Il coraggio esige più di una tastiera
Il coraggio cristiano nell’era digitale
Non molto tempo fa vidi un post su Instagram che criticava un famoso libro per bambini. In una scena dove il personaggio principale era caduto dalla bici, quest’ultimo diceva: “Fui coraggioso e non piansi”. Ciò offese profondamente una mamma, che cancellò questo dialogo e lo sostituì con: “Così piansi perché ero triste ed è okay essere tristi”, scritto con un pennarello indelebile. La sua motivazione era chiara: voleva che i suoi figli sapessero che esprimere autenticamente i propri sentimenti era molto più importante che essere “coraggiosi”.
Aveva certamente una buona argomentazione: non è una tragedia per un bambino, o per chiunque, piangere quando si soffre. Confessare le proprie debolezze e il proprio bisogno d’aiuto è qualcosa che nessuno dovrebbe tralasciare, ma non posso fare a meno di pensare che questa madre si sia persa qualcosa. Il personaggio in questo libro per bambini stava mostrando qualcosa di ammirevole: il coraggio di reagire alle proprie emozioni, di dominare i propri impulsi e di essere resilienti nei confronti di altri stimoli. Si ha l’impressione che questa madre stia contrapponendo la vulnerabilità con il coraggio. Se ci fosse qualcos’altro da dire sul coraggio?
Confrontarsi
Quando oggi parliamo di coraggio, spesso intendiamo il tipo di coraggio che serve per scrivere un post formulato con forza sui social-media o pubblicare un libro o un articolo che invita alla controversia. Sono certa che la madre che pubblicò quel post su Instagram, ricevette incoraggiamento dai lettori per aver preso posizione e per aver creato un’argomentazione.
In un’era digitale, questo tipo di coraggio non è necessariamente difficile da incontrare. Non ci mancano “tastiere coraggiose”.
Ciò che spesso ci manca è il coraggio che non solo affermi la verità in modo potente, bensì necessitiamo del coraggio per attestare la verità a noi stessi . La cultura piena di spavalderia che adottiamo in rete può mascherare la nostra presenza effettivamente debole.
Prendi in considerazione le nostre identità, perfette e curate: dai post ai commenti calcolati per darci un compenso neurologico di “Mi Piace” e “Retweet”, alle foto e ai video immortalati, editati e dipinti alla perfezione. Ognuno sa, ormai, che le nostre proiezioni sui social-media non corrispondono alla verità, ma c’è un particolare pericolo per quei cristiani che sono più interessati al curare le idee piuttosto che le immagini.
“L’opinione conveniente sta combattendo per una verità che non ha nulla da perdere”.
Mai come oggi è stato così semplice “difendere la verità” in maniera performante e insulsa, senza alzare neanche un dito per aiutare, come i Farisei che resero difficile la vita e la devozione alle persone (Matteo 23:4).
Grazie alle tecnologie internet sempre presenti, che offuscano la linea di demarcazione tra vita online e vita offline, siamo perennemente tentati di utilizzare le nostre identità online per ottenere sentimenti di rispetto, significato e anche fedeltà, i quali sono molto più difficili da trovare nella vita fisica.
Questo può devastare molte virtù bibliche, in particolare il coraggio. Non è mai stato più facile ingannare noi stessi nell’essere coraggiosi, quando in realtà non lo siamo affatto. Come l’asino Puzzle che indossò la pelle di un leone per assomigliare a Aslan, o come il “mago” di Oz che in realtà era solo un vecchio con un marchingegno, l’immagine che proiettiamo sui nostri schermi può essere più che auto-esaltazione. Se il nostro pubblico online potesse sbirciare attraverso il telefono o il computer che possediamo, vedrebbe chi siamo realmente e la nostra “identità online” verrebbe derisa, invece che essere rispettata.
Un coraggio contraffatto
La spavalderia può momentaneamente oscurare le nostre debolezza, ma le Scritture ci ricordano che non serve molto per essere smascherati. Roboamo, succedendo a suo padre Salomone quale re, ebbe un’opportunità d’oro per farsi apprezzare dal suo popolo (I Re 12:1-7). Invece, il giovane re e i suoi giovani coetanei rifiutarono il consiglio degli anziani e Roboamo si atteggiò, vantandosi della sua potenza e rispondendo duramente al popolo (I Re 12:8-15).
Lo stratagemma non funzionò, il popolo rifiutò di unirsi sotto un re infantile ed il regno venne diviso. Roboamo fu stolto, non solo perché parlò duramente, ma perché non era neanche lontanamente forte rispetto a quello che aveva lasciato intendere. Roboamo imparò nel peggiore dei modi che quello che pensiamo essere il coraggio, può in realtà essere definita autoindulgenza.
Dietrich Bonhoeffer ci ha avvertito di una versione del Cristianesimo senza vangelo e senza pentimento che lui chiama “grazia conveniente”; ma una versione dell’attivismo cristiano senza verità e senza amore può essere ugualmente chiamata “opinione conveniente”. L’opinione conveniente sta combattendo per una verità che non ha nulla da perdere”. L’opinione conveniente è ciò che si ottiene quando siamo appassionati nel conquistare l’attenzione della gente, piuttosto che conquistare la gente.
