In risposta all’attacco di Dave Hunt alle Dottrine della Grazia (Parte 1)
Parte 1
Qualche anno fa, Dave Hunt ha pubblicato un libro di 642 pagine intitolato Che amore è questo? La rappresentazione impropria che il Calvinismo fa di Dio – edizione italiana Nuova UCEB). Come suggerisce il sottotitolo, Hunt è fortemente contrario al Calvinismo.
In effetti, egli dice che il Calvinismo è un vangelo differente. Egli suggerisce anche che l’insegnamento del Calvinismo è così fuorviante rispetto a Dio che i calvinisti sono colpevoli di adorare un dio creato da loro stessi. Ha parole così dure per i calvinisti che molti lettori sono giunti alla conclusione che egli stia equiparando il Calvinismo alla stregua delle sette; in diversi punti si potrebbe anche avere l’impressione che egli non sia troppo sicuro della salvezza di coloro che si sono identificati nel Calvinismo come sistema teologico. Così scrive Dave Hunt, con un tono autorevole e una convinzione prepotente.
Avvalendosi della sua reputazione di attento osservatore degli errori e coraggioso esponente delle eresie, dà l’impressione di essere un uomo impegnato in una singolare e disperata crociata per salvare il movimento evangelico dal suo più sottile e mortale nemico.
In cosa consiste quest’ultima minaccia all’ortodossia tra gli evangelici? A quanto pare è la teologia di tutti i principali riformatori protestanti. È la teologia dei puritani. È la teologia di Jonathan Edwards, George Whitefield e Charles Spurgeon. È anche la teologia di James Montgomery Boice, R. C. Sproul, Al Mohler e John MacArthur.
Stando alle parole di Dave Hunt, tutti questi uomini sono colpevoli di aver gravemente corrotto il Vangelo e di aver distorto il carattere di Dio.
Nel suo attacco alla loro teologia, Hunt non scherza affatto. Li accusa di aver trasformato Dio in un mostro, di aver fatto degli uomini dei burattini e di aver sostituito il concetto di grazia con un’ingiusta nozione di favoritismo divino. Egli crede fermamente che Dio sia obbligato ad amare tutti allo stesso modo. Nega che Dio ha preordinato tutto ciò che accade ed è convinto che i calvinisti adorino un dio che fa violenza alla volontà umana.
In breve, il libro di Dave Hunt è il compendio di tutte le argomentazioni banali che sono state avanzate contro il Calvinismo. Egli riunisce il meglio e il peggio del pensiero anticalvinista, mescolando e riorganizzando il tutto in un formato facile da leggere e da capire. Dà l’impressione di essere molto accurato e di essere un esperto; vuole convincere gli sprovveduti che questo difficile argomento sia davvero molto semplice.
Solitamente inizio la recensione di ogni libro valutandone gli aspetti positivi, ma di questo libro non c’è praticamente nulla, in questo senso, da dire.
Una ricerca scadente
Dave Hunt fraintende e travisa gravemente la storia del Calvinismo. Sembra che abbia passato gran parte della sua vita a discutere contro sette e gruppi estremisti. Ora, ha deciso di rappresentare il Calvinismo come una frangia o una setta, per la sola ragione che non lo apprezza. Il Calvinismo offende le sue nozioni di giustizia e di amore basate sul senso comune. Nel corso dello scambio epistolare a proposito del suo libro, ha denunciato di essere stato “mistificato” a causa delle argomentazioni a favore della sovranità di Dio nella salvezza. Spesso si appella al senso comune e ad argomenti razionali (piuttosto che alla Bibbia) per esporre i suoi punti di vista sul carattere di Dio: come se avesse dimenticato che la Scrittura, non la sapienza umana, è il mezzo attraverso il quale Dio si è rivelato a noi.
Hunt ha semplicemente sbagliato nel rappresentare il Calvinismo come una teologia deviante, estranea all’evangelicalismo tradizionale. È un dato di fatto inattaccabile che tutti i maggiori riformatori protestanti erano essenzialmente d’accordo sulle dottrine della sovranità divina e sulla condizione di schiavitù al peccato della volontà umana.
La soteriologia del “libero arbitrio” di Hunt è la vera eccezione. Su questo tema, egli è più vicino al cattolicesimo romano tridentino classico che al protestantesimo storico.
In un’intervista radiofonica dell’11 agosto del 2000, Dave Hunt ha dichiarato a James White: “Sono molto inesperto riguardo ai riformatori. Non ho avuto il tempo di leggerli. Ci sono moltissimi argomenti, credo, nei loro scritti; e preferisco pensare di essere tornato ai tempi degli apostoli, prima che tutte queste cose fossero scritte. Mi piace andare alla Bibbia. Quindi non so se un riformatore ha detto questo o quello”.
Due mesi dopo aver fatto questa dichiarazione, tuttavia, Dave Hunt propose il suo manoscritto che screditava la teologia dei riformatori in vista di un esame preliminare. Nel giro di diciotto mesi, il libro fu pubblicato, pieno di copiose citazioni su Calvino e i riformatori, ma quasi nessuna citazione da parte dei principali calvinisti o delle confessioni di fede calviniste che permettesse loro di spiegare ciò in cui credono con le loro stesse parole.
