Le Donne che incollano gli occhi su Gesù, non mollano

 

 

Qualche giorno fa ho ammirato un mosaico medievale in cui sono raffigurate le quattro virtù cardinali, in sembianze femminili, tra cui si trova la Fortezza che corrisponde alla perseveranza e alla costanza: una donna imponente, armata di spada e scudo, pronta alla difesa.

Mi sono chiesta se noi donne rappresentiamo così bene la costanza e la perseveranza in ciò che siamo e facciamo. Spesso le voci che sentiamo ripetere sono quelle che ci incitano a non mollare, a tenere duro, ad essere donne forti e resilienti.

Forse in certi periodi riusciamo ad essere determinate e tenaci, i nostri risultati ci rendono fiere, alimentano la nostra autostima e se siamo oneste, gonfiano anche le vele del nostro orgoglio. La Bibbia, che come una spada penetra nella nostra coscienza, rivela però che l’ego si compiace e nutre spesso del successo.

Altre volte, iniziamo qualcosa con entusiasmo, con un grande sprint e poi pian piano ci perdiamo, non perseveriamo. Quanti buoni propositi elenchiamo a Gennaio che già a Febbraio sono scomparsi? Ci giustifichiamo, incolpiamo qualcun altro o ci deprimiamo mentre il nostro orgoglio, questa volta travestito da vittima, mugugna e piange.

Oscilliamo così tra l’autocompiacimento (ce la faccio, sono una grande!) e l’autocommiserazione (non ci riesco, non valgo niente) perché è davvero difficile avere un concetto sobrio di sé. Non sappiamo perseverare neanche in quello che pensiamo di noi stesse!

 

Come si fa quindi ad essere perseveranti fino al ritorno di Cristo se non siamo stabili e costanti? È un’utopia perseverare? È un illusione?

Sappiamo dalla Bibbia che siamo state create da Dio a Sua immagine, maschi e femmine, per riflettere come degli specchi le Sue qualità, compresa la perseveranza e la costanza.

Purtroppo però dalla caduta e ribellione, siamo anche peccatrici, siamo diventate specchi opachi, con una tiratura difettosa, ricurve su noi stesse, con varie bolle e crepe.

Non riusciamo di certo a rispecchiare l’immagine di Dio in modo chiaro e costante, eppure Lui ci chiede di continuare a farlo perché è Lui che sta attuando in noi una grande opera di restauro che è iniziata il giorno della nostra conversione.

Ci sta trasformando costantemente con la Sua perseveranza, perché Lui non lascia mai un lavoro incompiuto, rendendoci perseveranti, sostenendo i nostri alti e bassi,  fino al Suo ritorno.

Filippesi 1.6 Colui che ha cominciato in voi un’opera buona la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.

 

La nostra esistenza è un cantiere di restauro in cui Dio continua incessantemente a lavorare per riprodurre in noi la Sua immagine e noi, seguiamo il Suo rimodellamento.

Lui opera con la sua perseveranza mostrata in Cristo che amò i suoi fino alla fine, affinché anche noi possiamo essere perseveranti nell’amore per Dio e per il prossimo.

La nostra vita, usando le parole dell’autore di Ebrei è una corsa da correre, metro per metro, con perseveranza. Non è uno sprint per velociste, bensì è una corsa di fondo, una vera e propria maratona.

 

Ebrei 12:1-2

 Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio

 

La prima cosa da notare è che in questa corsa o gara,  non siamo sole!

È una gara in cui c’è una grande schiera, una nuvola fitta di partecipanti che hanno corso prima di noi e altri che ci circondano spronandoci a proseguire con loro.

La seconda cosa da notare è che il peccato ci avviluppa, ci intralcia e va deposto. Nessuno corre portandosi pesi e ingombri, altrimenti si ferma.

La terza cosa è che dobbiamo correre con perseveranza fissando lo sguardo su Gesù perché è inevitabile che andiamo dove dirigiamo lo sguardo. Non esiste uno sport in cui si possa procedere senza inciampare o cadere se non si fissa bene lo sguardo davanti, verso il punto in cui vogliamo arrivare.

 

Cosa significa fissare lo sguardo su Gesù mentre LAVORO in casa o fuori casa?

Vuol dire non scambiare ciò che faccio per ciò che sono. Se pensassi di essere un’infermiera, una dirigente, un’insegnante … anziché fare l’infermiera, la dirigente, l’insegnante … se questa professione per qualche ragione mi fosse tolta, subirei un forte colpo alla mia identità per averla fusa con la mia professione. Il mio valore di persona invece dipende dall’essere una figlia amata da Dio, scelta, adottata e salvata, non da ciò che svolgo.