“Il coraggio pieno di Spirito guarda gli avversari negli occhi (non guarda ai nomi sullo schermo)”.
L’opinione conveniente invia tweet abbattendo fratelli e sorelle in Cristo, comodamente seduti a casa, senza la minima intenzione di servire e di ‘morire’ per la chiesa di Gesù. Tratteggia linee dure negli articoli e nelle email, essendo ambivalente riguardo ai peccati personali. È quello che succede quando prendiamo una posizione online contro la “cultura”, mentre le nostre vite sono senza amore, senza rischi, senza grazia e senza amici. Questo è coraggio contraffatto.
In un sermone magistrale intitolato “L’opera di Dio alla maniera di Dio”, Francis Schaeffer non estraneo alla lotta per la verità, avvertì i cristiani della necessità di avanzare nel regno di Dio, sempre e unicamente in modi che lo onorano autenticamente. “ Il problema centrale della nostra epoca”, osserva Schaeffer, “non è il liberalismo o il modernismo, neanche il vecchio Cattolicesimo romano, neppure la minaccia del Comunismo, né la minaccia del razionalismo e il consenso monolitico che ci circonda. Tutti questi sono pericolosi, ma non sono la minaccia primaria. Il vero problema è questo: la Chiesa del Signore Gesù Cristo, individualmente e corporativamente, tende a fare l’opera del Signore con il potere della carne piuttosto che con la potenza dello Spirito. Il problema centrale è sempre all’interno del popolo di Dio, non nelle circostanze che li circondano (No Little People, 66).
L’opinione conveniente è carnale. Non è richiesta la presenza dello Spirito per utilizzare le tecnologie, cercando di far credere a pochi sconosciuti di essere coraggiosi.
Il coraggio pieno di Spirito
Il coraggio pieno di Spirito è diverso. Il coraggio pieno di Spirito guarda agli avversari negli occhi (non solo ai nomi scritti sullo schermo). Ricorda cosa disse Gesù: “Quando poi vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi del come e del che risponderete a vostra difesa, o di quello che direte; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento stesso quello che dovrete dire” (Luca 12:11-12).
In questo passaggio vediamo tre aspetti distinti del vero coraggio evangelico.
1 – Per prima cosa, c’è “davanti”, che esprime una posizione di vera vulnerabilità. La folla potrebbe rigettarti e prenderti in giro. Ciò sarebbe molto più semplice se ci fosse accanto a te un pulsante per “silenziare”, ma il coraggio pieno di Spirito ti porterà in luoghi dove non c’è posto per nascondersi. Il coraggio che crediamo di possedere ci porta in questi luoghi oppure evitiamo regolarmente le opportunità e ci sentiamo meglio attraverso la verità digitale?
2 – Seconda cosa, il coraggio pieno di Spirito non è ansioso. Dio non è un Dio di panico. Per gli evangelici, in particolare, “l’impegno culturale” è troppo spesso un esercizio, dove leggere i titoli dei media porta a risposte frenetiche che finiscono per parlare in modo reattivo invece che con sicurezza. Il coraggio pieno di Spirito è sobrio e realistico, ma non fa dipendere la gioia dalla clemenza delle notizie. Rabbia e sgarbatezza sono spesso segnali di un cuore che è aggrovigliato dalla paura. Ecco perché questo tipo di coraggio può proclamare la verità nell’amore (Efesini 4:15). Ha letto la fine della storia.
“Il coraggio pieno di Spirito è sobrio e realistico, ma non fa dipendere la gioia dalla clemenza delle notizie.”
3 – Infine, il coraggio ripieno di Spirito è adatto a ogni stagione. La promessa di Gesù è quella che lo Spirito Santo ci insegnerà “in quel momento” cosa dire. Dio ama un parlare che si adatta all’occasione (Proverbi 15:23). Richiede impegno sapere se il coraggio domanda un rimprovero gentile o forte, un riassunto del Vangelo o lo smantellamento di idee dannose. Il discernimento è difficile, ma il fallimento può fare un enorme danno alla chiesa, trattando gli amici come nemici o scambiando idee come eresie nefaste o viceversa. L’opinione conveniente graffia le ferite, mentre il coraggio pieno di Spirito Santo soddisfa i bisogni.
Perché ci facciamo trascinare verso un’opinione spicciola e virtuale? Perché è semplice, è sicuro e ci fa sentire giusti. Come tutte le trappole digitali però, non ci soddisfa realmente. È servita una pandemia globale per far realizzare a molti di noi quanto sia insufficiente la nostra “connessione” tecnologica. Il coraggio ripieno di Spirito Santo è il coraggio che Gesù non solo ha promesso di usare, ma che ci ha donato. Non abbiamo bisogno di tanti seguaci e non abbiamo bisogno di essere virali. Abbiamo solo bisogno di affidare noi stessi e il nostro mondo a Lui.
Traduzione a cura di Anna Lombardi.
Tematiche: Social media
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