Ehi, gelosia

 

I cristiani trovano sempre modi per controllare le emozioni difficili e ribelli, di recente si è molto parlato della rabbia. Possiamo parlare di rabbia giusta e rabbia egoista, una importante differenza che ci aiuta a focalizzare bene la situazione, ma non abbiate la presunzione di trattare la gelosia con la stessa immediatezza.

 

Le Scritture riconoscono infatti questa differenza nel trattare ira e gelosia. Pensiamo solo al libro dei Proverbi: “La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira” (Prov. 15:1). La rabbia è un capriccio, uno strillo, un pianto di un bambino. “sbattendo il latte si produce il burro, torcendo il naso ne esce il sangue e spremendo l’ira ne esce la contesa” (Prov. 30:33). Oh, no! Grande e possente rabbia! Smisurata, fuori dai limiti.

 

Le Scritture dicono: “L’ira è crudele, e la collera impetuosa, ma chi può resistere alla gelosia?” (Prov. 27: 4). La gelosia è tirannica, è catastrofica, è metafisica. Ti sembra di controllarla, ma non puoi scappare e sembra come se ogni particella di autocontrollo che è nel tuo intero essere si vaporizzi in un battibaleno. Conduce le persone a dare il peggio di sé in un millisecondo e non sono più le stesse persone. Fisicamente, fa sentire come se fossi stato morso e avessi contratto la Rabbia: radioattivo, indistruttibile, in decomposizione, un uomo che incita forte avversione nei confronti di qualsiasi interazione umana che non soddisfa il proprio io finale: “l’invidia è la carie delle ossa” (Prov. 14:30 o anche Canto di Salomone 8:6, “la gelosia è dura come il soggiorno dei morti”). A livello relazionale, la gelosia non conosce moderazione; è prepotente, estenuante, non accetta scuse: “perché la gelosia rende furioso il marito, il quale sarà senza pietà nel giorno della vendetta” (Prov. 6:34).

 

Gelosia divina e insicurezza umana.

Spesso sentiamo che la gelosia viene scambiata per insicurezza e, al contrario, i cristiani corrono in fretta a guardare alla gelosia di Dio nelle Scritture (Es. 20:5, Dt. 4:24, 32:21, Zc. 8:2) e rispondono: “Se Dio può essere geloso, posso esserlo anch’io. “Magari fosse così semplice. Entrambi gli approcci (scambio e approvazione) sono, di fatto, errati, presupponendo che l’insicurezza stessa sia, per sua natura intrinseca, non desiderabile. Non lo è: si tratta infatti della differenza tra la gelosia divina e quella umana.

 

La gelosia di Dio è sempre un prodotto del Suo amore perfetto e autosufficiente (Es. 3:14, Sal. 50:9-15, Is. 40:28), che consente di sentirsi profondamente geloso delle persone con cui ha liberamente fatto un patto. Gli esseri umani, al contrario, sono gelosi come prodotto del loro amore ‘limitato’ che, dopo aver limitato le capacità emotive e relazionali per le quali possono essere vulnerabili, presentano di fatto il rischio di inserire in una relazione un “contratto” con la propria individualità: sentiamo pertanto che, se siamo traditi (per esempio), una gelosia relazionale è legittima e allora non perderemo solo il nostro amore, ma noi stessi.

 

Naturalmente, sia la gelosia divina che quella umana contengono una forma di esclusività, vulnerabilità e la possibilità di soffrire profondamente e di tradire. Eppure, la gelosia umana è unica in quanto include insicurezza, perché quelle umane non sono relazioni sentimentali sicure. Gli esseri umani imparano a sperimentare la vulnerabilità dell’amore e a scommettere su se stessi all’interno di ogni relazione intima in una forma che è molto meno esperta e molto più faticosa, rispetto a quella di Dio. Così, la vera gelosia umana è sempre insicura perché l’insicurezza è parte del nostro essere limitati; è il modo in cui innanzitutto rispondiamo alla nostra innata insicurezza e che non possiamo evitare; ciò determina come gestiamo la nostra gelosia quando si manifesta.

 

Dio rivela attraverso la gelosia.

Attraverso la gelosia, Dio ci mostra due cose. In primo luogo, ci mostra se stesso. È un Dio geloso (dice persino “il mio nome è il Geloso”, Es. 34:14); fa parte del Suo carattere, come Dio del Patto, sopportare il dolore e la sofferenza di sperimentare l’infedeltà della Sua sposa (Os. 4:13-14). Attraverso la nostra gelosia, sperimentiamo un’emozione divina contagiosa (Dt. 32:21).

