Leader di chiesa secondo le Scritture

 

Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore, studiandovi di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace. (Efesini 4:1–3)

 

 

Va sottolineato che la prima applicazione di Paolo delle verità del Vangelo presentate alla chiesa di Efeso, è di ricordar loro che tali verità modellano il loro modo di pensare riguardo a loro stessi e le loro relazioni interpersonali. Queste verità devono essere le fondamenta di qualunque struttura comunitaria che creano.

Ci sono poche applicazioni delle verità del Vangelo di Gesù Cristo che sono più importanti del considerare come stabilire le proprie priorità nel modo in cui viviamo, ci relazioniamo e collaboriamo in quanto membra del corpo di Cristo. Permettetemi di sottolineare che in questo brano, o in altri simili, non vi sono clausole speciali indirizzate a pastori, anziani e diaconi o un modello comunitario differente solo per loro.

Il Vangelo, che è la nostra speranza nella vita e nella morte, ci dice come vivere, relazionarci e guidare tra il “già” della nostra conversione e il “non ancora” del nostro ritorno definitivo a casa. Il mio scopo qui non è quello di fare uno studio dettagliato di Efesini 4:1-3, ma di mostrare come i suoi valori biblici possano iniziare a formare il modo in cui pensiamo a come funzioniamo e ci relazioniamo da leader di chiesa.

Voglio suggerire che se volete davvero che le vostre relazioni siano degne del Vangelo che avete ricevuto, allora darete valore all’umiltà, alla mansuetudine, alla pazienza, all’amore tollerante e alla pace. E se date valore a queste caratteristiche bibliche, vi chiederete: “Come sarebbe la mia comunità di responsabili se dessimo veramente valore a queste cose piuttosto che alle posizioni, al potere, ai risultati, al plauso o al successo?”.

Permettetemi di rispondere a questa domanda suggerendo sei caratteristiche che contraddistinguono una comunità di responsabili intrisa dai valori del Vangelo.

 

1 . L’umiltà

Umiltà significa che la relazione di ciascun leader con gli altri leader è caratterizzata dalla consapevolezza di non meritare alcun riconoscimento, potere o influenza che la sua posizione gli conferisce. Significa sapere, come leader, che finché il peccato vive ancora dentro di noi, avremo bisogno di essere salvati da noi stessi. Umiltà significa che amiamo servire più di quanto desideriamo guidare. Significa riconoscere le proprie incapacità piuttosto che vantarsi delle abilità. Significa essere sempre impegnati ad ascoltare e imparare. Umiltà significa vedere gli altri leader non tanto come servitori del nostro successo, ma come servitori di Colui che ha chiamato ognuno di noi. Significa essere più entusiasti dell’impegno che i nostri colleghi leader hanno verso Cristo che della loro fedeltà nei nostri confronti. Significa temere il potere della posizione piuttosto che desiderarlo. Significa essere più motivati a servire che a essere visti. Umiltà è essere sempre pronti a considerare la preoccupazione degli altri nei nostri confronti, a confessare ciò che Dio ci rivela attraverso di loro, e a impegnarsi nel cambiamento personale. L’umiltà consiste nel licenziare il nostro avvocato interiore e aprirci al potere incessante della grazia in grado di trasformarci.

 

2 . Dipendenza

Dipendenza significa vivere, come leader, credendo veramente che il mio cammino con Dio è un progetto comunitario. Significa che a causa del potere accecante del peccato residuo, rinuncio alla convinzione che nessuno mi conosce meglio di me stesso. Dipendenza significa non avere più paura di essere esposti, perché credo davvero che non ci sia nulla che possa essere conosciuto, esposto o rivelato su di me che non sia già stato affrontato dalla persona e dall’opera di Gesù. Significa vivere come se davvero credessi che il cristianesimo isolato, individualizzato e indipendente non produca mai buoni frutti. Significa riconoscere che ogni leader ha bisogno di essere guidato e ogni pastore ha bisogno di ricevere cura pastorale. Dipendenza significa riconoscere che la comprensione teologica, la letteratura biblica, i doni ministeriali, l’esperienza e il successo del ministero non significano che non ho più bisogno del ministero santificante ed essenziale del corpo di Cristo. Significa confessare che, finché il peccato rimane in me, e che a parte la grazia che mi trattiene e il ministero di salvataggio di coloro che mi circondano, continuo ad essere un pericolo per me stesso.

