In difesa del Calvinismo (parte 1)
L’antica verità che Calvino predicava, che Agostino predicava, che Paolo predicava,
è la verità che io devo predicare oggi, oppure risultare bugiardo alla mia coscienza e al mio Dio.
Non posso cambiare la verità; non posso eliminare gli aspetti difficili di una dottrina.
Il vangelo di John Knox è il mio vangelo.
Ciò che tuonava in Scozia deve tuonare di nuovo in Inghilterra.
È importante iniziare la vita cristiana credendo nella sana dottrina. Alcune persone hanno ricevuto una ventina di “vangeli” differenti in altrettanti anni; quanti altri ne dovranno accettare prima di arrivare alla fine del loro viaggio? È abbastanza difficile prevederlo. Ringrazio Dio per avermi insegnato il vangelo fin dall’inizio, e ne sono stato così perfettamente soddisfatto, da non volerne conoscere altri.
Il cambiamento continuo del proprio credo è una vera e propria perdita. Se un albero viene piantato due o tre volte all’anno, non c’è bisogno di creare uno spazio grandissimo in cui riporre le mele. Quando le persone cambiano spesso i loro principi dottrinali, probabilmente non porteranno molti frutti alla gloria di Dio. È bene che i giovani credenti comincino a tenere saldamente a mente quelle grandi dottrine fondamentali che il Signore ha insegnato nella Sua Parola. Perché, se credessi a ciò che alcuni predicano sulla salvezza temporanea e incerta, che dura solo per un periodo, non ne sarei affatto grato; ma quando so che coloro che Dio salva, li salva con una salvezza eterna, quando so che Egli dà loro una giustizia eterna, quando so che Egli li pone sul fondamento eterno dell’amore eterno e che li porterà nel suo regno eterno, oh, allora mi interrogo e mi sorprendo che una tale benedizione sia stata data a me!
“Stai in pace anima mia! Adora e meravigliati!
Chiediti: ‘Oh, perché tanto amore per me?’
La grazia mi ha messo tra i membri
della famiglia del Salvatore:
Alleluia!
Grazie, eternamente grazie, a Te!”
Suppongo che ci siano alcune persone la cui mente è naturalmente incline alla dottrina del libero arbitrio. Posso solo dire che la mia è orientata naturalmente verso le dottrine della grazia sovrana. A volte, quando vedo alcuni uomini malvagi che vivono per le strade, mi sento come se il mio cuore dovesse scoppiare in lacrime di gratitudine per il fatto che Dio non mi ha mai permesso di agire come hanno fatto loro! Ho pensato, se Dio mi avesse lasciato libero e non mi avesse raggiunto con la Sua grazia, che grande peccatore sarei stato! Sarei arrivato al limite del peccato, mi sarei immerso nelle profondità del male e, se Dio non mi avesse trattenuto, non mi sarei fermato a nessun vizio o follia. Sento che sarei stato un gran re tra i peccatori, se Dio mi avesse lasciato libero. Non riesco a comprendere il motivo per cui sono stato salvato, se non sulla base del fatto che Dio lo ha voluto. Non posso, se guardo con buona dose di serietà, scoprire in me stesso alcun tipo di ragione per cui dovrei essere partecipe della grazia divina. Se ora non sono privo di Cristo, è solo perché Cristo Gesù ha voluto che Lui fosse con me e che io fossi con Lui così che condividessi la Sua gloria. Non posso mettere la corona da nessuna parte se non sul capo di Colui la cui grazia possente mi ha salvato dall’andare nella fossa. Guardando indietro alla mia vita passata, vedo che l’origine di tutto è stato Dio; Dio stesso, in modo efficace. Non ho preso nessuna fiamma con la quale illuminare il sole, ma il sole mi ha illuminato. Non ho iniziato la mia vita spirituale, no, ho piuttosto scalciato e lottato contro le cose dello Spirito: quando mi ha attirato, per un certo tempo non lo seguii: c’era un odio naturale nella mia anima per tutto ciò che è santo e buono. Il mio odio persisteva—gli avvertimenti erano gettati al vento—i tuoni del vento erano disprezzati e i sussurri del Suo amore erano respinti come se fossero meno di niente e vanità. Ma, certo che sì, posso dire ora, parlando a titolo personale: “Lui è solo la mia salvezza”. Fu Lui che trasformò il mio cuore e mi mise in ginocchio davanti a Lui. Posso dire, con grande fermezza, insieme a Doddridge e Toplady—
“La grazia ha insegnato alla mia anima a pregare e ha riempito i miei occhi di gioia”.
E arrivato a questo punto della mia vita, aggiungo:
“Questa grazia mi ha custodito fino ad oggi, e non mi abbandonerà mai”.
