Dio vede ogni sacrificio segreto: servire quando nessuno lo nota

 

 

 

 

Grazie.

Una semplice parola che gioca un ruolo significativo quando giudichiamo e valutiamo le nostre relazioni. Potremmo anche sostituirla con un’altra parola: apprezzamento.

 

Quando avevo 5 anni mia madre, con mio grande fastidio, mi ricordava costantemente di dirla.

Grazie.

 

Quando ho avuto occasione di stare un po’ con mia nipote, ho notato che anche per lei sarebbe stato utile passare per quella stessa “scuola dell’apprezzamento”.

Ed allora, se si dimenticava di ringraziare le ricordavo gentilmente: “Giselle, non hai dimenticato qualcosa?”.

 

Quando cresciamo e il nostro senso di servizio e di sacrificio aumenta, tuttavia, siamo meno inclini a richiedere un ringraziamento. Ci aspettiamo semplicemente che le persone ci dicano grazie e, quando non lo fanno, percepiamo una mancanza di apprezzamento, di rispetto o gratitudine.

 

Senza un grazie è facile iniziare a mettere in discussione certi aspetti anche nelle nostre relazioni più stabili e a correre alle più folli conclusioni per giustificare i nostri sentimenti. Con un grazie, inteso come un vero segno di apprezzamento, ci sentiamo invece stimati e sicuri.

 

L’egoismo alla base del nostro servizio 

Stavo recentemente decidendo con un’amica dove andare a mangiare ed improvvisamente mi sono ricordato che un paio di settimane prima mi aveva detto di essere a corto di soldi.

 

Dopo aver valutato varie opzioni, abbiamo deciso di andare al supermercato e, arrivati alla cassa automatica, ho messo le mie cose con le sue. Lei mi ha chiesto cosa stessi facendo ma io ho proseguito per la mia strada ed ho pagato tutto.

 

Quando siamo tornati a scuola, mi sono reso conto che non mi aveva detto “Grazie”.

Mi sono posto molte domande: “Non si è resa conto che avevo pagato io?”, “Si sta approfittando di me?” “È arrabbiata con me per qualcos’altro?” Solo quando sono tornato a casa mi sono reso conto che parte del problema ero proprio io.

 

Sì, lei avrebbe dovuto ringraziarmi ma al tempo stesso le mie motivazioni in realtà non erano totalmente sincere. Se avevo voluto veramente aiutarla (e l’avevo aiutata) perché ero inquieto, allora?

C’era qualcos’altro che volevo: essere apprezzato.

 

Da chi stai cercando di essere apprezzato?

L’apprezzamento è ovviamente una buona cosa: c’è una ragione se dire “grazie” è considerato segno di buone maniere ed è Gesù stesso che insegna ai suoi discepoli ad apprezzare il sacrificio della povera vedova (Marco 12:41-44).

Dovremmo essere desiderosi di coltivare in noi uno spirito di gratitudine e apprezzamento.

 

Non è sbagliato ricevere apprezzamento dagli altri (Galati 4:15), ma c’è però una grande differenza tra essere grati dell’apprezzamento e della gratitudine degli altri ed invece averne bisogno o bramarli. Mentre aumentano le nostre buone opere, dovrebbe aumentare anche la nostra gioia nell’apprezzare il Signore più di chiunque altro.

“Grazie” può essere una parola sempre meno frequente, è giusto e buono che ci impegniamo ad usarla.

 

Prima che fossimo salvati, i nostri sforzi erano rivolti a ricevere la costante approvazione dell’uomo, ora dovremmo imparare a cercare la soddisfazione che deriva dal conoscere Dio (Giovanni 5:44).

 

Dio ci chiama a qualcosa di molto più grande di quanto possiamo immaginare ed il Suo è il dono più dolce: la Salvezza è un dono che nessuno di noi avrebbe mai potuto guadagnarsi o meritarsi. Le nostre vite dovrebbero essere dedicate a rispondere al Suo Amore a alla Sua Misericordia, non alla ricerca di un riconoscimento da parte degli altri.