 

3 . Spontaneità preparata

Se riconoscete la presenza e il potere seduttivo e menzognero del peccato residuo, riconoscerete anche che tutti nella vostra comunità di leadership sono suscettibili alla tentazione e sono ancora a rischio. Sapete che i peccati, piccoli e grandi, contamineranno la vostra comunità e ostacoleranno e devieranno il suo lavoro. Vivete con la consapevolezza che tutti i membri della vostra comunità di leadership hanno ancora bisogno della grazia salvifica e santificante.

 

Quindi mettete in moto dei piani per affrontare il peccato, la debolezza e il fallimento che inevitabilmente mostreranno la loro brutta faccia. Non vi scioccherà, non negherete o non minimizzerete ciò che Dio, nella grazia, rivela, ma lo affronterete apertamente con uno spirito di amore biblico e di grazia. Non sarete più preoccupati di difendere la reputazione della vostra comunità di leadership piuttosto che affrontare i suoi fallimenti. La spontaneità preparata significa che, poiché avete preso sul serio ciò che il Vangelo dice sulle continue battaglie spirituali presenti nel cuore di ogni leader, vi siete preparati ad affrontare il peccato che Dio espone, sebbene non conosciate in anticipo quale sia la sua portata.

 

4. Ispezione

Ispezione significa invitare le persone a superare i normali limiti delle relazioni di leadership per analizzare la propria vita al fine di aiutarci a vedere cose che da soli non riusciremmo a notare. Significa invitare i colleghi leader a vegliare sulle nostre anime. Significa invitarli a interrompere la nostra conversazione privata con intuizioni bibliche protettive e verità bibliche riparatrici. Significa riconoscere che l’autoanalisi è un progetto comunitario, perché siamo ancora in grado di ingannare noi stessi nel pensare che stiamo bene quando siamo in pericolo e abbiamo bisogno di aiuto. Pertanto ciascun leader deve essere disposto a vivere sotto un controllo biblico amorevole, infuso di grazia, paziente e indulgente.

 

5 . Protezione

Tutti noi pecchiamo, ma non tutti pecchiamo allo stesso modo. La storia, l’esperienza, i doni di ciascuno, la biologia e tanti altri fattori fanno sì che non tutti siamo tentati allo stesso modo dalle stesse cose. Qualcuno potrebbe essere suscettibile alle tentazioni del potere, mentre qualcun altro potrebbe essere più suscettibile alle tentazioni del piacere, mentre io potrei essere tentato dagli agi materiali. Comprendere la varietà dei modi con cui il peccato ci seduce e ci influenza è di vitale importanza per la salute sul lungo periodo e la proficuità nel Vangelo di ogni comunità di responsabili di una chiesa locale. Il vero amore biblico non si limita ad accettarci, a benedirci con pazienza e a accogliere i nostri fallimenti con il perdono. Insieme a tutte queste cose, si spende per proteggerci dalle nostre eterne debolezze di cuore che ci rendono suscettibili alla tentazione. Le parole di Ebrei 13:17 parlano con una chiarezza incoraggiante: “Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per le vostre anime come chi deve renderne conto”. I leader hanno la responsabilità di proteggere le anime delle persone che sono sotto la loro responsabilità.

 

Queste parole sono tanto specifiche quanto provocatorie. Non dicono che i leader sono tenuti a tenere d’occhio il nostro comportamento; certamente è vero, ma c’è qualcosa di più profondo e più fondamentale. I leader devono proteggere le anime.

Anima indica la persona interiore: pensieri, desideri, motivazioni, debolezze, forze, maturità, suscettibilità, ecc.

Significa conoscere tanto bene il cuore di una persona da poter immaginare dove potrebbe varcare i limiti saggiamente imposti da Dio. Quello che vediamo è un livello di leadership protettiva che può sussistere solo nel contesto di una relazione profonda. Se questo tipo di protezione dovrebbe essere l’esperienza di tutte le persone che fanno parte del corpo di Cristo, non dovrebbe a maggior ragione essere l’esperienza di chi ha compiti di responsabilità? Sono stato contattato spesso da comunità di anziani che dovevano affrontare la decadenza di un pastore, e spesso mi sono reso conto che c’erano chiari indizi di debolezza e suscettibilità che nessuno dei suoi colleghi aveva notato.

Ogni volta che succede è avvilente. Proprio perché i leader non si vedono con chiarezza, e perché non si rendono sempre conto delle proprie debolezze, hanno bisogno di avere una comunità protettiva che li tenga d’occhio quando non sono in grado di farlo da soli. Se dobbiamo essere protetti, è necessario che gli altri ci conoscano laddove la tentazione è più forte: nel cuore.

