Il giusto rischio della maternità

 

 

Potente da salvare

Se ci ricordiamo dell’eternità e abbracciamo la morte per Cristo come un guadagno, la nostra vita cambierà. Uno dei cambiamenti che prevedo è che smetteremo di fare da madre elicottero a noi stessi e alle persone che ci circondano. Fare la madre elicottero significa aleggiare sugli altri con l’intento di controllare loro e/o le circostanze che li circondano. Probabilmente avrete sentito il termine “mamma elicottero” in riferimento al fatto che alcune mamme tendono a controllare ossessivamente i propri figli.

 

Gli psicologi dell’infanzia in Occidente hanno documentato questa tendenza sociale e pubblicato i loro pareri online. A volte si fanno previsioni funeste per i bambini che vengono educati in questo modo: depressione, ansia, scarso rendimento scolastico e problemi finanziari. Nel suo articolo “Helicopter Parenting-It’s Worse Than You Think”, Hara Estroff Marano teme che con l’ascesa dei genitori elicottero “l’indipendenza abbia fatto un grande balzo indietro”. A suo avviso, quando eliminiamo i rischi per i nostri figli, “li priviamo dell’autosufficienza”. Marano, psicologa, ritiene che lo stato della genitorialità sia “peggiore di quanto pensiamo”. Nessuna donna vuole queste cose per i propri figli o per le persone di cui si prende cura.

Ho sentito genitori cristiani dire che detestano questa tendenza, ma dobbiamo riconoscere un problema che è ancora peggiore della perdita di indipendenza che Marano e altri lamentano. La preoccupazione maggiore nell’essere genitori elicottero non è che i bambini non imparino l’indipendenza, ma che inavvertitamente diamo loro il modello che la fedeltà di Dio non è affidabile. Perché ci siamo bevuti la storia secondo cui le cose migliori della vita sono la salute e la giovinezza, la sicurezza finanziaria e l’autostima, che si manifesta subliminalmente nel nostro fare da elicottero.

 

Nel nostro impegno di madri facciamo tutto ciò che è “in nostro potere” per ottenere e mantenere queste cose per noi e per i nostri figli. La conseguenza principale dell’ipergenitorialità ossessiva è semplicemente che, non riuscendo a vivere la verità della grande storia, non riusciamo a trasmetterla. Che cosa sta insegnando inconsciamente ai nostri figli questa genitorialità da elicottero su Dio, su se stessi e sulla nostra chiamata a diffondere la sua gloria in ogni angolo della terra? Agli occhi dei nostri discepoli può sembrare che Dio, che è così grande, così forte e così potente, in realtà non sia più grande di noi. Dio non è potente da salvare, mamma sì.

 

Assumersi i rischi dell’Evangelo

Corriamo il pericolo di diventare così concentrati ad eliminare i rischi nel mondo per i nostri figli da trascurare di incoraggiarli a rischiare per il Vangelo? Per il momento, dimentichiamo la questione se lasciare che un bambino scenda dallo scivolo, mangi a colazione cereali con coloranti artificiali o attraversi la strada.

Consideriamo la nobile missione di attraversare le culture per amore del Vangelo. Siamo genitori in modo tale che i nostri figli un giorno non esiteranno a dire: “Penso che Gesù mi stia chiamando a seguirlo in [riempire lo spazio vuoto: un posto difficile, un ministero rischioso, un’università con meno prestigio per il gusto di essere vicini a una chiesa locale, ecc]?”

Celebreremo la gentilezza di Dio nel portare i nostri figli a correre rischi e a fare sacrifici per la sua missione, per diffondere la sua gloria sulla faccia della terra? Oppure risponderemo con l’obiezione comune che molti giovani sentono oggi dai loro genitori: “Che ne sarà di tutto ciò che abbiamo investito in te? Lo sprecherai?”.

 

Dobbiamo capire che la nostra ossessione per la sicurezza non è la preoccupazione più grave di un genitore elicottero, ma l’intolleranza al rischio.

