Dov’è Gesù nell’Antico Testamento?

Come trovarlo in ogni pagina

 

Dieci anni fa guidavo un gruppo di studio per giovani predicatori. Un pastore di giovani espose il capitolo 14 del libro dei Giudici per poi farcelo analizzare e terminò includendo la frase “un altro Salvatore che è venuto a liberare il suo popolo per l’eternità”, senza fare commenti né  riferimenti al nome “Gesù”.

Durante la chiacchierata successiva, gli chiesi: “Perché hai incluso quella frase alla fine?” Istantaneamente, un altro studente rispose con parole che non ho mai dimenticato: “Perché si fa così”.

L’intera stanza fece cenni di approvazione. Si sentivano tutti in obbligo di farlo. Nessuno di questi allievi predicatori era sicuro del perché dovessero “includere sempre Gesù”, ma, a quanto pare, esisteva una regola non scritta. Noto spesso questo tra i cristiani. Sentiamo che dovremmo vedere l’Antico Testamento come una Scrittura Cristiana, ma non siamo abbastanza sicuri del perché o del come. Sembrerebbe una stortura, ma è proprio così?

 

Forse potremmo utilizzare un semplice schema per capire come Cristo sia al centro delle Scritture: Egli viene sia prefigurato, sia promesso ed è presente sin dalla Genesi.

 

Cristo prefigurato

Il diluvio e l’arca, la Pasqua e il Mar Rosso, il deserto e la Terra Promessa, l’esilio e il ritorno, guerra e pace, regni e re, profeti e sacerdoti, il tempio, i suoi sacrifici e i suoi riti, saggezza nella morte e nella vita, inni di dolore e gioia, la vita di fedeli che hanno sofferto e il sangue dei giusti martiri – l’Antico Testamento è straordinariamente modellato su Gesù.

La storia nel suo insieme e ciascuna delle sue parti sono come un frattale: tralasciamo i dettagli e concentriamoci sui ritratti, aumentando progressivamente lo zoom su Cristo sofferente e risorto (come in 1 Corinzi 10:1-11). Noteremo che, mentre Paolo ci insegna i modelli evangelici dell’Antico Testamento, ci sottolinea altresì con forza (nei versetti 4 e 9) che Cristo non era semplicemente prefigurato – era anche promesso e presente ai credenti dell’Antico Testamento.

 

Cristo promesso

I santi dell’Antico Testamento non erano semplicemente tessere di un mosaico, o testimoni involontari di un modello evangelico che ignoravano. Anzi, non vedevano l’ora di realizzare questi modelli. Come? Attraverso le promesse. Ecco come le vedevano Gesù, Paolo e Pietro (Luca 24:25-27; Atti 26:22-23; 1 Pietro 1:10-12).  Ognuno di loro dipinge lo sfondo dell’Antico Testamento proclamando “le sofferenze e la gloria di Cristo”, tuttavia, allo stesso tempo, ognuno di loro sostiene che questo messaggio è ciò che Mosè e i profeti stessi hanno “scritto”, “detto”, “profetizzato”, e “predetto”. Da sempre, la vera fede è stata la fede messianica centrata su Cristo stesso. Gesù è la reale offerta di Dio per noi ed è Colui a cui si affida chi crede.

 

Cristo presente

Ma più che prefigurato e promesso, forse la sfaccettatura maggiormente sottovalutata è che Cristo era anche presente. È sorprendente quanto gli autori del Nuovo Testamento siano espliciti riguardo alla presenza di Gesù nell’Antico Testamento:

 

  • L’“Io Sono” in cui Abramo si rallegrava era Gesù (Giovanni 8:56-58).
  • Il Signore che ha motivato Mosè era Cristo (Ebrei 11:26).
  • Il Redentore che li ha portati fuori dall’Egitto era Gesù (Giuda 5).
  • La Roccia nel deserto era Cristo (1 Corinzi 10:4).
  • Il Re nella visione di Isaia del tempio era il Figlio (Giovanni 12:40,41).

