Giovanni Diodati: teologo riformato italiano (1576-1649) – 1 parte

 

 

Introduzione

La teologia riformata, altrimenti detta Calvinismo che noi desideriamo continuare a portare avanti oggi come l’espressione più genuina nella fede biblica e protestante, comprende fra i suoi teologi più significativi un italiano: Giovanni Diodati (1576-1649). Molto noto perché il suo nome è legato indissolubilmente ad una classica traduzione della Bibbia in italiano, egli per altro è meno conosciuto come esponente del Calvinismo classico, e come diretto successore, con Benedetto Turrettini, a Ginevra, dello stesso Giovanni Calvino. Vorrei quest’oggi dunque celebrarne la memoria e ricuperare, anche con una certa fierezza, la rilevante influenza che l’Italia ha avuto sul Protestantesimo.

 

Biografie. Sono stati fatti tre tentativi di ricostruire la vita del Diodati. Il primo fu “Jean Diodati” pubblicata in olandese all’Aia e scritta da G.D.C. Schotel nel 1844. Quest’opera è la produzione non ortodossa di uno studioso eccentrico e di scarso valore per lo storico moderno. Una sua biografia apparve a Torino nel 1854: “Brevi introduzioni ai libri sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento per Giovanni Diodati, traduttore della Bibbia preceduti dalla vita dell’Autore”. La biografia che però ebbe maggiore circolazione fu la “Vie de Jean Diodati, Theologien Genevois”, di E. De Budé (Losanna 1869). Questa biografia è il resoconto più soddisfacente della carriera di Diodati, sebbene sia intellettualmente insoddisfacente, contenga errori sui fatti narrati e sia più interessata con questioni biografiche e genealogiche che con i risultati accademici e teologici di Giovanni Diodati. Questa vita di Diodati è stata tradotta in italiano e pubblicata nel 1870 come “Vita di Giovanni Diodati, Teologo ginevrino”.

 

1 – Origini della famiglia Diodati.

Giovanni Diodati nacque a Ginevra il 3 giugno 1576.

La sua famiglia proveniva da Lucca, dove era stata convertita al Protestantesimo durante il soggiorno di Pietro Martire Vermigli in quella città. La famiglia Diodati, una delle più antiche famiglie della repubblica, fino dal 13° secolo avevano avuto incarichi pubblici importanti, e si erano distinti tanto nella letteratura e nelle scienze.

 

Un fatto curioso ha per protagonista Michele Diodati, nonno del nostro Giovanni e dignitario di Lucca. Nel 1541 convengono in questa città l’imperatore Carlo V (acerrimo memico della verità evangelica) e il Re di Francia Francesco I per discutere diverse questioni politiche, fra cui anche la “rivoluzione protestante” in Germania. Il caso vuole che Anna Diodati, moglie del Consigliere Michele dovesse dare alla luce un figlio (il futuro padre del nostro Giovanni). L’imperatore, informato dell’evento, si offre per farne da padrino al battesimo e chiede che quel bambino porti il suo nome: Carlo. Il papa Paolo III, saputa anch’egli la cosa, si offre di celebrare lui il battesimo!

 

Le connessioni con la politica ufficiale del tempo e con il papato, non impedirà a Giovanni Diodati di interessarsi delle nuove idee protestanti portate da Pier Martire Vermigli, di averne simpatia e poi abbracciarle. Nel 1558 sospettato di eresia, era stato rimosso dalle sue cariche ufficiali, e citato a comparire a Roma davanti al Sant’Uffizio, il quale non lo rilasciò che dopo due anni di alternate vicende (1558-1560).

 

Il figlio, Carlo Diodati si reca poi a Lione come impiegato di commercio, dove ha stretto contatto con i pastori riformati. Quando però si accende in Francia una forte persecuzione contro i riformati decide di rifugiarsi a Ginevra nel 1567. Qui fa aperta adesione alla Chiesa Riformata, alla quale facevano parte già parecchi lucchesi. I Diodati erano profughi benestanti e si distinguono nella città insieme alle altre famiglie lucchesi di esiliati come i Turrettini e i Calandrini. Nel 1572 gli viene conferita la cittadinanza ginevrina diventandone patrizio, e nel 1573 viene eletto nel Consiglio dei 200 della città. Dal suo secondo matrimonio nasce, il 3 giugno 1576 il nostro Giovanni, poi battezzato dal pastore riformato lucchese Nicola Balbani. Carlo Diodati muore a 84 anni nel 1625.

 

2 – Giovinezza.

Di Giovanni si dice che cresce giovane serio, di grande ingegno e forte lavoratore.

