Cristiani in fuga dal Sudan
Aprile 2023
Gli ultimi tre giorni dovevano essere un cessate il fuoco in Sudan, dove due fazioni stanno combattendo per il controllo militare e governativo. Mentre i combattimenti (tra sparatorie, esplosioni e aerei da caccia) non si sono mai fermati, migliaia di persone hanno visto questa settimana come un’opportunità per evacuare Khartoum, la capitale del paese e il centro del conflitto.
Stanno fuggendo da una situazione che sta rapidamente peggiorando. Gli obitori di Khartoum sono pieni, i cadaveri rimangono sulle strade e il sistema sanitario è al collasso. L’elettricità e l’acqua corrente spesso non sono disponibili, il cibo scarseggia e la connessione internet è instabile.
Tra i rifugiati c’è un piccolo gruppo di cristiani. All’inizio non ce n’erano molti. Il Sudan è un paese principalmente musulmano: Operation World stima che solo il 2,5% della popolazione sia evangelica, oltre a questo, la persecuzione etnica e religiosa in Sudan è stata così grave che nel 2011 il Sudan del Sud (di maggioranza cristiana) si è separato per formare una propria nazione.
Questo non ha reso le cose più sicure per i cristiani rimasti nel Sudan. Le donne e le ragazze cristiane sono in pericolo per gli stupri e i matrimoni forzati. Gli uomini e i ragazzi invece sono picchiati e imprigionati. Nel 2023, il Sudan si è classificato tra i primi 10 paesi al mondo in cui è più difficile essere cristiani secondo la World Watch List.
Fino a questa settimana molti di loro vivevano a Khartoum.
Come molti altri, anche loro sono in fuga. Un paio di giorni fa un pastore ha condotto un gruppo a circa 120 miglia a sud-ovest della città di Madani, ci ha detto David Fugoyo Baime, un membro del consiglio di The Gospel Coalition Africa e vice presidente per i programmi e lo sviluppo di African Leadership and Reconciliation Ministries.
“Il pastore ci ha detto che le condizioni non sono buone” mi ha detto Fugoyo. “Non hanno nemmeno materassi su cui dormire e le provviste stanno per terminare. Le persone sono molte e i soldi non sono abbastanza. La situazione non è delle migliori.”
Fugoyo vive e lavora in Uganda ma è nato in Sudan (quello che ora è il Sudan del Sud) ed è cresciuto a Khartoum. È stato lì un paio di settimane fa per incoraggiare ed insegnare ai leader della chiesa. Gli ho chiesto cosa stava succedendo, come queste cose stavano influenzando i cristiani e cosa ha detto ai rifugiati cristiani questa settimana. (Ciò che segue è stato adattato per permetterne la lettura).
Cosa sta accadendo in Sudan? C’è un modo in cui i cristiani possono essere di supporto?
Non proprio. Dopo l’espulsione del presidente al-Bashir nel 2019, il comandante dell’esercito ha preso il controllo del governo, continuando comunque a controllare le forze armate senza però avere potere sul gruppo paramilitare conosciuto come Rapid Support Forces, o RSF. Queste forze, stabilite da al-Bashir nel 2014, sono potenti, ricche e ben armate.
Il piano del governo militare è quello di passare ad essere un governo civile. Come parte del processo, l’esercito e la RSF dovrebbero fondersi in un’unica forza, ma i due leader sono in disaccordo su come e su quanto questo dovrebbe durare: l’esercito dice un paio di mesi, la RSF dice 10 anni. Il dissenso è degenerato fino a ciò che vediamo oggi. Le due forze armate stanno combattendo ed entrambi i leader vogliono che l’altro si arrenda e venga arrestato.
Come sta influenzando tutto ciò i pochi cristiani che si trovano in Sudan?