Al contrario, Hunt prende in prestito abitualmente citazioni selettive da fonti anticalviniste per ritrarre Calvino come un uomo il cui “comportamento palesemente anticristiano come ‘Papa protestante’ di Ginevra” rappresenta una grave disgrazia per la storia della Chiesa (p. 13). Hunt sostiene anche che il Calvinismo abbia origine dal Cattolicesimo Romano e insiste sul fatto che “la maggior parte di coloro che si considerano calvinisti sono in gran parte inconsapevoli di ciò che Giovanni Calvino e i suoi primi seguaci del XVI e XVII secolo credevano e praticavano realmente” (ibid.). Così ora, appena due anni dopo la sua dichiarazione a James White, Dave Hunt afferma che i calvinisti, anziché Dave Hunt, sono gli ignoranti quando si tratta di capire quello che i riformatori protestanti credevano e praticavano.
Sembra quindi giusto chiedersi: come ha fatto Dave Hunt ad acquisire così tanta competenza sui Riformatori dopo la sua intervista radiofonica con James White nell’agosto del 2000 (quando si è vantato della sua stessa ignoranza) e prima di finire di scrivere il suo libro pochi mesi dopo (dove pretende di dare una lezione ai calvinisti sulla loro presunta ignoranza dei fatti “reali” su Calvino e la Riforma)?
Il vero metodo di “ricerca” di Dave Hunt sembra consistere nel leggere alcune risorse virulentemente anticalviniste e nel mettere insieme un resoconto delle loro argomentazioni preferite (con quasi nessun riferimento alle risposte accurate e ricche a quelle argomentazioni che gli autori calvinisti hanno già pubblicato).
Hunt cita spesso autori anticalvinisti recenti come Laurence Vance (The other Side of Calvinism), George Bryson (The Five Points of Calvinism: Weighed and Found Wanting) e Norm Geisler (Chosen but Free), ma se cita Calvino, Spurgeon o qualsiasi altro leader calvinista storico, è quasi sempre per citare qualcosa di un altro autore anticalvinista già usato per argomentare contro il Calvinismo. Inoltre, non cita quasi mai un calvinista senza un rapido e comodo rifiuto della posizione calvinista.
Anche le note a piè di pagina di Hunt mostrano che si affida eccessivamente a fonti secondarie. Anche quando le fonti primarie sono prontamente disponibili, spesso non si preoccupa di andare alle fonti originali per controllare le sue citazioni.
Questa pratica potrebbe essere la ragione di un errore vergognoso nella trattazione di Charles Spurgeon da parte di Hunt. A pagina 19, Hunt fa questa affermazione: “Lo stesso Spurgeon, così spesso citato dai calvinisti per sostenere la loro opinione, ha rifiutato l’Espiazione Limitata, sebbene essa sia il cuore stesso del Calvinismo e segua inevitabilmente gli altri suoi punti; e lo ha fatto con un linguaggio inequivocabile”. Hunt cita poi un passo di Spurgeon, da In difesa del Calvinismo, in cui Spurgeon difendeva l’infinita sufficienza dell’opera di espiazione di Cristo.
Il problema per Hunt è che tutti i calvinisti tradizionali affermano l’infinita sufficienza dell’espiazione. Anche i canoni del Sinodo di Dordt, il manifesto originale dei “Cinque Punti del Calvinismo” afferma: “Questa morte del Figlio di Dio è l’unico e perfettissimo sacrificio e soddisfazione per i peccati, di un valore e di un prezzo infinito, che basta abbondantemente per espiare i peccati del mondo intero” (Punto II, Articolo 3).
Inoltre, proprio nell’articolo citato da Hunt, Spurgeon scrisse:
“Se Cristo sulla Sua croce intendeva salvare ogni uomo, allora Egli avrebbe salvato coloro che si persero prima di morire. Se è vero, che Egli è morto per tutti gli uomini, allora Egli è morto per alcuni che erano all’inferno prima che Egli venisse in questo mondo, perché senza dubbio c’erano ancora miriadi di persone che furono abbandonate a causa dei loro peccati. Ancora una volta, se era intenzione di Cristo salvare tutti gli uomini, con quale deplorevole delusione Egli è rimasto deluso, perché abbiamo la Sua stessa testimonianza che c’è un lago di fuoco e di zolfo che brucia, e in quel pozzo di dolori sono state gettate alcune delle persone che, secondo la teoria della redenzione universale, sono state comprate con il Suo sangue. Una concezione che mi sembra mille volte più ripugnante di tutte quelle implicazioni che si attribuiscono alla dottrina calvinista e cristiana della redenzione speciale e particolare”.
Se Hunt avesse semplicemente controllato il contesto della citazione originale, non avrebbe potuto affermare onestamente che Spurgeon “ha rifiutato l’Espiazione Limitata… con un linguaggio inequivocabile”. Credo che l’errore di Hunt non sia stato deliberatamente ingannevole, ma derivi da una ricerca scadente e superficiale, come lo sono molti degli errori riscontrati nella sua opera. Eppure, anche dopo che gli è stato segnalato il suo malinteso riguardo a Spurgeon, Hunt si è rifiutato di riconoscere l’errore, insistendo invece sul fatto che Spurgeon, come tutti i calvinisti, era colpevole di essere in contraddizione con se stesso.
