Nozioni di base sulla disciplina nella chiesa: 9 segni

 

Cosa penseresti di un allenatore che istruisce i suoi giocatori ma non li fa mai allenare? O un insegnante di matematica che spiega la lezione ma non corregge mai gli errori degli studenti? O un dottore che parla di salute ma ignora il cancro?

 

Probabilmente diresti che tutti loro stanno facendo metà del loro lavoro. L’allenamento atletico richiede istruzione e esercizio. L’insegnamento richiede spiegazione e correzione. Fare il medico richiede favorire la salute e combattere le malattie. Giusto?

 

Ok, cosa penseresti di una chiesa che insegna e discepola, ma non pratica la disciplina? Ha senso per te? Presumo che abbia senso per molte chiese, perché ogni chiesa insegna e discepola, ma sono poche quelle che praticano la disciplina. Il problema è che fare discepoli senza disciplina ha lo stesso senso di un medico che ignora i tumori.

 

Capisco la riluttanza a praticare la disciplina nella chiesa. È una questione difficile per un numero di ragioni. Tuttavia, questa riluttanza a praticare la disciplina ecclesiastica, una riluttanza che provano probabilmente molti di noi, può suggerire che pensiamo di essere più saggi e più amorevoli di Dio. Dio, dopo tutto, “corregge quelli che ama”; e “punisce tutti coloro che riconosce come figli” (Eb 12:6). Conosciamo più di Dio?

 

Dio disciplina i suoi figli per amore della loro vita, crescita e salute: “Dio ci disciplina per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità” (Eb 12:10). Sì, è doloroso, ma ripaga: “Non essere sotto disciplina sembra piacevole sul momento, ma doloroso. In seguito, tuttavia, produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati istruiti per mezzo di essa” (Eb. 12:11). Un frutto di pace e di giustizia! È una bella immagine.

 

La disciplina nella chiesa alla fine porta alla crescita della chiesa, proprio come la potatura di un cespuglio di rose porta ad avere più rose. In altri termini, la disciplina nella chiesa è un aspetto del discepolato cristiano. Nota che le parole “discepolo” e “disciplina” sono etimologicamente cugine. Entrambe le parole sono tratte dalla sfera dell’educazione, che implica insegnamento e correzione. Non sorprende che ci sia una vecchia pratica di riferirsi alla “disciplina formativa” e alla “disciplina correttiva”.

 

Il mio obiettivo in questo manuale di nozioni è di introdurre il lettore alle basi della disciplina correttiva nella chiesa– il “cosa”, il “quando”, il “come” e qualche altra parola sul “perché”.

 

COS’È LA DISCIPLINA NELLA CHIESA?

Cos’è la disciplina correttiva nella chiesa? La disciplina nella chiesa è il processo di correzione del peccato nella vita della congregazione e dei suoi membri. Questo può significare correggere il peccato attraverso una parola privata di ammonizione. E può anche significare correggere il peccato rimuovendo formalmente un individuo dall’appartenenza a tale congregazione. La disciplina nella chiesa può essere fatta in molti modi, ma l’obiettivo è sempre quello di correggere le trasgressioni della legge di Dio tra il popolo di Dio.

 

Non retributivo, ma correttivo, profetico e prolettico

Questa correzione del peccato non è un’azione retributiva; non è promulgare la giustizia di Dio di per se, ma è piuttosto correttiva, profetica e prolettica. Con correttivo, intendo dire che ha lo scopo di aiutare singoli cristiani e la congregazione a crescere nella pietà–a somiglianza di Dio. Se un membro di chiesa si da a pettegolezzi o calunnie, un altro membro dovrebbe correggere il peccato in modo che colui che spettegola smetta di spettegolare e abbia invece parole d’amore. Dio non usa le sue parole per danneggiare ingiustamente e neanche dovrebbe farlo il suo popolo.

 

Dicendo che la disciplina della chiesa è profetica, intendo che fa risplendere la luce della verità di Dio sull’errore e sul peccato. Espone il cancro nella vita o nel corpo di un individuo, in modo che il cancro venga eliminato. Il peccato è un maestro del travestimento. Il gossip, per esempio, ama indossare la maschera di “pia preoccupazione”. Chi spettegola potrebbe pensare che le sue parole siano ragionevoli, o addirittura premurose. Però il discepolo nella chiesa espone il peccato per quello che è. Espone il peccato sia al peccatore sia a tutti gli interessati, in modo che tutti possano apprendere e beneficiare.

