Fianco a fianco nel regno di Dio

 

Discepolare le donne in base a Tito 2:3-5

 

Siamo tutti alla ricerca di persone che ci ispirano, esempi di vita da imitare, ritratti che incarnino come vorremmo diventare. In un modo o in un altro cerchiamo dei modelli a cui riferirci per realizzare una vita che valga la pena di essere vissuta e ricordata. Talvolta siamo noi stessi a  proporci come esempi da seguire, vite da emulare che consegnano a chi è insicuro e disorientato valori profondi e duraturi. Recentemente si è parlato molto di “mentoring” cioè di una relazione tra una persona di riferimento, “mentore”, che investe il proprio tempo, risorse, esperienza e consigli nei confronti di un “mentee” ossia di un discepolo. Si tratta di un rapporto amichevole e non gerarchico che spesso produce una crescita reciproca nel tempo e ha l’obiettivo di essere riproposto di generazione in generazione. Ma come e dove trovare un buon mentore? Quali caratteristiche ricercare? Inoltre, come essere un buon discepolo da formare?

 

La Bibbia presenta relazioni di mentorato  già dai primi libri che la compongono: pensiamo a Mosè e a Giosuè, qualsiasi esperienza importante che il secondo visse, fu possibile perché il primo, lo coinvolse portandolo con sé quasi come la propria ombra. Giosuè non diventò un condottiero dal giorno alla notte, non assunse la responsabilità della guida del popolo di Israele di punto in bianco, bensì visse fianco a fianco con Mosè per almeno 40 anni accompagnandolo in ogni impresa. 

 

Pensiamo a due donne: Naomi e Ruth. La prima ebbe un’influenza formidabile sulla seconda, ma anche Ruth fu di enorme benedizione per Naomi quando vissero fianco a fianco nel dolore e nella gioia. Oppure pensiamo a due cugine di due generazioni diverse: Elisabetta e Maria, accomunate da un’esperienza simile, vissero per alcuni mesi fianco a fianco mentre affrontavano entrambe una gravidanza fuori dal comune. Pensiamo soprattutto a Gesù, che nonostante avesse una cerchia ristretta di dodici discepoli, si concentrò su tre in particolare: Giacomo, Pietro e Giovanni che con Gesù vissero fianco a fianco in alcuni momenti davvero speciali. Pensiamo anche a Paolo che fu un riferimento per molti, ma condivise la sua vita vivendo fianco a fianco con alcune persone in particolare: Timoteo e Tito, uomini che definì suoi figli legittimi nella fede.

 

Fu a Tito che Paolo scrisse una lettera nel primo secolo dopo Cristo, sull’isola di Creta, bellissima isola greca in cui Paolo nei suoi viaggi missionari aveva fondato più di una chiesa in varie città. Eccone uno stralcio:

Ma tu esponi le cose che sono conformi alla sana dottrina… Anche le donne anziane abbiano un comportamento conforme a santità, non siano maldicenti né dedite a molto vino, siano maestre del bene, per incoraggiare le giovani ad amare i mariti, ad amare i figli, a essere sagge, caste, diligenti nei lavori domestici, buone, sottomesse ai loro mariti, perché la parola di Dio non sia disprezzata. Tito 2:1, 3-5

 

Il capitolo precedente spiega con tono urgente e perentorio la consegna che Paolo dà a Tito: incaricare i responsabili delle chiese, i quali dovevano presentare delle caratteristiche ben precise, di vigilare affinché tutto l’insegnamento della Bibbia fosse custodito con cura. Questo sano insegnamento da custodire, aveva la finalità di far maturare le persone e portarle a compiere opere buone.

Paolo prende così in rassegna le varie categorie demografiche che compongono le congregazioni, le chiese locali e fornisce delle istruzioni per gli uomini, giovani e meno giovani e per le donne giovani e meno giovani.

 

Quale era l’ambiente in cui vivevano? La società cretese viene descritta da Paolo un po’ come la descrisse anche uno dei loro poeti e filosofi, Epimenide: una società bugiarda, addirittura bestiale e negligente. Paolo fa chiaramente capire a Tito che le chiese a Creta erano immerse nella dissolutezza e nella ribellione totale a Dio. Tito e i cristiani cretesi respiravano un’aria pesante: c’erano ciarlatani bramosi di soldi, opinionisti la cui bocca distribuiva falsità, persone incapaci di fare il bene e come risultato di questa tossicità culturale e sociale, le famiglie venivano sconvolte per intero.

 

Ci sembra molto diverso da oggi anche se non siamo sull’isola di Creta nel 1 secolo d.C? Passano i secoli ma noi esseri umani siamo sempre peccatori e manifestiamo ciò che risiede nel nostro cuore, la ribellione nei confronti del Creatore che poi distrugge le relazioni. Paolo sollecita Tito all’azione risoluta affinché i credenti, nelle varie fasce generazionali e nelle differenze di genere non si deformino, non si lascino andare conformandosi a ciò che li circonda.

