Coronavirus e la paura più grande: Cosa vorrebbe Gesù che tu sapessi (parte 3)
Verità 3: C’è una necessità di ravvedimento per non perire – Luca 13:1-5
Cosa direbbe Gesù in una situazione in cui la morte colpisce in modo inaspettato e tragico? Abbiamo un episodio simile nella vita di Gesù e le parole che ha usato allora sono da considerare ancora oggi:
1 In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici. 2 Gesù rispose loro: «Pensate che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, perché hanno sofferto quelle cose? 3 No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro».
Gesù risponde a due eventi tragici, la strage di alcuni su mandato del governatore Pilato, che ha mescolato quindi il sangue delle vittime a quello degli animali sacrificali e la caduta della torre che ha tolto la vita a diciotto persone. Disastri tragici e inaspettati fanno tristemente parte della nostra vita come dimostrano le notizie degli ultimi anni. Terremoti, incidenti aerei, attentati, il crollo di un ponte e la pandemia da COVID-19 hanno provocato migliaia di vittime.
Secondo Gesù, i disastri che affrontiamo in questa vita, per quanto siano tragici, sono anche motivo di misericordia e bontà per chi resta in vita. Servono come un avvertimento chiaro e amorevole della nostra responsabilità di fronte al nostro Creatore. Gesù dice per due volte che queste tragedie sono una chiamata fatta a ciascuno di noi affinché si ravveda dai propri peccati. È dunque fondamentale e necessario comprendere la responsabilità a cui Gesù ci chiama.
Spesso in situazioni tragiche, valutare le implicazioni eterne per la nostra anima non è il nostro primo desiderio. Ci concentriamo sulla causa, sui dettagli, sul colpevole, sulla tristezza e sulle implicazioni più immediate e contingenti. Per quanto queste ultime siano importanti, ciò tende a sopprimere la nostra responsabilità di fronte al Creatore.
In questo esempio, Gesù risponde a una logica tipica dell’essere umano in un momento in cui tanti muoiono. Se moriamo come gli altri, l’orgoglio del nostro cuore potrebbe indurci a pensare: “Saranno peggiori di me? Avranno commesso qualche peccato grave che non ho commesso io?”. Insomma, l’orgoglio ci fa pensare alla colpa degli altri. Tuttavia, non dobbiamo dire: “Forse erano peggiori degli altri” e non dobbiamo dire “almeno non sono morto io”. Dobbiamo piuttosto riconoscere le nostre colpe. Questi morti devono farci riflettere sulla nostra vita e su come Dio la vede, affinché ciascuno si ravveda del proprio peccato. Dobbiamo dire: “Se non mi ravvedo dai miei peccati, perirò anch’io”.
Perché è necessario un ravvedimento personale? Da una parte, la Bibbia spiega che l’uomo è l’apice del creato di Dio e che l’uomo è creato da Dio a sua immagine per relazionarsi con lui e per riflettere il suo carattere in questo mondo. Dall’altra, la Bibbia spiega che a causa del peccato, l’uomo è completamente colpevole e separato da Dio, distrutto e morto spiritualmente a causa del peccato. Siamo nati già condannati con il bisogno di essere salvati.
Se vogliamo relazionarci con Dio, se vogliamo che le nostre colpe siano perdonate, ci deve essere un ravvedimento da parte nostra. Il ravvedimento significa letteralmente un cambiamento di pensiero su qualcosa, cioè un’inversione di rotta. Si deve cambiare il modo in cui si pensa a Dio e alla Sua parola, si devono abbandonare pensieri di odio e di impurità. Rinunciando ad essi, il vero ravvedimento richiede un sincero impegno a seguire Cristo, imparando a camminare in ubbidienza a Lui.
Il concetto di ravvedimento personale può essere frainteso come se fosse un semplice tentativo di riformare alcuni atteggiamenti nostri o come se significasse che dobbiamo andare in Chiesa per confessarci. Il ravvedimento che Gesù esige, consiste in una profonda tristezza nel cuore per aver trasgredito la Parola di Dio, per non aver amato Dio con la totalità del nostro cuore e per non aver amato il nostro prossimo come amiamo noi stessi. La Scrittura dice: “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1 Timoteo 2:5).
Dobbiamo confessare i nostri peccati direttamente a Dio per mezzo di Gesù Cristo, l’unico mediatore tra noi e Dio, l’unico in grado di rappacificarci con Dio e di colmare la separazione con Dio. Se ci ravvediamo, Gesù ci perdona, cancella tutto il nostro passato, presente, e futuro. Gesù dice: “Ravvediti, altrimenti morirai”.
Quando ci chiediamo perché dobbiamo affrontare un’emergenza come il Coronavirus, Gesù risponde che succede per un motivo personale e profondo. Succede affinché ciascuno di noi possa esaminare se stesso e capire se si abbia veramente pace con Dio. Per mezzo del Coronavirus, Gesù ci concede in questa vita l’opportunità di ravvederci prima che sia troppo tardi.
In che modo morirai tu?
Cosa dice Gesù riguardo alla morte e al Coronavirus? Ti chiederebbe se ti sei preparato secondo la sua Parola per incontrare Dio dopo la morte. Ti direbbe che anche tu morirai un giorno, anche se non per il Coronavirus. È una verità difficile da accettare che non tutti avranno la vita eterna, non tutti saranno protetti nel giorno di giudizio e alcuni periranno. Gesù non desidera che tu faccia parte di questi “alcuni”.
Un pastore ha scritto: “Nessuno desidera morire, nessuno desidera ammalarsi e nessun credente prega perché questo possa accadere. Tuttavia, fermiamoci a riflettere: qual è la mia e la tua speranza per il presente e il futuro? Il virus se ne andrà, ma non illuderti che scampando ad esso avrai acquistato l’eterna giovinezza e non crediamo di aver superato la prova più grande e dolorosa della vita”.[1]
La prova più grande e dolorosa non è il Coronavirus e non è neanche la morte, è il giorno del giudizio che verrà dopo. Gesù ti dice di essere preparato per il giorno in cui anche tu morirai.
Secondo Gesù ci sono due modi in cui si può morire. Si può morire nel peccato. Come Gesù ha detto in Giovanni 8:24: “Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati”. Morire nel proprio peccato significa morire senza perdono, senza speranza, senza essersi ravveduto, e senza aver creduto in Gesù Cristo come Salvatore personale e il Signore della tua vita.
L’altro modo per morire è nella speranza davanti ad una morte certa. Le parole di Cristo in Giovanni 5:24 riassumono: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.” Gesù promette nel presente un cambiamento nel tuo rapporto con Dio che ti assicura certi benefici. Gesù dice che il credente “ha vita eterna” e “non viene in giudizio” ed “è passato dalla morte alla vita”.
Il credente sarà riunito per sempre con il Signore insieme ad ogni altro vero discepolo di Cristo. In cielo, Dio sarà sempre con il suo popolo, asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore (Apocalisse 21:3-4).
Tu puoi morire già con la certezza di avere questa vita eterna, avendo già sperimentato nel presente la salvezza, essendoti aggrappato a Gesù Cristo con la fede per essere liberato dalla condanna del tuo peccato.
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[1] Andrea Artioli, “Andrà tutto bene…”, 24 Marzo 2020, https://www.coramdeo.it/articoli/andra-tutto-bene/
Puoi leggere la parte 1 dell’articolo cliccando su questo link
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Tematiche: Nuova nascita, Peccato, Vangelo, Verità, Vita Cristiana
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