Lo stesso vale se faccio la casalinga, non valgo di meno se questa occupazione è svalutata nella società in cui sono inserita, né valgo di più di altre se provengo da un altro contesto sociale in cui è sopravalutata perché prima di tutto sono una figlia di Dio che fissa gli occhi su Gesù che ha creato la mia fede e la rende perfetta. Sapere che il mio valore, la mia identità risiede in Cristo, che in Lui sono e ho tutto, mi spinge avanti nella gara da proseguire.

Fissare gli occhi su Gesù mentre lavoro significa anche ricordarmi che la mia occupazione, ciò che mi permette di vivere, non è una maledizione perché il lavoro esisteva anche prima del peccato. La fatica e i problemi che riscontro mentre lavoro, quelli sono conseguenza del peccato: se lavoro nei campi, devo zappare prima di seminare e dopo aver annaffiato, probabilmente insieme ai germogli ci saranno anche erbacce e forse spine.

Se lavoro in casa, pulirò e detergerò, ma lo sporco e la polvere torneranno, cio’che ho lavato si macchierà, ciò che ho stirato si stropiccerà.

Ogni occupazione porta con sè una routine monotona, dei problemi da risolvere e ci affatichiamo, ma ogni lavoro può essere vissuto per la gloria del Signore mostrando amore per il prossimo, nel posto in cui viviamo, chiedendo a Dio di essere sale e luce persistenti, sale sempre salato e luce sempre accesa perché più persone possano entrare nel regno di Dio.

 

Cosa significa fissare lo sguardo su Gesù nel SERVIZIO o MINISTERO cristiano?

Fissare gli occhi su Gesù è il punto fermo che ci sostiene quando svolgiamo fedelmente qualcosa che nessuno nota, per cui nessuno ringrazia e che forse critica.

Incolliamo gli occhi su Gesù quando aiutiamo qualcuno senza fare troppa pubblicità, quando facciamo trovare la sala della chiesa pulita e ordinata, quando ci proponiamo per un incarico, quando doniamo il nostro tempo, la casa, le nostre capacità, beni e idee per diffondere in tanti posti e in tanti cuori il regno di Dio. Sono le buone opere che Dio ha preparato in anticipo per noi affinché le pratichiamo con costanza fino al suo ritorno.

Fissare gli occhi su Gesù ed essere perseveranti nel servizio e ministero a cui siamo chiamate, significa che ciò che svolgiamo ha una ripercussione eterna, ciò che ci è stato affidato,  doni e talenti che lo Spirito ha distribuito come vuole, non sono da seppellire sottoterra né da stringere a pugni chiusi. Ci sono stati consegnati per farli fruttare e investirli nelle persone, non solo per questa vita. La nostra maratona di servizio e ministero perseverante ha il traguardo nel ritorno di Gesù e sarà seguito da una rendicontazione. Ce lo ricordiamo? Gesù ha raccontato diverse parabole ai suoi  per far capire che ci ha affidato talenti e opere da sviluppare in attesa della sua seconda venuta. Alla fine tutto in nostro operato di servizio e ministero passerà attraverso il fuoco per essere provato:  Resisterà? Si incenerirà?

 

1 Corinzi 3:13-15 13 l’opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 14 Se l’opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; 15 se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco.

Chiediamoci se stiamo investendo fedelmente i doni che ci ha affidato affinché li amministriamo e li sviluppiamo per estendere il Suo Regno per cui riceveremo anche un premio, una ricompensa.

Vorremmo sentirci dire:

 “Va bene, serva buona e fedele; sei stata fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore”. Matteo 25.21

 

 

Cosa significa fissare lo sguardo su Gesù per una mamma?

Anche nella maratona della MATERNITA’ che Dio ci concede, sia essa per figli biologici, adottivi o anche spirituali,  abbiamo un bisogno assoluto di fissare gli occhi su Gesù.

La maternità è una delle gare più complicate da correre con perseveranza. È iniziata in Genesi 3 con le conseguenze ricadute direttamente sul parto, ma che non si estinguono a quell’atto perché i dolori proseguono anche quando i figli crescono.

Quando sono piccoli richiedono una grande resistenza fisica mentre quando sono adolescenti e giovani, una forte resistenza psicologica: cominciano i contrasti collegati alle scelte, le discussioni sugli argomenti scomodi, le divergenze di opinione, le sollecitazioni provenienti dai gruppi di pari che facilmente potrebbero portarci a cedere, a rinunciare alla perseveranza nella fede in Gesù.

