Il Vangelo e l’amicizia

Molti di noi hanno letto bellissimi libri sul matrimonio e il discepolato, ma mi chiedo: quanti di noi hanno letto un libro su cosa significhi essere un buon amico? Non molti, suppongo. Il fatto che si leggano e scrivano pochi libri sull’amicizia mi sorprende. Non tutti siamo chiamati ad essere mariti e mogli, ma tutti siamo chiamati ad essere amici.

Non mi sorprendo quando programmi come Friends, Seinfeld o Cin-Cin scalano le classifiche. La televisione può diventare quasi una droga pesante, quando dà allo spettatore un breve ma intenso assaggio di qualcosa che desidera sperimentare. La sigla di Cin-Cin esprime il nostro intimo desiderio di un bel gruppo di amici:

Vuoi andare in un posto

In cui tutti sappiano il tuo nome

E siano sempre felici di vederti.

Amavo guardare il programma Una moglie per papà; è la storia dell’amicizia tra un ragazzino e suo padre. Ricordo bene il primo verso della sigla:

Gente, lasciate che vi parli del mio migliore amico…

Potremmo avere difficoltà a definire l’amicizia (se siete interessati ad un antico tentativo di definire l’amicizia, vi consiglio il Liside di Platone), ma sappiamo riconoscerla quando la vediamo. L’amicizia nasce dove c’è amore, affetto, fiducia e incoraggiamento. Ma questa è una risposta un po’ goffa. Si dice che il cane sia il migliore amico dell’uomo. È vero che l’uomo può dare affetto, fiducia e incoraggiamento a un cane e ricevere altrettanto. Ma penso che la maggior parte di noi desideri un’amicizia più ricca e profonda di quella che si può instaurare anche con il cane più fedele.

Per una migliore comprensione dell’amicizia, riporterò innanzitutto Giovanni 15:9-15, dove Gesù dice ai suoi discepoli:

Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi; dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici.  Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

In questi versi Gesù insegna ciò per cui è diventato un modello: la vera amicizia richiede sacrificio. La principale preoccupazione di Gesù in Giovanni 15 è che i discepoli crescano nella fede. Nei versi 1-8 Gesù ci insegna che i veri discepoli producono frutto. “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli” (v. 8). Nei versi 18-26 Gesù afferma che questo frutto spirituale consiste nel sopportare l’opposizione che viene dal mondo, che non vede Gesù come un amico: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (v. 20). Il fulcro di questo capitolo è il fatto che chi sceglie di seguire Gesù ubbidendo ai suoi comandamenti affronterà una persecuzione da parte del mondo. Questi sono gli ordini di marcia da parte di Gesù per vivere da amici di Dio.

L’amicizia è un amore che si sacrifica. “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando.” (vv. 12-14). In altre parole, Gesù dice che i Suoi amici sono coloro che si amano gli uni gli altri. Coloro che si amano sono disposti a sacrificare la propria vita per gli altri. Amore e sacrificio sono il cuore dell’amicizia. Gesù voleva che i suoi discepoli sopportassero con gioia il sacrificio e la sofferenza che derivano dall’obbedienza ai Suoi comandamenti.

Tuttavia, i discepoli non capirono a fondo l’insegnamento di Cristo finché non assisterono alla Sua morte e furono trasformati dalla Sua risurrezione. Gesù sacrificò volontariamente la Sua vita. Sopportò il dolore atroce della croce e l’ira di Dio mentre moriva al posto dei peccatori. Non abbiamo visto e mai più vedremo un atto d’amore così profondo e potente. Come scrive Giovanni nella sua prima lettera: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la Sua vita per noi.”

L’importanza di questa verità per la comprensione dell’amicizia da parte di un cristiano non deve essere trascurata. Gran parte della saggezza della Bibbia riguarda l’amicizia, soprattutto nel Vangelo.

Esamina le tue amicizie e poniti queste domande:

“Dovrei prendere l’iniziativa nelle mie amicizie?”

È facile aspettare che qualcuno faccia la prima mossa, che chiami per primo, che invii il primo messaggio, il primo invito. La paura del rifiuto impedisce di agire. Dio non ha aspettato che noi prendessimo l’iniziativa: “Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo” (1 Giovanni 4:19). Se nella tua vita c’è un’amicizia che si sta sgretolando, puoi salvarla prendendo l’iniziativa.

 

“Dovrei sacrificarmi per le mie amicizie?”

Il costo del seguire Gesù dovrebbe riflettersi nelle nostre relazioni. Questo vale per le famiglie (biologiche e spirituali), e vale per l’amicizia. Consideriamo i costi del mantenere viva un’amicizia. A volte potresti semplicemente dover passare un’ora al telefono quando vorresti solo dormire, altre volte potresti dover guidare per chilometri e chilometri per essere d’incoraggiamento per un amico. Ricordo ancora quando un amico lo fece per me. Avevo bisogno di un consiglio e lui era nel bel mezzo di un viaggio in auto. Non doveva passare da me, ma cambiò i suoi programmi per parlarmi di persona. Questo fa un vero amico.

 

“Dovrei apprezzare i miei amici per ciò che sono o per quello che possono darmi?”

L’amicizia non è una scienza esatta; non capiamo bene perché siamo attratti più da certe persone che da altre. È certo che vogliamo stare con persone che ci stimolano, ed è normale. Cionondimeno, se colleghiamo l’amicizia a ciò che l’altro può fare per noi, il Vangelo viene a mancare. Dio non amava Israele per il suo valore o per ciò poteva fare; semplicemente, scelse di amarli (Deuteronomio 7:7). Le nostre amicizie non dovrebbero essere caratterizzate da un impegno simile?

