Nato di nuovo! Cosa vuol dire?
La domanda “Sei nato di nuovo?” è molto diffusa nelle chiese evangeliche del secolo scorso, ed è normale per le persone descriversi come cristiani “nati di nuovo”. Eppure molti, anche negli ambienti cristiani, sentendo una domanda del genere potrebbero dire, come Nicodemo, “Come può un uomo nascere quando è vecchio?” (Giovanni 3:4). Nella comprensione popolare di queste parole, c’è molto che viene frainteso e la confusione che ne deriva può essere un ostacolo alla fede.
Quando parliamo di cristiani che nascono di nuovo, non stiamo parlando di un movimento moderno e passeggero o di una forma di identità culturale. Stiamo parlando di una verità biblica senza tempo. Questa frase non è stata coniata da agenti pubblicitari per indirizzare il Vangelo alla sensibilità di una nuova generazione. Le parole “nato di nuovo” sono parole di Gesù Cristo e sono rilevanti per ogni generazione. Quando ne comprendiamo il significato, non c’è, per ciascuno di noi, domanda più importante di: “Sei nato di nuovo?”.
Gesù usò l’espressione “nato di nuovo” per rivolgersi al fariseo Nicodemo quando questi si recò da lui in segreto una notte, com’è riportato in Giovanni 3. Possiamo comprendere queste parole come le intendeva Gesù considerando attentamente la loro conversazione.
La domanda di Nicodemo
“C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbi, noi sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico, se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?” (Giovanni 3:1-4).
Nicodemo era un uomo religioso. Era un membro prestigioso dei farisei, le persone in prima linea nella religione del suo tempo. I farisei avevano commesso il terribile errore di “esteriorizzare” la religione, sottolineando innanzitutto l’osservanza esteriore delle regole. Erano arrivati al punto di aggiungere propri comandamenti alla legge di Dio, rendendo molto, molto difficile per le persone comprendere e obbedire ai loro insegnamenti. Nel Vangelo di Matteo, Gesù definisce i farisei “sepolcri imbiancati, i quali appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni di ossa di morti e d’ogni immondizia” (Matteo 23:27).
Nicodemo riconobbe semplicemente che Gesù era “un maestro venuto da Dio”, ma poiché Gesù “conosceva ciò che era nell’uomo” (Giovanni 2:25), cioè conosceva il cuore di Nicodemo, mise da parte questo commento introduttivo e rispose alla domanda che sicuramente pulsava dal centro dell’essere di questo fariseo: “Perché, pur essendo così religioso, pur essendo guardato da tanti, pur facendo parte del gruppo che presumibilmente conosce Dio, sono così privo di esperienza?”. E la Sua risposta fu questa:
“Se uno non nasce di nuovo non può vedere il regno di Dio”
Nicodemo aveva capito male, e in modo grossolano. Avrebbe dovuto saperlo meglio. C’è un’incomprensione che nasce dall’incapacità di capire e c’è un’incomprensione che nasce dalla non volontà di capire, così che quando ci troviamo di fronte ai fatti, li allontaniamo da noi. Come fariseo, Nicodemo conosceva a fondo quello che noi chiamiamo Antico Testamento. Sapeva che Dio ha detto attraverso Ezechiele: “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ezechiele 36:26-27). Aveva tutto ciò che era necessario per capire che Gesù non stava parlando di nascita naturale, ma che Dio poteva trasformare il suo stesso cuore; scelse di fraintendere.
Molti cristiani professanti sono più simili a Nicodemo di quanto non vogliano ammettere: religiosi, prestigiosi, ma privi di un’esperienza continua di Dio nella loro vita e quando sentono le parole di Cristo che mettono in discussione lo stato dei loro cuori, si chiudono le orecchie. Dicono con Nicodemo: “Nato di nuovo! Che cosa vuoi dire?”.
La risposta di Gesù
“Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito»”(Giovanni 3:5-8).
La natura della nuova nascita di cui parla Gesù è semplicemente questa: una trasformazione spirituale che ha un’origine celeste e un’iniziativa divina.
Gesù ha preso l’immagine del battesimo e ha parlato di “nascita dall’acqua e dallo Spirito”. Il battesimo in acqua era ed è un segno di purificazione, ma il segno senza la sostanza è irrilevante. Molte persone sono “nate dall’acqua”, cioè si sono sottoposte a una qualche cerimonia di battesimo, ma, come ha detto Gesù, non c’è nuova nascita senza la presenza dello Spirito Santo di Dio.
Nicodemo può aver pensato che le sue credenziali religiose o le sue distinzioni nazionalistiche lo qualificassero per entrare nel regno di Dio, ma non è così. Non c’è un’evoluzione dal fisico allo spirituale, non c’è un punto in cui possiamo salire abbastanza in alto da saltare attraverso l’abisso verso Dio. Possiamo essere cresciuti in una casa religiosa, ma educati “nell’educazione e nella disciplina del Signore” (Efesini 6:4) e istruiti nella scuola domenicale. Possiamo frequentare buone chiese, fare affari onorevoli e fare del bene al nostro prossimo. Dobbiamo essere grati per queste benedizioni, ma non sono sufficienti per portarci alla presenza di Cristo.