 

In secondo luogo, ci mostra noi stessi. Con la gelosia, i desideri più profondi del nostro cuore vengono stimolati e amplificati (Gen. 22:12; Sl. 66:18-20). Il fuoco della gelosia brucia le distrazioni  date dalle piccolezze della vita per mostrarci le cose per noi preziose. Questo processo di sofferenza emotiva interiore – di gelosia più acuta – può aiutare a chiarire e a riportare in superficie tutto ciò che altrimenti avremmo tenuto nascosto a Dio e persino a noi stessi.

 

Dio si avvicina al geloso.

Inoltre, la gelosia ha due aspetti e Dio ci incontra in entrambi: nel sospetto e nella realtà.

 

Primo aspetto: quando la nostra gelosia assume la forma del sospetto, è facile perdere il controllo emotivo e mentale e impegnarsi in morbose curiosità e fantasie. Dio ci ricorda ciò che è reale. Davide non dice solo “Mi diletterò in Dio nella mia afflizione”, ciò non è abbastanza perché abbiamo bisogno di comprendere il processo che porta a questo. Egli fissa nella sua mente e nel suo cuore ciò che è reale, parla alla sua anima “Perché ti abbatti, anima mia?” (Sl. 42:5) e poi in realtà costruisce la sua preghiera a Dio in modo semplice: “perciò mi ricordo di te dal paese del Giordano e dalle cime dell’Hermon, dal monte Mitsar” (Sl. 42:6).

 

In realtà Davide si scontra con la sua depressione mentale in presenza di Dio. Nel caso in cui la tua gelosia sia un prodotto della paura o della paranoia eccessiva, usa oggetti concreti e tangibili per uscire dai pensieri della tua mente e guardare al Dio che è reale e può essere un vero aiuto per fuggire fantasie complicate e improbabili.

 

Secondo aspetto: Dio riconosce la gelosia giustificata cioè quando le nostre fantasiose gelosie si dimostrano vere, per esempio quando siamo traditi. Se dici: “Non sei solo, perché Dio è con te” a qualcuno che è stato tradito, sembra banale… certo che Egli lo fa, ma meglio non dirlo noi; Dio lo dice, perché se non fosse detto, potremmo chiederci se fosse proprio vero: ci offre una realtà che dobbiamo dare inspiegabilmente per scontata (e anche a malincuore), in modo che possiamo liberamente gridare a Lui.

 

Una liturgia per i gelosi.

Dio ci dà una liturgia in Ebrei 13:5-6 per tempi di gelosia e tradimento, perché solo così possiamo non darlo per scontato mentre i nostri stomaci si rivoltano e mentre piangiamo:

 

Dio: “Non ti lascerò e non ti abbandonerò mai”.

Uomo: “Il Signore è il mio aiuto; Non avrò paura; Cosa mi può fare l’uomo?”

 

Beh, l’uomo può farti molto, ma quando qualcuno ti lascia, ti tradisce o incita alla gelosia, Dio continua a dire: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” e ogni volta che sarai in grado di pregare, “Il Signore è il mio aiuto” sarà sempre vero. “Non avrò paura.” Naturalmente avrai paura perché i gelosi sono persone che hanno paura. Ditelo comunque a dispetto dell’Accusatore anzi dell’Oppressore. “Cosa può farmi l’uomo?” Uomo? Chi è l’uomo?” Non lottiamo contro carne e sangue” (Ef. 6:12). Ripetilo Qual è la conseguenza di ciò? L’autore di Ebrei dice che ciò coopera in modo che “La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete” (Eb. 13:5). Pregate l’intero versetto.

 

Uomo: “Mantieni la mia vita libera dall’amore per ______. Aiutami a essere contento di quello che ho.”

Dio: “Non ti lascerò e non ti abbandonerò mai”.

Uomo: “Il Signore è il mio aiuto; Non avrò paura; Cosa può farmi l’uomo?”

 

Non è peccato sentirsi geloso: è fondamentale comprendere le tentazioni uniche implicite nei diversi tipi di gelosia (e che il libro dei Proverbi ci dice siano praticamente incontrollabili) così come le realtà a cui ci dobbiamo aggrappare fermamente finché non passa l’onda emotiva. La gelosia non è proprio come le altre emozioni. La miglior risposta della Scrittura sembra essere “Aspetta. Dio è con te.” Non ti giudica per la gelosia. “Mi chiamo il Geloso”, dice. Sa che ti senti in pericolo e insicuro. Nel momento della gelosia, Colui che già di suo è geloso per te “non ti lascerà e non ti abbandonerà mai” perché combatte per “mantenere la tua vita libera”.

 

 

 

 

(Traduzione a cura di Maddalena Bennardo)

 

Tematiche: Gelosia, Invidia, Matrimonio, Orgoglio, Peccato, Umiltà, Vita Cristiana

Paul Maxwell

Paul Maxwell

 

Ha conseguito un dottorato di ricerca di Trinity Evangelical Divinity School ed è professore di filosofia a Moody Bible Institute.

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