Nightbirde, come può essere ok?

 

Il nome Jane Marczewsky potrebbe non dirvi nulla, ma il suo nome d’arte, Nightbirde, è diventato famoso nel giro di una notte. La trentenne proveniente da Zanesville, nell’Ohio, ha partecipato alla sedicesima edizione di America’s Got Talent a giugno, con la canzone scritta da lei “It’s OK”.

L’apparentemente impossibile-da-stupire Simon Cowell, con le lacrime agli occhi, ha pigiato l’ambito pulsante dorato, proiettandola direttamente agli episodi live. Due giorni dopo, “It’s OK” era al primo posto su iTunes.

Tuttavia, ironicamente, la vita di Nightbirde pare tutto fuorché OK.

 

Nel 2017, Nightbirde ricevette per la prima volta la diagnosi che noi tutti temiamo: cancro. Le furono dati sei mesi di vita, e cominciò la sua battaglia contro il cancro al seno al terzo stadio. Nel 2018 fu dichiarata guarita, ma la sua felicità durò poco. Pochi mesi dopo cominciò una seconda battaglia contro il cancro, con pochissime possibilità di sopravvivenza. Come se il destino non sembrasse già abbastanza avverso, la lotta si fece ancora più solitaria quando suo marito la lasciò dopo cinque anni di matrimonio. Continuò a combattere da sola, vincendo la sua seconda battaglia nel luglio 2020.

L’otto giugno, Nightbirde sostenne l’audizione per America’s Got Talent, conquistando il pubblico e i giudici. Dopo aver cantato, rivelò che il cancro era tornato ed era ora nel fegato, colonna vertebrale e polmoni. Il conduttore Terry Crews disse semplicemente “Sei la voce che noi tutti abbiamo bisogno di ascoltare quest’anno”.

 

 

Cantare nel buio.

Perché è questa voce così particolare che abbiamo bisogno di ascoltare in questo momento? Nightbirde risponde con le sue stesse parole: “Sono molto di più delle brutte cose che mi capitano”. Qual è la sua speranza nonostante le circostanze? Come può dire “It’s OK” quando chiaramente non lo è?

L’America è conquistata da lei perché la speranza e la gioia non sono risposte naturali quando la vita va a pezzi.

Quindi, da dove viene la speranza di Nightbirde? Da un posto misterioso che un talent show dell’NBC raramente esplora: Dio.

In un’intervista, Nightbirde disse: “Credo che Dio possa guarire in un istante. Credo anche che “egli non rifiuta nessuna cosa buona”, quindi ci dev’essere stato qualcosa che Dio stava coltivando in quel campo che sono io, e che se avesse rimosso tutte queste difficoltà troppo presto, avrebbe rimosso anche tutti questi miracoli che ha fatto nel mio spirito”.

Come scrisse nel suo blog il tre maggio, “Forse ce lo siamo perso, ciò che Dio ci ha mostrato quando l’abbiamo conosciuto: che Lui si abbassa nel fango per starci vicino, e che riempie d’aria i nostri polmoni quando non riusciamo a respirare”.

Anche il suo nome d’arte comunica speranza. L’ha scelto perché ha sognato degli uccelli che cantavano nel buio per tre notti consecutive. “Voglio essere così, anche quando mi trovo in un periodo buio, e non ci sono segnali che passerà”. Dice:”Voglio essere l’uccello che canta in previsione delle cose belle che sono certa arriveranno”.

 

Nessuna sofferenza addolcita.

Nightbirde non addolcisce la sua sofferenza. In un post sul suo blog, “Dio è nel pavimento del bagno”, descrive poeticamente come combatte con Dio durante questa prova:

Mi ricordo che sto pregando al Dio che ha lasciato gli Israeliti dispersi per decenni. Essi imploravano di arrivare alla Terra Promessa, ma lui li lasciò vagare, rispondendo a preghiere che loro non avevano formulato. Per quarant’anni, le loro scarpe non si consumarono. Il fuoco illuminava il loro sentiero ogni notte. Ogni mattina, lui mandava pane di misericordia dal cielo. Cerco di trovare con tutta me stessa le risposte a preghiere che non ho formulato”.

In un altro post scrive:

Quanto al dolore, Dio non è sempre disposto a toglierlo. Invece, ne aggiunge. Lui è più un donatore che un ricevitore. Non si prende la mia oscurità, ma mi dona luce. Non mi risparmia la sete, ma mi provvede acqua. Non cura la mia solitudine, ma mi viene vicino. Quindi perché crediamo che quando soffriamo, Dio sia lontano?

Nella sofferenza, Nightbirde ha speranza. Perché? Perché è lì che Dio è più vicino:

Sto ancora annaspando, sommersa dal dolore. Sto ancora implorando, trattando, chiedendo, scomparendo. E suppongo che proprio per questo ho ancora più motivi per ringraziare, perché significa che Dio si sta avvicinando a me. Di nuovo. Di nuovo. Di nuovo. Non importa quante volte lo facciamo andare via”.

Io riesco a immedesimarmi in Nightbirde, sia nel suo dolore che nella sua speranza. Anch’io ho ricevuto una diagnosi di cancro prima dei trent’anni, che mi ha cambiato la vita. Quattro settimane dopo la nascita del mio primo figlio, la gioia della maternità fu capovolta da onde di paura e di dubbio, quando cominciò la mia battaglia contro il cancro. Nausea e vomito diventarono amici intimi. Discutevo con Dio in un modo molto simile a quello di Nightbirde. Ho conosciuto anch’io Dio sul pavimento del bagno. Si è avvicinato a me nei miei momenti più infimi e mi ha donato la speranza della sua presenza. Non è stato allontanato dalla mia rabbia, dalla malattia o dalle lacrime.

Lui si è avvicinato e io ho capito: la speranza è spesso più chiara quando non c’è rimasto niente a cui aggrapparci.

 

 

Il pavimento del bagno dell’umanità.

 

C’è un posto più umile in cui Dio può avvicinarsi a noi? Sì. Sulla croce.

 

Dio si è fatto carne nel Figlio ed è entrato in questo mondo dilaniato dal peccato e colpito dal cancro per darci liberazione. Gesù è andato volontariamente alla croce e ha provato le sofferenze che merita il nostro peccato, per darci tutto ciò che lui meritava per la sua vita perfetta. Possiamo chiamare la croce il pavimento del bagno dell’umanità. Dio ci ha incontrato là.

Questa è la speranza che Nightbirde comunica al mondo. È una speranza che il mondo, sebbene attratto da essa, non può ottenere da solo. È la speranza del Vangelo che ci permette non solo di sopportare, ma di gioire nel mezzo delle sofferenze.

 

L’America è affascinata da Nightbirde non solo perché la sua storia è avvincente, ma perché lei sembra avere quella via d’uscita che tutti desideriamo. O, piuttosto, sembra avere qualcuno: l’Iddio che conosce il nostro dolore,  che ci incontra nel nostro dolore, e ce ne libera. Con questo Dio, possiamo avere anche noi una speranza che ci permette di cantare, insieme a Nightbirde, il ritornello più assurdo in un mondo di malattia e morte: “It’s OK”.

 

 

Traduzione a cura di Alessia Pescarmona

 

 

Tematiche: Adorazione, Gioia del Signore, Guarigione, Malattia, Vita Cristiana

Angela Davis

È studente e consulente al . Suo marito, Jim, è pastore insegnante alla Orlando Grace Church, ed è consuttore del podcast Come in paradiso. Angela e Jim hanno quattro figli e intervengono per FamilyLife durante i loro Weekend per ricordare.

© The Gospel Coalition, © Coram Deo

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