Quando spendiamo quantità malsane di energia per addestrare i nostri figli e discepoli ad avere paura, essi adotteranno inconsciamente la nostra visione anemica di Dio. “Se Dio non è per noi, allora dobbiamo esserlo per noi stessi”, è la mentalità. Quando scardiniamo la nostra ossessione per la sicurezza, possiamo vedere che non è tenuta insieme dalla saggezza di Dio, ma da una strategia demoniaca per ostacolare la missione di Dio. Il mio amico Tim Keesee stava parlando del regno del terrore e della paranoia nella Cina di Mao, ma le sue parole sono toccanti anche per questo argomento specifico: “Il terrore senza limiti è il modo migliore per controllare il maggior numero di persone dalla culla alla tomba”. Chi governa la nostra mentalità sull’essere madre? È il Re Gesù o un impostore?

Se i nostri obiettivi di amministrazione sono quelli di ottenere il massimo del sogno americano per noi e per i nostri figli, allora tradiamo il nostro Re e viviamo come se il suo regno non valesse nulla. Ripeto queste dure parole a me stessa, anche ora che la mia famiglia si sta preparando a visitare gli Stati Uniti per tre settimane e non riesco a smettere di pensare alla caccia al cibo, ai negozi e alle cose.

 

Abbiamo bisogno di rinnovare continuamente la nostra mente nella parola di Dio, secondo la sua storia. Altrimenti, ci lasceremo inconsciamente trascinare dalla narrazione dell’elicottero che prende le mosse dal cosiddetto vangelo della prosperità, secondo il quale dovremmo avere la nostra vita migliore adesso. Ogni settimana centinaia di genitori cristiani si alzano davanti alle congregazioni e dedicano i loro figli al Signore. Con grande speranza e aspettative affermiamo che i figli sono un dono del Signore. Ma, mi chiedo, qual è esattamente la natura del nostro investimento? A quale regno abbiamo veramente dedicato i nostri figli?

La regalità di Gesù Cristo e la sua autorità su tutte le cose in cielo e in terra sono un dolce incoraggiamento al mio cuore di madre. Ciò che devo affrontare per primo, quindi, non sono le regole e le norme culturali dell’essere madre nel luogo in cui vivo. Devo avere una visione rinnovata di chi governa la nostra famiglia.

 

Devo vedere Gesù. È degno della nostra adorazione quando uno o molti di noi sono fisicamente malati? Nel condividere il suo Vangelo vale la pena di rimanere in un luogo dove non riceviamo un’assistenza sanitaria perfetta? Quando penso alla formazione dei miei figli, guardo prima ai blogger o alla Bibbia? Gesù vale gli sguardi torvi che riceverò dalle persone che mi circondano quando educherò i miei figli in modo da onorarlo? Mi preoccupo più del cibo che mangiano i miei figli che di quello che consumano le loro anime? Indico ai miei figli il successo mondano come grande obiettivo o la missione di Dio come ragione d’essere?

Credo che Gesù sia disposto a custodire e a guidare le nostre vite mentre viaggiamo in questo mondo pieno di incertezze e di rischi? Ricordo ai miei figli, con le mie parole e le mie azioni, che Dio ci ama abbastanza da prendersi cura di tutti i “e se” del nostro futuro? I miei figli pensano che io serva l’onnipotente dollaro o l’onnipotente Dio? Nutriamo i nostri figli con un radicale abbandono di sé, come se stessimo aspettando la liberazione da un altro mondo? Perché lo siamo.

 

 

Questo articolo è adattato da Missional Motherhood: The Everyday Ministry of Motherhood in the Grand Plan of God di Gloria Furman.

 

 

 

Traduzione a cura di Susanna Giovannini

 

Tematiche: Donne, Figli, Madre, Maternità, Vita Cristiana

Gloria Furman

 Gloria Furman

(MACE, Dallas TheologicalSeminary) vive in Medio Oriente dove suo marito Dave serve come pastore della Redeemer Church of Dubai. È autrice di molti libri, tra  cui Labor with HopeTreasuring Christ When Your Hands Are Full; and Glimpses of Grace.

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