Abbiamo bisogno di una trasformazione personale, radicale e interiore: una nuova nascita
La storia del Vangelo è che nel Signore Gesù Cristo, Dio ha attraversato il confine e raccoglie le persone nella sua famiglia attraverso questa nuova nascita, una nascita soprannaturale. In termini teologici, la parola è rigenerazione. Egli ci rende spiritualmente nuovi dall’interno, noi che eravamo morti nei nostri debiti e nei nostri peccati, egli ci rende vivi (Efesini 2:5). L’opera dello Spirito di Dio ci permette, in una condizione di peccato, di allontanarci dal peccato e di rivolgerci con fede al Signore Gesù Cristo, di credere in Gesù come nostro Redentore e di ricevere vita spirituale dove c’era solo morte spirituale.
Se tutto ciò sembra non quantificabile, è perché lo è. Gesù ha paragonato l’opera dello Spirito al vento. Se una folata vi fa cadere di mano l’ombrello, potreste chiedervi da dove sia venuto, potreste inseguirlo fin dove vi portano i piedi, ma non riuscireste mai a trovarne la fonte, ma ne vedrete le prove tutt’intorno.
Non possiamo imbottigliare la rigenerazione e venderla all’angolo della strada, così come non possiamo imbottigliare il vento. Tuttavia, possiamo guardare una vita, guardare nel nostro stesso cuore e vedere il chiaro effetto dell’opera trasformatrice di Dio.
È una perenne eresia dell’umanità pensare di potersi adattare con i propri meriti al regno di Dio, ed è in questo senso che la religione può allontanarci da Cristo. Tanta falsa religione ci dice che con i nostri sforzi possiamo colmare la distanza da Dio, ma Cristo dice che se Dio non entra nella nostra vita e non trasforma il nostro cuore, ogni sforzo è vano. Dobbiamo nascere di nuovo!
La risposta a cui ci chiama
“Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”
“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio” (Giovanni 3:14-18).
La nuova nascita è necessaria perché l’umanità ha un problema fondamentale. Nei versetti 19-20 viene affrontato il problema:
“E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere”
L’umanista, l’idealista, il filantropo e il cristiano possono essere tutti uniti nella convinzione che, a prescindere da ogni altro dubbio, gli esseri umani non sono ciò che dovrebbero essere, che c’è qualcosa di sbagliato. Potremmo sederci tutti insieme attorno a un tavolo da conferenza e concordare sul fatto che la miseria, la sofferenza e la bruttura evidenti nel nostro mondo sono una vergogna per la razza umana e una rovina per la civiltà.
Il punto in cui l’accordo cessa è il nodo vitale: Qual è il “qualcosa” che non va?
Ciò di cui abbiamo bisogno è una trasformazione personale, radicale e interna: una nuova nascita.
Gesù ci dice che il problema non è un problema morale, non è un problema intellettuale, non è un problema di pratica religiosa, ma è un problema spirituale, un problema al centro del nostro essere. Il problema è che l’umanità è stata creata per vivere nella luce del Creatore, ma noi amiamo le tenebre. Questa è l’essenza del peccato. Questo è il motivo per cui le nostre azioni sono malvagie e siamo condannati davanti al tribunale di Dio. Nessuno sforzo morale, nessun progresso educativo o osservanza religiosa esterna può risolvere questo problema. Solo lo Spirito di Dio può farlo, rigenerando il nostro essere interiore e rendendoci nuove creazioni.
Dio non ci ha abbandonati a noi stessi. Si è rivelato a noi in Gesù, il suo “unico e solo Figlio”, con un amore che gli è costato caro
Prima di salire sulla croce, Gesù ha detto chiaramente a Nicodemo che sarebbe stato “innalzato” per portare i nostri peccati al nostro posto, affinché tutta la corruzione dei nostri cuori fosse affrontata lì. Le nostre azioni malvagie e le nostre disposizioni malvagie possono essere perdonate perché il Signore Gesù ha subito la loro punizione al nostro posto. E così possiamo essere trasformati dallo Spirito nel nostro essere interiore, poiché Egli viene a portarci una nuova nascita.
Tuttavia, Gesù non dice che, poiché Dio ha dato suo Figlio, “tutti non periranno”. No, dice: “Chi crede in lui non perirà”. C’è una risposta che viene richiesta, una risposta che è una questione di onestà e di urgenza: “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia” (Atti 16:31). Credere in Gesù non è solo credere che esiste, né solo capire chi è e cosa ha fatto, ma è affidarsi a Lui “anima e corpo, in vita e in morte ” , nell’attesa che ci riscatti dal peccato e ci trasformi a Sua somiglianza.
Se oggi ci avvicinassimo a Gesù e gli dicessimo: “So che sei un maestro venuto da Dio”, riceveremmo la stessa risposta di Nicodemo: “In verità, in verità ti dico che se uno non nasce di nuovo non può vedere il regno di Dio”. Questa è la parola di Cristo per noi.
Vi siete affidati al Figlio dell’uomo e siete nati di nuovo alla vita eterna?
Questo articolo è stato adattato dal sermone “Born Again, What Do You Mean?” di Alistair Begg.
Traduzione di Lisa Artioli
Foto di Elle Cartier su Unsplash
Tematiche: Nuova nascita, Vangelo
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