 

Dicendo che la disciplina della chiesa è prolettica, intendo dire che è una piccola immagine di giudizio nel presente che avverte di un giudizio a venire ancor più grande (es. 1 Corinzi 5:5). Tale avvertimento non è nient’altro se non benevolo. Supponiamo che un insegnante di classe abbia dato voti positivi ai test fallimentari di uno studente durante tutto il semestre per paura di scoraggiare lo studente, solo per poi fallire alla fine del semestre. Questo non sarebbe benevolo! Allo stesso modo, la disciplina nella chiesa è un modo amorevole per dire a un individuo colto nel peccato: “Attento, una pena ancora maggiore ne avrai se continuerai su questa strada. Per favore torna indietro ora”.

 

Non sorprende che alle persone non piaccia la disciplina. È difficile. Ma quanto è misericordioso Dio che avverte il suo popolo del grande giudizio a venire in modi relativamente piccoli ora!

 

Fondamenti biblico-teologici

Dietro la disciplina della chiesa c’è uno dei grandi progetti della storia redentrice — il progetto di restaurare il popolo decaduto di Dio nel luogo in cui esso tornerà ancora una volta a immagine di Dio perché estende il suo governo benevolo e produttore di vita per tutta la creazione (Gen. 1:26-28; 3:1-6).

 

Adamo ed Eva erano a immagine di Dio e così era il regno di Israele. Tuttavia, l’incapacità di Adamo ed Eva di rappresentare il governo di Dio, spinti dal desiderio di governare alle proprie condizioni, ha portato al loro esilio dal luogo di Dio, il Giardino. Anche l’incapacità di Israele di osservare la legge di Dio e riflettere il Suo carattere nelle nazioni ha portato all’esilio.

 

Come creature fatte a immagine di Dio, le nostre azioni parlano in modo intrinseco di lui, come specchi che rappresentano l’oggetto che si trovano di fronte. Il problema è che l’umanità caduta distorce l’immagine di Dio, come specchi ondulati di carnevale. Visto che, ad esempio, l’umanità decaduta parla con menzogne, il mondo ha concluso che le stesse parole di Dio non possono essere affidabili. Anche lui deve essere un bugiardo. Come si comporta una creatura, così deve fare anche il suo creatore.

 

Con grazia, un figlio di Adamo, un figlio di Israele, osservò perfettamente la legge di Dio, lo stesso unigenito che Paolo descriverebbe come “l’immagine del Dio invisibile” (Col. 1:15). Ora, coloro che sono uniti a questo unigenito Figlio sono chiamati a portare quella stessa “immagine”, cosa che si impara a fare attraverso la vita di chiesa “da un grado di gloria all’altro” (vedi 2 Co 3:18; Ro 8:29; 1 Co 15:49; Col. 3:9-10).

 

Le chiese locali dovrebbero essere quei luoghi sulla terra dove le nazioni possono andare a trovare persone che sono sempre più a immagine di Dio in modo onesto e sincero. Se il mondo vede la santità, l’amore e l’unità delle chiese locali, saprà meglio riconoscere che cos’è Dio e gli darà lode (per es. Mt 5:14-16; Gv 13:34-35; 1 Pt 2:12). La disciplina nella Chiesa, quindi, è la risposta della chiesa quando uno dei suoi membri non riesce ad esprimere la santità, l’amore o l’unità di Dio essendo disobbediente a Dio. È un tentativo di correggere le false immagini che vengono fuori da uno specchio nella vita del corpo di Cristo, quasi come a volerlo lucidare dalle macchie sporcizia.

 

Testi specifici

Gesù concede alle congregazioni locali l’autorità per disciplinare in Matteo 16:16-19 e 18:15-20. Il potere delle chiavi per legare e sciogliere sulla terra, menzionato per la prima volta in Matteo 16:18, è dato alla congregazione locale in Matteo 18:15-20, che considereremo più nel dettaglio di seguito.

 

Paolo descrive i processi della disciplina ecclesiastica in un certo numero di punti, incluso 1 Corinzi 5, 2 Corinzi 2:6, Galati 6:1, Efesini 5:11, 1 Tessalonicesi 5:14, 2 Tessalonicesi 3:6-15, 1 Timoteo 5:19-20, 2 Timoteo 3:5, e Tito 3:9-11.

