Genuinamente folli
Sono le 7:00 di un giorno qualunque. Afferro il cellulare prima di sedermi a fare colazione e vengo istantaneamente catapultata di fronte alla Tour Eiffel. In mezzo alla folla, alcune voci concitate raccontano di alcuni subbugli in un remoto paese dell’Africa, così decido coraggiosamente di andare a dare un’occhiata di persona. Giunta sul posto, purtroppo, non reggo lo stress e scappo via, fiondandomi nell’affollatissima cucina di una texana un po’ strampalata, la quale annuncia orgogliosamente di voler condividere la ricetta dei pancake più soffici del mondo. Mi guardo intorno: saremo circa un migliaio di persone.
Mi ricordo della mia colazione ancora sul tavolo. Meglio tornare a casa.
Prima, però, controllo le richieste di preghiera di quattro o cinque comunità sparse in tutta la regione e inserisco distrattamente nel carrello i tovaglioli per l’agape.
Sono le 7:09. Avverto una certa stanchezza anche se non ho ancora messo il naso fuori dalla porta di casa né guardato dalla finestra.
Chissà se piove.
Ritorno al Futuro
Se l’introduzione avesse contenuto parole come Whatsapp, Instagram, Amazon, nessuno si sarebbe stupito di tutto quel trambusto mattutino.
Ho volutamente omesso quei termini, guardando la situazione dall’esterno per farla apparire un po’ … folle.
In un mondo che giudica “normale” ciò che è assurdo, abbiamo bisogno di chiederci in che modo possiamo essere genuinamente “folli” secondo il cuore e la sapienza eterna di Dio. Egli, infatti, essendo niente di meno che il nostro Creatore, sa chi siamo e come siamo fatti.
Date a Dio quel che è di Dio
Non siamo stati creati per trovarci fisicamente in più posti contemporaneamente: qualunque nostro tentativo di sovvertire questo principio non porta altro che confusione, insoddisfazione e sovraccarico emotivo.
Possiamo continuare a illuderci che tutto questo non nuoccia, che da “buoni cristiani” sia perfino un vantaggio poter raggiungere virtualmente quanti più luoghi nello stesso momento. Peccato che essere in ogni luogo sia, da sempre, una prerogativa di Dio.
Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito,
dove fuggirò dalla tua presenza?
Se salgo in cielo tu vi sei;
se scendo nel soggiorno dei morti,
eccoti là.
Se prendo le ali dell’alba
e vado ad abitare all’estremità del mare,
anche là mi condurrà la tua mano e mi afferrerà la tua destra.
Salmo 139
C’è già stato qualcuno che ha preteso di essere pari a Dio. Non mi pare sia finita bene. Per nessuno di noi.
L’illusione di essere in più posti contemporaneamente può solleticare la nostra voglia di “efficienza” e di produttività. Vogliamo rendere di più, ottenere di più, oltrepassare i nostri limiti.
Ho una cattiva notizia. Non funzionerà. O meglio, sembrerà funzionare per un po’ ma, dopo essere saliti su questa modernissima e ipertecnologica torre di Babele, ci ritroveremo a terra, confusi e delusi.
Il tuo cuore si è insuperbito, e tu dici:
‘Io sono un dio!
Io sto seduto su un trono di Dio nel cuore dei mari!’,
mentre sei un uomo e non un dio
e hai scambiato il tuo cuore per quello di Dio.
Ezechiele 28:2
Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra».
Genesi 11:4
Siamo stati creati per stare in un posto alla volta
Poi sono arrivati i social. E poi, l’abuso dei social.
I tuoi occhi guardino bene in faccia,
le tue palpebre si dirigano dritto davanti a te.
Proverbi 4:25
Quando aveva qualcuno davanti, Gesù lo guardava dritto negli occhi. Era quello sguardo completamente presente e incredibilmente profondo a parlare, prima ancora delle sue parole. Mi sono accorta tristemente di quanto spesso, mentre i bimbi mi parlano, io non restituisca loro nessun contatto visivo. Certo, ho sempre qualche buona scusa: sto pagando una bolletta online, sto rispondendo alla rappresentante di classe, sto verificando il prezzo della farina per fare loro dei sanissimi biscotti.
La verità è che non sono davvero con loro.
Il “qui e ora” mi sfugge, l’ansia sale, la gioia si assottiglia.
Si salvi chi può!
Quando i discorsi si sovrappongono, gli impegni si accavallano e le idee si confondono, dividersi illudendosi di moltiplicare non dà il risultato sperato.
Dio non ci chiederà mai di sdoppiarci. Se avesse voluto permetterci di stare in più posti contemporaneamente, ci avrebbe semplicemente creati in modo diverso.
Né tanto meno siamo stati creati per sostenere il peso e il frastuono di diciassette notifiche sparate a raffica da dodici posti diversi del Pianeta, che ci informano delle più disparate vicende e ci sballottolano su e giù in una mostruosa giostra emotiva.
Non siamo stati creati per rimanere in un costante stato di allerta, anche se al nemico fa comodo che pieghiamo i nostri cuori a questa moderna schiavitù.