 

6 . Ristabilimento

Uno dei temi più belli e incoraggianti delle Scritture è quello dei nuovi inizi e delle nuove partenze. I nuovi inizi e le nuove partenze sono un segno distintivo del potere che la grazia di Dio ha di salvare, perdonare, risanare e trasformare.

 

Per Mosè il nuovo inizio si presentò sotto forma di voce del pruno ardente che lo richiamava in Egitto per liberare il popolo di Dio, questa volta mediante il potere di Dio.

 

Per Davide significò essere confrontato da un profeta, confessare l’orrore di ciò che aveva fatto e continuare a regnare. Per Giona significò essere vomitato sulla riva del mare e incaricato una seconda volta di portare il messaggio di Dio a Ninive. Per Pietro il nuovo inizio avvenne sulla riva del mare di Galilea, quando il Messia che lui aveva tradito, lo perdonò e lo chiamò di nuovo a servirlo.

Per Paolo, il nuovo inizio e la nuova partenza si presentarono come una luce abbagliante sulla strada di Damasco, parole di perdono e un mandato consegnatogli da un messaggero alquanto allarmato. Grazia significa che non siamo lasciati nelle nostre condizioni peggiori o maledetti dalle nostre decisioni peggiori.

Grazia significa che i leader possono rialzarsi dalle ceneri del peccato perché il Salvatore ha il potere di resuscitare.

Mi chiedo se, con i nostri canoni di leadership e pastorato, avremmo riabilitato questi personaggi biblici. Cosa cambia tra il modo in cui noi vediamo il peccato, la debolezza e il fallimento di un leader e il modo in cui li vede Dio? In nessuno dei casi presi in esempio il peccato è stato negato, nascosto o minimizzato. In ogni situazione sembra che ciò che è stato fatto fosse così grave che non ci potesse essere speranza per il futuro del peccatore. La nostra tendenza in queste situazioni è quella di pensare che, sebbene il perdono di Dio ci dimostra una grazia sorprendente, Egli ci dirà comunque: “Non sei più utile al mio regno”. Ma in quelle situazioni bibliche, tutti i personaggi sono stati ricollocati in una posizione di leadership spirituale.

 

 

 

[…] le nostre comunità di leader hanno una mentalità biblica, volta a risanare le persone? Conosco molti leader caduti in disgrazia che sono stati allontanati dalla chiesa e ora sostengono la propria famiglia lavorando in un call center, nel campo dell’edilizia o nella vendita di computer.

 

Non dovremmo mai minimizzare il peccato di un leader, né dovremmo tantomeno aver fretta di ristabilirlo alla sua vecchia posizione se prima non ha affrontato i problemi del suo cuore. Sicuramente esistono casi in cui un leader non dovrebbe tornare ad occupare una posizione di leadership, ma questo non significa che dobbiamo abbandonare la nostra fede nella potenza guaritrice della grazia di Dio, qui e ora.

 

La chiesa ha un bisogno assoluto di una comunità di leadership la cui funzione non è strutturata solo per raggiungere efficacemente gli obiettivi, ma è prima di tutto plasmata dai conforti e dalle chiamate del Vangelo di Gesù Cristo. Così come in ogni altro aspetto delle relazioni umane, se guardiamo alle nostre comunità di leader indossando le lenti del Vangelo di Gesù Cristo, cambieranno le nostre aspettative, i nostri impegni, i nostri comportamenti e il modo in cui reagiamo alle difficoltà. Non è solo retorica biblica dire che il Vangelo deve essere il nostro modello per la formazione e il funzionamento della comunità di leadership che guida la chiesa.

 

 

 

Questo articolo è tratto da Essere leader, di P.D. Tripp, pubblicato da Coram Deo.

 

Essere Leader

 

 

 

Tematiche: Anzianato, I nostri libri, Leadership, Ministero, Pastorato

Paul D. Tripp

Paul David Tripp 

È pastore, scrittore e conferenziere. E’ presidente di Paul Tripp Ministries, la cui missione consiste nell’applicare la potenza trasformatrice di Gesù Cristo alla vita quotidiana. Questa visione lo ha portato a scrivere 17 libri sulla vita cristiana, a realizzare 14 serie di insegnamenti e a viaggiare in giro per il mondo per parlare come oratore di conferenze. La passione che motiva Paul nel suo ministero è aiutare le persone a capire come il vangelo di Gesù Cristo offra speranza concreta in tutte le circostanze che le persone vivono in questo mondo travagliato.

© Coram Deo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.