E’ compiuto!
Diversi anni fa, ho partecipato a una conferenza che si è svolta in una chiesa carismatica. L’edificio aveva le dimensioni di un piccolo paese e, essendo molto curioso, decisi di fare una piccola passeggiata attraverso i numerosi corridoi della chiesa. A metà del mio viaggio, mi imbattei in una stanza da cui echeggiavano una miriade di suoni strani, ma per paura non entrai. Più tardi ho scoperto di aver sentito il suono di una sessione di un “addestramento per parlare in lingue”. Ho imparato che era prassi di quella chiesa istruire i suoi giovani su come parlare correttamente in lingue. Sottolineando l’importanza di usare le consonanti quando si parla in lingue e mostrare il modo in cui il proprio corpo dovrebbe muoversi mentre si esercita il dono, la chiesa ha cercato di insegnare ai suoi giovani ad essere bravi ragazzi e ragazze carismatici.
Forse la pratica di quella chiesa non è rappresentativa del movimento carismatico in generale. Tuttavia, tale pratica solleva molte domande, e tali domande richiedono risposte bibliche. Come cristiani, siamo chiamati a pensare e rispondere in modo biblico. È quindi essenziale che la nostra valutazione dell’esercizio dei doni rivelatori dello Spirito Santo sia biblica, poiché non possiamo definire la dottrina biblica all’interno del regno dei sentimenti e delle reazioni umane.
Inoltre, nella nostra valutazione, il nostro obiettivo non deve essere quello di cercare nella Scrittura per trovarvi testi che dimostrino esplicitamente che i doni rivelatori, come le lingue e l’espressione profetica, non devono essere esercitati nella chiesa oggi. Cercare tali istruzioni sarebbe cercare un ago in una pila di aghi. La Scrittura attesta sé stessa come Dio attesta sé stesso; così, quando guardiamo umilmente alla Parola definitiva di Dio come nostra autorità, cerchiamo il Suo modello e il suo scopo come Egli lo ha sovranamente mostrato. E questo è il modello: nel corso della storia, Dio ha stabilito la Sua Parola. E lo ha fatto in gran parte attraverso l’uso di segni e prodigi.
In tutto l’Antico Testamento, Dio rivelò la Sua Parola al Suo popolo e confermò la sua autorità dichiarata con molti segni e prodigi. Durante l’Esodo di Israele, il Signore si identificò con gli schiavi ebrei dell’Egitto. Ha autenticato la Sua Parola al faraone attraverso la parola profetica di Mosè (Esodo 7-12). Ha portato il suo popolo fuori dalla schiavitù (Esodo 12), separò le acque del Mar Rosso e guidò i figli d’Israele attraverso di esso su un terreno asciutto (Esodo 14), rivelò la Sua Legge (Esodo 20ss) e stabilì il Suo popolo nella Terra Promessa. Durante i ministeri di Elia e di Eliseo, il Signore stabilì anche la Sua Parola profetica con molte manifestazioni potenti. Prendiamo ad esempio l’autenticazione di Dio del profeta Elia, quando proclamò coraggiosamente la Parola del Signore agli uomini di Acazia: “Elia rispose e disse al capitano dei cinquanta: «Se io sono un uomo di Dio, scenda del fuoco dal cielo e consumi te e i tuoi cinquanta uomini” (2 Re 1:10).
Così, ripetutamente in tutto l’Antico Testamento, Dio ha stabilito la Sua opera di redenzione attestandola attraverso miracoli. Infatti, il suo scopo era di riscattare il suo popolo, sia dalla schiavitù fisica che, ancor di più, dalla schiavitù spirituale.
Allo stesso modo, in tutto il Nuovo Testamento, Dio ha autenticato la sua rivelazione che si è manifestata in Cristo e negli apostoli (Giovanni 1:14, Matteo 10:7). Cristo adempì la Legge e i Profeti (Matteo 5:17), e in Lui Dio dimostrò il Suo meraviglioso potere attestandolo a tutti coloro a cui furono dati gli occhi per vedere e le orecchie per ascoltare (Matteo 13:14-15). Gesù stesso ha parlato con audacia dell’attestazione del Padre del suo ministero terreno: “Ma io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni; perché le opere che il Padre mi ha date da compiere, quelle stesse opere che faccio, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato”(Giovanni 5:36). Questo tema ricorre nel vangelo di Giovanni. Gesù dichiara in modo molto significativo, “…anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre” (Giovanni 10:38).
