Il moralismo non è il Vangelo (ma molti cristiani pensano che lo sia)
Una delle dichiarazioni più sorprendenti dell’apostolo Paolo è l’accusa ai cristiani della Galazia per aver abbandonato il Vangelo. “Mi meraviglio che così presto voi passiate da Colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo a un altro vangelo”, dichiarò Paolo con enfasi ai Galati che avevano fallito nella prova cruciale di discernere il Vangelo autentico dalle sue contraffazioni.
Le sue parole non potrebbero essere più chiare: “Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema! Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema! “[Gal. 1: 8-9]
Questo avvertimento dell’Apostolo Paolo, espresso nel suo linguaggio scioccante e sofferente, è rivolto non solo alla chiesa in Galazia, ma a ogni comunità di ogni epoca. Ancora oggi, nelle nostre stesse chiese, abbiamo disperatamente bisogno di ascoltare e ri-ascoltare questo avvertimento. Ai giorni nostri affrontiamo falsi vangeli non meno sovversivi e seducenti di quelli conosciuti e accettati dai Galati.
Nel nostro contesto uno dei vangeli più seducenti è il moralismo: questo falso vangelo può assumere molte forme e può emergere da un gran numero di stimoli politici e culturali. La struttura di base del moralismo si riduce tuttavia a questo: la convinzione che il Vangelo può essere ridotto al solo scopo di migliorare il comportamento.
Questo falso vangelo è tristemente attraente soprattutto per coloro che credono di essere evangelici perché sono motivati da uno slancio biblico: troppi credenti e le loro chiese cedono alla logica del moralismo e riducono il Vangelo a un messaggio di miglioramento morale. In altre parole, comunichiamo alle persone perdute un messaggio secondo il quale ciò che Dio desidera e richiede è solo di sistemare le loro vite.
In un certo senso, siamo nati per essere moralisti. Creati a immagine di Dio, ci è stata data una coscienza: fin dai nostri primi giorni la nostra coscienza grida la consapevolezza della nostra colpa, delle carenze e dei comportamenti scorretti e ciò vuol dire che la nostra coscienza comunica il nostro peccato.
A ciò possiamo aggiungere che il processo di genitorialità e di educazione dei figli tende ad inculcare il moralismo fin dai nostri primi anni di vita: impariamo molto rapidamente che i nostri genitori sono interessati al nostro comportamento e che i bambini ben educati vengono premiati con l’approvazione dei genitori, mentre un comportamento scorretto porta al castigo da parte dei genitori. Questo messaggio è rafforzato da altre figure autorevoli che accompagnano la crescita dei giovani e pervade la cultura in generale.
Scrivendo della sua infanzia nella Georgia rurale, il romanziere Ferrol Sams descrive la tradizione profondamente radicata di essere “cresciuto bene”. Il bambino che viene “cresciuto bene” piace ai suoi genitori e agli altri adulti aderendo alle convenzioni morali e all’etichetta sociale: un giovane “educato bene” emerge da adulto perché obbedisce alle leggi, rispetta i suoi vicini, dà almeno un’adesione formale alle aspettative religiose stando alla larga dagli scandali. Il punto è chiaro: questo è ciò che i genitori si aspettano, ciò che la cultura afferma e che molte chiese ricercano. Le nostre comunità così sono piene di persone che sono state “educate bene”, ma che sono dirette all’inferno.
La seduzione del moralismo è l’essenza del suo potere. Siamo facilmente sedotti nel credere che in realtà possiamo ottenere tutta l’approvazione di cui abbiamo bisogno con il nostro comportamento. Naturalmente, per partecipare a questa seduzione, dobbiamo negoziare un codice morale che definisca un comportamento accettabile con innumerevoli scappatoie: la maggior parte dei moralisti non pretenderebbe mai di essere senza peccato, ma semplicemente al di sopra dello scandalo perché questo è ritenuto sufficiente.
I moralisti possono essere categorizzati sia come liberali sia come conservatori. In entrambi i casi è l’insieme di preoccupazioni morali che inquadra l’aspettativa morale. È spesso vero, generalizzando, che i liberali si concentrano su un insieme di aspettative morali legate all’etica sociale mentre i conservatori tendono a concentrarsi sull’etica personale. L’essenza del moralismo è evidente in entrambi: la convinzione è poter realizzare la rettitudine attraverso un comportamento corretto.