Catene di preghiera basate su fake news, messaggini di persone che non avrebbero mai il coraggio di dire le stesse cose a voce, emoji che sostituiscono parole che non siamo più capaci di trovare, gruppi whatsapp in cui si condivide per lo più lo stress di una vita che non va più al ritmo in cui Gesù stesso ha scelto di procedere quando ha camminato fisicamente su questa Terra.
Dio è in ogni luogo, ma noi non assaporeremo al Sua presenza giocando a Matrix dentro il fantastico mondo di Instagram.
Che fare?
Utilizzo anche io i social, per cui non mi sento di sbottare un semplicistico “Si stava meglio quando si stava peggio!” (non credo di voler tornare al mio vecchio e “antennuto” Nokia 5110).
Inoltre, credo che le riunioni online siano uno strumento prezioso se usate per la gloria di Dio e accorciare le distanze in caso di bisogno. Seguire un culto online può essere una manna dal cielo se siamo bloccati in casa con un bimbo malato. Tuttavia, non onoreremo Dio ascoltando distrattamente la predicazione mentre guardiamo altre due o tre finestre aperte sul monitor (io accanto all’icona della Bibbia ho quella della mail e quella di whatsapp… la combinazione ideale per esporsi alla tentazione di “controllare” le notifiche).
Amo la tecnologia quando è usata per progredire nel bene, onorando Dio e mettendo a frutto l’incredibile intelligenza che egli ha posto nella mente della sua amata creatura.
E dunque, siamo davvero sicuri che non si possano mettere dei sani confini?
L’arte di ridurre
Ci sono buone idee che si affacciano all’orizzonte.
Stabilire un orario di chiusura ai social, per esempio.
Sono le 20:55, si informano i gentili utenti che Instagram sta per chiudere. Ultimate le vostre consultazioni. A domani!
A ben pensarci potremmo decidere noi quali fasce orarie osservare, senza aspettare che Tik Tok, Insta e compagnia bella ce le impongano. E, perché no, potremmo agire sullo spazio oltre che sul tempo.
Off limits. Phone-Free Zone. Con tanto di cartelli sulla porta di alcune stanze speciali. Una specie di “zona wi fi” al contrario attraverso cui stabiliamo le aree della casa dove si può usare il cellulare, chattare con qualcuno e guardare insieme delle foto… e le stanze in cui non si può. Questa disciplina potrebbe farci riscoprire alcune attività che da tempo “soccombono” sotto l’insostenibile leggerezza dei media. Dopo un po’ di pratica verrà naturale, e ne guadagneremo in salute, efficienza mentale e buonumore.
Naturalmente, sarebbe bene rimanere flessibili per non passare da una schiavitù all’altra. Ancora una volta, la Bibbia illumina il sentiero, fornendoci il principio di base:
Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla.
1 Corinzi 6:12
Disperdere o concentrare?
Ritengo che sia necessario prendere posizione anche riguardo ai gruppi e alle richieste di preghiera, chiedendo a Dio saggezza per concentrarci su ciò che davvero vuole porre sul nostro cuore in un dato momento. È difficile ascoltare la voce del nostro Signore quando siamo bombardati da centinaia di notifiche e di informazioni. Può sembrare tutto molto “buono”, ma certamente non tutto è indirizzato a noi. Se ci sentiamo sopraffatti domandiamoci perché. Riduciamo.
Quando avviamo simultanee e molteplici conversazioni, (rischiando tra l’altro la rovinosa figuraccia di inviare il messaggio sbagliato al destinatario giusto) a chi stiamo davvero prestando attenzione? Quando interrompiamo improvvisamente una conversazione lasciando “in sospeso” un discorso che riprenderemo (forse) stasera o tra qualche giorno, stiamo davvero rispettando il prossimo? E che dire di tutte le volte che iniziamo o finiamo un discorso in chat senza nemmeno salutare? (io la chiamo “maleducazione digitale”).
Non è irritante parlare con qualcuno che sta ascoltando qualcun altro o qualcos’altro?
Dove siamo esattamente?
Azzardo un’ipotesi: da nessuna parte.
Non siamo in nessun luogo se vogliamo essere dappertutto.
Cambiare prospettiva per cambiare direzione
La follia è una gioia per chi è privo di senno,
ma l’uomo prudente cammina diritto per la sua via.
Proverbi 15:21
La prossima volta che chineremo la testa per guardare lo smartphone, cerchiamo di immaginare la traiettoria del nostro sguardo… dov’è diretto? Probabilmente a terra. Come ha detto qualcuno, alla fine su questa terra possiamo occupare solo pochi centimetri alla volta: quelli sotto la pianta dei nostri piedi.
Proprio con i piedi ben piantati a terra, possiamo sollevare lo sguardo e puntarlo in alto. Dio ci può dire esattamente dove siamo e dove ci vuole portare. A quel punto, lo sguardo sarà libero di muoversi anche in orizzontale, di incrociare quello del prossimo e di vedere più nitidamente l’orizzonte.
Un passo alla volta, un luogo alla volta, guardando dritto davanti a noi.
Forse eviteremo anche di sbattere contro qualcosa o qualcuno mentre controlliamo l’ennesimo messaggino.
Foto di ANGELA FRANKLIN su Unsplash
Tematiche: Comunicazione, Cultura e Società, Senza categoria, Vita Cristiana
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