 

Gesù non è semplicemente prefigurato e promesso nell’Antico Testamento; Egli è presente. Questo è d’importanza vitale perché la caratteristica essenziale di Dio e la fede non sono mai cambiate fra l’Antico ed il Nuovo Testamento. Dio ha sempre operato in modo trinitario: dal Padre, attraverso il Figlio, tramite lo Spirito. Non ha iniziato ad essere trino (il Padre non ha iniziato ad avere bisogno di un mediatore) a Natale (Giovanni 1:1-14) e nemmeno la fede è cambiata fondamentalmente. La vera fede non si rassegna ad un piano divino, o a credere a promesse distaccate; la fede abbraccia una Persona che mantiene le Sue promesse .

Cristo viene “vestito nel Vangelo”, come scrisse spesso Calvino. Dobbiamo quindi ricordare le promesse di cui Cristo è vestito, ma non dobbiamo mai predicare un armadio pieno di vestiti. È la persona del Figlio che si trova al centro della fede che salva.

 

Com’era all’inizio?

I brani citati finora sono stati presi dal Nuovo Testamento. Armati solo di questi, potreste montare una causa forte sul fatto che la Bibbia ebraica proclami Cristo. Però, si potrebbe sostenere che questa interpretazione cristiana si fondi solo guardando indietro a partire dal Nuovo Testamento. Ma, è possibile leggere la Bibbia in avanti, partendo dalla Genesi e vedere la stessa centralità di Cristo?

Credo proprio di sì.

È mia opinione che Cristo sia prefigurato, promesso e presente in ogni pagina della Bibbia ebraica. Inoltre, in alcuni passaggi chiave, è ritratto in tutti e tre i modi contemporaneamente.

Qui di seguito ho selezionato solo tre di queste occasioni e spero che possiate essere ispirati a vedere l’intera Bibbia attraverso queste lenti.

 

 

Gesù cammina nell’Eden (Genesi 3)

Cristo prefigurato

Adamo ed Eva, vergognandosi del loro peccato, si nascondono tra gli alberi ed iniziano a coprirsi con foglie di fico. Cercano di gestire il loro peccato nascondendo la loro cattiveria e proiettando una falsa bontà. Il loro Signore, tuttavia, ha una soluzione diversa. Li copre, non con la vegetazione ma con le pelli. Non ci viene detto quale creatura innocente sia morta per vestire i colpevoli, ma Isaia e Paolo riprendono il modello sostitutivo: noi, i colpevoli, siamo rivestiti da una giustizia aliena – vestiti in Cristo, si potrebbe dire (Isaia 61:10; Galati 3:27).

 

Cristo promesso

Quando i giudizi si abbattono nel giardino, è sorprendente come tutto, tranne la coppia, sia maledetto. Addirittura, Dio promette “il seme della donna”.

Questo implica una nascita miracolosa poiché le donne non hanno seme (Genesi 3:15). Questa progenie della donna schiaccerà il capo della casa dei malvagi, anche se ad un costo elevato per sé stessa, il suo calcagno infatti sarà ferito. Qui notiamo una promessa della nascita miracolosa e della sofferenza vittoriosa del “seme”.

Martin Lutero commenta:

 

Tutte le promesse di Dio riportano alla prima promessa riguardante Cristo in Genesi 3:15. La fede dei padri nell’era dell’Antico Testamento e la nostra fede nel Nuovo Testamento sono un’unica stessa fede in Cristo Gesù. . .  Il tempo e lo Spirito Santo non cambiano l’oggetto della vera fede. C’è sempre stato e sempre ci sarà un solo punto di vista, una sola impressione, una sola fede riguardo a Cristo tra i veri credenti, sia che siano vissuti nel passato, vivano ora o nei tempi a venire. ( Commento ai Galati ).

 

Cristo presente

Ora veniamo alla sfaccettatura spesso trascurata della presenza di Cristo. Chi è questo Signore che cammina con le sue creature più favorite sul far della sera (Genesi 3:8)? Jonathan Edwards rende in parole l’opinione più comune dei padri della chiesa, dei riformatori e dei puritani:

 

Quando leggiamo nella storia sacra ciò che Dio ha fatto, di volta in volta, nei confronti della sua Chiesa e delle persone e di come si sia rivelato a loro, lo possiamo capire soprattutto attraverso la seconda persona della Trinità. Quando leggiamo di Dio che appare dopo la caduta, in qualche forma visibile, possiamo normalmente, se non universalmente, comprenderlo attraverso la seconda persona della Trinità. ( Storia dell’opera della redenzione , 20).

