Onorare i genitori (disonorevoli): il quinto comandamento
Questo articolo è parte di una serie sui Dieci Comandamenti. La Parola di Dio ci rivela le leggi che egli richiede per vivere nel mondo, così come sono state da lui stabilite. Solo vivendo secondo questa legge possiamo prosperare e godere del proposito per cui siamo stati creati: glorificare Dio e godere di una relazione con lui. Questa serie esplora come i cristiani, la cui identità è in Cristo e la cui eredità è riposta nell’eternità, dovrebbero vivere concretamente i Dieci Comandamenti.
«Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà»
Esodo 20:12
Il Quinto Comandamento non è il preferito di nessuno. Sembra quasi fuori luogo, incastrato tra i comandamenti che concernono i nostri doveri verso Dio e le leggi morali che sembrano ovvie nelle società ben funzionanti.
Questo comandamento, però non è fuori luogo. Proprio come dobbiamo onorare Dio, che è il donatore di tutta la vita, dobbiamo onorare coloro che ci hanno dato la vita.
Il Quinto Comandamento è più di una semplice regola. In effetti, è così importante che, senza di esso, non possiamo avere società, comunità e case sane.
Amore, cura e dovere
In un recente numero della rivista Cosmopolitan, è stato pubblicato un articolo intitolato: Perché così tanti giovani tagliano fuori i propri genitori. In esso, una giovane donna di nome Jordan condivide la sua storia su come anche lei si sia unita alla crescente tendenza tra i giovani adulti di tagliare fuori dalla propria vita, i familiari tossici.
In questo articolo, giustifica la sua decisione di smettere di parlare con suo padre dicendo: “È un grande privilegio avere un buon rapporto con i tuoi figli adulti”.
Nella cultura popolare ci viene spesso detto che le relazioni nella nostra vita esistono per soddisfare i nostri bisogni. Se un’amicizia non ci serve, gli influencer e la psicologia spicciola ci dicono di andare avanti. Soprattutto, dobbiamo perseguire ciò che ci dà vita: da qui l’affermazione di Jordan.
Nel Quinto Comandamento, tuttavia, vediamo che Dio ci chiama a relazioni in cui c’è amore, cura e, sì, dovere.
La domanda è allora: dovremmo comunque sforzarci di onorare i nostri genitori anche se non è facile, o conveniente, andare d’accordo con loro? Anche se sono disonorevoli?
La difficoltà del 5° comandamento
Mentre il Quinto Comandamento fa parte della legge morale e naturale che è incisa in ogni coscienza umana (Rom.2), ci sono anche narrazioni bibliche che aiutano a far emergere la sua profondità e a distinguerlo da un semplice proverbio. Dovremmo iniziare dalla Genesi, conosciuta anche come il libro sulle famiglie più disfunzionali della storia.
Dopo che Dio ha stretto un patto con Noè e la terra, Genesi 9:18 dice: “I figli di Noè che uscirono dall’arca erano Sem, Cam e Iafet; e Cam è il padre di Canaan”. La precisazione che Cam era il padre di Canaan avrebbe spinto Israele, quelli cioè che per primi ricevettero le storie della Genesi, a qualcosa di importante.
La Terra Promessa era in Canaan e il popolo che a Israele fu detto di scacciare dal paese, era discendente di Cam. I cananei venivano scacciati e giudicati per le pratiche malvagie e barbare che erano prominenti nella loro cultura (Gen. 15:16), ma qui vediamo che quell’oscurità ebbe un inizio. Essa cominciò con il disonorare il proprio padre, anche se si trattava di un padre peccatore e imbarazzante.
“Noè, che era agricoltore, cominciò a piantare la vigna e bevve del vino; s’inebriò e si denudò in mezzo alla sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e andò a dirlo, fuori, ai suoi fratelli.” (Gen. 9:20-22).
Noè disonorò se stesso e Cam approfittò di quella vergogna, ma Sem e Iafet onorarono il proprio genitore nonostante il suo comportamento deplorevole e “coprirono la nudità del loro padre. Siccome avevano il viso rivolto dalla parte opposta, non videro la nudità del loro padre” (Gen. 9:23). Quando Noè si svegliò e capì cosa gli aveva fatto il figlio più giovane, disse: “Maledetto Canaan! Sia servo dei servi dei suoi fratelli!” (Gen.9:25).
