Dedicato a una donna che considera l’aborto
“Perché vuoi farlo?” Chiesi con insistenza e con un cuore triste.
“Perché non voglio ingrassare o doverlo dire ai miei genitori”, rispose lei.
La sua voce era calma e piena di indifferenza, come se la mia domanda fosse relativa al meteo piuttosto che all’aborto che stava per subire.
Due ore dopo, il bambino indesiderato all’interno del grembo della mia allieva di 17 anni non c’era più.
Non dimenticherò mai quel giorno e cosa provai.
Con il telefono in mano, supplicandola di lasciar vivere il suo bambino, di considerare la sovranità di Dio e di quanto fosse artefice della nuova vita di cui lei cercava di liberarsi.
Il cuore era pesante perché stavo conversando con un’adolescente sull’orlo di commettere un omicidio.
Inconveniente inaspettato
Forse quella sei tu, proprio ora. Hai scoperto di essere incinta e stai considerando di abortire. Dopotutto il bambino non era una parte del tuo piano.
“Questo” sembra essere un inconveniente inaspettato. È in gioco la tua libertà; il tuo corpo è sotto assedio e la tua vita potenzialmente sotto l’autorità di un altro o almeno è quello che pensi. I piaceri temporanei del sesso non avrebbero dovuto portare a una vita da genitore. Ora l’unica cosa da fare è chiamare il Planned Parenthood (ente
che promuove l’aborto) più vicino e pianificare l’appuntamento che credi manterrà l’autonomia di cui godi.
Non ho la presunzione di conoscere te, le tue circostanze o l’intera successione di pensieri che hai nel tuo cuore, ma so che se stai considerando l’aborto perché la tua mente e il tuo cuore sono stati indotti a credere alle bugie. Queste bugie provengono da un luogo oscuro, dove non regnano né luce né verità, ma solo orgoglio. Lo stesso orgoglio che indusse Eva a supporre che vera libertà e felicità potevano essere sperimentate solo lontano dalla volontà di Dio. Quindi, a causa dell’influenza del peccato sui tuoi pensieri, stai seguendo le sue orme.
Ti prego di camminare in un altro modo. Per fede, prendi un’altra strada – la via che conduce alla vita, non alla morte.
Responsabilità impreviste
Sono rimasta incinta di mia figlia durante la mia luna di miele. All’inizio non guardavo alla mia gravidanza con gioia, ma riconoscevo piuttosto che avevo un’altra vita dentro di me e mi sembrava gravoso. Avevo dei piani per me e mio marito: trascorrere l’inizio del nostro matrimonio da soli, senza bambini. Nessuna responsabilità inaspettata, ma solo la libertà che credevo sarebbe stata ostacolata se avessimo avuto dei bambini.
Sebbene non prendessi assolutamente in considerazione l’aborto, avevo comunque il cuore di un abortista: vedevo la vita dentro di me come un ostacolo alla mia gioia; guardavo quel bambino non come un dono di Dio, ma come un errore e da quella prospettiva, posso capire la tua ansia.
So come ci si sente presi alla sprovvista dalla Provvidenza desiderando disperatamente che sia fatta la propria volontà al posto di quella di Dio. Eppure c’è ancora una scelta da fare: lasciare che le proprie azioni vengano governate da menzogne o credere alla verità.
La verità è questa:
1) L’omicidio non ti renderà felice
Sei nata convinta che la vera gioia si scopra lontano da Dio: il peccato per te è molto più allettante che Cristo. Il tuo cuore è incline a scegliere qualsiasi cosa sia diversa da Dio per ricercare la tua soddisfazione e questa disposizione ti ha portato qui, cioè all’idea che l’omicidio del tuo bambino non ancora nato è il modo più razionale per preservare la tua gioia.