Dopo che il Sudan del Sud ha conquistato la sua indipendenza, i cristiani in Sudan hanno sofferto: i pastori sono stati arrestati, ad alcuni cristiani sono stati negati i normali diritti come cittadini e le proprietà della chiesa sono state chiuse e prese da persone legate al quel sistema governativo.
Adesso stanno provando a sopravvivere ai combattimenti.
Ieri hai parlato con alcuni di questi cristiani. Cosa gli hai detto?
Gli ho detto due cose.
Per prima cosa, gli ho ricordato ciò che gli avevo detto un paio di settimane prima quando mi trovavo con loro a Khartoum. Mi sono visto con circa 80 cristiani e gli ho parlato di come essere un buon leader e di quanto sia fondamentale il discepolato, ma ancora più importante, gli ho detto perché Dio permette le difficoltà. Gli ho detto che qualunque cosa la chiesa in Sudan stia affrontando è permessa da Dio perché vuole vedere una chiesa più forte.
“Qualunque cosa la chiesa in Sudan stia attraversando è permessa da Dio perché vuole vedere una chiesa più forte”.
Forse Dio stava usando quel messaggio per prepararli a tutto ciò. Gli ho detto di rifletterci su: Dio sapeva quello che sarebbe successo.
Come seconda cosa, la Bibbia ci mostra un Dio che permette queste situazioni, non perché vuole che le persone muoiano ma perché vuole cambiare qualcosa che non è buono nelle loro vite. Le persone nel nord del Sudan hanno attaccato più volte i popoli ad est, a ovest e a sud, spesso senza pensare ai danni che stavano causando. Adesso la guerra si combatte nei loro territori. Potrebbe essere per loro il tempo di vedere quanto sia orribile quando la guerra ha luogo nella propria città. Forse dopo tutto ciò non saranno così propensi a combattere ancora.
Come possiamo pregare per il Sudan?
Pregate che Dio protegga chi è più vulnerabile. Pregate che si manifesti in modi miracolosi. Pregate che i cuori si sciolgano e siano trasformati da Dio. Pregate anche che le persone che prendono parte a queste atrocità si pentano di quello che hanno fatto.
Pregate specialmente per i cristiani, che possano ricordare che Dio non li ha abbandonati e che il corpo di Cristo, sparso per il mondo, sta pregando per loro. Pregate che Dio li protegga dalle malattie, perché adesso devono bere acqua sporca e dormire dove ci sono le zanzare. Per favore, pregate che Dio attenui il loro dolore e li fortifichi.
Il Sudan ha affrontato una guerra civile per 46 degli ultimi 70 anni. Sembra improbabile che tutto questo si risolva rapidamente. Cosa accadrà dopo?
O uno dei leader militari sarà catturato e ucciso, o entrambi daranno ascolto alla comunità internazionale, smetteranno di combattere e parleranno. Quest’ultima possibilità sembra molto improbabile, quindi tutto questo potrebbe continuare per molti mesi e causare innumerevoli danni. Ancora non si riesce a vedere la luce.
I rifugiati cristiani con cui ho parlato a Madani hanno già incontrato i cristiani che vivono in quella città e si sono uniti ai loro incontri settimanali in piccoli gruppi. Si stanno incoraggiando l’un l’altro per diventare audaci nel parlare di Cristo. Dal momento che tutti sono occupati con i combattimenti, nessuno li segue o cerca di arrestarli, quindi cantano e condividono il Vangelo con le persone nel quartiere che gli chiedono delle loro riunioni.
Ricordiamoci che la chiesa del libro di Atti è stata perseguitata dopo la morte di Stefano. La Bibbia dice che coloro che erano stati dispersi andavano in giro predicando il Vangelo. I rifugiati del Sudan sanno che questo potrebbe essere un buon momento, nonostante le difficoltà, per predicare il Vangelo e stanno già coraggiosamente condividendo la loro fede.
Traduzione a cura di Gloria Loguercio
Tematiche: Persecuzione, Sofferenza, Storia
© The Gospel Coalition, © Coram Deo
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