Giovanni studia teologia presso l’Accademia di Ginevra sotto i successori di Calvino, uomini come Teodoro di Beza e Casabono. Studia inoltre ebraico ed aramaico all’università (o Accademia) riformata tedesca di Herborn (simile a quella di Ginevra e di Leiden), fondata nel 1584 e chiusa da Napoleone nel 1812 [“Die Matrikel der Hohen Schule und des Paedagogiums zu Herborn, herausgegeben von Gottfried Zedler und Hans Sommer (Wiesbaden 1908)” v. Johannes Deodatus Genevensis (1589/90) p. 11 no. 183-5: “Johannes Deodatus Genevensis, nunc ibid. profess. theol. clarissimus” and p. 190 no. 224-1]. Probabilmente suo insegnante era stato Johann Fischer (Piscator), rettore dell’università di Herborn dal 1584 al 1625, traduttore a sua volta della Bibbia ufficiale di Berna. Giovanni si dimostra così ben presto valente linguista.

La connessione con l’università di Herborn è importante pure per comprendere i suoi collegamenti con il mondo puritano, come Jan A. Comenius, Althusius, Piscator, Alsted, Buxdorf, Aslakssen, ecc. Tutti questi, insieme ai loro libri stampati all’università di Herborn, giocano un ruolo importante nell’America dei “padri pellegrini”.

 

Diventa dottore in teologia all’età di 19 anni, e professore di ebraico all’Accademia di Ginevra all’età di vent’anni. Succede in questa funzione a Casabono, che aveva lasciato Ginevra per recarsi a Montpellier.

Nel 1600 sposa Maddalena Burlamacchi, e il matrimonio, benedetto dal pastore Bernardo Basso, di Cuneo, viene celebrato a Ginevra nella Chiesa riformata italiana. Dal suo matrimonio nascono 9 figli, 5 maschi e 4 femmine.

Nel 1608 Diodati diventa rettore e conserva la sua cattedra di ebraico fino al 1618. E’ professore all’Accademia di Ginevra dal 1599 al 1645, quattro anni prima della sua morte.

 

Diodati lascia Ginevra per un breve periodo per recarsi a Venezia, per visitarvi le chiese riformate francesi e poi sarà delegato di Ginevra presso il Sinodo di Dordrecht.

 

 

3 – Italiano o ginevrino?

Nonostante il suo rapporto con Ginevra, che durerà tutta la vita, Diodati sembra essersi sempre considerato come un lucchese che vive a Ginevra. Nella sua prima versione annotata della Bibbia in italiano, pubblicata nel 1607, egli descrive sé stesso come “di nation lucchese”. Questa identificazione con Lucca non è solo tipica del giovane Diodati, dato che continua ad identificarsi in questo modo anche nella sua versione italiana della Bibbia del 1640/41, prodotta verso la fine della sua vita. Nonostante quindi la sua associazione con Ginevra, Diodati si era sempre considerato italiano, e la prova migliore risiede proprio nel fatto che la sua traduzione italiana delle Scritture si è comprovata così utile che ancora oggi essa continua ad essere pubblicata, sebbene in forma modificata, più di trecento anni dopo la sua prima apparizione., ma non solo questo, fin dalla sua giovinezza egli aveva ardentemente desiderato che la causa dell’Evangelo trionfasse in Italia, e che gli italiani si ribellassero alla tirannia del papato.

 

4 – Diodati linguista.

La carriera del Diodati è stata quella di un pastore riformato al servizio accademico della Chiesa di Ginevra. Diodati forse, era più un linguista che un teologo. Per lui era di grande interesse che le Scritture dovessero essere disponibili a tutti in forma leggibile e con semplici annotazioni. A questo fine Diodati dedica tutti i suoi doni accademici per la più gran parte della sua vita. Intraprende quindi a tradurre l’Antico e il Nuovo Testamento dagli originali ebraico e greco; e nel 1607 ne pubblica la prima edizione, corredata di note; poi nel 1641 la seconda, riveduta, annotata più ampiamente dell’altra, con l’aggiunta di una versione metrica dei Salmi

 

Inevitabilmente questa sua preoccupazione di rendere accessibile a tutti la Parola di Dio doveva rendersi evidente nel suo incarico accademico di docente d’ebraico nell’Accademia ginevrina. Prima del suo incarico, la cattedra d’ebraico era stata una creazione degli umanisti, dedicata allo studio della lingua, puramente a livello linguistico. Con Diodati, questa impostazione doveva cambiare, portandovi una marcata accentuazione teologica.

 

 

5 – Diodati e l’Italia.

