Il vento è cambiato
Questo articolo è un estratto tratto dal libro Coraggiosi per fede, pubblicato da Coram Deo
Tutti costoro sono morti nella fede […]
confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra.
(Ebrei 11:13)
Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini…
(1 Pietro 2:11)
Per molti anni penso che molti di noi abbiano letto quei versetti e pensato: “Mi chiedo cosa si provi a essere stranieri, pellegrini ed esuli in questo mondo”.
Ora lo sappiamo.
Ho vissuto i miei primi trentun anni in Scozia. Gli ultimi trentotto li ho vissuti negli Stati Uniti. Per la prima volta da quando vivo lì, ho notato un cambiamento significativo nella mentalità del popolo di Dio. Con questo non intendo un cambiamento nella percezione delle persone con un interesse religioso vagamente spirituale o tantomeno di quelle che frequentano una chiesa, ma di coloro che sono impegnati a servire il loro Salvatore Gesù e a ubbidire alla sua Parola.
Molti tra noi sembrano essere completamente sommersi dalla realtà di non essere più nella maggioranza e di avere delle vedute considerate inaccettabili o persino inesprimibili.
Questo perché il vento è cambiato. Nel Regno Unito e in Australia è cambiato prima: forse una decina di anni fa o di più. Negli USA è cambiato negli ultimi cinque anni. Il vento prevalente non è più a favore dei cristiani biblici. Infatti, il vento sembra soffiare forte dietro alle forze del secolarismo. Non sono un analista e non voglio sopravvalutare questo, ma non voglio nemmeno sottovalutarlo. Viaggio abbastanza negli USA e nel Regno Unito e posso dire di aver visto che i vecchi tempi della “maggioranza morale” negli USA e lo zelo verso ciò che si sarebbe compiuto grazie a questi impegni insieme all’idea che gli USA o l’Inghilterra siano degli “stati cristiani”, sono passati. Come Tim Keller dice:
Stiamo entrando in una nuova era in cui non solo non vi è nessun beneficio a essere cristiani, ma vi è un effettivo costo sociale. In molti posti la cultura sta diventando sempre più ostile verso la fede. Le credenze in Dio, nella verità, nel peccato e nell’oltretomba stanno scomparendo sempre di più. Ora la cultura sta producendo persone per cui il cristianesimo non solo è offensivo, ma bensì incomprensibile.1
I figli di Dio vivono ora con la consapevolezza di essere spinti con violenza, per usare le parole del salmista, e molti tra noi sono sull’orlo del precipizio (Sl. 118:13-14). Il secolarismo e il paganesimo che lo accompagna stanno mietendo vittime.
Constato ora che gli americani cristiani guardano oltre l’Atlantico in un modo diverso rispetto a prima. In passato, al ritorno dalla loro visita in Inghilterra, i miei amici americani mi dicevano quanto fosse bella, meravigliosa e piena di storia e si stupivano che moltissime chiese fossero vuote. Ora, gli americani cristiani realizzano che la loro nazione sta cominciando ad assomigliare molto all’Europa. Stiamo iniziando a sentire che il concetto di chiesa perseguitata, di cui avevamo solamente un’idea teorica e per cui pregavamo da distanza, si avvicina sempre di più a noi. Nell’occidente ci stiamo rendendo conto che le cose che cantavamo possono essere effettivamente vere. Onestamente, non capivo molto quello che stavo dicendo da piccolo quando cantavo:
Questo mondo non è casa mia,
Sono solo un passante.
I miei tesori sono lassù
Da qualche parte oltre il blu.
A dire il vero, noi occidentali anglosassoni ci siamo sentiti molto a casa in questo mondo e i nostri tesori sono stati proprio davanti ai nostri occhi. Adesso, però, ci stiamo finalmente confrontando col fatto che questo mondo a pezzi e peccaminoso in cui viviamo non è affatto casa nostra, cioè che quello che la Bibbia dice riguardo ai credenti in questo mondo è vero: che siamo davvero alieni e stranieri. Il dato di fatto è che è sempre stato vero che siamo stranieri in questo mondo e per questo mondo. Ciò era solo offuscato, oscurato dalla grandezza, dall’influenza e dalla protezione legale della chiesa nella maggior parte del mondo occidentale. Questo mondo, però, non è casa nostra. Non siamo destinati a stabilirci quaggiù per sempre. Non dovremmo vedere la vita quaggiù così come la vedono gli altri, come se fosse il principio e la fine di tutto o come se potessimo vivere una vita agiata, rispettabile, prospera e sperare di averne ancora di più nell’eternità.
