La frase che rende schiave le mamme in ogni stagione

 

Era una calda mattina d’estate e io avevo assolutamente bisogno di uscire di casa. I bambini si stavano annoiando da morire e io desideravo tanto un po’ d’interazione tra adulti. Così passai tutta la mattina a cercare di organizzare un appuntamento di gioco mentre cercavo di combattere con i capricci, le scarpe perse e il pranzo. Radunai i bambini come dei gatti, finché non riuscii a metterli in macchina. Dopo essere scesi tutti e arrivati al parco giochi, mi sentii come se avessi corso una maratona: qualcuno avrebbe dovuto mettermi una medaglia al collo!

 

Gonfia e incinta, camminando come una papera, mi sono avvicinata alle altre mamme sotto un padiglione all’ombra. Notando il mio evidente aspetto sfinito ed esasperato, una mamma con dei bambini molto più grandi si avvicinò a me e scherzando mi chiese come stavo. Iniziai a parlare senza sosta delle piccole disavventure mattutine, sottolineando la mia stanchezza.
Fu allora che la donna sussurrò quella frase che rende schiave le mamme in ogni periodo: “Aspetta solo che…”. Le parole sembravano venire fuori al rallentatore, ringhiando quel terribile avvertimento e furono seguite da ancora più schiettezza: “Tu sei incinta; diventerà più difficile quando arriverà il bebè. Io ne ho avuti quattro. Bambini piccoli, problemi piccoli. Bambini grandi, problemi grandi”.

Le sue parole nefaste sembrarono affievolirsi, mentre io ero in preda al panico in un mondo immaginario pieno di paure.

 

Cosa sentiamo

Disorientata dalla sua insensibilità, cercai mentalmente quello che era rimasto del “divertente” appuntamento di gioco. Cosa avrei dovuto fare con le sue parole?

Forse stava cercando d’immedesimarsi, di comprendere le mie difficoltà, ma la compassione non era quello che avevo sentito. Invece, avevo sentito “Andrà solo peggio da qui in poi. Sarebbe meglio abbandonare adesso, perché non potrai gestire in alcun modo quello che arriverà”.

 

In quel momento, tutto il senso razionale di dipendenza dalle promesse di Dio scivolò via dalla mia mente. Caddi vertiginosamente nella disperazione, chiedendomi come sarei sopravvissuta, figuriamoci il fatto di prosperare in questo lavoro genitoriale. Forse lei aveva ragione, i miei bambini turbolenti erano destinati a diventare dei sociopatici o dei carcerati.

 

Nonostante fossi andata al parco cercando qualche incoraggiamento nell’estenuante trincea del ruolo di genitore, mi sentii più ferita e scoraggiata che mai.

 

Cosa diciamo

Non posso calunniare la mamma del “Aspetta solo che…” che mi ha disprezzata senza ammettere di essere stata proprio una mamma così, rispondendo male alle giovani mamme usando le stesse parole offensive. Persino dopo aver assorbito l’impatto e il sentimento di dolore del “Aspeltta solo che…” più di una volta, mi ritrovo regolarmente ancora sul precipizio dell’orgoglio con il desiderio di lanciare le mie parole come un sasso alle mamme più giovani e inesperte.

 

Fortunatamente, lo Spirito Santo non ha finito di operare in me, mi accusa di arroganza peccaminosa quando uso questa frase irriverente. Quello che sto davvero dicendo con le parole “Aspetta solo che…” è questo: “Aspetta solo fino a quando anche tu sentirai la fatica che sento io”. Oppure: “Comprendo la tua stanchezza, ma paragonata alla mia, la tua è insignificante”.

 

Invece di ascoltare con garbo una mamma con cui posso immedesimarmi, egoisticamente faccio paragoni con la mia vita. Poi giudico se approvare o no il modo in cui si sente. Se credo che la mia situazione sia peggiore della sua, uso le parole “aspetta solo” per attaccare verbalmente. In un colpo solo, mi guadagno la sua simpatia e il suo rispetto per la mia difficile situazione mentre scredito la sua.
Come mamma di quattro figli, è difficile ascoltare amorevolmente le giovani mamme con un bambino parlare della loro stanchezza o della difficoltà del ruolo genitoriale, ma se io sono già passata attraverso le fiamme, non significa che un’altra mamma non le stia attraversando per la prima volta, sentendo il bruciore del dolore.

 

I nostri commenti da mamme con più esperienza dovrebbero riflettere la grazia che abbiamo già ricevuto dal nostro amorevole Padre. La grazia non è mai stata avara (Giovanni 1:16), selettiva (Romani 12:3) o guadagnata (Romani 5:15). La grazia è un dono che abbiamo ricevuto gratuitamente e che dovremmo anche dare gratuitamene predicando sempre le ricchezze inesauribili di Cristo (Efesini 3:8).

 

Cosa dovremmo dire

 

La frase sgarbata e troppo usata “Aspetta solo che…” riempie i cuori di chi la sente di paura e li fa dubitare della bontà di Dio. Deruba sia le giovani madri, sia le madri più “stagionate” del riposo che si trova nella realtà del vangelo. Cristo è la nostra pace, lui ha distrutto con la sua carne il muro divisorio di ostilità, abolendo la legge e riconciliandoci con Dio in un corpo solo attraverso la croce (Efesini 2:14). Lui non dovrebbe essere la nostra pace anche in tutti gli stadi del nostro lavoro genitoriale?

 

Il vangelo ci libera dal dispensare l’avvertimento che vede tutto nero “Aspetta solo che…” ad alcune mamme e dal riceverlo da altre. Quando le nostre parole ottengono questa mentalità del “cielo che crolla”, ci procuriamo del male a vicenda, invece, dovemmo prepararci ed incoraggiarci le une con le altre con lo stesso vangelo che abbiamo ricevuto (1 Tessalonicesi 5:14).

 

Fai attenzione, mamma, per timore di non portare la buona novella e l’acqua vivente alle anime assetate, non riduciamoci in schiavitù le une con le altre cedend alla paura e al dubbio. Perché non incoraggiamo invece la nostra fede? La prossima volta che sarai tentata di demolire il lavoro genitoriale di un’amica o la sua fatica, ascolta empaticamente senza paragonare i suoi problemi con i tuoi. Ascolta il suo cuore e prega affinché lo Spirito Santo ti dia le parole di incoraggiamento biblico di cui ha bisogno. Una parola appropriata porta grazia a chi la ascolta (Efesini 4:49).

 

Rincuorati sorella stanca, “Aspetta solo che…” il Signore. Aspetta lui e sii forte; lascia che il tuo cuore prenda coraggio; aspetta il SIGNORE (Salmo 27:14). Infatti, nessuno di quelli che aspettano il SIGNORE sarà deluso (Salmo 25:3). Aspetta solo che…

“E adesso, Signore, che cosa aspetto? La mia speranza è in te” (Salmo 39:7).

 

Traduzione a cura di Francesca Farolfi

 

Tematiche: Donne, Famiglia, Vita Cristiana

Lindsey Carlson

Lindsey Carlson

Moglie di un fondatore di una chiesa, madre di cinque figli e, trapiantata dal Texas, vive a Baltimore, Maryland. Puoi trovare di più sui suoi scritti nel suo blog, Worship Rejoices, oppure seguirla su Twitter.

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