Non perdete il punto fondamentale dello studio della Parola

 

 

Il Salmo 105:4 era uno dei versetti preferiti di Agostino, lo cita quattro volte nella sua opera sulla Trinità. “Cercate il Signore e la sua forza; cercate sempre il suo volto” (CSB).

 

Per questo motivo, Robert Louis Wilken ha scelto Cercare il volto di Dio come sottotitolo del suo libro The Spirit of Early Christian Thought; Wilken riteneva che questa frase, più di ogni altro passo della Bibbia, catturasse lo spirito dei primi pastori e teologi cristiani.

Rivedendo il lavoro di Wilken e l’eredità lasciata dai primi cristiani non ho potuto fare a meno di chiedermi perché sia così facile per coloro che studiano la Bibbia o si impegnano nella riflessione teologica liquidare o sminuire il desiderio di cercare il volto di Dio.

 

Modi in cui ci accostiamo alla Bibbia

Non possiamo fare a meno di venire plasmati, almeno in una certa misura, dal razionalismo di stampo illuminista e dagli strumenti della modernità.

Veniamo al testo biblico e al compito della teologia con dei presupposti su ciò che dovremmo trovare nelle sacre Scritture, e così i nostri presupposti modellano l’obiettivo e lo scopo del nostro studio; qualcuno può  pensare che la nostra devozione personale debba essere separata dallo studio teologico, altrimenti non saremmo in grado di essere “obiettivi” nel nostro compito.

Dunque, ci accostiamo al testo biblico alla ricerca dello spunto per il prossimo sermone, oppure studiamo la teologia nella speranza di superare l’esame o ancora consultiamo riviste del settore e le recensioni di libri per poter rimanere aggiornati sulle conversazioni in atto nel mondo accademico.

Forse la maggior parte dei cristiani legge la Bibbia per trarre qualche spunto e qualche ispirazione per il giorno successivo, un pizzico di saggezza per rafforzarci nella vita che abbiamo già scelto per noi stessi.

Quanti di noi aprono consapevolmente le Scritture o si impegnano nel campo dello studio della teologia per cercare il volto di Dio stesso?

 

Istruzione ed esultanza

Sul mio scaffale si trova un commento del Vangelo di Marco scritto da uno studioso evangelico, integro e rispettato, rinomato per il suo lavoro fatto di decenni di studi; la maggior parte di esso tratta questioni di critica della stesura, varianti testuali e simili; questioni importanti da affrontare e certamente utili per gli studiosi che si specializzano in quei campi; eppure in qualche modo, perso in tutto questo studio, il ritratto di Gesù fatto da Marco viene poco approfondito. Perciò lo scopo di Marco nel presentarci Gesù sembra essere in contrasto con i commenti che si concentrano su tutto il resto.

Una volta ho sentito John Piper esprimere la sua frustrazione nei confronti di molti commentari: raramente scoppiano in canti e adorazione; raramente l’istruzione si collega alla gioia. Scrive,

“Se l’istruzione non porta ad una esultanza in Dio, essa fallisce. Se vedere la gloria non porta ad assaporare il Signore, allora fallisce. Se pensare la verità non porta a sentire l’amore, essa fallisce. L’istruzione, la conoscenza, la vista, il pensiero: tutto serve per gioire in Dio. E se non la provocano non sono ciò per cui sono stati creati”.

 

Conoscere e amare Cristo

Tornando indietro all’epoca dei Puritani e dei teologi della Riforma o andando più indietro, fino ai primi padri della Chiesa e agli scritti di Agostino, per certo troverete aspetti sconcertanti dell’esegesi biblica e certamente, vedreste questi studiosi confrontarsi con il pensiero e la filosofia del loro tempo, a volte male e a volte bene. Tuttavia sentireste anche quanto fosse palpabile il loro desiderio di comprendere meglio il mistero di Cristo, e di onorare e ricevere il tesoro del Vangelo crogiolandosi nella Sua gloria, sia individualmente sia  insieme, nella speranza di poter essere luce come testimonianza per il mondo esterno.

 

Il compito della teologia cristiana non è quello di inventare o stabilire ma di scoprire e spiegare; ci siamo imbattuti in qualcosa di reale e, mentre osserviamo con stupore le meraviglie di questa realtà, cerchiamo di esporla fedelmente confidando che ciò che abbiamo visto ci cambierà. “Siamo cambiati in Colui che vediamo”, diceva Gregorio Magno.

Wilken descrive il compito dei primi cristiani:

“Essi non desideravano solamente comprendere ed esprimere la folgorante verità che avevano visto in Cristo, ma con il pensiero e la scrittura cercavano di conoscere più intimamente Dio e di amarlo più ardentemente; il lavoro intellettuale diventava così un’impresa spirituale”.

 

Cercando il Dio delle Scritture

Questo desiderio di Dio assieme alla fame di conoscerlo e di amarlo e adorarlo, pervade i primi testi cristiani; questo desiderio li spingeva ad approfondire le Scritture. ” Adesso, infatti, trattate la Scrittura di Dio come il volto di Dio”, scriveva Agostino. “Scioglietevi alla Sua presenza”.

Agostino, da consumato pastore-teologo, studiava per il bene della propria anima per poi cercare di trasmettere il cibo ricevuto: “Vi nutro con ciò che nutre me”, diceva: “Vi offro ciò che vivo io stesso”.

Cercare il volto di Dio ci aiuta a proteggerci dall’orgoglio, dal vedere la Bibbia come un libro da imparare o dal presumere di avere l’ultima parola su tutto ciò che è biblico o teologico, come se fosse possibile porre fine allo studio, infatti Agostino diceva ai suoi lettori:

 

“Ogni volta che sei sicuro di qualcosa come lo sono io, vai avanti con me; ogni volta che esiti, cerca con me; ogni volta che scopri di aver sbagliato, torna da me; o se io ho sbagliato, richiamami a te. In questo modo percorreremo insieme la strada dell’amore verso colui di cui si dice: “Cercate sempre il suo volto””.

 

Alla fine del suo lavoro sulla Trinità Agostino ammette di aver discusso e faticato nel tentativo di cercare Dio intellettualmente, ma che quel compito induce a pregare maggiormente:

 

“Dammi la forza di cercarti. . . . Quando arriveremo a te, finiranno le molte cose che affermiamo e non otteniamo, e Tu resterai uno, eppure tutto in tutti, e noi diremo una cosa sola lodandoti all’unisono, essendo anche noi stessi una cosa sola in Te”.

 

Perciò aprite la vostra Bibbia e prendete un testo di teologia ricordando l’obiettivo finale: la comunione con Colui che ci ha salvato. “Cercate sempre il suo volto”.

 

Tradotto da Yuni Akermi

 

 

Tematiche: Bibbia, Esegesi biblica, Insegnamento biblico, Interpretazione

Trevin Wax

Trevin Wax

 

E’ vice presidente senior di Teologia e Comunicazioni alla LifeWay Christian Resources e professore ospite al Wheaton College. È direttore generale del “The Gospel Project” e autore di molteplici libri. Puoi seguirlo su Twitter.

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