 

Giovanni si riferisce a una sorta di disciplina in 2Gv 10. Giuda sembra averlo in mente in Giuda 22 e 23. Si potrebbero citare altri esempi. In realtà, la disciplina nella chiesa è ciò che Gesù e gli autori biblici hanno in mente ogni volta che dicono ai loro ascoltatori di correggere insieme il peccato nella loro vita.

 

QUANDO DOVREBBE APPLICARE LA DISCIPLINA UNA CHIESA?

Quando dovrebbe applicare la disciplina una chiesa? La risposta breve è, quando qualcuno pecca. Ma la risposta potrebbe esser diversa a seconda che stiamo parlando di disciplina ecclesiastica informale o formale, per usare la distinzione che fa Jay Adams tra confronti privati e pubblici in tutta la chiesa.

 

Qualsiasi peccato, che sia di natura seria o no, potrebbe suscitare un rimprovero privato tra due fratelli o sorelle in fede. Con questo non voglio dire che dovremmo rimproverare ogni singolo peccato commesso da un altro membro di Chiesa. È semplicemente per dire che ogni peccato, per quanto piccolo possa essere, cade nella sfera di ciò che due cristiani possono amorevolmente esortare gli uni gli altri in modo privato, con discrezione.

 

Quando ci facciamo la domanda su quali peccati richiedono una disciplina formale o correttiva per tutta la chiesa, dobbiamo essere un po’ più cauti.

 

Liste bibliche

Alcune delle teologie più vecchie presentavano liste di quando è opportuno condurre una disciplina formale. Per esempio, il ministro congregazionalista John Angell James ha affermato che cinque tipi di offese dovrebbero essere disciplinati: (i) tutti i vizi e le immoralità scandalose (per es. 1 Co. 5:11-13); (ii) la negazione della dottrina cristiana (per es. Gal. 1:8; 2 Tim. 2:17-21; 1 Tim. 6:35; 2 Gv 10f); (iii) l’incitamento alla divisione (Tito 3:10); (iv) l’incapacità di provvedere ai propri parenti prossimi quando sono nel bisogno (per es. 1 Tim. 5:8); (v) e inimicizia non riconciliata (per es. Mt 18:7).

 

Questi tipi di liste bibliche possono essere utili fino a un certo punto. Nota che ognuno dei peccati descritti è serio e si manifesta in modo esteriore. Non sono solo peccati intimi del cuore; possono essere visti con gli occhi o uditi con le orecchie. E in quella manifestazione esteriore ingannano sia il mondo che le altre pecore riguardo al cristianesimo.

 

Eppure ciò che queste liste non riescono a fare è spiegare la vasta moltitudine di peccati che le Scritture non affrontano mai (che dire dell’aborto?). Inoltre, i testi sulla disciplina ecclesiastica possono solo menzionare un particolare peccato, come 1 Corinzi 5 che tratta il peccato di dormire con la moglie del padre; ma sicuramente Paolo non intende solo disciplinare quel peccato per le chiese. Le chiese come dovrebbero utilizzare tali esempi per applicarli ad altri peccati?

 

Esterno, serio e impenitente

Un modo per riassumere i dati biblici è quello di dire che quella disciplina formale è necessaria nella chiesa nei casi di peccato esteriore, serio e impenitente. Un peccato deve avere una manifestazione esterna. Deve essere qualcosa che può essere visto con gli occhi o sentito con le orecchie. Le Chiese non dovrebbero levare rapidamente la bandiera rossa dell’espulsione ogni volta che sospettano avidità o orgoglio nel cuore di qualcuno. Non è che i peccati del cuore non siano seri. È che il Signore sa che non possiamo vedere i cuori gli uni degli altri, e che i problemi reali di cuore finiranno per venire a galla in ogni caso (1 Sam 16:7; Mt 7:17f; Mc 7:21).

