Dio ti ha reso scrittore

 

Un invito rivolto ad ogni cristiano

 

Il vangelo cristiano è in grado di renderci tutti scrittori in qualche modo o forma. Dai messaggi, le email, le note scritte, alla newsletter della chiesa, le lettere di supporto missionario, i blogs, gli articoli, o anche i libri, i cristiani scrivono moltissimo, e probabilmente lo fai anche tu.

 

Il cristianesimo è una fede incentrata sulla parola. Il nostro Dio ha creato il mondo tramite la parola (Ebrei 11:3; Genesi 1 ripete “Dio disse” dieci volte), e proprio come ha detto “Sia la luce”, allo stesso modo Egli chiama la nostra fede all’esistenza (2 Corinzi 4:6). Anche il figlio di Dio stesso è chiamato “La Parola” (Giovanni 1:1) e la nostra fede è sostenuta proprio dalla “Parola di Cristo”, il messaggio del vangelo (Romani 10:13) ed il ministero della Parola nella vita della chiesa.

 

Il cristianesimo non è una fede silenziosa, ma è una fede rumorosa, piena di parole.

 

Scritto e sbagliato

Scrivere, quindi, sia in modo formale sia informale, non è privilegio di pochi cristiani dotati e meritevoli, ma è un invito rivolto a tutti i credenti. Proprio come non possiamo fare a meno di esternare agli altri con le nostre parole la gloria di chi è Dio e di ciò che fa, similmente ci ritroviamo a servirci della notevole litania della tecnologia che ci permette di comunicare con parole scritte. Quindi in fin dei conti, molti più cristiani di quelli che pensiamo sono scrittori, anche se solamente per corrispondenza personale.

 

Che tu ti senta uno scrittore o meno (e a dirla tutta, sarebbe meglio se meno persone si sentissero tali!), mi piacerebbe estenderti l’invito di Dio a trovare modi, tuoi, di proclamare la sua grandezza (1 Pietro 2:9) con parole scritte.

1. I cristiani scrivono perché Dio ha scritto

Dio ha parlato, quindi noi parliamo. Dio ha scritto, quindi noi scriviamo – non per eclissare le parole di Dio ma per illuminarle, spiegarle, celebrarle e offrirle agli altri. Paolo, al suo discepolo Timoteo, scrive:

Fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona (2 Timoteo 3:15-17).

 

Queste parole sono sia un incoraggiamento sia una sfida per la composizione scritta cristiana. L’incoraggiamento è che “la scrittura è…utile per insegnare, per rimproverare, per correggere, e per istruire”. Dio parla al suo popolo affinché possa ascoltare, ma non perché rimaniamo esclusivamente ascoltatori. Lui desidera che noi usiamo le sue parole. Esse sono utili per le nostre azioni, per le nostre stesse parole.

 

Dio sta parlando attraverso la sua parola e, se stiamo ascoltando, allora anche noi avremo qualcosa da dire e da scrivere. La sfida è rimanere sulla linea d’onda giusta. Se i nostri insegnamenti, le nostre riprensioni, le nostre correzioni e le nostre istruzioni si discostano dalla parola di Dio, allora finiremo per diventare parte del problema, piuttosto che la soluzione. Questo ci spinge a porci la tipica domanda che i cristiani si fanno quando scrivono: Sono fedele alla parola di Dio in ciò che sto scrivendo? Noi vogliamo essere parte di quell’insieme di persone felici che hanno la coscienza pulita, come l’apostolo Paolo, il quale dice:

Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo (2 Corinzi 2:17).

Abbiamo rifiutato gli intrighi vergognosi e non ci comportiamo con astuzia né falsifichiamo la parola di Dio, ma rendendo pubblica la verità, raccomandiamo noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio (2 Corinzi 4:2).

Che siamo pastori o laici, che sia oralmente o per iscritto, noi vogliamo fare il nostro meglio per presentarci “davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità” (2 Timoteo 2:15).

 

2. Ciò che viene scritto in ambito cristiano non viene sempre pubblicato

Un’importante realtà da tenere sempre chiara nella nostra mente, specialmente in un’epoca dove non è mai stato così semplice rendere pubbliche le nostre parole al mondo, è che scrivere non è la stessa cosa di pubblicare. Una cosa è scrivere nel proprio diario personale, o scrivere un messaggio privato alla propria moglie o ad un membro della famiglia, un’altra cosa è scrivere qualcosa che chiunque possa vedere online o altrove.