Ricordo bene il modo in cui ho conosciuto le dottrine della grazia in un solo istante. Sono nato, come tutti noi siamo per natura, un arminiano, credevo ancora alle vecchie cose che sentivo continuamente dal pulpito e non vedevo la grazia di Dio. Quando sono venuto a Cristo, ho pensato che stavo facendo tutto da me e, sebbene cercassi il Signore con fervore, non avevo idea che il Signore cercasse me. Non credo che il giovane convertito inizialmente se ne renda conto. Posso ricordare il giorno e l’ora in cui per la prima volta ho ricevuto quelle verità nella mia anima – quando furono, come dice John Bunyan, forgiate nel mio cuore come con un ferro rovente, e posso ricordare come mi sono sentito come se fossi cresciuto improvvisamente da bambino a uomo – che avevo fatto progressi nella conoscenza delle Scritture, avendo trovato, una volta per tutte, una pista della verità di Dio. Per una settimana e una notte, quando ero seduto nella casa di Dio, non pensavo molto alla predica del predicatore, perché non ci credevo. Il pensiero mi colpì: “Come sei diventato cristiano?”. Ho cercato il Signore, ma come sei arrivato a cercare il Signore? La verità mi è passata per la mente in un attimo: non avrei potuto cercarlo se non fossi stato spinto precedentemente da qualcosa nella mia mente. Ho pregato, ho pensato, ma poi mi sono chiesto: come sono arrivato a pregare? Sono stato indotto a pregare leggendo le Scritture, come sono arrivato a leggere le Scritture? Poi, in un attimo, ho visto che Dio era all’origine di tutto e che era l’Autore della mia fede; così tutta la dottrina della grazia mi si è aperta e da quella dottrina non mi sono allontanato fino ad oggi, e desidero fare di questo la mia costante confessione: “Attribuisco la mia trasformazione interamente a Dio”.
Una volta ho assistito a una funzione in cui il testo era: “Egli sceglierà per noi la nostra eredità”; e il brav’uomo che occupava il pulpito era un arminiano. Perciò, quando iniziò, disse: “Questo passo si riferisce interamente alla nostra eredità temporale, non ha nulla a che fare con il nostro destino eterno, perché – diceva – non vogliamo che Cristo scelga per noi in merito al Cielo o all’Inferno”. “È così semplice e facile che ogni uomo che ha un briciolo di buon senso sceglierà il Cielo e qualsiasi persona potrebbe scegliere diversamente piuttosto che l’Inferno”. Non abbiamo bisogno di un’intelligenza superiore, o di un Essere superiore, per scegliere il Cielo o l’Inferno per noi. “La scelta è lasciata al nostro libero arbitrio e noi abbiamo abbastanza saggezza, mezzi sufficientemente validi per giudicare per noi stessi” e quindi, come ha dedotto molto logicamente, non c’era alcun bisogno di Gesù Cristo, o di chiunque altro, che facesse una scelta per noi. Potevamo scegliere l’eredità per noi stessi senza alcun aiuto. “Ah!” pensavo, “ma, mio buon fratello, forse è vero, ma penso che dovremmo volere qualcosa di più del buon senso prima di scegliere correttamente.”
Prima di tutto, permettetemi di porre una domanda: non dobbiamo tutti noi ammettere la supremazia della Provvidenza e il riconoscimento della mano del Signore, per quanto riguarda i mezzi con cui siamo venuti al mondo? Quegli uomini che pensano che, dopotutto, siamo lasciati al nostro libero arbitrio per scegliere questo o quell’altro per dirigere i nostri passi, devono ammettere che il nostro ingresso nel mondo non è stato volontario, ma che Dio ha dovuto scegliere per noi. Quali sono state le circostanze in nostro potere che ci hanno portato a scegliere i nostri genitori? Abbiamo contribuito in questo? Non è stato Dio stesso a scegliere i nostri genitori, il nostro luogo d’origine e i nostri amici? Non avrebbe potuto farmi nascere con la pelle degli Ottentotti[1], generato da una madre empia che mi allattava nel suo “kraal[2]” e mi insegnava a inchinarmi agli dei pagani, tanto facilmente piuttosto che darmi una madre pia, che ogni mattina e ogni sera si inginocchiava in preghiera per me? Oppure, se avesse voluto, non mi avrebbe dato dei genitori dissoluti, dalle cui labbra avrei presto udito un linguaggio volgare, indecente e osceno? Non mi avrebbe forse messo dove avrei potuto avere un padre ubriaco, che mi avrebbe trascinato nelle carceri dell’ignoranza e mi avrebbe fatto crescere nelle catene del crimine? Non è stata forse la Provvidenza di Dio a rendermi così felice da avere avuto entrambi i miei genitori che si sono sforzati di educarmi nel timore del Signore?
[1] Popolazione indigena dell’Africa meridionale, che nel XVII sec. all’epoca dei primi stanziamenti olandesi occupava in masse cospicue la regione del Capo di Buona Speranza.
[2]Insediamento tradizionale delle popolazioni Bantu e Ottentotte dell’Africa meridionale, costituito da un piccolo ragruppamento di capanne disposte in circolo.
Traduzione di Andrea Lavagna
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