Questo non risponde a tutte le domande che potremmo avere sulle apparizioni dell’Antico Testamento. Ma ciò che è chiaro è che il Figlio di Dio non fosse carne prima della sua incarnazione nel grembo di Maria, e quindi non dobbiamo pensare a un Gesù incarnato qui o altrove nell’Antico Testamento. Ma con in mente Colossesi 1:15 e Giovanni 1:18, Edwards insiste sul fatto che il Padre sia sempre mediato dal Figlio. Cristo non è solo prefigurato e promesso nell’Antico Testamento; è anche presente.

 

Gesù parla a Moria (Genesi 22)

 

Cristo prefigurato

Ecco il test più difficile, quello che ha messo alla prova Abramo fino in fondo e non solo per la sua fede. Questo capitolo rappresenta un ostacolo per molti quando leggono le parole di Dio ad Abramo: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va’ nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò” (Genesi 22:2). È uno scandalo totale finché non consideri il modello. Chi è questo figlio? È il seme di Abramo, la speranza del mondo. Tutte le promesse di Dio sono focalizzate su questo amato figlio. Se venisse sacrificato, Dio dovrebbe (in qualche modo!) riportalo in vita per salvare e benedire il mondo.

Si noti che deve essere sacrificato su una montagna nella regione di quello che sarebbe diventato Gerusalemme (Genesi 22:1-14; 2 Cronache 3:1). Isacco porta il legno sulla schiena mentre arranca su per la collina verso il sacrificio espiatorio (Genesi 22:6). Per tutto il tempo, Abramo è convinto che riavrà suo figlio indietro dalla morte (Genesi 22:5; Ebrei 11:17). Quando capisci il modello (la morte e la risurrezione del figlio) Genesi 22 non è più un ostacolo, ma una spinta onnipotente verso la fede.

 

Cristo promesso

Guardate come l’autore di Genesi 22 (tradizionalmente considerato essere Mosè) parla della montagna: “Abraamo chiamò quel luogo «Iavè-Irè». Per questo si dice oggi: «Al monte del SIGNORE sarà provveduto».” (Genesi 22:14).

Per centinaia di anni, gli israeliti guardavano a quella collina e credevano in una disposizione futura, una futura espiazione. Sapevano anche dove sarebbe successo. Per secoli, i santi dell’Antico Testamento hanno visto la promessa di Cristo in questo evento e hanno riposto le loro speranze di conseguenza.

 

Cristo presente

In Genesi 22:11 è l’angelo del Signore che gestisce il giudizio. Nel versetto 15, parla di nuovo e lo fa con una notevole autoconsapevolezza. Chi pensa che sia quest’angelo? Sebbene sia mandato dal Signore, parla come il Signore: “Io giuro per me stesso, dice il Signore. . . Ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò…” (Genesi 22:16-17). Quando incontriamo angeli nelle Scritture, essi normalmente insistono sulla loro totale differenza da Dio (come in Apocalisse 22:9). Ma qui c’è messaggero unico – letteralmente, il suo nome potrebbe essere tradotto “L’Inviato”, che insiste sul fatto che egli è dal Signore e che è il Signore. Per usare il linguaggio religioso, egli è “Dio da Dio”.

 

A proposito dell’identità dell’angelo, Calvino riassume la storia dell’interpretazione cristiana che si dava precedentemente:

 

I dottori ortodossi della Chiesa hanno correttamente e saggiamente esposto che la Parola di Dio era l’angelo supremo che poi iniziò, per così dire, ad eseguire il compito di Mediatore.

 

In Genesi 22, questo “Dio da Dio” fermò la spada del giudizio dal calare su Isacco. Due millenni dopo, lo stesso Mediatore avrebbe scalato la stessa collina per intercettare il giudizio di Dio per il suo popolo.

 

 

Gesù brucia nel rovo (Esodo 3)

Cristo prefigurato

Il rovo ardente ha così tante risonanze bibliche. Le piante sono spesso paragonate al popolo di Dio (o al re che le rappresenta, Giudici 9, Isaia 5, Giovanni 15).

Le sofferenze del popolo in Egitto sono comunemente descritte come una fornace (Deuteronomio 4:20; 1Re 8:51; Geremia 11:4). Qui presso il pruno ardente, vediamo il popolo di Dio bruciare in una fornace di afflizione, eppure – ecco il modello di Cristo – il loro Re, il grande “Io Sono”, scendere nelle fiamme per stare con il suo popolo e guidarlo fuori. Il modello dell’esodo è lo schema del Vangelo.