Il principale coinvolgimento del Diodati negli affari italiani comincio quando era ancora giovane, nel tempo in cui aveva appena completato la sua prima versione annotata della Bibbia in italiano. Suo primo e più grande desiderio era che la Riforma protestante potesse trionfare e diffondersi in Italia, e vedere la tirannia papale sempre più rifiutata dagli italiani.

 

Per questo trovò dapprima nella Repubblica veneta un terreno favorevole all’affermazione della Riforma.

 

Ecco così che fa ben presto parte del gruppo di “cospiratori” a Venezia, che aveva coinvolto fra Paolo Sarpi, il teologo ufficiale della repubblica veneta, due ambasciatori inglesi, sir Henry Wotton e Sir Dudley Carleton; George Bedell e il leader ugonotto francese Philippe du Plessis-Mornay.

 

Diodati opera in questo gruppo con l’obiettivo di indebolire il potere papale a Venezia e visita questa repubblica due volte, nel 1605 e nel 1608, nascosto sotto lo pseudonimo di Giovanni Coreglia.

 

Il primo giugno 1605 egli scrisse ad un suo amico: “Gli affari vanno di bene in meglio, il numero degli evangelici cresce grandemente. Desidero ardentemente lavorare in quei luoghi, e rapidamente. Mi sono deciso a intraprendere questa vocazione santa e desiderabile… Il papa ha le sue astute spie, e lo si può vedere dalla sorte che hanno avuto le bibbie che ho mandato”.

 

Egli scrisse una cronaca della seconda, la quale fu pubblicata da E. de Budé nel 1863 come “Briève relation de mon voyage a Venise en septembre 1608”.

 

Nel novembre 1605 Paolo Sarpi in una sua lettera certifica che a Venezia, fra il popolo vi sono fino a 15.000 persone “disposte a rinunciare alla Chiesa di Roma”, e annota: “Vi sono alcuni che da padre in figlio preservano la conoscenza del vero Dio, o perché sono discendenti dei riformati grigionesi, nostri vicini, o perché sono i superstiti degli antichi Valdesi, che avevano lasciato seguaci in Italia”.

 

La cospirazione contro il potere papale che, su piano politico poteva solo essere promossa e difesa dalla conversione di nobili e influenti autorità, venne ben presto repressa, gli ecclesiastici compromessi con la Riforma esiliati, i nobili impauriti facevano marcia indietro, mentre al popolo non restava che sottomettersi alle autorità cattoliche, o conservare in segreto la fede riformata.

 

Il fallimento dei progetti dei riformati a Venezia prese avvio quando una delle lettere del Diodati cadde nelle mani del gesuita francese Pierre Coton, che a quel tempo era confessore del Re di Francia e che più tardi attaccò la traduzione francese della Bibbia ginevrina.

 

Non dobbiamo però pensare ad un Diodati abile politico, che intendesse far trionfare la Riforma con trame politiche. Diodati era un genuino evangelista e numerose volte aveva affermato che solo lo Spirito Santo avrebbe potuto far trionfare la causa della Riforma.

 

In una sua lettera a Duplessis-Mournay egli scrive: “Io voglio stare molto attento a non porre il minimo ostacolo alla libera azione dello Spirito Santo, sia per mia incapacità, che per paura di pericoli. Io sono convinto che Dio, che oltre le mie stesse speranze ed in modi a me sconosciuti, mi ha utilizzato nell’opera delle Sue Scritture, in questo stesso tempo e con grande successo, come mi assicura il giudizio di molti uomini d’esperienza e voi fra di essi. Sarà Lui a darmi, se necessario, parole di potenza e di sapienza, per il Suo servizio in questi luoghi per l’avanzamento del Suo regno, e la distruzione della grande Babilonia”.

 

Vi sono due riferimenti al Diodati nella corrispondenza pubblicata del Sarpi, in “Paolo Sarpi – Lettere ai Gallicani” di Boris Ulianich, e “Fra Paolo Sarpi – Lettere ai Protestanti, di Manlio Dirilo. Il coinvolgimento del Diodati con il Sarpi, lo spinse a tradurre in francese la sua Storia del Concilio di Trento, un’opera che ebbe più successo di ogni altra opera del Diodati, con l’eccezione della Bibbia italiana del 1640/41.

[Seguono parte 2 e 3]

Articolo autorizzato. Per gentile concessione.

 

 

Tematiche: Biografie, Storia della Chiesa

Paolo Castellina

Pastore evangelico riformato, oggi in pensione. Attualmente è impegnato nella traduzione della Bibbia in piemontese e interlingua. Prolifico autore di libri e pubblicazioni su tempodiriforma.it, dal 1995. Vive nel Kent, nel Regno Unito.

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