 

È al v. 3 che Paolo introduce le Donne e nello specifico le donne più avanti negli anni e le mette in relazione con le donne più giovani al v.4 dicendo quale sia la finalità di questo rapporto di sorellanza. Questa rete di relazioni si sviluppava all’interno delle chiese di Creta, ma per estensione anche nelle chiese attuali di cui siamo membri, nelle varie parti del mondo raggiunto dal Vangelo, se siamo cristiane che vivono in ubbidienza a ciò che Cristo ha disposto prima di salire in cielo e che è riportato in Matteo 28:19 dove Gesù ha dato questa consegna ai suoi:

Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli.

 

Questo è conosciuto come il grande mandato e non si limita solo all’evangelizzazione ma anche all’istruzione, alla crescita di chi diventando un discepolo poi continuerà a maturare all’interno di una realtà di chiesa. Nella chiesa quindi i discepoli e le discepole crescono e maturano, hanno bisogno gli uni delle altre per ritornare sempre alla Parola di Dio, per conoscerla e respirarla più di quanto respiriamo l’aria della società e cultura in cui siamo immersi. Questa reciprocità nell’esortarci, istruirci, incitarci, amarci “gli uni gli altri” è la peculiarità della chiesa in cui noi donne abbiamo una mutua responsabilità, secondo questo brano specificatamente di genere. Se Matteo 28.19 è il “grande mandato”, questo in Tito 2 è il “mandato specifico” e non possiamo ignorarlo.

 

In Tito 2, Dio ci chiama ad essere donne che esprimono la loro nuova nascita nelle varie funzioni e sfaccettature della vita, ci chiama a continuare nella santificazione mostrando che amiamo il Signore, ci chiama ad essere generose con il nostro tempo per fare del bene ad altre donne, ci chiama a pregare piuttosto che a sparlare e spettegolare, ci chiama ad essere ripiene dello Spirito Santo per non cercare altri riempitivi di sostanze da cui dipendere per accendere l’umore.  A queste donne, e preghiamo di esserne parte, il nostro Salvatore richiede di essere maestre del bene. Notiamo quante somiglianze ci sono con il frutto dello Spirito Santo? Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo (Galati 5:23). Una donna matura ha un cuore che desidera rispecchiare l’immagine di Cristo quindi mostrerà il frutto della sua presenza nei desideri, nelle parole e nei gesti concreti che daranno vita a buone opere.

 

Queste sono le donne mature, probabilmente anche più avanti negli anni, sono donne che camminano con Dio, che cercano il bene altrui, donne che sanno che lo Spirito di Dio ha donato dei doni per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del servizio e dell’edificazione del corpo di Cristo, la chiesa intera affinché cresca (Ef. 4:12).  Queste donne guardano davanti a loro e intorno a loro e vedono chi è più giovane di loro. Paolo a v. 4 usa un verbo, reso con incoraggiare, che però veicola anche il significato di istruire, insegnare. Le donne più anziane hanno la responsabilità di comunicare con passione il piano di Dio per la donna stabilito da Dio alla creazione. Possono aiutare le più giovani influenzate dalle correnti culturali che mischiano spesso parti di verità con le menzogne, a ricercare la saggezza, la purezza, la benevolenza. Questo vale sia per le single sia per chi ha marito e deve essere insegnato e appreso fin da bambine!

 

Per chi è sposata, è importante sapere che la propria esistenza e la propria funzione trova la realizzazione nell’essere un aiuto perfetto, un “ezer” per l’uomo per cui siamo state create. Questa è la verità che la Bibbia attesta e secondo cui ci prodighiamo affinché ogni marito, come capo-famiglia, possa guidare in modo amorevole e rispettoso il proprio nucleo familiare.
Per chi diventa mamma per la prima volta, quanto è importante avere  a fianco (oltre alla mamma biologica) anche delle madri spirituali che hanno già vissuto le sfide della maternità nelle fasi evolutive dei nostri figli?
Questo passaggio intergenerazionale non costituisce solo un tesoro di esperienza umana, non è solo un serbatoio di valori virtuosi che contrastano la mentalità cretese, quella femminista o quella del patriarcato, ma sono linfa di verità che scorre tra i membri e le giunture del corpo di Cristo che si riunisce come chiesa esposta regolarmente al sano e limpido insegnamento della Parola di Dio.

 

Se le donne più grandi e quelle più giovani fossero solo una sorellanza motivata da progetti e programmi per fortificarsi e aiutarsi collettivamente, le indicazioni di Paolo sarebbero un elenco etico e molto irrealistico, ma queste donne sono rinate e redente in Cristo quindi le loro scelte personali, il loro modo di trattare mariti e figli ha dei parametri non dettati dal loro ego, ma dallo Spirito di Dio che le richiama ad amare il loro prossimo. Queste donne, sia che abbiano o non abbiano un’occupazione secolare, fanno della loro casa il fulcro della loro attenzione affinché la loro famiglia benefici della loro presenza. Tutto ciò ha una finalità ben chiara che è espressa alla fine del v.5: esaltare la Parola di Dio, mostrare come essa sia valida, come l’insegnamento sano porti a relazioni sane tra persone che sia aiutano nella crescita, non cercando solo il proprio interesse , ma anche quello degli altri che poi risulta a gloria di Dio.

