Il pongo, la flanellografia e l’insegnamento della teologia biblica ai ragazzi

 

Gli strumenti dell’insegnamento

Ricordo i disegni delle flanellografie e l’odore di pongo, pezzi che erano stati uniti, divisi e uniti di nuovo. Molte volte si trattava di pezzi ben usati, marroncini, grigiastri e indistinti. Per questo motivo, era sempre emozionante ricevere un nuovo bicchiere di plastica di pongo. Il potere di un colore scintillante poteva travolgere un bambino.

Iniziammo la scuola domenicale con il pongo intorno a un tavolino e a delle sedie. Ad ogni anno o promozione di grado, ci spostavamo nel corridoio verso la classe successiva, con sedie più grandi e un tavolo più alto. Ogni spostamento significava meno tempo con il pongo. Alla fine scomparve.

Le flanellografie erano un’istituzione a sé stante. Erano ritagli colorati di persone vestite: re, pastori, a volte un angelo, uomini barbuti con le braccia immobilizzate in vari gesti. C’erano animali come leoni, uccelli e sempre delle pecore. Grazie a queste immagini, fin dall’età di sei anni sapevo esattamente come fosse un villaggio di Nazareth del primo secolo.

 

Imparare il quadro generale della Bibbia

Sono cresciuto alla Scuola Domenicale circondato dalle storie più belle mai raccontate: le storie della Bibbia. Ho costruito tabernacoli con i bastoncini dei ghiaccioli. Mi chiedevo quante caramelle avrei potuto comprare con lo “spicciolo della vedova”. Pensavo che Daniele fosse semplicemente forte, ma non quanto Davide, il pastore che sarebbe diventato re, che abbatté un gigante minaccioso con solo una fionda.

Mi piaceva crescere con la Bibbia e imparare le storie. Solo anni dopo, però, avrei visto il quadro generale di tutte quelle storie. Ricordo di aver letto un libro in particolare all’università cristiana sulla narrazione del Pentateuco. È stato il mio primo contatto con la teologia biblica. Come le boccole e gli ingranaggi di un orologio che si incastrano perfettamente, le storie che avevo imparato con la flanellografia e il pongo cominciarono ad andare al loro posto. Emersero schemi. Emerse la teologia. Ho pensato: “Dov’è stato tutto questo per tutta la vita?”.

Sospetto di non essere il solo. E sospetto che questo sia vero per il modo in cui impariamo la maggior parte delle cose. Impariamo le parti. Possiamo persino rimanere affascinati dalle parti. Ma quando capiamo come le parti si incastrano nell’insieme, è un altro livello.

Un quadro per le storie

La teologia biblica è il tutto, costituito dalle affascinanti parti della Bibbia. La teologia biblica è la grande flanellografia, composta da tutte le storie. Tutti gli uomini barbuti e tutte le donne in abiti colorati, i re, i pastori, i pescatori e persino gli angeli contribuiscono alla grande storia che è la teologia biblica.

Le prime figure di flanella che incontriamo non indossano abiti. Sono invece inserite dietro alberi e cespugli. In una scena, sono felici e pacifici. Poi vengono coperti da foglie di fico. A testa bassa, si rannicchiano e si allontanano, diretti verso l’esilio. Seguono due fratelli che si dirigono verso un campo. L’insegnante ne stacca semplicemente uno. Questo continua a succedere finché non emerge la figura di colui che è nato in una stalla circondato da animali, pastori, un giovane uomo e sua moglie che aveva appena partorito.

Sono storie che catturano la nostra immaginazione. Lo fanno soprattutto perché sono vere. E proprio perché sono vere, danno un senso a tutta l’esistenza. Rispondono alle domande sulla vita che anche i bambini di sei anni hanno. Quello che vorrei mi fosse stato insegnato, oltre a tutte queste grandi storie, è come tutte queste storie si inseriscono nella grande storia della creazione, della caduta, della redenzione e della nuova creazione.

 

Dare ai bambini la scatola del puzzle

Forse non insegniamo ai bambini la grande storia perché pensiamo che non siano pronti. Forse pensiamo che non la capiscano del tutto. Non facciamo un favore ai bambini se nascondiamo loro la grande storia e la rimandiamo agli anni successivi.

Se diamo ai nostri figli dei puzzle, di solito, oltre a dare i pezzi, diamo loro anche l’immagine sulla scatola. Quando insegniamo le storie della Bibbia senza aiutarli a collegarle, diamo loro solo i pezzi del puzzle. È facile essere affascinati dai pezzi, ma è difficile dare un senso ai pezzi senza l’immagine sulla scatola.

Come insegniamo ai bambini la teologia biblica? Li aiutiamo a capire che la scena iniziale nel giardino dell’Eden nei primi capitoli della Genesi conduce fino alla scena conclusiva in un giardino nell’ultimo capitolo dell’Apocalisse. Li aiutiamo anche a vedere cosa è successo nel mezzo.

Mostriamo loro non solo la bruttezza dell’egoismo e della disobbedienza, ma anche il peccato, la ribellione intenzionale contro un Dio buono e santo. Usiamo la ripetizione delle storie per ricordarci, ancora una volta, dell’unico Dio vero e santo di fronte a un cast di personaggi peccatori: alcuni ricchi, altri poveri; alcuni giovani, altri vecchi; uomini e donne; re, sacerdoti e prigionieri. Tutti peccatori.

Usiamo una ripetizione per sottolineare la realtà che tutti desideriamo un Redentore, il seme che deve venire. Quando Cristo viene, non ci tiriamo indietro nell’insegnare loro che si tratta della persona più unica che sia mai nata. È l’uomo-Dio. Vivrà perfettamente, a differenza di Adamo e di tutti i suoi figli e figlie. Sarà perfettamente obbediente. Sarà il sostituto necessario, un agnello puro, bianco e senza macchia. Verserà il suo sangue per il nostro peccato.

Possiamo usare parole come giustificazione, propiziazione, imputazione. Ci prendiamo del tempo per insegnare il significato di queste parole. Parliamo di peccato e di giudizio. Condanna. Parliamo anche di misericordia e grazia. Salvezza. Usiamo i Vangeli del Nuovo Testamento per insegnare la vita di Cristo. Usiamo le epistole del Nuovo Testamento per spiegare il pieno significato di quella vita, di quella morte e di quella risurrezione. Parliamo della nostra nuova famiglia in Cristo, la Chiesa. E leggiamo il libro di Giovanni, l’Apocalisse, con la meraviglia di una scena di adorazione con creature fantastiche e miriadi di angeli e santi di tutti i tempi davanti a una sala del trono ingioiellata su un mare di vetro. C’è il Dio tre volte santo e c’è l’Agnello.

Insegnare ai bambini le storie della Bibbia è una cosa davvero grande. Quando colleghiamo queste storie e insegniamo loro l’intera storia, insegnando loro la teologia biblica, rendiamo una cosa davvero grande ancora più grande.

 

Tradotto in italiano da Susanna Giovannini

 

 

Tematiche: Bambini, Bibbia, Figli, Insegnamento biblico, Teologia

Stephen Nichols

Stephen Nichols

 

(PhD, Westminster TheologicalSeminary) è presidente del ReformationBible College e responsabile accademico dei Ligonier Ministries. Ha scritto oltre venti libri ed è redattore della serie Theologians on the Christian Life. Conduce inoltre il podcast settimanale 5 Minutes in Church History

Stephen J. Nichols è l’autore di BibleHistoryABCs: God’s Story from A to Z.

 

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