Invidia: perché non sopporto la tua gloria riflessa

 

Conosco molto bene l’invidia. Fin troppo bene.

Ho agito mossa dall’invidia e ne ho sperimentato gli effetti – il sapore che mi lascia in bocca e la sensazione sulla mia pelle. So cosa voglia dire stare seduti in una stanza buia durante una recita scolastica e rodere di rabbia per la brillante interpretazione del copione eseguita dalla tua compagna di classe. Conosco la sensazione dell’augurarsi vivamente ed in modo fiero che il matrimonio di una sorella di chiesa non vada esattamente a gonfie vele. So cosa significa fuggire da una conversazione con quelle persone che sono troppo brillanti per non farti sentire a disagio, offrire riverenze condite di pungenti frecciatine, oppure immaginare cosa porterebbe una persona dotata di una certa sicurezza spirituale a vacillare – soltanto un po’ – nelle sue certezze.

L’invidia è uno dei peccati che mi affligge. Perciò negli ultimi anni ho cercato di analizzarla ed affrontarla, elaborando una mia personale definizione:

L’invidia è il disprezzo della gloria acquisita da qualcun altro

 

Una gloria riflessa

Quando guardo le persone vedo la gloria. Vedo dei piccoli pezzi o frammenti di gloria presa a prestito dal Padre nell’immagine del quale sono stati creati (Sal. 8:5).

La gloria di Dio è ciò di cui vivremo alla presenza e per cui gioiremo durante l’eternità. È tutto ciò di importante, significativo, di un certo valore, di bello, che possa far accelerare il battito del nostro cuore ed illuminare la nostra mente. Costringe chi la vede a reagire con elogi oppure con disprezzo.

La gloria di Dio si rivela anche nella sua creazione, in un modo più o meno ampio. Egli ha mostrato la sua gloria in particolar modo nella sua opera suprema – l’umanità.

Come in una sorta di specchio infranto l’umanità riflette alcune di queste glorie. Possediamo la bellezza, la conoscenza, la ricchezza, l’abilità, la socievolezza, la creatività, l’umorismo e l’amore. Queste glorie stimolano una reazione da parte di chi vi entra in contatto.

Pensa a questo: quando incontri una bella donna per strada è difficile che tu riesca ad ignorarla, anche quando sei tu stessa ad essere una donna. Nel momento in cui parli con un esperto nel proprio settore di competenza e lo ascolti mentre espone l’argomento con uno stile sicuro e impeccabile, ti fermi e ne rimani attratto. Quando guardi un film o sei ad un concerto il cui programma viene eseguito con raffinatezza, piangi, ridi o ti arrabbi. Ti viene richiesta una reazione.

La gloria acquisita è qualcosa di reale. A volte la adori, che non è buono (Rom. 1:25). A volte ringrazi Dio a causa sua, che invece è una cosa buona (Giacomo 1:17). Ma altre volte, ti comporti in modo strano – prima la lodi e poi la disprezzi perché non ti appartiene (Rom. 1:29). E, per finire, l’invidia può spingerti anche a distruggerla (Gen. 4:1-16; I Sam. 18:6-12).

 

Una disuguaglianza insostenibile

Il problema è che la gloria non è equamente distribuita.

Agli occhi di chi ama la giustizia l’ineguaglianza del mondo è assolutamente insostenibile. Come è possibile che il Dio di tutta la creazione pronunci queste parole: “Egli rispose loro: ‘Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato. Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha.” (Matt. 13:11-12)?

Se nel mondo spirituale la disuguaglianza abbonda come può sorprenderci che anche nel mondo secolare si trovi ineguaglianza? Guardati attorno. È evidente. La gloria è distribuita come il colore sopra un tessuto, l’ineguaglianza avvolge la creazione di Dio. Una persona è dotata di una forte dose di intelligenza. Un altro individuo possiede una bellezza unica. Un altro possiede un mare di soldi, un talento creativo e delle competenze interpersonali.

Il mondo non è equo. La gloria non è distribuita come delle razioni ben definite.

E secondo me la vera beffa non è che qualcuno là fuori sia stato benedetto con delle cose che io non posso lontanamente sognare. Oprah Winfrey, Steve Jobs, Giselle – non mi interessano molto. Ciò di cui mi importa è la gloria che vedo nella mia famiglia, nella mia chiesa, nel mio vicinato.