 

In secondo luogo, un peccato deve essere serio. Per esempio, potrei osservare un fratello che esagera con i dettagli di una storia e poi confrontarmi con lui privatamente sull’argomento. Ma anche se lo negasse, probabilmente non lo trascinerei di fronte alla chiesa. Perché no? In primo luogo, qualcosa come il peccato delle storie d’abbellimento è radicato in peccati molto più significativi e invisibili come l’idolatria e l’autogiustificazione. Questi sono i peccati per i quali voglio trascorrere del tempo personale discutendo con lui. In secondo luogo, perseguendo ogni piccolo peccato, la vita di una chiesa probabilmente indurrà la paranoia e spingerà la congregazione verso il legalismo. In terzo luogo, deve chiaramente esserci un luogo in cui l’amore “copre una moltitudine di peccati” nella vita di una congregazione (1 Pt 4:8). Non tutti i peccati dovrebbero essere perseguiti al massimo. Siamo grati a Dio non l’ha fatto con noi.

 

Infine, la disciplina formale nella chiesa è la giusta linea d’azione quando il peccato è impenitente. La persona coinvolta in un grave peccato è stata messa a confronto privatamente con i precetti di Dio nella Scrittura, ma lui o lei si rifiuta di lasciar andare il peccato. Le apparenze lasciano pensare che, la persona premia il peccato più di Gesù. Potrebbe esserci un tipo di eccezione a questo, che considereremo più avanti.

 

Tutti e tre i fattori erano in gioco nella mia prima esperienza con la disciplina correttiva nella chiesa. La persona in questione è stata una buona amica e un partner nella corsa. Eppure io e la chiesa eravamo ignari del fatto che fosse impegnato in uno stile di vita sessualmente peccaminoso, almeno fino a quando un giorno me lo disse a pranzo. Immediatamente gli chiesi se sapeva cosa diceva la Bibbia su tale attività, cosa che fece. Eppure disse che aveva fatto pace con Dio. Lo esortai a pentirsi. Alla fine anche altri fecero lo stesso. Ma disse la stessa cosa a tutti noi: “Dio è d’accordo.” Dopo diversi mesi di tali conversazioni, la chiesa lo ha rimosso formalmente dalla sua comunione. Il suo peccato era serio, impenitente e aveva una chiara manifestazione esteriore. Avrebbe ingannato gli altri sia dentro che fuori la chiesa su cosa significhi essere un cristiano. La chiesa spese diversi mesi a perseguitare quest’uomo. Gli volevamo bene. Volevamo che si allontanasse dal suo peccato e che sapesse che Gesù è ben più prezioso di qualsiasi cosa che questo mondo offre. Tuttavia, fu chiaro quasi immediatamente che non aveva intenzione di cambiare. Era risoluto. Avendo avuto la possibilità di scegliere tra il suo peccato e la Parola di Dio, scelse il peccato. Quindi la chiesa agì formalmente.

 

COME LA CHIESA DOVREBBE PRATICARE LA DISCIPLINA?

Come dovrebbe praticare la disciplina una chiesa? Gesù fornisce la struttura di base in Matteo 18:15-17. Egli dice ai suoi discepoli,

 

Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d’ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano.

 

Nota che qui l’offesa inizia tra due fratelli, e la risposta non dovrebbe andare troppo oltre in modo da produrre riconciliazione. Gesù descrive il processo in quattro passi.

 

Quattro passi basilari

  1. Se un problema di peccato può essere risolto tra le due persone da sole, allora il caso è chiuso.

 

  1. Se non può essere risolto, allora il fratello offeso dovrebbe portarne due o tre così “affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni” (Mt 18:16). Gesù prende questa frase da Deuteronomio 19, che nel contesto ha lo scopo di proteggere le persone contro false accuse. Il deuteronomio, infatti, richiede una “investigazione approfondita” ogni volta che c’è qualche dubbio sul crimine (Dt 19:18). Presumo che Gesù, allo stesso modo, intenda che i cristiani devono preoccuparsi della verità e della giustizia, che può richiedere dovuto zelo. I due o tre testimoni devono essere in grado di confermare che, in effetti, vi è un’offesa seria ed esteriore e, in effetti, l’autore dell’offesa è impenitente. È auspicabile coinvolgere altre persone per far tornare in sé il colpevole o aiutare l’offeso a vedere che non dovrebbe essere così offeso. Sia questo passaggio che il passaggio precedente possono verificarsi in più riunioni, indipendentemente da quante le parti ritengano prudente.