Al contrario l’unica vera gioia disponibile per tutti noi può essere trovata solo in Cristo. Conoscere Dio significa conoscere la gioia autentica. Combatti per credere che il peccato dell’aborto non ti soddisferà; riconosci che solo questo può condurti nelle braccia dell’unico Salvatore che possa salvarti. Lì troverai il perdono e la libertà dalla pena e dal potere del peccato. Allora conoscerai la gioia e la felicità in Dio, in Dio solo, sotto il quale si può questo dire di te: “Beati [felici] coloro che sono affamati e assetati di giustizia, perché essi saranno saziati” (Mat. 5:6).
2) I bambini sono doni di Dio
Se avessimo una discussione sul motivo per cui aspettiamo i compleanni e il Natale, il comune denominatore del nostro entusiasmo potrebbe basarsi per entrambi gli eventi sull’importanza dei regali: i regali non solo ci fanno sentire apprezzati e amati, ma spesso rivelano il cuore che il donatore ha per noi.
Tragicamente, nella nostra società, non abbiamo questo cuore verso i bambini: li consideriamo come “errori” quando sono concepiti senza il nostro permesso, piuttosto che come doni della mano provvidenziale di un Dio amorevole. Il Salmo 127:3 dice: “Ecco, i figli sono un dono che viene dal Signore; il frutto del grembo materno è un premio” (NdR: Nuova Riveduta). Presta attenzione alla locuzione “che viene da” di cui parla il salmista. Il tuo bambino non è stato concepito per caso; il tuo bambino è stato concepito perché Dio ha creato quel bambino, a sua immagine, con uno scopo e lo ha collocato nel tuo grembo per la Sua gloria e la tua gioia. Combatti per ri-portare il tuo pensiero a credere che questo sia un dato di fatto.
Non lasciare che le concezioni della società sui bambini ti influenzino e ti conducano ad abortire l’essere umano che cresce dentro di te. Lui o lei è un dono.
3) Sei stata creata per ben altro
Questo mondo è pieno di egocentrismo. Se c’è una cosa in cui tutti siamo esperti, è essere egoisti e riteniamo che vivere per qualcuno diverso da noi stessi sia, nel migliore dei casi, sciocco.
Sono sensibile alla tua situazione, ma devo essere sincera con te riguardo alla sua origine: l’egoismo è all’origine del tuo desiderio di abortire tuo figlio. Non te lo dico per condannarti, ma per rivelartelo nell’amore. Capire questo porterà alla luce la tua lotta; in questo modo potrà essere sostituita con la verità che sei stata creata per ben altro.
Vivere una vita che ruota intorno a te non è affatto vivere. È questo il paradosso di ciò che significa essere benedetti, “C’è maggior felicità nel dare che nel ricevere!” (At. 20:35), veramente grandi “chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro servo” (Mat. 20:26) e infine, come Gesù “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Mr. 10:45).
Gesù, il re esaltato, degno di lode eterna e adorazione, divenne un servo. Quanto più dovremmo esserlo noi attraverso la genitorialità. Non siamo stati creati per essere creature egoiste, ma invece siamo stati fatti per amare Dio e le persone.
Uno sguardo al futuro
Prima di interrompere la telefonata con la mia amica, solo due ore prima che abortisse il suo bambino, ho implorato che valutasse una cosa importante: il futuro. Volevo che lei allontanasse tutti i pensieri negativi riguardo al suo futuro e invece considerasse quelli positivi, le cose meravigliose che potevano venire da lei scegliendo di essere una madre piuttosto che un’assassina; desideravo che arrivasse a immaginare la gioia che suo figlio avrebbe portato nella sua vita, lo scopo che Dio aveva in serbo per il suo bambino e la straordinaria opportunità di crescere un individuo che avrebbe sul mondo che ci circonda un impatto potenziale inimmaginabile.
Anche tu provaci. Ti imploro di fare lo stesso. Solo per un momento, voglio che tu esca da te stessa e immagini tutta la bellezza che potrebbe esserci se solo tu scegliessi la vita invece della morte, la maternità al posto dell’omicidio, il sacrificio invece dell’egoismo e la vera gioia al posto di misere bugie.
(Traduzione a cura di Maddalena Bennardo)
Tematiche: Aborto, Cultura e Società, Donne, Genitori
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