La tentazione teologica del moralismo è una delle tante cose alle quali i cristiani e le chiese hanno difficoltà a resistere. Il pericolo è che la chiesa comunichi con mezzi diretti e indiretti che ciò che Dio si aspetta dall’umanità decaduta è un miglioramento morale; così facendo la chiesa sovverte il Vangelo e comunica un falso vangelo a un mondo decaduto.
La Chiesa di Cristo non ha altra scelta che insegnare la Parola di Dio e la Bibbia rivela fedelmente la legge di Dio e un codice morale completo. I Cristiani sanno che Dio si è rivelato attraverso la creazione in una tale maniera da donare a tutta l’umanità il potere restrittivo della legge. Egli ci ha parlato nella Sua Parola attraverso dei comandamenti specifici dandoci un’istruzione morale completa. La fedele Chiesa del Signore Gesù Cristo deve affermare la giustizia di questi comandamenti e, per la grazia che ci è stata data, sostenere la conoscenza di ciò che è bene e ciò che è male. Abbiamo anche la responsabilità di testimoniare questa conoscenza del bene e del male a chi ci è vicino. Il potere restrittivo della legge è essenziale per la comunità umana e per la civiltà.
Proprio come i genitori insegnano giustamente ai loro figli a obbedire all’istruzione morale, la chiesa ha anche la responsabilità di insegnare essa stessa i comandamenti morali di Dio e di testimoniare alla società ciò che Dio ha dichiarato essere giusto e buono per le Sue creature umane.
Gli istinti morali sebbene siano giusti e necessari, non sono però il Vangelo. Ecco perché è molto insidioso che la chiesa prometta il favore di Dio e la soddisfazione della giustizia di Dio verso i peccatori solo se ci si comporta o ci si impegna per migliorare moralmente.
Lo slancio moralista nella chiesa riduce la Bibbia a un libro di codici per il comportamento umano e sostituisce al Vangelo di Gesù Cristo l’istruzione morale. Troppi pulpiti evangelici sono orientati verso i messaggi moralistici piuttosto che alla predicazione del Vangelo.
La condanna al moralismo arriva direttamente dall’apostolo Paolo quando insiste che “l’uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù”; la salvezza è per coloro che sono “giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato”. [Gal. 2:16]
Noi pecchiamo contro Cristo e travisiamo il Vangelo quando suggeriamo ai peccatori che ciò che Dio richiede loro è un miglioramento morale in conformità con la Legge. Il moralismo ha senso per i peccatori perché non è altro che un approfondimento di ciò che ci è stato insegnato fin dai nostri primi giorni di vita, ma il moralismo non è il Vangelo e non salverà. L’unico Vangelo che salva è il Vangelo di Cristo come Paolo ricordò ai Galati, “ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione.”[Gal. 4:4-5]
Siamo giustificati dalla sola fede, salvati dalla sola grazia e redenti dal nostro peccato solo da Cristo.
Il moralismo produce peccatori che (potenzialmente) si comportano meglio mentre il Vangelo di Cristo trasforma i peccatori in figli e figlie adottivi di Dio.
La Chiesa non deve mai eludere, conciliare, rivedere o nascondere la legge di Dio; è infatti la Legge che ci mostra il nostro peccato e chiarisce la nostra inadeguatezza e la nostra totale mancanza di rettitudine. La Legge non può dare la vita ma, come insiste Paolo, “è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede”. [Gal. 3:24]
Il pericolo mortale del moralismo è stato una costante tentazione per la Chiesa e un sostituto sempre più conveniente del Vangelo. Milioni di nostri vicini credono purtroppo che il moralismo sia il nostro messaggio e neppure la predicazione più audace del Vangelo sarà sufficiente a correggere questa impressione e a condurre i peccatori alla salvezza in Cristo.
L’inferno sarà densamente popolato da coloro che sono stati “educati bene” mentre i cittadini del cielo saranno quelli che, per pura grazia e misericordia di Dio, sono lì soltanto per la giustizia imputata a Gesù Cristo.
Il moralismo non è il Vangelo.
(Traduzione a cura di Maddalena Bennardo)
Tematiche: Teologia, Vita Cristiana
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