 

  1. Se l’intervento di due o tre non trova una soluzione, la parte offesa è quindi incaricato di dirlo alla chiesa (Mt 18:17a). Nella mia congregazione, questo è fatto tipicamente dagli anziani, dal momento che il Signore ha dato alla chiesa gli anziani per la supervisione di tutte le questioni della chiesa (1 Tim. 5:17; Eb. 13:17; 1 Pt 5:2). Gli anziani annunciano il nome della parte accusata di peccato esteriore, serio e impenitente. Forniscono una descrizione molto breve del peccato, una descrizione senza giudizi in modo da non far sbagliare gli altri o per non causare eccessivo imbarazzo ad alcun membro della famiglia. E, tipicamente, poi daranno alla congregazione due mesi di tempo per cercare il peccatore e chiamarlo/la al pentimento.

 

  1. La fase finale della disciplina nella chiesa è l’esclusione dalla comunione o dall’appartenenza alla chiesa, il che significa essenzialmente l’esclusione dalla mensa del Signore: “e, se rifiuta d’ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano” (Mt 18:17b). Egli deve essere trattato come qualcuno al di fuori del popolo dell’alleanza di Dio, qualcuno che non dovrebbe prendere parte al pasto di alleanza di Cristo (anche se sarà probabilmente incoraggiato a continuare a frequentare gli incontri di chiesa; vedi la discussione qui sotto). La nostra congregazione farà questo passo una volta passati i due mesi e la persona si è rifiutata di abbandonare il peccato. Due mesi è un numero arbitrario, ovviamente; rappresenta semplicemente una linea temporale di base che corrisponda alle riunioni dei membri regolarmente programmate della nostra chiesa. A seconda della situazione, la chiesa potrebbe ritenere necessario accelerare o rallentare quella linea temporale.

 

Perché rallentare o accelerare il processo?

A volte i processi di disciplina dovrebbero andare avanti abbastanza lentamente. Questo è il caso, per esempio, di quando un peccatore mostra almeno un certo interesse a combattere contro il suo peccato. Non è solo la natura del peccato che deve essere considerato, è la natura del peccatore stesso. Diversi peccatori, per dirla senza mezzi termini, richiedono strategie diverse. Come istruisce Paolo, “Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti. (1 Ts 5:14). A volte non è immediatamente evidente se le persone sono oziose o indifferenti nei confronti del loro peccato o se sono veramente deboli.

 

Ricordo di aver lavorato con un fratello coinvolto in un tipo di dipendenza, e per un certo periodo non ero sicuro se stesse solo scusandosi per i suoi errori morali o se la sua anima fosse veramente indebolita e malformata da anni di peccati, rendendo così tanto più difficile per lui smettere di peccare. La risposta a questo tipo di domande dovrebbe influire sulla velocità con cui si muovono i processi di disciplina.

 

A volte i processi di disciplina devono accelerare, il che potrebbe significare saltare uno o due dei passi descritti da Gesù in Matteo 18. Due chiare garanzie bibliche per accelerare i processi di disciplina sono (i) divisione nella chiesa e (ii) scandalo pubblico (cioè, peccato che traviserà Cristo nella comunità oltre la chiesa). Riguardo alla prima categoria Paolo dice, “Ammonisci l’uomo settario una volta e anche due; poi evitalo;”(Tito 3:10). Non è del tutto chiaro quale tipo di processo Paolo abbia in mente qui. Ma le sue parole suggeriscono che la chiesa dovrebbe rispondere rapidamente e in modo decisivo ai responsabili della divisione per il bene del corpo.

 

Un processo ancora più rapido è presentato in 1 Corinzi 5, in cui Paolo esorta la chiesa a rimuovere immediatamente un individuo noto per essere coinvolto in un peccato pubblicamente scandaloso, cioè un peccato che anche la comunità non cristiana disapprova. Infatti, Paolo non dice nemmeno alla chiesa di avvertire l’uomo nel caso in cui potrebbe essere portato al pentimento. Semplicemente dice “sia consegnato a Satana” (v. 5a).

 

Ma perché saltare la questione del pentimento e non dare all’uomo una seconda possibilità? Non è che Paolo non sia interessato al pentimento o alle seconde possibilità. Piuttosto, dice alla chiesa di rimuovere l’uomo affinché “lo spirito dell’uomo sia salvo nel giorno del Signore” (v. 5b). Sicuramente, Paolo è aperto all’uomo che alla fine si ricongiungerà alla chiesa nel caso in cui si dimostrasse pentito (vedi 2 Co. 2:5-8). Ma il punto è che il suo peccato è pubblicamente noto e fa una dichiarazione pubblica su Cristo. Pertanto, la chiesa dovrebbe rispondere con una dichiarazione altrettanto pubblica di fronte al mondo: “Non accettabile! I Cristiani non fanno questo!”