La vera invidia in genere si sviluppa in mezzo ai propri simili. Ciò che preoccupa maggiormente i biologi è l’onore conferito agli altri biologi. Una bella donna nutrirà più facilmente invidia nei confronti di una grande bellezza piuttosto che per una donna poco carina. Un bambino è più interessato all’altezza e la forza del proprio compagno di classe rispetto a quelle del suo insegnante.

E la disuguaglianza è il terribile dato di fatto che nessuno in mezzo a noi che stia lottando contro l’invidia può aggirare. La disuguaglianza c’è. La gloria acquisita è qualcosa di reale.

Come la combattiamo?

Questa battaglia è qualcosa di diverso dalle altre battaglie contro il peccato che ho affrontato: è qualcosa di particolarmente imbarazzante. Per poterlo confessare devi dire ad un’altra persona che pensi che lei sia meglio di te e che, in modo più o meno forte, hai desiderato ferirla.

A parte queste straordinarie qualità funzioneranno anche le tecniche più comuni. Ecco alcune di quelle che mi hanno aiutato:

1 –      Ama Dio

La gloria di Dio è l’unica cosa che può ridimensionare la gloria dell’uomo nella giusta prospettiva. Alimenta la tua adorazione verso i suoi attributi: il suo valore supremo (Isa. 55), la sua eterna esistenza (Sal. 90:2-4; Atti 17:24-25), la sua onniscienza (Rom. 11:33-34) e la sua sovranità (Dan. 4:35), allo stesso modo la sua bontà, il suo amore e la sua misericordia (Sal. 136, 145; Tito 3:4-7). Leggi, ascolta e canta delle cose che rendono grande Dio e piccolo l’uomo. Leggi gli autori che sono innamorati di Dio e che preferiscono la sincerità alle battutine pungenti (John Piper, J. I. Parker, C. H. Spurgeon ecc..). Memorizza questi passaggi che ho citato.

2 –      Ama gli uomini

L’invidia è una forma di disprezzo e solamente lo Spirito Santo può creare il sentimento opposto. L’amore è raro e prezioso, un gioiello che deve essere coltivato e tenuto in grande stima. Ora comprendo che l’amore non può essere richiamato con uno schiocco delle dita. Allo stesso tempo il concetto di amore racchiude una massima: “provaci finché ce la farai”. Comportati con amore verso quelli il cui successo ti infastidisce apertamente. Prega per loro. Confessa la tua invidia a Dio tutte le volte in cui sarà necessario. A seconda della vicinanza potrai aver bisogno di confessare il tuo peccato a quella persona. Lodali (con sincerità, non in tono adulatorio). Parla bene di loro agli altri. Diventa un “fan”. Medita su I Corinzi 13.

3 –      Apprezza la gloria

Adora colui che è il Glorioso. Guardalo attraverso la gloria della sua creazione e ringrazialo in ogni luogo in cui ti trovi. Ammira la sua bellezza e sii grato. Ringrazialo osservando la verità. Mostra gratitudine osservando il talento. Ringrazialo apertamente per il dono o la capacità del tuo amico. Infine chiedi al Padre che ti conceda un cuore che possa provare spontaneamente questo ringraziamento.

 

  • Riponi la tua fede nella grazia futura

Questa antica frase di Piper è utile in questo contesto come per altri tipi di lotta contro il peccato. Ricorda che Dio non ti ha promesso il tipo di gloria che vorresti adesso, nella quantità che preferiresti. Però ha promesso che ti glorificherà (II Cor. 4:27; Rom. 8:30). Un giorno sarai coronato con la gloria più giusta ed adatta a te in quanto erede di Dio e riceverai lodi dalle uniche labbra che contano. Corri per ottenere quella gloria. Riposa nelle opere che sono già state compiute.

Lotta contro l’invidia della gloria riflessa attraverso il glorioso Agnello che si è immolato sull’altare dell’umiltà per redimere il tuo cuore avido.

 

 

Tilly Dillehay è sposata con Justin ed ha due figli, Norah e Agnes. È l’autrice di Morire d’invidia: non permettere all’indivia di condizionare la tua gioia, cura il blog While we wait con suo marito.

 

 

Traduzione a cura di Merlini Elena

 

 

 

 

 

Tematiche: Invidia

Tilly Dillehay

Tilly Dillehay

 

E’ sposata con Justin ed ha due figli, Norah e Agnes. È l’autrice di Morire d’invidia: non permettere all’indivia di condizionare la tua gioia, cura il blog While we wait con suo marito.

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