Talvolta rischiamo di farci frenare dalle voci di questo secolo che scorrono impetuosamente, investono i nostri figli a scuola, nei media ed è difficile stare sempre coi piedi ben radicati e piantati nella Verità se non la conosciamo bene.

Ci viene urlato da molte parti che la maternità impedisce di realizzare i nostri progetti e potremmo essere sedotte da questa voce suadente che promuove l’egoismo travestito da realizzazione e gratificazione di sé.

Ci viene ribadito che su questo pianeta siamo già in troppi, per cui se vogliamo davvero bene all’umanità, smettiamo di fare altri figli. Ci viene ricordato anche che avere figli è costoso per cui, meglio limitarne il numero o non farne affatto per avere una vita libera e dignitosa.

Non sono forse queste bugie, dardi infuocati dal maligno, per usare il linguaggio di Paolo che in Efesini 6 ci ordina di metterci l’armatura di Cristo perché oltre che ad essere una corsa, la maternità è anche una battaglia!

Poi si aggiungono le voci prepotenti del nostro peccato che ci insinuano lo scoraggiamento, la scelta di lasciare la corsa quando non vediamo i risultati sperati, quando non scorgiamo il frutto della nostra semina nei nostri figli e ci chiediamo se ne valga davvero la pena di insistere e perseverare nei momenti di lettura, preghiera ed insegnamento.

Non sono forse tutti pensieri partoriti dal peccato che facilmente ci avvolge e che dobbiamo deporre se vogliamo avere un’andatura costante e arrivare al traguardo?

La nostra perseveranza non ci garantirà sempre figli rispettosi ed ubbidienti o nati di nuovo, non è lì che regoliamo i conti dei nostri sforzi, ma fissando lo sguardo su Gesù, saremo sostenute dalla Sua perseveranza nei nostri confronti affinché possiamo perseverare nonostante le delusioni e continuare a pregare e sperare.

 

In 1 Timoteo 2:13-15, troviamo un’affermazione di Paolo che lascia noi mamme piuttosto perplesse se siamo oneste:

13 Adamo fu formato per primo e poi Eva;

14  Adamo non fu sedotto, ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione 

15 tuttavia sarà salvata partorendo figli, se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia.

 

Paolo sta parlando di uomini e donne e nello specifico il v.15 parla delle donne che saranno salvate partorendo figli se esse perseverano nella fede.

Ma cosa vuol dire questo testo in riferimento alla perseveranza e al parto?

Sappiamo bene che anche le donne cristiane non sono sempre immuni da difficoltà,  prima, durante e dopo il parto. Le donne muoiono ancora di parto (sempre di meno grazie a Dio), la salvezza del fisico non è sempre garantita. Inoltre non tutte le donne sono salvate eternamente perché partoriscono dei figli; la Bibbia insegna dall’inizio alla fine che si è salvate per grazia e non per figli.

Che significa allora essere salvate “partorendo figli se si persevera nella fede”?

Il contesto immediato a cui appartiene questo versetto, richiama chiaramente l’ordine creazionale: Adamo creato prima di Eva e Eva sedotta prima di Adamo.

Fu lei a cadere per prima perché ingannata dal serpente in Genesi 3, tuttavia nella maternità redenta da Dio in Cristo, nato da una donna, anche se abbiamo sfide e responsabilità a cui vorremmo sottrarci, avremo a disposizione la grazia di perseverare avendo fiducia in Dio.

Questo testo ci aiuta ad essere mamme che vanno avanti, giorno e notte, con costanza.

Non saremo abbandonate a noi stesse, non saremo noi a doverci inventare approssimativamente che cos’è la maternità o seguire il puro istinto materno.

Sarà Dio a salvarci dalla tentazione di sfuggire al sacrificio del nostro egoismo. Saremo salvate dal rifiutare, allontanare l’idea di morire a noi stesse per amore dei nostri figli

facendoci perseverare nell’amore come Cristo amò i suoi fino alla fine, fino alla morte della croce.

Sarà Dio a cambiarci per renderci progressivamente più sante e controllate mentre giorno dopo giorno rispondiamo ai bisogni delle creature che ci ha affidato.

Lui ci cambierà perché gli occhi nostri saranno su Gesù, non sugli ultimi consigli per le mamme di tendenza che ascoltiamo più frequentemente perché apparentemente ci fanno sentire più competenti.

 

Infine, come fare nella pratica quotidiana a fissare gli occhi su Gesù?

Bisogna guardarlo in faccia!

Paolo in 2 Cor. 3:18 ci dice che

18 E noi tutti, contemplando a viso scoperto, come in uno specchio, la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di lui, di gloria in gloria, secondo il Signore, che è lo Spirito.