 

“Voglio degli amici intimi?”

Non do per scontato che tutti vogliamo amici intimi. Non siamo tutti come il Socrate di Platone, che disse: “Ho una passione per gli amici; e preferirei avere un buon amico piuttosto che… il miglior cane o il miglior cavallo. Sì, preferirei un vero amico a tutto l’oro di Dario, e a Dario stesso, per farvi capire quanto ami gli amici”. No, non tutti abbiamo questa passione per l’amicizia. Alcuni preferiscono passare una serata soli con un bel libro o davanti a un film. Altri trovano l’incoraggiamento di cui hanno bisogno nella loro famiglia e non lo cercano da amicizie esterne. Tuttavia, ricordiamoci che Gesù, pur godendo di una perfetta comunione all’interno della Trinità, nella Sua umanità mostrava il desiderio che gli altri divenissero Suoi amici. Morendo sulla croce, Cristo ci ha permesso di diventare Suoi amici. Questo è un grande incentivo all’evangelizzazione, certo! Ma è anche un incentivo a cercare degli amici da amare e per cui sacrificarsi.

 

“Ho delle aspettative degne di Dio in amicizia?”

Qualche anno fa camminavo per le strade di New York con un amico che si offrì gentilmente di aiutarmi. Io gentilmente rifiutai. La sua offerta era così gentile che non mi sembrò il caso di accettare. Lui non era d’accordo. Queste non furono le sue esatte parole, ma il suo messaggio per me era chiaro: “So che non vuoi ricevere il mio aiuto e che è ti senti umiliato ad accettare l’aiuto di un amico. Gli permetti di esserti utile quando non puoi dargli niente in cambio. Ma non è in questo che consiste l’amicizia? Non dovresti essere disposto a chiedere ai tuoi amici di sacrificarsi per te come segno della tua dipendenza da loro?” Aveva ragione. Quando il Vangelo è al centro delle nostre amicizie, avremo delle aspettative degne di Dio per quanto riguarda i nostri amici.

 

“Sono paziente con i miei amici?”

Spesso i nostri amici ci feriscono. Spesso mettono alla prova la nostra pazienza. Ci chiediamo se vale la pena litigare, se vale la pena soffrire. Ancora una volta, il Vangelo ha la risposta. Guardando alla grazia e alla misericordia di Dio manifestatesi sulla croce, Gesù insegna ai Suoi discepoli che anche le loro vite devono essere piene di grazia e misericordia: “Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi” (Matteo 6:14). Il perdono è un pilastro della vita cristiana che impedisce a tante amicizie di sgretolarsi.

 

“Posso rivolgermi a Dio come ad un amico?”

L’amicizia può essere una delle relazioni più gratificanti del mondo, ma può anche essere la più deludente, specialmente se usiamo come modello le aspettative di Dio. È degno di nota il fatto che la Bibbia parla spesso del nostro bisogno degli altri, ma parla ancora più spesso del nostro bisogno di Dio. Pensiamo ai Salmi. Sono una testimonianza dell’amore e della cura di Dio per il Suo popolo. Testimoniano l’affidamento a Dio e la dipendenza da Lui: “SIGNORE, io t’invoco; affrèttati a rispondermi. Porgi orecchio alla mia voce quando grido a te” (Salmo 141:1). Questa è la preghiera di un uomo che crede che il Signore sia suo amico. Anche Abramo fu chiamato “amico di Dio” (Giacomo 2:23).

Dobbiamo però stare attenti. Innanzitutto, dobbiamo stare attenti a non sminuire la trascendenza di Dio. Non è il tipo di amico che ci aspetteremmo di trovare nel nostro quartiere o in chiesa. Commentando questi versi da Giovanni, Don Carson affermò che “l’amicizia reciproca nella sua variante moderna non può esistere senza sminuire Dio”.

Carson sottolinea che la nostra relazione con Dio è diversa da qualsiasi altra relazione. Egli è il nostro Signore e il nostro Maestro: noi siamo i Suoi servi e siamo felici di esserlo. In secondo luogo, dobbiamo stare attenti a non svilire l’unicità del matrimonio. Il desiderio di servizio e sacrificio di un marito verso la moglie è una speciale e profonda immagine del Vangelo.

Ciononostante, siamo tenuti ad abbracciare la verità per cui Dio ci ha resi Suoi amici in Cristo. Egli è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Anche se Egli vuole che qualcuno si sposi, o che qualcun altro abbia delle belle amicizie, Lui solo ci può soddisfare. Possiamo cercare tutti gli amici che vogliamo, ma non troveremo mai qualcuno che ci ami e ci aiuti come Dio ha fatto e continua a fare attraverso Gesù Cristo. La nostra ricerca di amicizia non dovrebbe mai superare o mettere in ombra la nostra ricerca di Dio. Egli è l’unico che non ci deluderà mai.

La Bibbia dice molte altre cose sull’amicizia, oltre a quelle qui menzionate. Ci sono molte altre domande che esigono risposta; per esempio: c’è una differenza tra diventare amico di qualcuno e istruire qualcuno?

Per ora, però, è sufficiente ricordare che i cristiani sono tenuti a essere buoni amici per gli altri, perché sono diventati amici del Salvatore.

 

Traduzione a cura di Rebecca Iacone.

Tematiche: Amicizia

Aaron Menikoff

Aaron Menikoff

 

E’ pastore della Mt. Vernon Baptist Church a Sandy Springs, Georgia.

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