I primi passi: J. C. Ryle a Exbury

 

Quando pensiamo ai più grandi predicatori della storia della Chiesa, naturalmente li pensiamo all’apice dei loro ministeri: predicando a migliaia di persone, organizzando conferenze, pubblicando libri. Ma nessun ministero inizia in questo modo. Un tempo, anche il più grande degli uomini era sconosciuto e inesperto, e aveva molte cose da imparare prima di diventare il predicatoro che conosciamo.

 

Consideriamo J.C. Ryle. Come vescovo di Liverpool nel XIX secolo, egli avrebbe difeso l’ortodossia all’interno della Chiesa d’Inghilterra contro la teologia moderna, l’anglo-cattolicesimo e lo sviluppo della Conferenza di Keswick. Ma molto prima di diventare vescovo, nel 1841, lavorò come curato nel distretto di Exbury all’interno della parrocchia di Fawley. Anni dopo, il suo biografo Iain Murray lo definì “un luogo tetro, desolato e solitario” (57)[1]. Sebbene Ryle fosse cresciuto in una famiglia benestante e in buone scuole, a Exbury incontrò un tipo di persone molto diverse:

Un gran numero di persone era stato educato a fare il ladro e il contrabbandiere, e non era    abituato ad essere assistito o a sentirsi parlare della propria anima […] L’ubriachezza e i peccati di ogni genere abbondavano. (57)

 

Il rettore che lo supervisionava era in gran parte assente. Ryle scrisse: “Era preso dalla paura di fare qualcosa di sbagliato, e mi sembrava così spaventato di fare qualcosa di sbagliato, che difficilmente avrebbe fatto qualcosa di giusto”. Eppure, l’inesperto Ryle si mise a fare tutto il bene che poteva per la gente della sua parrocchia. Il suo primo ministero consisteva principalmente in tre parti: la distribuzione di trattati, la semplice presenza tra la gente e la crescita costante della predicazione. Consideriamo ognuna di queste parti a turno.

 

Distribuzione di trattati

Ai tempi di Ryle la distribuzione di trattati non era considerata dignitosa per il clero. Ciononostante, Ryle ottenne copie non rilegate di trattati dalla Religious Tract Society e li rilegò lui stesso in carta marrone, facendoli circolare ampiamente. Dato il suo stipendio limitato, Ryle ricorda: “Ero troppo povero per regalarne qualcuno”. Ero obbligato a prestarli e a sostituirli” (58). Per chi avrebbe continuato a pubblicare molti libri e commenti, Ryle riconobbe il valore della buona letteratura cristiana come strumento utile per il ministero e la utilizzò per il bene della sua gente.

 

Essere presente tra la gente

La distribuzione dei trattati ha dato a Ryle una buona giustificazione per andare a trovare la sua gente nelle loro case. Questo intensificò la sua influenza nella loro vita:

Il mio lavoro abituale era […] visitare, parlare con, e distribuire trattati in 60 famiglie ogni settimana […] Tenevo un resoco periodico di tutte le famiglie della parrocchia e mi trovavo in ogni casa della parrocchia almeno una volta al mese.

 

Visitare 60 famiglie ogni settimana è un lavoro straordinario, ma è il tipo di lavoro che può svolgere un ministro energico e non sposato. Ryle era anche coinvolto nella vita della comunità, anche quando questo significava confrontarsi con gli stili di vita mondani dei suoi parrocchiani. In un’occasione, è stato chiamato a fermare una lotta tra due uomini non molto distante da casa sua:

Ricordo di essermi imbattuto improvvisamente in una rissa tra due soldati e di aver insistito perché si fermassero. Dissi loro che avrebbero potuto farmi quello che volevano, ma io non l’avrei fatto se avessi potuto impedirlo; il risultato fu che la lotta fu interrotta. La vicenda fece un gran clamore in quel periodo […] M insegnò il potere che un uomo ha contro una  moltitudine di persone, fintanto che ha il coraggio dalla sua parte. (59)

 

La perseveranza e il coraggio di Ryle per la verità non sono iniziati da vescovo, ma da piccoli gesti di visite pastorali e di cura.

 

Crescere nella predicazione

Ryle dirà più tardi che solo dopo i cinquant’anni imparò a predicare, ma che l’apprendimento ebbe inizio proprio in quel periodo. Era responsabile di due sermoni la domenica e di due lezioni di esposizione durante la settimana. Imparò a predicare nelle fresche aule di Oxford, ma portare la Parola di Dio ad una congregazione agricola in un pomeriggio caldo dopo pranzo si rivelò un compito molto più difficile. Nel suo tratto “Simplicity in Preaching (Semplicità nella predicazione)”, Ryle ricorda un contadino che si godeva la domenica più di ogni altro giorno “perché me ne sto comodamente seduto in chiesa, alzo le gambe, non ho niente a cui pensare e dormo”.

 

Nel suo primo anno di predicazione, Ryle ha sperimentato vari approcci. Alla fine trovò che esporre “un breve testo conciso” faceva più bene alla sua gente che predicare attraverso lunghi passaggi della Scrittura. Imparò anche che non poteva semplicemente aprire la sua Bibbia, prendere il primo testo che trovava, “e scrivere un sermone in due o tre ore” (61). Ogni tentativo di questo tipo fallì. Ryle imparò l’importanza dello studio, della preparazione e della realizzazione di un sermone con le parole appropriate:

 

È una cosa estremamente difficile scrivere in un inglese semplice, chiaro, preciso e forte…  Usare parole molto lunghe e apparire molto colto […] è un lavoro molto facile. Ma scrivere ciò  che rimarrà, parlare o scrivere ciò che interesserà e che verrà compreso, e che verrà     assimilato nella mente di un ascoltatore e che non si dimenticherà mai—che, possiamo dipendere da questo, è una cosa molto difficile e un risultato molto raro. (60)

 

Queste regole sulla predicazione sono diventate il fondamento di un ministero di predicazione che influenza i giovani ministri fino ad oggi.

 

Conclusione

I pastori sono spesso tentati di essere delusi dalle loro chiese. Alcuni desiderano una maggiore visibilità e congregazioni più grandi. Ma questa insoddisfazione fa parte delle menzogne del Nemico; tali risultati devono essere lasciati al Signore.

 

Invece, dovremmo vedere che Dio è all’opera anche in situazioni non ideali. I primi anni di vita di J. C. Ryle ci insegnano l’importanza di non disprezzare le piccole cose (Zaccaria 4:10), ma di servire fedelmente ovunque Dio ci abbia messo. Dopo tutto, è in questi tempi che Dio ci prepara e ci equipaggia per servirlo e seguirlo.

 

 

 

[1] Tutti i riferimenti alle pagine di Murray, Iain H. J. C. Ryle: Prepared to Stand Alone (Pronti a stare da soli). Edimburgo: The Banner of Truth Trust, 2016.

 

Traduzione a cura di Andrea Lavagna

 

Tematiche: Biografie

Geoff Chang

Geoff Chang

 

E’ professore assistente di storia della chiesa e teologia storica ed è anche il curatore della Spurgeon Library del Midwestern Baptist Theological Seminary. Potete seguirlo su Twitter a @geoffchang.

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