che vi è di così meraviglioso in Calvino, nei Puritani, e in coloro che seguirono la stessa strada. Cominciano con la mente. Si rivolgono alla mente. Danno istruzioni basate sui fatti e che riguardano l’intelletto dell’uomo.
In seguito i Puritani si rivolgevano al cuore. La mente è la prima cosa, ma non è l’unica. Ciò in cui crediamo deve avere effetto sulle nostre emozioni ed ecco ciò in cui essi credevano: la religione del cuore. I loro libri trattano argomenti quali custodire il cuore, preservarlo e resistere al diavolo e alla tentazione. Questa è la pratica della vita cristiana. Essi affrontavano ogni aspetto della vita del credente: la preghiera, la meditazione, come ascoltare i sermoni, come santificare il giorno di sabato, la nostra condotta durante il culto a Dio, il culto di adorazione in famiglia, l’istruzione dei bambini, il cammino e il parlare quotidiano del cristiano, conoscere il diavolo e i suoi inganni.
In Scozia i Puritani erano conosciuti come “Covenanters” (firmatari di un patto) per ragioni che non esaminerò ora, ma che probabilmente conoscete. Il migliore è Men of the Covenant (Gli uomini del patto) di Alexander Smellie. C’è poi un altro libro uscito di recente dal titolo The Scots Worthies (Scozzesi valorosi), di John Howie di Lochgoin. Erano uomini e donne e bambini meravigliosi.
Molti dei migliori libri scritti nel diciannovesimo secolo e nei primi anni del ventesimo secolo sono giunti dal Seminario Teologico di Princeton. Vorrei consigliarvene due bellissimi, scritti dal prof. David Calhoun di Princeton. Se non li avete letti, allora troverete un tesoro. Il primo volume parla di Princeton nel suo pieno rigoglio, e l’altro, purtroppo, di Princeton in declino, quando il liberalismo cominciò ad assalire la facoltà e gli studenti.
Comunque quegli scrittori, che provenivano dalla vecchia tradizione di Princeton, meritano di essere molto amati e rispettati. Archibald Alexander, Charles Hodge, A.A.Hodge. Questa religione incontaminata fece ritorno in Gran Bretagna grazie all’influenza del Dott. D. Martyn Lloyd-Jones. Nel primo periodo del suo ministero il Dr. Lloyd-Jones si trovava in una libreria quando notò due volumi di un autore, Jonathan Edwards, a lui sconosciuto. La potenza pura e semplice e la vitalità spirituale dello scrittore fu per lui stupefacente ed ebbe un’influenza formativa su tutto quanto il suo ministero a venire.
Dovrei dire che tra le due guerre mondiali i libri dei Puritani non valevano quasi niente in Inghilterra. Ci si poteva rivolgere a un negozio di libri usati e farne richiesta e, se disponibili, si sarebbero potuti acquistare probabilmente per uno scellino a volume. Non li voleva nessuno. Venivano semplicemente buttati via. Anzi, in tempo di guerra venivano mandati al macero dal governo. Ti pagavano uno scellino o qualcosa del genere per ogni tonnellata di libri consegnata a una qualche agenzia governativa, ed essa li mandava appunto al macero per sostenere lo sforzo bellico.
Perciò migliaia dei migliori libri di teologia svanirono in quel modo. Ma nel 1957 un piccolo passo fu fatto per ristampare alcuni di questi vecchi ed importanti libri. Forse ne conoscete alcuni dei primi pubblicati da The Banner of Truth Trust. Quando alcuni di noi che – come me – erano allora giovani cristiani, cominciarono a leggere questi libri, fu come scoprire un continente perduto! Fu come trovarsi al confine di un nuovo mondo!
The Banner of Truth Trust continuò il proprio lavoro, che aumentò sempre di più. Quando per la prima volta cominciò a pubblicare i Puritani e a ristampare Spurgeon, alcuni editori cristiani dissero sorridendo: “È una perdita di tempo, perché nessuno comprerà questi vecchi libri!” Ciononostante andò avanti, fino a quando si arrivò letteralmente al punto che, per alcuni libri, la domanda superava l’offerta! Non riusciva a pubblicarli abbastanza in fretta!
Alcuni di questi libri sono senza dubbio i migliori che il mondo abbia mai visto. Di certo nessuna lingua al mondo ha avuto libri simili, come quell’inglese. Oggi, se andate in paesi che sono stati influenzati dal vangelo, la prima cosa che essi devono fare è leggere la nostra lingua. In Corea, oggi, e in altri paesi i cristiani stanno imparando la nostra lingua perché vogliono avere accesso ai Puritani!
Di recente sono stato profondamente toccato mentre mi trovavo in Corea per incontrare un gruppo di giovani che mi hanno detto: “Abbiamo fondato un club puritano”.
Io ho risposto: “Che cos’è?”
“Ci riuniamo e uno di noi legge agli altri brani dei Puritani ” (tradotto in coreano, beninteso).
Ho pensato: “Che cosa straordinaria! Dei giovani si riuniscono a leggere i Puritani.
Leggendo la Parola di Dio e i libri migliori, si dovrebbe avvertire il profumo del cielo che dimora nei nostri cuori e nelle nostre case.
Tematiche: Crescita spirituale, Vita Cristiana
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