La vocazione comune a tutte le donne

Incontrare bisogni reali

La domanda pertinente per le donne che si affacciano al mondo del lavoro, alla maternità o alla creazione di una casa o a qualsiasi ambito lavorativo è la seguente: Sto obbedendo fedelmente a Dio come sua figlia, soddisfacendo i bisogni autentici degli altri, o sto perseguendo l’autorealizzazione, la realizzazione di me stessa o l’ambizione egoistica a prescindere da Lui?

La nostra fedeltà richiede innanzitutto una sorta di morte: la morte all’io e all’ambizione egoistica. Ma la morte porta alla vita, la vita in cui Cristo si fa strada dentro e fuori tutto ciò che facciamo. L’aspetto esatto di questa morte varia da persona a persona, ma in ogni caso sarà un atto evangelico, uno spettacolo di crocifissione con Cristo.

Per una madre single che deve guadagnarsi un reddito, dare priorità a Cristo e alla casa può significare fare tutto il necessario per provvedere ai bisogni dei figli e spendersi al lavoro, poi a casa, a caro prezzo, per la gloria di Dio e per il bene dei figli.

 

Cerchiamo di vivere fedelmente la vita reale che Dio ci ha dato, non quella che abbiamo sperato o desiderato.

 

Per una donna single senza figli, può significare prendere in considerazione le missioni interculturali o andare avanti senza paura nel suo lavoro, risparmiando qualche riserva per la vita della chiesa o investendo nel suo quartiere o aprendo la sua casa – che sia un appartamento, una casa o una stanza – in modo da poter condividere ciò che ha, soprattutto Cristo in lei.

Per una donna sposata e casalinga, mamma di bambini piccoli, questo può significare compiti fisici e allenamenti apparentemente infiniti, che mettono da parte i sentimenti di competenza precedenti alla maternità quando non si può più guadagnare una “A” per il duro lavoro svolto o ricevere una promozione.

Per la mamma con un lavoro che aiuta finanziariamente ma non è essenziale, può significare abbandonare quel lavoro e il cuscinetto finanziario extra per poter seminare intenzionalmente il Vangelo nei suoi figli. Oppure può significare mantenere quel lavoro e usare i suoi doni per servire gli altri.

Per la donna il cui marito è disoccupato o invalido da lungo tempo, può significare diventare il capofamiglia o il custode, assumendosi una parte di responsabilità maggiore di quella che forse desiderava.

Per una mamma i cui figli sono cresciuti e stanno diventando indipendenti, può significare un cambiamento nel tipo di lavoro che svolge, valutando coraggiosamente le opzioni e facendo cose che non faceva da tempo o provando qualcosa di completamente nuovo.

 

 

Camminare fedelmente nella vita reale

A volte le nostre circostanze non sono ideali. Spesso non sono ideali. Questo non è il paradiso.

E la chiamata a dare la vita assumerà forme diverse. Ma questa è la nostra chiamata, con le sue innumerevoli manifestazioni. Non perché siamo noi a salvare i nostri figli, la nostra famiglia, i nostri vicini o noi stessi. Non siamo Cristo. Ma siamo cristiani. Seguiamo volentieri l’uomo-Dio che ha dato la propria vita per soddisfare i nostri bisogni più veri. Facciamo volentieri eco al suo grande sacrificio nel nostro morire a noi stesse.

Cerchiamo di vivere fedelmente la vita reale che Dio ci ha dato, non quella che abbiamo sperato o desiderato. Prendiamo i principi che Dio stesso ci ha dato – il lavoro e il dominio, la priorità della casa, la generosità e l’ospitalità, la cura dei bambini (e degli adulti) che Dio ci ha dato (i loro corpi e le loro anime) – e li applichiamo alla vita reale che abbiamo davanti. Non all’ideale. Non alla fantasia. Ma alla vita reale che Dio ci ha dato.

La vita quotidiana delle donne cristiane non sarà tutta uguale. Tuttavia, i nostri cuori saranno uniti più profondamente di qualsiasi riunione esclusiva di donne che lavorano, o che stanno a casa, o che lavorano da casa, o di qualsiasi altra categoria, grazie al nostro attaccamento a Cristo.

 

Fare molto di Gesù

Comprendiamo come si presenta la fedeltà nella nostra situazione specifica attraverso la guida che Dio stesso ci dà nella sua parola, attraverso il suo Spirito e attraverso il consiglio della nostra chiesa locale. La nostra comunità di alleanza, e le relazioni al suo interno, forniscono il contesto in cui capiamo cosa significa applicare i principi biblici alla nostra vita particolare. La matrice della Parola di Dio, dello Spirito di Dio e del popolo di Dio è il luogo in cui andiamo a cercare la saggezza.

Il nostro lavoro, sia in casa che fuori, non riguarda noi. Non si tratta di farsi un nome con una carriera favolosa o di essere superiori perché le cose sono andate bene e stiamo facendo tutto “bene” o cercando di “avere tutto”. Se desideriamo farci un nome – glorificando noi stessi – dobbiamo ricordare che serviamo colui il cui nome è al di sopra di ogni nome. Egli non ci sopporterà come concorrenti. E molto meglio che farsi un nome, Egli ha scritto i nostri nomi nel suo libro, non perché abbiamo un ottimo lavoro, ma perché siamo suoi figli.

Quindi lavorate sodo. Fate un lavoro straordinariamente buono. Eccellete in ogni modo possibile, in ogni ambito possibile, con la felicità dimentica di voi stessi che si può trovare solo quando vi siete messi da parte e confidate nel nome di un Salvatore instancabile e servizievole. Confidate che l’autore del libro della vita dell’Agnello vi guidi in ogni circostanza verso ogni opera buona che ha preparato per voi.

 

Questo articolo è adattato da (A)Typical Woman: Free, Whole, and Called in Christ di Abigail Dodds.

 

Traduzione a cura di Susanna Giovannini

 

Foto di Priscilla Du Preez su Unsplash

 

 

Tematiche: Donne, Femminilità, Vita Cristiana

Abigail Dodds

Abigail Dodds (@abigaildodds) e’ una moglie e mamma di cinque bambini. E’ una casalinga impegnata nel conoscere e amare Dio attraverso lo studio della sua Parola. Ha un suo blog all’indirizzo www.hopeandstay.com

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