Dalla lamentela alla riconoscenza

 

“I tacchini correranno veloci quest’anno”, mi ha detto mamma controllando le novità sul suo telefonino qualche settimana prima del giorno del Ringraziamento.

Ho alzato gli occhi al cielo. Sai che novità! Ho pensato.

Sempre meno gente partecipa fisicamente alle riunioni di chiesa. I commercianti allargano le scatole di lievito in polvere sugli scaffali, per mascherare gli spazi vuoti. Perché anche i tacchini non dovrebbero voler lasciare la città per le vacanze?

Spesso provo lo stesso istinto in questo periodo dell’anno. In mezzo a così tante perdite, perché partecipare, dopo tutto? Che c’è da essere grati? Forse potremmo posticipare le festività dedicate alla gratitudine a quando avremo un po’ più da celebrare.

Per questo Ringraziamento si stima che 7 milioni di americani in lutto si siederanno attorno alle tavole festive con un posto vuoto che prima della pandemia non c’era. Se stai lottando per racimolare sentimenti di apprezzamento in questo periodo di mancanze o dolore, sappi che non sei solo/a. In mezzo alle perdite e alla sofferenza, la gratitudine può sembrare un sorriso incollato, un’emozione forzata che nega il vero dolore. Una tavola apparecchiata per una celebrazione può farci male al cuore e chiuderci lo stomaco, perché vediamo solo un cumulo di mancanze e di delusioni imbandite.

Che ti senta con le mani vuote o piene questo Ringraziamento, sono convinta che c’è un piatto che puoi portare sulla tua tavola che soddisferà l’onestà che il tuo cuore brama e ti riempirà di speranza abbondante. Se ultimamente le lacrime sembrano essere diventate il tuo cibo quotidiano, le lamentele potrebbero essere l’aggiunta necessaria al tuo menù festivo. Questo potrebbe essere l’anno perfetto per celebrare un Ringraziamento scontroso e riconoscente. 

 

Riconoscere le perdite

Chiamatela riconoscenza o gratitudine, i sentimenti di apprezzamento sono difficili da provare quando la vita è dura. Per fortuna, i salmi ci offrono un bellissimo modello di come esprimere genuinamente la nostra gratitudine nei momenti di scarsità, dolore e delusione. La Bibbia contiene 42 salmi di lamenti, ciascuno dei quali inizia allo stesso modo – con una mancanza. Che si tratti di un lamento per i nemici che assalgono e beffano, o di un grido agonizzante per essere sollevati dal dolore fisico e dall’isolamento emotivo, i salmi di lamento ci invitano a riconoscere la vacuità dolorosa del nostro dolore e il vuoto che accompagna la nostra sofferenza.

Se durante le vacanze hai pianto fino a far gonfiare gli occhi (Salmo 6:7) o se ti sei sentito/a rigettato/a dalla famiglia o dagli amici (Salmo 38:11), puoi trovare salmi di lamento che danno voce alle tue rimostranze. Il lamento biblico ci invita a parlare e a vivere onestamente il dolore. Quando lo facciamo, ci apriamo alla speranza. Mentre riconosciamo il dolore, la sofferenza e la mancanza nelle nostre vite, scopriamo che la speranza può esistere non escludendo la sofferenza, ma in mezzo ad essa. I salmi di lamento ci mostrano come.

 

 

Citare la benignità di Dio

Giunto alla metà, ogni salmo di lamento raggiunge un punto fondamentale. Il lamento si affievolisce e fa spazio alla calma. Quindi, con la cadenza familiare della preghiera attorno al tavolo imbandito a festa, il salmista inizia a ringraziare. Il mio cuore gioisce nella tua salvezza. Io canterò le tue lodi. Tu sei il mio Re (Salmo 13:5-6, 44:4). Il dolore si mescola alla gioia. Il mormorio fa spazio alla lode. Non veniamo lasciati da soli a lamentarci. Nel dolore, i salmi di lamento affermano: la lode può essere ancora il nostro canto.

Anche Dio ci invita, nell’affievolimento tranquillo del nostro dolore, a citare la Sua benignità. Ripetiamo queste verità nel cuore come una convinzione audace quando nelle nostre vite la ristrettezza è scritta a caratteri cubitali. Nell’abbondanza e nel bisogno, Dio è buono. Nella gioia e nel dolore, Lui è presente. In ogni cosa ci offre l’abbondanza della Sua potenza e ci elargisce la Sua provvidenza. Veramente, coloro che cercano il Signore non mancano di alcun bene (Salmo 34:10). Il lamento ci dà l’opportunità di dolerci davanti a Dio, ma espande sempre la nostra visione, fino ad includere la bellezza della Sua fedeltà.

 

Agire dall’abbondanza

I salmi di lamento modellano l’abbraccio di fiducia completa del credente anche quando le dispense sono vuote. Quando la vita sembra dura o triste in questo periodo festivo, questi passi della Scrittura possono offrire sollievo. Ma il tema ridondante del Ringraziamento è l’abbondanza, che si abbia o meno il tacchino, quest’anno. La gratitudine è più che un apprezzamento per i doni ricevuti. La vera gratitudine è sempre espressa in azioni. L’abbondanza sfida le circostanze.

Charles Spurgeon una volta predicò: “Ho un grande bisogno di Cristo: ho un grande Cristo per il mio bisogno”. Mentre riconosciamo il vero dolore nelle nostre vite e innalziamo il nome di Dio attraverso la lode, scopriremo che lo Spirito ci darà la forza per agire con abbondanza, per esprimere il grande Cristo in parole e opere a chi ci circonda. Attingeremo alle riserve profonde della misericordia di Dio, che ci provvedono generosamente più e più volte. Vogliamo rispecchiare questa generosità nel mondo che ci circonda.

Non sorprende che le famiglie facciano volontariato nelle mense in questo periodo dell’anno e i rifugi trabocchino di regali. Indipendentemente dalle nostre circostanze, la gratitudine genera sempre un’azione benevola. Il lamento biblico ci ricorda che nel dolore possiamo ancora scegliere di fare un passo di fede verso Dio. Per alcuni di noi significherà presentarsi alle celebrazioni del Ringraziamento quando avremmo preferito rimanere a casa a piangere. Per altri significherà estendere l’ospitalità e la generosità agli altri, vivendo in fiduciosa abbondanza piuttosto che in scarsità.

Il salmista scrive: “Rimango fiducioso in questo: io vedrò la bontà del Signore nella terra dei viventi” (Salmo 27:13). Questo Ringraziamento, possa essere questa anche la nostra preghiera. Onesti nelle nostre mancanze. Fiduciosi nelle prospettive. Totalmente arresi all’Iddio che fa cooperare tutte le cose per il nostro bene.

 

Traduzione a cura di Susanna Giovannini

 

 

 

 

Tematiche: Ringraziamento, Santificazione, Vita Cristiana

Clarissa Moll 

Clarissa Moll è la giovane vedova dell’autore RobMoll e madre dei loro quattro figli. Ha conseguito il M.A. presso la TrinityEvangelicalDivinity School, e i suoi scritti sono apparsi su TGC, ChristianityTodayRootedRELEVANTModernLoss, e altrove. La potrete trovare su Instagram e sul suo sito web, dove offre una newsletter mensile per supportare e incoraggiare chi sta affrontando un lutto.

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