Alla luce della storia di Noè e della terra promessa, vediamo che il Quinto Comandamento non concerne solo l’avere buone maniere a tavola. L’onore a cui ci chiama sembra essere quello di rivolgerci ai nostri genitori con dignità, anche nella loro stoltezza. Non perché lo meritano, ma perché ne hanno bisogno. Quando onoriamo i nostri genitori imperfetti, ricordiamo loro la dignità e l’importanza del loro ruolo. Se invece deridiamo i nostri genitori, come Cam, ci dimostriamo come coloro che gioiscono della vergogna.
Il quinto comandamento vale anche per i genitori
Il Quinto Comandamento è anche per gli adulti. Secondo l’Antica Alleanza, vediamo che non dobbiamo uccidere, picchiare o maledire i nostri genitori (Es. 21:15; Lev. 20:9). Più precisamente, non devono essere ridicolizzati o insultati in alcun modo (Prov. 23:22; 30:17). A Israele viene detto di non disobbedire al consiglio dei genitori diventando “caparbio e ribelle… senza freno e ubriacone” (Deut. 21:18-21); il contesto di questi comandamenti è associato al modo in cui gli adulti devono trattare i loro genitori anziani.
Tuttavia, il Quinto Comandamento implica anche istruzioni su come i genitori devono trattare i propri figli. Quando Paolo cita questo comandamento in Efesini 6, dice: “padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell’istruzione del Signore” (6:1-4). Proprio come i figli sono chiamati a trattare i genitori con rispetto, i genitori sono chiamati ad assumersi la responsabilità di prendersi cura dei propri figli e di allevarli nel “timore e nell’ammonizione del Signore” con rispetto.
Questo è il motivo per cui il Catechismo di Westminster elenca i peccati dei genitori riguardo al Quinto Comandamento come “una ricerca eccessiva di se stessi, della propria gloria, agio, profitto o piacere; comandare cose contrarie alla legge o che i figli non sono in grado di fare… correggere in modo eccessivo ” (WLC Q&A 130).
Il Quinto Comandamento è assolutamente fondamentale per delle comunità sane: infonde in noi i principi su come dobbiamo trattare gli anziani, i giovani e i membri più deboli in casa e nella società. Guida i giovani e gli ambiziosi a dare ascolto alla saggezza degli anziani, frena le reazioni d’ira degli adulti verso coloro che sono affidati alle loro cure e aiuta i figli a rispettare i loro genitori che sono responsabili davanti al Signore.
Il Figlio obbediente e amato
Come possiamo vedere, il Quinto Comandamento ci aiuta a coltivare il tipo di relazioni sane di cui abbiamo bisogno. L’unico problema è che non onoriamo i nostri genitori, nemmeno quando si comportano al meglio. In effetti, possiamo facilmente trattarli con disprezzo piuttosto che con rispetto. Abbiamo difficoltà a onorare le persone che ci hanno dato la vita perché non possiamo onorare lo stesso donatore della vita. A differenza dei nostri genitori, che potrebbero lasciarsi ingannare da un sorriso, Dio guarda il cuore: ecco perché abbiamo bisogno dell’obbedienza di Gesù al Quinto Comandamento.
Gesù non considerò mai i suoi genitori terreni stolti o imbarazzanti. Anche sulla croce, Gesù si prese cura dei bisogni terreni di sua madre e affidò le sue cure terrene all’apostolo Giovanni (Giov. 19:26-27).
Gesù è il Figlio obbediente e amato, che permette a noi figliuoli prodighi di essere accolti nella famiglia di Dio. Attraverso la fede in Cristo e mediante lo Spirito riusciremo a onorare i nostri genitori imperfetti e perfino ipocriti. Proprio come noi non abbiamo meritato l’onore e l’obbedienza del Figlio diletto al Padre suo, possiamo onorare i nostri genitori, anche quando essi non me lo meritano. Possiamo onorarli perché, così facendo, onoriamo il nostro Padre celeste.
Tematiche: Antico Testamento, Figli, Genitori, Vita Cristiana
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