 

Significa ubbidire a quello che Dio ci chiede, sapendo che il suo Spirito ci aiuta con potenza e così scopriremo che più ubbidiamo, più saremo contente e più desidereremo ubbidire.

Significa anche azzittire tutte le altre voci e ascoltare Gesù tramite i mezzi che Lui ci ha dato.

Ecco alcune idee:

 

  • La Bibbia, letta ogni giorno
  • La Bibbia, ascoltata
  • La preghiera
  • Cantare canti cristiani
  • Leggere e meditare i salmi, che guidano la nostre preghiere quando non riusciamo a pregare
  • La chiesa: partecipiamo sempre, a meno che non siamo ammalate.
  • Ascoltare un podcast cristiano
  • Leggere un libro cristiano che ci riporta alla Bibbia
  • Scrivere un diario per riflettere meglio
  • Incontrare una mentore che ci aiuta ad essere perseveranti
  • Incontrare una sorella con cui pregare e conversare sulla Parola di Dio
  • Stare spesso con cristiani che vogliono crescere staccandoci da ciò che è on line in favore di amicizie in presenza, faccia a faccia

 

Siamo persone che coltivano la propria relazione con Dio faccia a faccia perché siamo sue immagini, suoi specchi per cui più contempliamo a viso scoperto la sua gloria ossia Gesù, volto su cui essa risplende, più gli assomigliamo, più lo rispecchiamo.

Quando fissiamo gli occhi su Cristo, lo Spirito Santo ci trasforma sempre più simili a Gesù, addirittura da un livello di gloria ad uno superiore.

Siamo specchi in continua trasformazione, il nostro restauro come nuove creature persisterà fino alla fine perchè

come abbiamo portato l’immagine del terreno, così porteremo anche l’immagine del celeste.

1 Corinzi 15:49

 

Alla fine della corsa, chi ha conservato la fede, vince un premio!

Difficile dire in cosa consista precisamente, ma sappiamo di certo che arriveremo nella nuova creazione, nuovi cieli e nuova terra, in cui abiteremo con l’immagine completamente restaurata e glorificata.

Per cui sorelle, mentre aspettiamo e puntiamo la sveglia il lunedì mattina per tornare a timbrare il cartellino, quando cambiamo le lenzuola di tutti letti in casa, mentre incontriamo una sorella per pregare, mentre puliamo per l’ennesima volta il moccolo di un bambino raffreddato e ci svegliamo per la quinta volta per controllare se ha la febbre, quando abbiamo esaurito le idee per preparare la cena con quel poco che è rimasto in frigo …

NON STACCHIAMO gli occhi da Gesù, attacchiamoci a Lui perché per la sua perseveranza, quella che lo portò alla croce, anche noi possiamo, di tappa in tappa, correre con costanza la nostra corsa fino al suo ritorno.

 

Preghiamo

Caro Signore,

il mio cuore è pesante e il mio spirito è stanco mentre cammino sul sentiero della vita.

Il viaggio è lungo e la strada è spesso piena di ostacoli, distrazioni e tentazioni.

Tuttavia, so che con la tua forza e la tua guida posso perseverare e rimanere fedele alla tua volontà.

Concedimi il coraggio di affrontare ogni giorno con un rinnovato senso di proposito e determinazione.

Rafforza la mia determinazione a seguire i tuoi comandi e a vivere secondo la tua parola.

Che i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni portino gloria al tuo nome e testimonino il tuo amore e la tua grazia.

Aiutami a resistere alle insidie del maligno e alle attrattive di questo mondo.

 Impedisci di abbattermi o di scoraggiarmi quando la strada da percorrere sembra buia o incerta. Che io possa confidare nelle tue promesse e appoggiarmi al tuo amore infallibile, sapendo che non mi lascerai mai né mi abbandonerai.

Soprattutto, prego di poter perseverare nella fede, nella speranza e nell’amore fino alla fine, guardando a Gesù come mio esempio e mio Salvatore.

Che io possa spingermi verso la meta per ottenere il premio, ricompensa della chiamata di Dio in Cristo Gesù.

Nel nome di Gesù ti prego.

Amen.

(Preghiera tratta da Tesoro di Preghiere dei Santi, Monergism)

 

Tematiche: Donne, Insegnamento biblico, Lavoro e professione, Maternità, Ministero, Perseveranza

Emanuela Quattrini Artioli

Emanuela Quattrini Artioli

 

Lavora con il ministero di Coram Deo e serve nella Chiesa “Sola Grazia” di Porto Mantovano, Mantova come insegnante per le donne. È sposata con Andrea da 30 anni e madre di tre figli.

© Coram Deo

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