 

Ora, come possiamo realizzare il mandato di Tito 2:3-5 nel 2024 e nella nostra realtà di chiesa?  E’ un’istruzione facoltativa o è imprescindibile?

Talvolta ho sentito interpretare questi versetti in modo sbrigativo riducendoli ad un semplice passaggio di informazioni circa la gestione familiare e le competenze domestiche. Ad esempio: ti insegno a stirare le camicie, ti insegno a fare i tortellini (o qualsiasi manicaretto a seconda della latitudine geografica in cui viviamo!), ti dico come togliere le macchie dalle tovaglie … Sicuramente sono competenze e saperi utili, ma la priorità di Paolo è quella di assicurarsi che ci siano relazioni profonde e vere tra le donne di diverse età all’interno di ogni chiesa locale.

Possiamo dire che siamo sempre più anziane o più vecchie di qualcun’altra quindi capiamo che l’apostolo incoraggia le donne più mature a intraprendere delle relazioni di discepolato intenzionale in cui affiancare delle donne più giovani d’età o nella fede per un periodo della vita.

 

È certamente ora di porci qualche domanda:

Hai mai pensato di affiancare o discepolare una donna o una ragazza?

E tu, se sei più giovane, hai mai pensato e sentito la necessità di essere discepolata?

Esiste questa cultura di discepolato femminile nella tua chiesa?

 

Personalmente posso dire di essere stata discepolata da varie donne in diversi periodi della vita e in vari modi, talvolta anche da autrici di libri in periodi in cui le mie esigenze non permettevano di intessere una relazione profonda con una donna cristiana più matura. Poi mi è capitato di ricevere alcune richieste da parte di qualcuna che viveva a distanza ma che ho gentilmente declinato (so che ci si rimane male …) perché il discepolato o mentoring, non è un programma dove si comunicano solo informazioni, ma è soprattutto vivere fianco a fianco, in una dimensione naturale, di vita quotidiana o con una frequenza d’incontri ravvicinati, dove ci si conosce a 360°, dove l’amicizia, la comunione espressa in preghiera e conversazioni, è tangibile e visibile.

 

Seppure il discepolato femminile debba essere parte del tessuto naturale di ogni chiesa, ciò non significa che non necessiti di un minimo di struttura di massima che comprenda dei contenuti, degli argomenti da percorrere insieme per non lasciare il tutto alla spontaneità e all’improvvisazione. Ad esempio, considerare un percorso sul piano di Dio per la femminilità è sempre una buona partenza. Percorrere le Scritture esplorando insieme, conversando su questa tematica aiutandosi e pregando vicendevolmente sulle varie sfide che si affrontano, è oro! Spesso siamo bombardate dal piano egocentrico che il nostro cuore sforna o da ciò che ascoltiamo dai media e pian piano ci lasciamo ingannare da queste proposte suadenti. Quanta ricchezza e quanto valore c’è in  una donna più avanti di noi nel cammino cristiano che si mette al nostro fianco e ci aiuta a sbrogliare i vari punti di domanda per vedere il piano di Dio per noi donne nelle Scritture?

 

Se sei giovane, ci hai riflettuto? Se non l’hai ancora fatto, prega e guarda intorno a te: trova una donna consacrata a Dio e chiedile di essere la tua mentore, chiedile che vuoi essere discepolata secondo la Parola di Dio. Non è una domanda strana da porre, è una domanda che mostra la maturità di una donna che vuole progredire nella crescita e nella santificazione per crescere alla statura di Cristo e portarGli gloria. 

 

Se sei una donna che può discepolare chi è più giovane, rifletti e prega, guardati intorno e proponi a una donna più giovane di fare un percorso: leggete insieme un libro sulla femminilità o un libro della Bibbia, pregate insieme ogni volta, conversate, fate un attività di interesse comune, lasciate spazio alle domande, alla riflessione, ai dubbi e siate leali e riservate.  Concordate una data d’inizio e una data di conclusione: tre, sei mesi, un anno … e poi fermatevi e rivalutate se concludere o se proporre ad altre lo stesso percorso in modo che la catena di discepolato prosegua.  In genere più le donne sono discepolate e più desiderano profondere anche ad altre ciò che hanno appreso e vissuto. Così non saranno recipienti chiusi, ma vasi che traboccano con ciò che hanno ricevuto facendo del bene ad altri.

 

Questa è la sorellanza davvero rivoluzionaria e redenta di cui abbiamo bisogno nelle nostre chiese e nel nostro mondo: donne che fianco a fianco vivono il regno di Dio e si prodigano per espanderlo. Che il Signore infonda in noi questa convinzione affinché si tramuti in azione, magari nel nuovo anno che sta per aprirsi, mentre aspettiamo il suo ritorno.

 

 

Photo by Priscilla Du Preez 🇨🇦 on Unsplash

 

Tematiche: Discepolato, Donne, Fede

Emanuela Quattrini Artioli

Emanuela Quattrini Artioli

 

Lavora con il ministero di Coram Deo e serve nella Chiesa “Sola Grazia” di Porto Mantovano, Mantova come insegnante per le donne. È sposata con Andrea da 30 anni e madre di tre figli.

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