 

La pubblicazione cristiana, che sia nella stampa o nel web, è ministero pubblico. Forse non l’hai mai vista da questa prospettiva, dato che solitamente scriviamo quando siamo soli, lontano dai riflettori, ma quando pubblichiamo quello che abbiamo scritto, stiamo attuando un ministero pubblico cristiano. È una chiamata da intraprendere con grande gioia.

 

3. La pubblicazione cristiana serve gli altri, non noi stessi

La pubblicazione cristiana è essenzialmente differente dal diario personale. Solitamente un diario vero e proprio è principalmente, se non esclusivamente, per noi stessi. Ma gli altri tipi di composizione, e soprattutto di pubblicazione, non sono per una mera espressione personale, ma sono per servire.

 

In questo senso, la pubblicazione cristiana rispecchia lo spirito di 2 Corinzi 4:5: “Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù”. Dio ci ha dato le sue parole attraverso le scritture così che noi potessimo “essere preparati per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:17).

 

Ciò che viene scritto in ambito cristiano, che sia privatamente agli amici e alla famiglia, o pubblicamente per la stampa o online, ha un obiettivo. La parola di Dio nelle scritture ci prepara per ogni opera buona nel servire amorevolmente gli altri. La composizione cristiana non è banale pubblicazione, ma è un atto di amore. La pubblicazione di un diario privato non avviene per ottenere l’approvazione e l’ammirazione per noi stessi, ma essa è un sacrificio d’amore – che rappresenta il morire a sé stessi per scrivere non solo quello che noi vogliamo scrivere, ma per fare in modo che le persone siano aiutate per amore di Gesù.

 

4. I testi noiosi mentono su Dio

L’ esortazione a scrivere non è semplice da accogliere. Scrivere non è così semplice come sembra, e scrivere in ambito cristiano (perché gli altri possano beneficiarne e non solo per esprimere noi stessi) è ancora più difficile. Come non dobbiamo mentire su Dio e la sua parola teologicamente, ugualmente non dobbiamo farlo per quanto riguarda le emozioni. Una composizione noiosa che riguarda Dio sfocia nella blasfemia.

 

Quando noi in prima persona non siamo stimolati e finiamo per far disinnamorare gli altri con parole noiose sulle verità più stupende che esistano, stiamo mentendo su Dio. Quindi, quando scriviamo da cristiani, lavoriamo (se può definirsi lavoro!) per rendere interessante e propriamente accattivante ciò che componiamo, in modo da generare curiosità.

 

Quando la nostra creatività è giunta alla fine, abbiamo un’enorme consolazione e certezza: non siamo da soli nel creare partendo da zero. Non dobbiamo parlare per primi, quindi possiamo non farlo. Dio ha parlato per primo. I cristiani che si autodefiniscono “scrittori” potrebbero riferirsi all’essere “creativi”, ma noi sappiamo che essere scrittori credenti non significa questo. Più precisamente, noi siamo “subcreatori”, per utilizzare le parole di Tolkien. Noi ci impegniamo nel trovare approcci nuovi per trasmettere verità antiche. Noi usiamo le nostre energie per raccontare la storia vecchia, molto vecchia.

 

5. Le parole di Dio non solo guidano le nostre, ma nutrono la nostra anima

E’ un tale sollievo per gli scrittori cristiani sapere che, quando siamo vuoti, abbiamo un posto dove andare fuori da noi stessi per ricaricarci: la Parola di Dio stessa.

 

Il posto della Scrittura nelle nostre composizioni non è solamente pubblico, per i nostri lettori, ma privato, per la nostra anima. Le parole di Dio non servono soltanto il ministero, personale o pubblico, lavorando attraverso di noi, ma esse formano “l’uomo di Dio… completo” (2 Timoteo 3:17) lavorando in noi.

 

Le parole di Dio prima di tutto servono noi. Esse lavorano attraverso di noi come scrittori e lavorano in noi come cristiani. Poi lo Spirito Santo ha i suoi modi per spingerci a mettere la penna sul foglio e le mani sulla tastiera del computer, nei più svariati modi, forme ed espressioni.

 

 

(Traduzione a cura di Viola Sharon)

 

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Tematiche: Comunicazione, Cultura e Società, Ministero, Social media, Vita Cristiana

David Mathis

David Mathis

 

Redattore esecutivo di desiringGod.org, pastore della Cities Church di Minneapolis/Saint Paul, e professore associato al Bethlehem College & Seminary. È marito, padre di quattro figli, e autore di Habits of Grace: Enjoying Jesus through the Spiritual Disciplines e di  Workers for Your Joy: The Call of Christ on Christian Leaders (2022).

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