 

Detto ciò, vale la pena osservare in 1 Corinzi 5 che non c’era alcun dubbio sul fatto che l’uomo fosse o meno coinvolto nel peccato. Era un fatto incontestato. Tuttavia, se c’è una domanda sulla possibilità o meno che sia avvenuto un peccato, anche se è un peccato scandaloso, la chiesa dovrebbe prendersi una pausa abbastanza lunga da condurre un’indagine approfondita, come Gesù richiede in Matteo 18. Per esempio, una chiesa non vuole disciplinare qualcuno per appropriazione indebita (un peccato pubblicamente scandaloso) basandosi su dicerie, solo per fare in modo che i tribunali laici abbandonino il caso tre mesi dopo a causa di prove insufficienti.

 

Quali sono quindi le due considerazioni che potrebbero indurre una chiesa ad accelerare i processi di disciplina? Una chiesa potrebbe ritenere saggio muoversi più rapidamente quando (i) c’è una minaccia immediata all’unità del corpo ecclesiastico o quando (ii) c’è un peccato che potrebbe portare grande danno al nome di Cristo nella comunità. Non esiste una formula precisa per stabilire quando una di queste linee è attraversata, e una chiesa fa bene a nominare una pluralità di anziani devoti per supervisionare a questioni così difficili.

 

Frequenza e reintegrazione

I membri di Chiesa spesso si interrogano se una persona che è stata esclusa dall’appartenenza e dalla Mensa del Signore possa continuare a frequentare le riunioni settimanali di chiesa, e come dovrebbero interagire con lui o lei per tutta la settimana. Il Nuovo Testamento affronta questo problema in diversi punti (1 Co. 5:9, 11; 2 Ts. 3:6, 14-15; 2 Tim. 3:5; Tito 3:10; 2Gv 10), e diverse circostanze potrebbero richiedere risposte diverse. Ma l’istruzione data dagli anziani nella mia chiesa in genere rientra sotto due punti:

 

Fatta eccezione per le situazioni in cui la presenza della persona impenitente è una minaccia fisica per la congregazione, una chiesa dovrebbe accogliere la presenza della persona nel raduno settimanale. Non c’è posto migliore per la persona che essere seduto sotto la predicazione della Parola di Dio.

Sebbene i familiari di un individuo sotto disciplina debbano certamente continuare a soddisfare gli obblighi biblici della vita familiare (per es. Ef. 6:1-3; 1 Tim. 5:8; 1 Pt 3:1-2), il tenore dei rapporti dei membri della chiesa con l’individuo disciplinato dovrebbe cambiare sensibilmente. Le interazioni non dovrebbero essere caratterizzate dalla casualità o dalla cordialità ma da conversazioni intenzionali sul pentimento.

Il reintegro nella fratellanza della chiesa avviene quando vi sono segni di vero pentimento. Come si riconosce poi il vero pentimento dipende dalla natura del peccato. A volte il pentimento è una questione in bianco e nero, come con un uomo che ha abbandonato sua moglie. Per lui, pentirsi significa tornare da lei, puro e semplice. Eppure a volte il pentimento non significa sconfiggere completamente un peccato, così come dimostrare una nuova coscienza nel condurre una guerra contro il peccato, come con una persona colta in un periodo di dipendenza.

 

Chiaramente, la questione del vero pentimento è difficile e richiede molta saggezza. La prudenza deve essere bilanciata con la compassione. Ci potrebbe volere un po’ di tempo, ma non troppo, dal momento del pentimento alla dimostrazione con i suoi frutti (vedi 2 Co. 2:5-8). Una volta che una chiesa decide di reintegrare un individuo pentito alla sua comunione e alla Mensa del Signore, non si dovrebbe parlare di un periodo di prova o di una cittadinanza di seconda classe. Piuttosto, la chiesa dovrebbe pronunciare pubblicamente il suo perdono (Gv 20:23), affermare il suo amore per l’individuo che si è pentito (2 Co 2: 8) e celebrare (Lu 15:24).

 

PERCHE’ UNA CHIESA DOVREBBE PRATICARE LA DISCIPLINA?