Pessime argomentazioni
Un altro grande difetto del libro di Hunt è l’abbondanza di argomenti fallaci: argomentazioni circoscritte, intorbidimento delle fonti, argomenti ad hominem, richiami all’emozione, generalizzazioni precipitose, mancanza di conoscenza, argomentazioni non consequenziali, richiami alla tradizione, argomentazioni sfuggenti, uomini di paglia, e così via. “Che amore è questo?” è pieno di fallacie logiche. Sarebbe un bel modello di “come non” fare un discorso che segue una logica di base.
Un critico, John Barber, scrive: “Sembra che Hunt speri che queste fallacie logiche, anche se ripetute frequentemente, screditino il Calvinismo” (Review: Dave Hunt’s What Love Is This? [III M Magazine Online, Volume 4, Number 17]).
Aggiunge Barber:
“Per esempio, Hunt offre una citazione di Calvino che si riferisce alla Chiesa come ‘Madre’, e poi sottolinea che “L’unica chiesa chiamata ‘madre’ è la MADRE DELLE PROSTITUZIONI (Ap. 17:5), la falsa chiesa con sede in Vaticano” (p. 27). Hunt vuole anche essere sicuro che la formazione di Calvino all’interno di una “famiglia cattolico romana devotamente religiosa” non vada dimenticata al lettore, il che significa che un frammento tagliato dalla tela continua sempre a fare parte del suo motivo.
Hunt continua a cercare altre prove del fatto che gran parte del Calvinismo è “alimentato dal cattolicesimo romano” quando afferma che Calvino ha preso in prestito da Roma una forma di governo della Chiesa che comprendeva “un clero con poteri speciali”. Naturalmente, il “clero” a cui si riferisce Hunt, e che Calvino ha sostenuto, non è altro che la presenza di pastori ordinati nella chiesa. Il clero non calvinista potrebbe chiedersi se, secondo questo standard, anche loro non siano in qualche modo colpevoli di nutrire affetti nascosti per Roma”. (Ibid.)
Un esempio del pensiero confuso che circonda la produzione del libro di Hunt può essere visto confrontando la campagna pubblicitaria che l’editore impiegò mentre promuoveva il libro con le dichiarazioni di Hunt nel libro stesso. Nell’annuncio originale della Loyal Publishing su Che amore è questo? i titoli dei banner dicevano: “Sapevate che… [secondo il Calvinismo] Non puoi nascere di nuovo finché non sarai salvato?”, ma a pagina 95 del libro, Hunt afferma l’esatto contrario: “Il calvinista insiste che la rigenerazione deve precedere la salvezza” (Ironicamente, questa sconcertante contraddizione appare in una sezione dove Hunt ha parlato della “confessione dell’irrazionalità del Calvinismo”).
Nel frattempo, la discussione di Hunt in merito l’Ordo salutis (l’ordine della salvezza) e il rapporto che c’è tra la fede e la rigenerazione è gravemente segnata dalla sua spaventosa ignoranza sulla questione e dalla grave mancanza di qualsiasi riferimento alla voluminosa letteratura che esiste in merito a questo argomento.
Tutto questo porta a considerare che c’è una frustrante incoerenza nel modo in cui Hunt inquadra la sua intera argomentazione: egli afferma di essere un esperto di Calvinismo, o non lo è? Quando sembra arrivare ai suoi scopi, come nell’intervista radiofonica di James White citata sopra, Hunt finge di essere un sempliciotto della teologia – un anti-intellettuale, un illetterato, uno sprovveduto. In questo modo, egli gioca la carta dell’’elitarismo, accusando i calvinisti di rendere la verità così complessa e incomprensibile che nessun altro se non un Dottore in Teologia potrebbe mai decifrare il vangelo. Si vanta di quanto poco legga gli scritti degli uomini; si vanta della sua mancanza di istruzione teologica. Egli deride coloro che pensano che una comprensione del greco sia veramente necessaria per un’attenta esegesi. E lancia denunce di snobismo intellettuale contro i suoi avversari.
Altre volte, quando cambia versione, Hunt racconta quante ore ha investito nello studio. Egli pretende di avere autorità dogmatica (in particolare nei suoi pronunciamenti sulla teologia storica e le presunte radici cattoliche del Calvinismo). Si lamenta che i suoi avversari sono ignoranti, contraddittori e irrazionali.
Non credo che Hunt manchi di un’intelligenza di base. Qualunque mancanza esista nel suo metodo di studio è chiaramente deliberata da parte sua. Pertanto non è difficile arrivare alla conclusione che il suo rifiuto di comprendere e descrivere correttamente ciò che i calvinisti credono e insegnano non è altro che una volontaria e ostinata forma di cecità.
Traduzione a cura di Andrea Lavagna.
Tematiche: Calvinismo, Controversie, Teologia, Verità
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