Cosa può insegnarci la Storia della Chiesa a proposito dei lupi?
La scorsa settimana Joe Carter ha pubblicato un accurato articolo sul fascino dei lupi malvagi. Mi ha fatto pensare ai falsi profeti nella storia della chiesa.
E per “falso dottore” o “lupo” non intendo tutti coloro che non sono d’accordo con me su una specifica questione teologica. Come presbiteriano penso che i battisti, i metodisti e i pentecostali si sbagliano riguardo molti temi importanti, ma il deviare dalla Confessione di fede di Westminster non fa di te un altro Ario o Pelagio.
Un lupo o falso dottore è qualcuno che deruba il gregge (Giovanni 10:12), allontana i discepoli dal Vangelo (Atti 20:28), si oppone alla verità (II Timoteo 3:8) e conduce le persone al naufragio della fede portandole ad abbracciare l’ateismo (I Timoteo 1:19-20; II Timoteo 2:16-17).
Un po’ di anni fa tenni un ciclo di studi sulle eresie e sugli eretici. La preparazione degli studi mi aiutò a comprendere meglio la storia della chiesa e a elaborare più accuratamente la fede ortodossa. Mi aiutò anche a riconoscere alcune tendenze (e non tendenze) tipiche dei falsi profeti e ho scoperto che la storia della chiesa ci insegna molto riguardo i lupi.
1. I lupi generalmente non sanno di esserlo
Mentre alcuni falsi profeti sono degli ipocriti noti ai più che prendono a prestito un linguaggio religioso per derubare il gregge, la maggior parte degli errori nella storia della chiesa sono stati alimentati da coloro che credevano genuinamente di svolgere l’opera di Dio. Per quanto ne sappiamo Pelagio non era uno sprovveduto. I Donatisti erano del tutto sinceri riguardo la fede. Non dovremmo pensare che i dottori e blogger travestiti da lupi stiano cercando di far deviare il gregge. Le persone possono essere del tutto sincere e allo stesso tempo sbagliarsi clamorosamente.
2. I lupi possono citare la Bibbia
È difficile sapere con certezza quello che sostenevano gli eretici del passato perché la maggior parte delle cose che sappiamo sul loro conto derivano dalle confutazioni delle loro tesi scritte dagli oppositori di dottrina ortodossa. Tuttavia a giudicare dalle controversie pervenute possiamo presumere che Ario conosceva la Bibbia. I dibattiti trinitari e cristologici della chiesa primitiva, per non citare le controversie soteriologiche (sulla dottrina della salvezza) della Riforma, coinvolgono studiosi che da entrambe le parti citavano le Scritture. Questo non significa che ogni tesi fosse corretta, ma vuol dire che la teologia può essere supportata da versi biblici e tuttavia essere errata.
3. I lupi tendono a sbilanciarsi
Sbilanciati potrebbe non essere la parola corretta. Non sto suggerendo che la verità sta sempre nell’esatto centro di due estremi opposti. Quello che intendo dire è che i falsi profeti hanno una tendenza a tacere dei versi specifici riguardanti i grandi temi delle Scritture.
I lupi ignorano l’interezza del consiglio di Dio. A loro piace prendere dei temi come l’amore, la giustizia o l’ospitalità oppure la legge o la grazia per poi concludere su tutti i punti citati nella Bibbia a favore di questa grande ideologia.
La questione non riguarda lo sbandieramento di queste verità. Il problema è che la loro comprensione della verità diviene monca e che l’applicazione della verità diviene unidimensionale.
Tutto ciò conduce spesso a delle conclusioni non bibliche che possono tuttavia sembrare bibliche. Ad esempio: se Dio è amore allora non può esistere l’inferno o dei precetti morali che fanno sentire me (oppure i miei amici) a disagio oppure inadempiente. Se Gesù mangiava con i peccatori allora non dovremmo preoccuparci eccessivamente del peccato. Se Dio è sovrano sopra tutte le cose allora non dovremmo evangelizzare.
Verità generali rese forzatamente in conclusioni non bibliche.
4. I lupi sono insofferenti alle richieste di chiarezza verbale
I falsi profeti fioriscono dove c’è ambiguità.
Questa respinge un’accurata attenzione alle parole e alle definizioni. Gli Ariani volevano vivere nell’imprecisione dottrinale. Erano Atanasio, con la schiera ortodossa, a insistere sulla definizione dei termini. Insistevano inoltre non solo su ciò che era corretto, ma anche su quello che era sbagliato. I buoni pastori sono animati dal desiderio di delimitare e definire. Non fidatevi degli insegnanti che tengono maggiormente a farsi prendere dall’emotività piuttosto che amare la chiarezza.
5. I lupi si mostrano in misure e forme diverse
Non esiste un approccio unico che valga per tutti per risolvere le dispute teologiche. Non avremo discernimento se pensiamo che i falsi profeti siano sempre dei farisei o dei ribelli. Oppure se partiamo dal presupposto che abbiano sempre schemi mentali troppo rigidi, oppure ne siano del tutto sprovvisti. A volte la verità è l’uno oppure l’altro: c’è un solo Dio, la salvezza è per fede e non c’è nessun altro nome su questa terra. Tuttavia, a volte, la verità si trova in entrambi i fronti: tre persone nello stesso Dio, pienamente Dio e pienamente uomo, la sovranità divina e la responsabilità dell’uomo. Spesso gli errori si verificano perché non diamo la giusta attenzione a un’importante questione. Altre volte il problema è che si perde tempo in “controversie inutili”.
Non possiamo nemmeno risolvere gli stessi problemi nello stesso modo. Non possiamo sempre aspettarci che la risposta più conservativa debba essere la migliore, oppure che la risposta liberale sia sempre vera. Se siamo flessibili su certi aspetti non significa che dovremmo essere flessibili su ogni punto. Se generalmente siamo rigidi non vuol dire che dobbiamo esserlo anche per certe controversie.
I lupi e i falsi profeti non sanno come usare la saggezza per risolvere le diverse controversie in modi differenti.
Traduzione a cura di Elena Merlini
Tematiche: Chiesa, Falso Vangelo, Teologia
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