Mentre una chiesa si muove verso la pratica della disciplina, spesso si troverà ad affrontare situazioni di vita reale complesse e che non hanno un “caso-studio” nella Scrittura per aiutare a vagliare i vari livelli di circostanze. Non sarà sempre chiaro se è necessaria la disciplina formale della chiesa, o quanto tempo dovrebbero durare i processi, o se il colpevole è veramente pentito, e così via.

 

Mentre una congregazione ei suoi leader lavorano su questioni di questa complessità, devono ricordare che la chiesa è chiamata, sopra ogni cosa, a custodire il nome e la gloria di Cristo. Fondamentalmente, la disciplina della chiesa riguarda la reputazione di Cristo e se la chiesa possa o meno continuare ad affermare la professione verbale di qualcuno la cui vita caratterizza erroneamente Cristo. I peccati e le circostanze del peccato varieranno enormemente, ma questa domanda deve sempre essere davanti a tutto nei pensieri delle nostre chiese: “In che modo il peccato di questo peccatore e la nostra risposta ad esso rifletteranno il santo amore di Cristo?”

 

Dopotutto, preoccuparsi della reputazione di Cristo è prendersi cura del bene dei non cristiani. Quando le chiese non praticano la disciplina ecclesiastica, iniziano a somigliare al mondo. Sono come il sale che ha perso il suo sapore, che è buono solo per essere calpestato (Matteo 5:13). Non sono affatto testimoni di un mondo perso nell’oscurità.

 

Inoltre, preoccuparsi della reputazione di Cristo significa prendersi cura degli altri membri di chiesa. I cristiani dovrebbero voler imitare Gesù, e la disciplina nella chiesa aiuta a mantenere chiara la sua immagine sacra. Ai membri viene ricordato di prestare maggiore attenzione nella propria vita ogni volta che avviene un atto formale di disciplina. Il congregazionalista James lo riassume bene: “I vantaggi della disciplina sono evidenti. Recluta i ribelli, scopre gli ipocriti, fa circolare un timore riverenziale attraverso la chiesa, aggiunge un ulteriore incentivo alla vigilanza e alla preghiera, prova oltre ogni dubbio il fatto e le conseguenze della fragilità umana, e inoltre testimonia pubblicamente contro l’ingiustizia.”

 

Infine, preoccuparsi della reputazione di Cristo è preoccuparsi dell’individuo colto nel peccato. In 1 Corinzi 5, Paolo sapeva che il modo di agire più amorevole era escludere un uomo dalla congregazione “affinché il suo spirito sia salvo nel giorno del Signore” (1 Cor. 5:5).

 

Perché una chiesa dovrebbe praticare la disciplina? Per il bene dell’individuo, per il bene dei non cristiani, per il bene della chiesa e per la gloria di Cristo. Tenere a mente questi obiettivi fondamentali aiuterà le chiese e gli anziani a passare da un caso difficile a un altro, sapendo che la saggezza e l’amore di Dio prevarranno anche se da parte nostra non saremo all’altezza.

 

 

  1. John Angell James, Church Fellowship o The Church Member’s Guide, tratto dal volume XI della decima edizione delle opere di John Angell James, 53.
  2. James, Christian Fellowship, 53.
  3. Vedi Mark Dever, Nine Marks of a Healthy Church (Crossway, 2004), 174-78.

 

 

 

Traduzione a cura di Ciro Izzo

 

 

Tematiche: Chiesa, Disciplina di chiesa

Jonathan Leeman

Jonathan Leeman 

 

Jonathan Leeman è il capo redattore del ministero di 9Marks. Ha conseguito un master in scienze politiche. Dopo la chiamata al ministero, Jonathan ha ottenuto un Master of Divinity e un dottorato in teologia, lavorando come pastore ad interim.

Oggi è il curatore dei libri di 9Marks e del 9Marks Journal, ed è co-conduttore di Pastors Talk.  Ha scritto per diverse pubblicazioni ed è autore o curatore di numerosi libri.

Jonathan vive con sua moglie e le quattro figlie vicino a Washington, DC e serve come anziano presso la Chiesa Battista Cheverly. Insegna come docente a contratto presso il Midwestern Baptist Theological Seminary, il Southern Baptist Theological Seminary e il Reformed Theological Seminary.

E’ autore di numerosi libri, tra cui “Essere un membro di Chiesa (Coram Deo, 2020), “La disciplina di Chiesa(Coram Deo, 2020) e Riscoprire la Chiesa (Coram Deo, 2021).

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