 

Dobbiamo ripetere costantemente come Paolo: “Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo” (Galati 1:10).

 

Piccoli ingranaggi all’interno della più grande chiamata

Quando sono stato salvato, non avevo ancora compreso totalmente la misura del dono della Salvezza di Dio tramite la morte di Gesù sulla croce.

 

Andavo in una scuola anglicana e, nel periodo di Pasqua, ricevevamo tutti delle croci fatte di palma; ero anche un grande fan di MTV e i miei cantanti preferiti (Usher, Nelly e 50 Cent) indossavano tutti delle croci sulle loro collane.

Il significato della Croce e del dono della Salvezza erano attenuati dalle tradizioni e dalle mode.

 

Non comprendevo a pieno quanto amore avesse avuto Dio per decidere di mandare il Suo unico Figlio; non capivo la grandezza di ciò che è stato necessario perché il cielo si aprisse (Giovanni 3:16). I miei “grazie” non erano veramente genuini perché non apprezzavo veramente il sacrificio che era stato necessario e forse nessuno di noi potrà veramente apprezzarlo pienamente e totalmente.

 

Solo se cresciamo nella nostra conoscenza del Signore, della Sua Grandezza e del Suo Amore, questa conoscenza dovrebbe far diminuire il concetto che abbiamo di noi stessi e la nostra importanza.

 

“Sì, Dio è grande e noi non possiamo conoscerlo; incalcolabile è il numero dei suoi anni” (Giobbe 36:26)

 

“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9)

 

Mentre cerchiamo di crescere nello Spirito di Dio e cerchiamo di essere uomini secondo il Suo cuore (Isaia 55.6; Efesini 1:17), riconosciamo che siamo piccoli ingranaggi nell’universo di Dio, che lavorano a fianco di altri credenti per compiere la volontà di Dio (Romani 12:1-2; Efesini 2:10).

 

Alla ricerca di un piacere maggiore 

Anche se può essere difficile, dovremmo cercare di compiere le nostre opere in silenzio, senza ostentazioni. Gesù arrivò addirittura a dire che non avremmo dovuto permettere che la nostra mano sinistra sapesse cosa fa la mano destra (Matteo 6:3). Ricevere apprezzamento non fa male alle nostre anime, ma può essere pericoloso perché potremmo dimenticarci che, anche nelle nostre opere più grandi, “noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare” (Luca 17:10).

 

Come credenti, non abbiamo bisogno di dire alle persone che le stiamo servendo: serviamo e basta.

Non abbiamo bisogno di dire a qualcuno che abbiamo fatto una donazione sul suo sito di raccolta fondi: facciamolo semplicemente.

Se pensiamo di perdere qualcosa quando perdiamo l’apprezzamento dell’uomo, allora la nostra scala di valori è invertita perché dovrebbe essere l’esatto opposto.

 

Gesù ci dice che la lode dell’uomo è di breve durata e superficiale (Matteo 6:2), ma Dio stesso ci premierà per le opere fatte in segreto (Matteo 6:4). Stiamo barattando il piacere di una gratitudine vana e finita con un premio celeste.

 

Quando insegniamo ai nostri cuori a non aspettarsi di ricevere un grazie, tutto diventerà migliore. Quando riceveremo un grazie, allora potremo goderlo senza bramarlo e la nostra vera ricompensa si starà accumulando in cielo.

 

 

 

Photo by Emily Capitanio

Tematiche: Crescita spirituale, Disciplina, Servire, Vita Cristiana

Akwasi Appiah

Akwasi Appiah 

E’ uno studente della Queen Mary University di Londra. È membro del consiglio direttivo di Our God Given Mission, un’organizzazione benefica che ha come obiettivo la diffusione del vangelo.

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