Il secolarismo attacca ripetutamente la Bibbia e quello che ci dice riguardo all’etica sessuale, alla salvezza, all’educazione, al ruolo e al coinvolgimento dello stato o riguardo alle politiche sociali. L’opinione pubblica si è rivoltata contro i cristiani. Come la giornalista britannica Melanie Phillips lo esprime: viviamo in una cultura…
[…] che non avrà niente a che fare con questioni come i miracoli religiosi o l’esistenza di Dio. Queste sono scartate come credenze superstiziose di un’età primitiva passata fatta di mito e bigottismo.3
Bigottismo superstizioso. Improvvisamente, scopriamo come ci si sente a essere stranieri, come minoranza in una nazione sempre più secolarizzata e la cosa non ci piace. Non siamo abituati a tale situazione. È davvero facile diventare disorientati, arrabbiati, sconfitti e stare sulla difensiva.
Quindi, la domanda da farci è: com’è vivere da cristiano in una società a cui non piace quello in cui i cristiani credono, quello che dicono e il modo in cui vivono? Come vivrai questa nuova normalità?
Entriamo nel libro di Daniele.
Più dell’essere: credere
Daniele e i suoi amici erano cresciuti nella terra promessa, in Giuda. Come giovani uomini si ritrovarono trascinati nell’esilio, lontano dalla società che conoscevano, in una città che non conosceva Dio e a cui non importava nulla della loro fede o delle loro vite. Daniele visse in Babilonia probabilmente dalla sua adolescenza fino ai suoi ottanta o novant’anni. Quasi certamente è morto lì. Questi esuli erano comprensibilmente timorosi del potere che li teneva stretti nella sua morsa e si chiedevano cosa Dio facesse e se essi avessero potuto (o dovuto) continuare a ubbidirgli in tali circostanze.
Quindi, il messaggio di Daniele è incredibilmente rilevante per noi della nostra generazione non perché delinea una strategia sul come trattare con la nostra nuova mancanza di uno status, o sul come invertirla, e neanche perché Daniele fu un grande uomo e dobbiamo seguire il suo esempio, farci coraggio ed essere più simile a lui. Certamente è un’ottima idea cercare di imitare gli uomini e le donne della fede che troviamo nella Bibbia. Ma no, questo libro non ti dirà di essere come Daniele. Ti chiamerà, invece, a credere nel Dio di Daniele. Saremo in grado di navigare nel nostro presente nella misura in cui realizziamo che il Dio degli esiliati del VI secolo a.C. non è cambiato nei successivi due millenni e mezzo. Mentre percorriamo gli intricati meandri dei primi sette capitoli del libro di Daniele, vedremo alcuni eroi: Daniele, Hananiah, Mishael e Azaria; e alcuni antieroi: il re Nebukadnetsar, il re Belshatsar, il re Dario e anche alcuni leoni. Ma questi non sono davvero gli eroi dei primi sette capitoli del libro di Daniele e non lo siamo nemmeno noi (non c’eravamo neanche lì). Dio è sempre l’eroe della storia. Ecco perché dobbiamo scoprire il messaggio del libro di Daniele: per riscoprire la nostra fiducia nel Dio che rivela sé stesso lì.
Questo libro, dunque, ti fornirà almeno sei parti di Dio per ogni parte di Daniele o qualcun altro. Poiché il messaggio complessivo è semplicemente questo: Dio è potente e Dio è sovrano persino nelle circostanze che sembrano prevalere contro il suo popolo e possiamo confidare in Lui completamente. La battaglia sembra avvicinarsi alla chiesa, ma Dio regna comunque sovranamente. Non mi scuso del fatto che ogni tema di ogni capitolo è una variazione di questo messaggio. Se gli esuli avevano bisogno di un libro intero per ricordarsi ed essere rassicurati di questa verità, allora anche noi ne abbiamo bisogno oggi.
Quindi, come possiamo, come credenti, mantenere il nostro coraggio e la nostra speranza in questa cultura? Ne vale ancora la pena di vivere come cristiani? Guardiamo al Dio che Daniele conosceva e scopriamo perché e come vivere come Suoi. Vedremo che c’è un’alternativa migliore dell’arrabbiarsi o del tenere giù la testa, del ritirarsi o del rinunciare a tutto completamente.
Ecco come rimanere saldi e vivere coraggiosamente quando il vento soffia forte contro di te.
Tematiche: Antico Testamento, I nostri libri, Incoraggiamento ed esortazione, Perseveranza, Vita Cristiana
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