Essere membro di chiesa nel Nuovo Testamento
È ovvio che la chiesa primitiva conosceva bene il suo gregge. In Atti 20, Paolo esorta gli anziani della chiesa di Efeso a sorvegliare e curare fedelmente i credenti. Ma è difficile fare il pastore se non conosci il tuo gregge. E le pecore non sopravvivono a lungo vagando da sole.
Anche se il Nuovo Testamento non parla dell’adesione ad una chiesa nei termini che useremmo oggi, i principi della vita nelle prime chiese si fondano sulla fedeltà e la sottomissione alla comunità locale. I processi di adesione alla chiesa erano sicuramente diversi, ma è innegabile che i cristiani del Nuovo Testamento erano profondamente legati alla comunità locale di credenti.
In Atti 2:41 leggiamo del momento della nascita della chiesa durante un sermone di Pietro: “Tutti quelli che accettarono le sue parole furono battezzati; e quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone”.
Aggiunte a cosa? Aggiunte a loro, agli altri. Gli altri chi? In Atti 1:15 leggiamo che circa 120 persone si riunivano nella sala superiore: le tremila persone convertitesi durante la Pentecoste si sarebbero unite al gruppo nato dopo l’ascensione di Cristo.
È anche possibile che i loro nomi fossero stati aggiunti ad una lista da un segretario o da qualcuno che teneva traccia dei nuovi membri, ma non è questo il punto. Nel momento in cui questi uomini e queste donne furono salvati, furono anche battezzati per dare testimonianza concreta della trasformazione delle loro vite, oltre che per identificarsi con gli altri credenti. Furono immediatamente accolti nella chiesa.
Pochi versi dopo, in Atti 2:47, leggiamo: “Il Signore aggiungeva al loro numero ogni giorno quelli che venivano salvati”. L’arrivo di nuovi membri non si fermò dopo la Pentecoste. La chiesa si riuniva quotidianamente, e ogni giorno il Signore attirava a sé e alla Sua chiesa uomini e donne.
La crescita esplosiva della chiesa non era a breve termine. Qualche capitolo dopo, in Atti 5:14, la chiesa continuava a crescere esponenzialmente: “E sempre di più si aggiungevano uomini e donne in gran numero […]”. Ciò implica che qualcuno teneva traccia della continua crescita del gregge.
Naturalmente, nei primi tempi, ci si incontrava tutti insieme. Dopo l’uccisione di Stefano, i credenti furono dispersi a causa della persecuzione. Durante il ministerio di Paolo fu fondata una prima chiesa in Antiochia, e poi tante altre. Alla fine, la chiesa si espanse in tutto il mondo grazie alle missioni degli apostoli. Ciò che era iniziato con una grande congregazione si stava riproducendo di città in città, il Vangelo veniva predicato e uomini e donne venivano salvati.
Non importa dove venissero salvati; in ogni caso venivano immediatamente accolti da una comunità di credenti. Ogni volta che qualcuno si trasferiva o si spostava, veniva sempre accompagnato da lettere di raccomandazione per la sua nuova comunità. Atti 18:27 descrive il modo in cui Apollo fu mandato dai discepoli alla chiesa in Acacia. Di solito si avvisavano le chiese ospitanti della benedizione della chiesa da cui provenivano i fratelli che arrivavano.
Paolo segue proprio questo percorso. In Romani 16:1-2 scrive:
“Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea, perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza in qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; perché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me.”
Il viaggio di Febe a Roma non è stato un caso: è probabile che sia stata lei a consegnare la lettera di Paolo ai romani. Alla fine della sua appassionata epistola, Paolo si ferma per assicurarsi che sia curata dai credenti a Roma. Voleva tener traccia delle sue pecore, assicurando alla nuova comunità che la fede di Febe era genuina. È una prassi che segue anche in altre epistole.
Aveva delle buone ragioni: la chiesa primitiva cercava in tutti i modi di preservare la sua purezza e di non diffondere zizzanie. Persone faziose, eretiche e peccaminose minacciavano la chiesa. Testimoniare della fede e del carattere delle persone che si spostavano di comunità in comunità aiutava la chiesa ad evitare errori, divisione e corruzione.
Quest’atteggiamento protettivo è appropriato. Il Signore ama la Sua chiesa: ha versato il Suo sangue ed è morto per la Sua chiesa. Siamo il Suo corpo nel mondo, ed Egli porta avanti la Sua opera in noi, affinché facciamo la Sua volontà. Saremo la Sua sposa per l’eternità, l’oggetto del Suo affetto e del Suo amore. Egli vuole che la Sua sposa sia casta e pura. Vuole che la chiesa sia tutto ciò che dovrebbe essere.
Uno dei modi in cui la chiesa può guardarsi dall’errore e preservare la sua purezza consiste nel confermare la fede dei credenti e ritenerli responsabili. Nella chiesa primitiva non c’era una definizione per questo concetto (non ce n’era bisogno). Noi oggi lo chiamiamo “essere membro di chiesa”.
Traduzione a cura di Rebecca Iacone
Tematiche: Chiesa
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