Gli apostoli di Cristo erano messaggeri, delegati del Messia mandati con il potere di guarire le malattie, cacciare i demoni e resuscitare i morti. Erano testimoni di Cristo risorto, poiché avevano ricevuto il loro apostolato direttamente da Gesù stesso. In alcuni casi – come Stefano (Atti 6:8) e Filippo (Atti 8:6), che erano delegati degli apostoli – Dio ha attestato il suo scopo redentivo in e attraverso coloro che hanno rappresentato il Vangelo che gli apostoli hanno proclamato. La venuta di Cristo ha portato l’inaugurazione del regno di Dio. Nel ministero terreno di Gesù, il regno di Dio cominciò ad avanzare contro il regno di Satana, e la dichiarazione della venuta del regno ricevette l’autenticazione divina (Marco 3:20-27).
Per quanto riguarda il culmine nella storia in cui i propositi redentivi di Dio si manifestarono chiaramente, l’apostolo Paolo scrisse ai convertiti gentili di Efeso: “Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare” (Efesini 2:19-20). Allo stesso modo, Paolo scrisse ai Corinzi, affermando la relazione della testimonianza apostolica all’epoca fondativa della chiesa: “Certo, i segni dell’apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti” (2 Corinzi 12:12).
È chiaro che non era intenzione principale di Paolo istruire queste chiese sui doni rivelatori dello Spirito Santo; non si preoccupò neppure di difendere la cessazione di tali doni (1 Corinzi 13:8-10). Piuttosto, il significato dei riferimenti di Paolo al fondamento della chiesa e l’attestazione dell’autorità divinamente data agli apostoli ha a che fare con gli scopi di redenzione di Dio manifestati con la rivelazione divina. Il dott. Sinclair B. Ferguson commenta: “Gli apostoli hanno esercitato un ministero fondamentale ricevendo un’attestazione appropriata. Di conseguenza, le manifestazioni dello Spirito, che servivano come conferma di una nuova rivelazione, apparivano nelle chiese. La funzione primaria di questi doni stessi suggerisce la loro non-permanenza” (The Holy Spirit, p. 266).
In parole povere, i segni dei doni dello Spirito Santo stabilirono la testimonianza di coloro sui quali era stata data la funzione di fondare la casa di Dio. Mentre gli apostoli proclamavano la più grande notizia che il mondo avesse mai sentito, Dio stabilì la verità della redenzione con le opere più grandi che il mondo avesse mai visto: i ciechi ricevettero la vista, gli zoppi furono ristabiliti per camminare, i lebbrosi furono resi sani, i malatti terminali furono guariti, i morti furono risuscitati e, soprattutto, il Vangelo fu predicato ai poveri (Matteo 11:5; Isaia 35:5-6).
Quando mi viene chiesto di spiegare i particolari passi della Scrittura che, secondo alcune persone, insegnano che i doni/segno dell’era apostolica non sono cessati, di solito rispondo con questa domanda: “Credi che la Scrittura sia la Parola finale di Dio? “Per fortuna, ogni risposta è stata affermativa; ancora, l’investigatore di solito mi spinge con un’altra domanda, come: “Quali prove bibliche ci sono per sostenere la tua opinione che i segni sono cessati?” Io spesso rispondo in modo simile: “Quali prove bibliche ci sono per sostenere la tua opinione che i doni/segno continuano ancora oggi? “A quel punto, la discussione di solito si tuffa in una serie di emozioni e avventure fantasiose. Il mio interlocutore di solito racconta esperienza dopo esperienza, con grande intensità, poi mostra il suo attacco più dispregiativo: “Mi stai dicendo che non credi che lo Spirito Santo sia ancora in opera oggi?”.
Questo tipo di osservazione è abbastanza tipico, ed è forse la conclusione più insostenibile che molti carismatici hanno fatto. Sebbene non affermiamo la continuazione dei doni/segni, non rinneghiamo affatto l’autentica opera dello Spirito del Dio vivente. Al contrario, attraverso l’esercizio dei doni non rivelatori dello Spirito Santo ancora esercitati nella predicazione della chiesa, nell’insegnamento, nell’esortazione (Romani 12:6-8) – noi, che eravamo nemici di Dio, morti nei nostri falli, siamo diventati figli viventi del Dio vivente. Infatti, lo Spirito Santo ha operato grandi meraviglie nei nostri cuori, e Colui che ha stabilito il Suo piano di redenzione prima della fondazione del mondo ha realizzato il Suo piano con grandi segni e prodigi e ci ha suggellato con lo Spirito Santo per il nostro giorno della redenzione (Efesini 4:30).
Tematiche: Doni dello Spirito Santo, Spirito Santo, Teologia
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