 

Cristo promesso

L’esodo stesso è l’adempimento delle promesse. In Genesi 12 , apprendiamo che il “seme di Abramo” benedirà e governerà le nazioni. La promessa include un’ambiguità – è il “seme” plurale (Israele) o singolare (Cristo)?

In sostanza, la risposta è sì. Il “seme” è prima la nazione di Israele e, nella pienezza dei tempi, è Cristo – il Messia che singolarmente rappresenta la nazione (Galati 3:16). Quindi, man mano che la promessa si sviluppa, leggiamo Genesi 15 , dove il Signore profetizza un modello di sofferenza e crescita per il “seme di Abrahamo”: il seme sarà fatto schiavo e sarà oppresso, ma attraverso il giudizio il seme uscirà per una gloria maggiore (Genesi 15:13-15). Israele avrebbe patito per la prima volta la morte e la resurrezione, ma, mentre guardiamo l’esodo, stiamo assistendo a un’anteprima del futuro dramma. In altre parole, l’intero esodo è una promessa di Cristo.

 

Cristo presente

Il nome divino “Io sono” è fondamentale per la nostra comprensione di Dio. “Io sono” è conservato nel nome “Yahweh”, che è usato 6800 volte nella Bibbia ebraica. Il Dio di Israele è, fondamentalmente, “colui che dimora nel pruno” (Deuteronomio 33:16). E chi è Lui? È l’angelo del Signore che è lui stesso il Signore (Esodo 3:2, 6, 14).

John Owen spiega che Lui è “l’Angelo dell’alleanza, il grande Angelo della presenza di Dio, in cui era il nome e la natura di Dio. . . questi non era altro che il Figlio di Dio. “Nessuna meraviglia che Giuda possa guardare indietro all’esodo e dire” Gesù. . . salvato un popolo dalla terra d’Egitto” (Giuda 5). Gesù Cristo è davvero il Dio di Israele e l’eroe di tutta la Bibbia.

 

Gesù è il Signore di tutti

Quando i giovani predicatori si lamentavano perché “dobbiamo” fare riferimento a Cristo, qual era il problema? Credo che sia stato questo: non hanno visto la grandezza di Cristo, e non hanno visto che l’Antico Testamento è già, nel suo contesto e nei suoi stessi termini, la Scrittura cristiana. È già una proclamazione del Signore Messia.

È senza dubbio vero che ci sono schemi/modelli da individuare nell’Antico Testamento. Le immagini del Vangelo sono state costruite nei secoli, strato dopo strato. Gesù è realmente il vero tempio, agnello, sacerdote, re e profeta. Lui è un Giuseppe, Davide, Giona ecc. vero e migliore. Questo è tutto vero. Ma non è tutta la verità.

Ci sono promesse vitali da scoprire attraverso le Scritture – da Genesi in poi. Gesù è il seme, il seme della donna, il seme di Abramo, il seme di Davide. Adempie ogni promessa di terra, pace, benedizione e così via. Questo è tutto vero. Ma non è tutta la verità.

Oltre a queste prospettive, dovremmo anche vedere il Figlio di Dio presente nella Bibbia ebraica. Questa è una componente vitale per non immaginare una tensione tra i due Testamenti. Ciò che abbraccia l’Antico e il Nuovo non è semplicemente un piano o una promessa: è una persona.

Gesù unisce la Bibbia. Non è assente dall’Antico Testamento, seduto sulla panchina, in attesa della sua giocata vincente nel secondo tempo. Egli è il giocatore-allenatore-manager che dirige tutte le cose.

In tutto l’Antico Testamento, Egli è l’unico e solo Mediatore del Dio Altissimo, che marcia intenzionalmente verso la sua stessa incarnazione.

Gesù è il Signore.

Lo è sempre stato.

 

 

 

Traduzione a cura di Aida González

Tematiche: Antico Testamento, Bibbia, Gesù Cristo

Glen Scrivener

Glen Scrivener

È un evangelista autore di numerosi libri, fra cui “3 2 1: La storia di Dio, il Mondo e Te”. Puoi trovare informazioni in proposito e molto altro sul sito “Three-two-one.org” Glen dirige anche l’associazione senza scopo di lucro “Speak Life”.

© DesiringGod.org, © Coram Deo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.